Ago 17, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Prodi: Delbono, una ragazzata

Prodi: Delbono, una ragazzata

Romano Prodi

Prodi: Delbono, una ragazzata.
Bersani: non sono d’accordo

Il professore: “Ma chi comanda ora nel Pd?”

Carte di credito pubbliche per viaggi privati? Bazzecole. Per Romano Prodi quel che ha fatto il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, non è niente di così grave. Aprofittare del proprio ruolo per mantenere un’amante, a Bologna, che sarà. E poi si parla di pochi spicci, mica di grandi cifre, come se il problema del sottrarre fondi pubblici fosse nella dimensione e non nell’atto. Il ritorno del Professore sui giornali è segnato da questa brillante affermazione: “Prima di tutto, analizziamo la dimensione del problema. Di cosa si sta parlando? Non si distrugge la vita di un uomo, come è accaduto in questi giorni, per una storia come quella, per una manciata di euro…”.

Libero-news.itLibero-news.it

Sa cosa mi dispiace, soprattutto? Vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme

Romano Prodi lo dice alla moralista e rigida La Repubblica, che in questo caso però soprassiede. “Certo -ammette Prodi- doveva essere più accorto. Ma in questi giorni nessuno si è limitato a dire questo: gli hanno dato del delinquente, invece. Hanno parlato di limite etico travolto. Eppure altrove, per altri amministratori locali di centrodestra che ne hanno combinate di tutti i colori, nessuno ha gridato allo scandalo, e si è mai sognato di chiedere le dimissioni. Allora queste cose le vogliamo dire sì o no?”. A chi Prodi faccia riferimento non è dato sapere. Resta la doppia morale del Pd.

“Ma anche le dimissioni, vede, confermano la differenza di stile di Delbono: ha compiuto un atto di responsabilità verso la città. Ora sarà più libero di dimostrare la sua innocenza, della quale – sottolinea l’ex premier – sono non sicuro, ma sicurissimo. Non era obbligato a dimettersi, ma l’ha fatto. Ha messo il bene comune sopra a tutto, prima delle convenienze personali. Chi altri l’avrebbe fatto? La Moratti, forse?”.

Picconata al Pd- Chi comanda, dunque, nel Pd? La domanda resta inevasa. Il Professore sa che per la successione alla carica di primo cittadino si fa proprio il suo nome: “Ma non ci pensi neanche un momento… Gliel’ho già detto: in politica o si sta dentro, o si sta fuori. E io dentro ci sono già stato anche troppo. Mi riposo, leggo, studio molto, faccio le mie lezioni qui in Italia e in Cina. E sono sereno così”. A chi lo indica come il salvatore della patria replica secco: “Eh no, salvatore della patria no. Va bene una volta, va bene due volte, ma tre volte proprio non si può. Grazie tante, ma abbiamo già dato”. “Sa cosa mi dispiace, soprattutto? E’ vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme”.

Bersani: non sono d’accordo- “Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose sulle quali posso non essere d’accordo”. Pierluigi Bersani, commenta così le parole di Romano Prodi.

“Delbono ha compiuto un gesto veramente apprezzabile, che testimonia di una persona e una città – dice Bersani – Paese che vai, usanze che trovi; ci sono posti dove esistono altre logiche, ma non lì a Bologna. Un amministratore che dice ‘prima la citta è qualcosa che ci invita a riflettere: prima di tutto la città, prima di tutto l’Italia, chi governa deve rispettare il Paese”. Nel frattempo a Bologna si va a grandi passi verso il voto anticipato. Lo chiede il Pd locale e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni si dice “disponibile” in caso di richiesta “unanime”.


Ricordatevi i corsi e ricorsi storici. Il “professore” risalta fuori dal cilindro ogni volta che c’è ODORE DI ELEZIONI.

Vederete che lo riproporranno come il peperone dopo cena!

Fonte: libero-news.it
Ago 16, 2010 - Internet    Commenti disabilitati su Editor html AGGRATIS? E’ KompoZer.

Editor html AGGRATIS? E’ KompoZer.

KompoZer Già in tanti conoscete il famoso editor html KompoZer, leggero, potente, ma sopratutto AGGRATIS!!
Per gli utenti Windows, i file di installazione li trovate nella pagine del Sito Ufficiale alla sezione Download.
Ho scoperto, di recente, che alcuni utenti di Linux, invece hanno qualche difficoltà, in quanto la versione Linux in italiano è un pacchetto tar.gz e per gli utenti Ubuntu, non è immediatamente installabile.

Ho ritenuto di scrivere queste poche righe che potranno semplificare l’operazione.

Intanto, installare Kompozer dal Gestore Pacchetti del sistema. Nulla di più facile.
Avviate kompozer dalla sezione >Applicazioni>Internet e vedete che già è a posto. Unico problema: è in inglese.
A questo punto, vi scaricate il file kompozer-0.8b3.it.xpi dalla medesima pagina (lo trovate più in basso, oppure click quì) lo salvate sulla scrivania, riaprite KompoZer e scegliete l’opzione >Tools>Add-ons dal menu in alto. A questo punto, vi si aprirà una finestra e sceglierete il bottone in basso a sinistra “Install”

Add-ons

lo fate puntare alla posizione del file appena scaricato e riavviate.

Godetevi il vostro editor FREE in Italiano.

Ago 16, 2010 - Informatica    Commenti disabilitati su Firefox 3.6.8 in Ubuntu

Firefox 3.6.8 in Ubuntu

Firefox 3.6.8 installare in UbuntuFirefox 3.6.8 come installare sotto Ubuntu

Recentemente è uscito l’aggiornamento Firefox 3.6.8 che risolve diversi problemini classificati come importanti. Nessuna difficoltà per gli utilizzatori di Windows ma, nei repositories di Ubuntu, troviamo le versioni precedenti, o la 3.6.9 pre chiamata Namoroka, che non supporta l’Italiano e crea qualche problema in caso di condivisione dei profili (dedicherò un post ad hoc a questo argomento). Quindi, vediamo come installare l’ultima versione, Firefox 3.6.8  italiano, con Ubuntuzilla. Ci basta: scaricare un piccolo file .deb, un doppio click ed un semplice comando da terminale. Ma, volendo, possiamo sempre tornare indietro e rimuoverlo.
Premessa –
Non sapendo quando utilizzerete questo procedimento, prima di ogni cosa aggiornate il vostro Ubuntu e controllate se viene installata automaticamente la versione 3.6.8 di Firefox in italiano. Personalmente, continuo ad utilizzare la 9.10 e dai repository non risulta disponibile, quindi, se come me avete Karmic, procedete con l’installazione.

Installare Firefox 3.6.8

Cosa ci serve

Testato il procedimento con Ubuntu 10.04 e 9.10 (personalmente sul 9.10), ma dovrebbe funzionare anche per versioni precedenti di Ubuntu. Se avete già installato delle recenti versioni precedenti di Firefox, per mezzo di Ubuntuzilla, allora  non serve scaricare ed installare Ubuntuzilla, in quanto va bene la versione che già avete. In questo caso basta solamente dare il comando (da terminale) di cui al seguente punto Come procedere (ossia: ubuntuzilla.py). Se invece non avete mai usato Ubuntuzilla, per prima cosa dobbiamo scaricare, dal sito di Ubuntuzilla, il file .deb adatto alla nostra versione di Ubuntu. Per semplicità vi fornisco i link diretti per il download.

Per Ubuntu a 32 bit: ubuntuzilla-4.8.3-0ubuntu1-i386.deb

Per Ubuntu a 64bit: ubuntuzilla-4.8.3-0ubuntu1-amd64.deb

In questo momento la versione del file è la 4.8.3 ma, col tempo, la versione potrà cambiare.

Come procedere

Dopo avere scaricato il file, basterà installarlo facendo doppio click su di esso (ricordiamoci di chiudere prima Firefox). Se avete già installato una precedente versione del di Ubuntuzilla, scegliete di reinstallare.Ultimato il processo d’installazione, bisogna aprire il Terminale (Applicazioni / Accessori / Terminale)  e digitare il comando:

ubuntuzilla.py

Il comando può anche essere copiato ed incollato nel terminale e dopo avere dato Invio da tastiera, inizierà il processo d’installazione di Firefox.
Se incontrate problemi con la password, vi rimando a questa FAQ:

Ubuntu terminale non accetta password

Durante il processo d’installazione, alle varie richieste risponderemo sempre con una y (yes = si) confermando con invio da tastiera.
Arrivati alla lingua inseriamo il numero 35, che contraddistingue la lingua italiana e diamo Invio da tastiera.
Aspettiamo con pazienza il processo d’installazione e non interrompiamolo, neppure se ci sembra che si sia bloccato o che ci notifichi un errore di download.

Fonte: istitutomajorana.it
Ago 15, 2010 - Informatica    Commenti disabilitati su Condividere Firefox e Thunderbird tra Windows e Ubuntu

Condividere Firefox e Thunderbird tra Windows e Ubuntu

Mozilla Firefox e ThunderbirdSempre più appassionati informatici si affacciano al mondo Linux.
Da quando Canonical lavora al progetto Ubuntu (a mio avviso la distribuzione Linux più User Frendly e facile da usare anche ai neofiti) è sempre maggiore il numero di utenti PC che “ci provano” e ne rimangono affascinati.
Questo post non vuole intessere le LODI per un sistema operativo GRATUITO che dimostra maturità e sempre maggiore affidabilità, ma di un aspetto del suo utilizzo: la condivisione di alcuni software con Windows.

Sì, esistono decine e centinaia di siti e post su questi temi, ma ritengo che talvolta siano dispersivi o addirittura inesatti.


Scenario:
– un PC con installato Windows XP (qualunque versione, è indifferente per il nostro caso) e Linux Ubuntu.
Impostazione Sistemi e partizioni:
– immaginiamo un HDD da 160Gb (oramai il taglio minimo) partizionato con 40Gb NTFS Primaria con XP, 40Gb etx3 con Ubuntu 9.10, 5Gb per la SWAP linux e 75 Gb in partizione estesa NTFS che chiameremo “Documenti”.

Su XP, credo non sia neppure il caso di soffermarci in quanto l’installazione di Firefox e Thunderbird è di una semplicità sconcertante. Unica nota: il caso in questione prevede l’utilizzo di Thunderbird 2.0 (scaricabile da quì: versione Windows) in quanto con la recente 3.0 ho incontrato problemi che al momento non sono riuscito a risolvere. Mi impegno a scrivere un post appena avrò la soluzione.

Immaginiamo di aver scaricato ed installato entrambi i SW, e di averli avviati una prima volta ed impostato UN account di posta (per Thunderbird).
Questi dati vengono salvati in cartelle chiamati “Profili”. Non vi dico neppure DOVE vengono collocati perchè (proprio per l’essenzialità e facilità che intendo dare al post) non ve ne frega nulla.

Bene, a questo punto, nella partizione NTFS “Documenti” creiamo una cartella
> Mozilla (contenente due sottocartelle)
> Firefox
> Thunderbird
Io le ho chiamate così (a dire il vero la partizione l’ho messa su un’altro HDD, ma non cambia nulla al nostro scopo) ma potrete chiamarle anche Internet e Mail o come vi pare.

 

A questo punto due passaggi importanti: la gestione dei profili.
Per firefox andate su “esegui” e digitate:
firefox -p
si aprirà una finestra per la gestione dei profili

Profili Firefox

e potrete, mediante il bottone Crea profilo, creare un nuovo profilo

Profili Firefox

Profili Firefox

che faremo puntare alla cartella “Firefox” precedentemente creata.

A questo punto potremo personalizzare il nostro Firefox con estensioni e segnalibri e tutto verrà salvato in quella cartella.

Allo stesso modo dovremo procedere per Thunderbird:

Profili Firefox

Il metodo è il medesimo, e (ovviamente) lo faremo puntare all’altra cartella.
A questo punto, avvieremo Thunderbird ed imposteremo i nostri account di posta.


Passiamo adesso a Linux Ubuntu e procediamo alla installazione di Thunderbird e Firefox dai repository (attualmente per Firefox 3.6.8 cè qualche problemino, ma spiegherò come risolverlo nel prossimo post (già pronto alla pubblicazione) ;-))

1. Creazione profilo in Linux

Ipotizzeremo che sia utilizzata la cartella predefinita per il profilo in Linux, che è ~/.thunderbird/default/1a2b3c4d.slt. Basta avviare Thunderbird e un profilo verra creato nella cartella. (Se si ha già un profilo in quella cartella, basta eliminarlo prima.) Annullare la Creazione guidata nuovo account che apparirà e chiudere nuovamente Thunderbird.

2. Copia di prefs.js dal profilo Windows a quello Linux

La parte restante di questa guida ipotizzerà che la partizione FAT32 contenente Windows abbia i permessi in lettura/scrittura. Alcune moderne distribuzioni impostano questi permessi automaticamente a cartelle come /mnt/win_c, /mnt/win_d e simili. Altre distribuzioni non aiutano in questo. In questa guida, la partizione di Windows C: è montata in /win/c.

Copiare il file /win/c/MyMail/1a2b3c4d.slt/prefs.js in ~/.thunderbird/default/1a2b3c4d.slt/prefs.js. Questo trasporterà tutte le impostazioni del profilo Windows in quello Linux.

3. Modifica di prefs.js in Linux

È arrivato il momento di fare la magia che rende tutto questo possibile. Aprire ~/.thunderbird/default/1a2b3c4d.slt/prefs.js nell’editor di testi preferito e cercare le stringhe contenenti “C:MyMail”. Queste stringhe utilizzano un percorso Windows assoluto che deve essere aggiornato. Ecco alcuni esempi:

     user_pref("mail.root.none", "C:MyMail1a2b3c4d.sltMail");
user_pref("mail.root.pop3", "C:MyMail1a2b3c4d.sltMail");
user_pref("mail.server.server1.directory", "C:MyMail1a2b3c4d.sltMailpop.myisp.com");

Cambiare l’esempio sopra riportato con:

     user_pref("mail.root.none", "/win/c/MyMail/1a2b3c4d.slt/Mail");
user_pref("mail.root.pop3", "/win/c/MyMail/1a2b3c4d.slt/Mail");
user_pref("mail.server.server1.directory", "/win/c/MyMail/1a2b3c4d.slt/Mail/pop.myisp.com");

Infine, rimuovere tutte le stringhe contenenti “[ProfD]”. Questi sono percorsi relativi che saranno generati automaticamente. Esempi di stringhe da rimuovere:

     user_pref("mail.root.none-rel", "[ProfD]Mail");
user_pref("mail.root.pop3-rel", "[ProfD]Mail");
user_pref("mail.server.server1.directory-rel", "[ProfD]Mail/pop.myisp.com");

4. Per Firefox, stesso metodo:

     Da terminale, nella directory di installazione di Firefox, lanciate il comando:     

firefox -profilemanager

     Profilo Utente Ubuntu
     Profilo Utente Ubuntu

Profilo Utente Ubuntu

5. Cancellare un profilo

  1. Nel gestore profili selezionare il profilo da cancellare e fare clic su Elimina profilo….
  2. Confermare la richiesta di cancellazione del profilo:


    • Facendo clic su Non eliminare i file verrà rimosso il profilo dal gestore profili ma i dati nella cartella del profilo non saranno cancellati: in questo modo le informazioni salvate potranno essere recuperate.
      • Quando viene creato un nuovo profilo è possibile copiare tutti i file del vecchio profilo nella cartella del nuovo, in modo che le informazioni del vecchio profilo vengano ripristinate nel nuovo.
    • Facendo clic su Elimina i file verranno rimossi il profilo e i file in esso contenuti (i segnalibri, le impostazioni, le password, ecc. ecc.).
      Attenzione: se si seleziona “Elimina i file”, la cartella del profilo ed i file contenuti verranno cancellati. L’operazione non potrà essere annullata.
    • Facendo clic su Annulla viene interrotta la procedura di cancellazione del profilo.

6. Rinominare un profilo

  1. Nel gestore profili selezionare il profilo da rinominare e fare clic su Rinomina profilo….
  2. Inserire il nuovo nome per il profilo e poi fare clic su OK.
    • Nota: La cartella contenente i file del profilo non verrà rinominata.

Questo è tutto! Ora aprire Thunderbird in Linux e verificare che è possibile vedere le proprie e-mail. Creare un nuovo messaggio nella cartella Bozze, riavviare Windows e verificare che il messaggio è accessibile da Windows.

Avviate Firefox e vedrete che i segnalibri, la cronologia e quan’altro saranno identici sia su un sistema che sull’altro.
Addirittura, se lo chiudete salvando le schede aperte in un sistema, all’apertura nell’altro sistema si apriranno le medesime schede!

Buon divertimento.

Ago 14, 2010 - Economia    2 Comments

PIIGS? Sempre più vicini alla PESIFICAZIONE.

Mario I. BlejerSiete pronti a non poter ritirare i vostri risparmi dalle banche?
Siete pronti a servire i debiti in Euro, ma percepire salari in Pesos?

Dall’Argentina lo scenario-avvertimento per i potenziali disertori Euro: quelli già noti come PIIGS.

Le tensioni tra il nord della zona euro e il sud, e il complesso e politicamente costoso trasferimenti di denaro necessarie per smorzare la crisi dell’euro, hanno spinto molte persone a pensare l’impensabile: il salvataggio della moneta comune europea possa esigere che alcuni paesi vi rinuncino.
In effetti, ultimamente
si sono infittite le ipotesi di uscita dall’euro, in particolare dei paesi della zona euro del sud (avrete già sentito parlare del “Club Med”, ma non quello delle vacanze n.d.r.) che hanno disperatamente bisogno di recuperare competitività. Ma ragionando su cosa potrebbe accadere a chi esce dall’euro, in pratica, dovrebbe smettere di parlarne con distacco.

L’adozione di una valuta forte (come l’ “eurizzazione”) non è né difficile né particolarmente insolita. L’introduzione di una nuova, più debole moneta nazionale che sostituisca quella più forte in tempi di crisi finanziaria è una questione completamente diversa, di cui la maggior parte degli economisti sa quasi nulla.

Il più vicino esperimento in questo senso probabilmente è uscita l’Argentina nel 2002 dal suo tasso di cambio dollaro-PEG (incarnata nella sua currency board) per un regime di fluttuazione che ha svalutato il peso del 300% nei primi tre mesi.

Nonostante le ovvie differenze tra Argentina e le economie del sud della zona euro, le montagne russe della moneta argentina prevede lezioni deludenti per i politici europei che dovrebbero riflettere (ma non lo fanno perchè sono fantocci della BCE n.d.r.).

Gli stati europei vogliono tornare alla propria versione di un flessibile “peso”? Come minimo, i responsabili politici europei dovranno essere disposti a:
(a) “pesificare” i contratti;
(b) imporre pesanti operazioni bancarie commerciali;
(c) la ristrutturazione dei debiti;
(d) introdurre capitali e controlli sui cambi.

Considerare ogni sfaccettatura più da vicino. In primo luogo, una nuova moneta ha bisogno di creare la propria domanda come mezzo di tempo per effettuare transazioni commerciali spostando l’euro come unica moneta a corso legale e unità di conto.

Questo, a sua volta, richiede la ridenominazione forzata di prezzi, salari e contratti finanziari, che può creare gravi perturbazioni, a causa di pesanti e asimmetrico effetti di bilancio, nonché un massiccio impatto redistributivo. In Argentina la ” pesificazione” di depositi e prestiti bancari ha beneficiato debitori a spese dei depositanti, che incitano sconvolgimento pubblico.

In secondo luogo, qualsiasi paese della zona euro dovrebbe chiudere l’euro, l’anticipazione di pesificazione forzata rischia di innescare un panico bancario, come avviene quando i depositanti passano rapidamente i loro portafogli in valuta estera, al fine di spostarli fuori dal sistema e, probabilmente all’estero.

In realtà, in Argentina, la gente ha cominciato a ritirare i loro depositi quasi un anno prima l’uscita dal regime di currency board, alimentando la fuga di capitali e di alimentazione indietro nel pressioni del mercato di abbandonare il peg con il dollaro – una dinamica che potrebbe essere ancora più veloce e furiosa integrata finanziariamente in economie europee.

In tali circostanze, il blocco selettivo dei depositi sembra essere l’unica possibilità per evitare la bancarotta del settore bancario (si, avete capito bene, VOI LA POTETE PRENDERE NEL CULO, SONO LE BANCHE CHE NON POSSONO FALLIRE!! e non vi permettono di ritirare i VOSTRI soldi, non si parla di stretta al credito, ma di non poter disporre dei propri soldi!! n.d.r.). Qui, l’Argentina offre sia un buono che un cattivo esempio. Quando tutti i ritiri di depositi sono stati chiusi nel novembre 2001, la crisi di liquidità conseguente provocò un approfondimento della recessione e, infine, fece cadere il governo. Per contro, la ristrutturazione di depositi a termine nel gennaio 2002 attenuò la corsa agli sportelli e tenne in vita il sistema dei pagamenti, consentendo nel contempo i cosiddetti “depositi a vista” – che possono essere revocati immediatamente senza penale – per aiutare a costruire la domanda di pesos.

In terzo luogo, mentre la pesificazione elimina le perdite di bilancio interno-estero in valuta estera, il debito verso l’estero e gli obblighi contrattuali non possono essere ridenominato unilateralmente. Così, l’uscita dal dollaro piolo richiede una ristrutturazione del debito estero, sia sovrano che privato.

Infatti, di default sovrano dell’Argentina accadde quasi in contemporanea con la scomparsa del currency board, ma le rinegoziazioni private furono una faccenda lunga.

Alla fine, gran parte delle aziende evitarono il fallimento, soprattutto per il quarto ingrediente Argentino: controlli di capitale a condizione che fossero protetti dall’ombrello giuridico di stop esterno a “servire” il debito aziendale.

Naturalmente, i controlli sono un ingrediente inevitabile nel mix di uscita. L’adozione di una moneta più debole si basa sulla necessità di recuperare competitività e migliorare i conti con l’estero.

Ma, nel breve periodo, viste le enormi incertezze coinvolte in un passaggio di regime, e la perdita di accesso ai mercati dei capitali che segue una rinegoziazione del debito, in valuta estera diventa scarso, e richiede tutta una serie di restrizioni tradizionali – alcune più distorsive di altre – su movimenti di capitali.

Anche in Europa, il controllo dei capitali sarebbe l’unico modo per evitare la delocalizzazione di insediamenti finanziari off dopo la conversione di valuta e il congelamento dei depositi bancari. In ogni caso, l’esperienza indica che uscire dall’euro, preservando la libertà dei movimenti di capitale è poco più che una fantasia.

Alcuni osservatori suggeriscono, sulla base di precedenti dell’Argentina, che i paesi dovrebbero introdurre propria valuta più debole a denominare i salari ei prezzi selezionati senza lasciare l’euro. Crediamo che questa analogia sia un fraintendimento. Mentre l’Argentina ne ha fatto una questione di quasi-denaro nel 2001, prima di abbandonare il currency board, questo denaro è stato concepito per soddisfare le esigenze di bilancio ed è rimasto stabile nei confronti del dollaro. In effetti, è difficile immaginare come questo schema a doppia valuta avrebbe potuto evitare le conseguenze della conversione in una moneta più debole se il quasi-denaro si era deprezzato, com’era nelle intenzioni dei promotori dell’idea.

L’Argentina uscita dal suo cambio fisso col dollaro attraversò un’esperienza traumatica, concentrando le violazioni contrattuali, la redistribuzione della ricchezza, le impostazioni predefinite, corse agli sportelli, le restrizioni di cambio, e forti limitazioni ai movimenti di capitale in un breve periodo di tempo. In questa maniera, sarebbe più semplice introdurre una “nuova Dracma”, per esempio, in Grecia.

Perché il currency board argentino non ha mai eliminato il peso come il principale mezzo di operazioni, la base per lo sviluppo della domanda.

Gli eventuali disertori Euro, al contrario, avrebbero bisogno di promuovere la domanda di nuova moneta da zero – un processo molto più duro e cattivo.

Nella foto: I. Mario Blejer è un ex governatore della Banca Centrale Argentina.
Eduardo Yeyati Levy è professore di Economia, Università Torcuato Di Tella, Buenos Aires, e un ex economista capo della Banca Centrale Argentina.
Copyright: Project Syndicate,
2010.


Avevo trovato, qualche tempo fa, in tempi meno “caldi” un blog intelligente quanto PREMONITORE:

5 Euro CrackIn principio Fu la Grecia. Poi vennero a ruota Portogallo e Spagna, poi fu la volta dell’Irlanda e infine venne giù anche l’Italia.

Speriamo di non dover mai scrivere in futuro frasi come quella iniziale: è necessario vederci chiaro e azzardare qualche previsione e qualche osservazione, perchè il rischio di collasso non è limitato ad una sola nazione, ma all’intero sistema dell’Euro.

Non a caso i leaders europei sono riuniti oggi a Bruxelles in un summit che punta sopratutto a sostenere le grandi difficoltà economiche del paese ellenico: verrà probabilmente approvato un pacchetto di aiuti ad Atene, i soldi dovrebbero arrivare dal FMI (Fondo Monetario Internazionale).

I leaders si stanno però interrogando anche su come questa spirale si possa arrestare: la Grecia è la prima vittima di un sistema speculativo che gioca proprio sulla bassa coesione dei paesi dell’area Euro.

La caduta della Grecia potrebbe far scattare un meccanismo a catena, un disastroso effetto domino che trascinerebbe alla bancarotta altri paesi Europei. Diamo una sbirciatina partendo proprio da Atene.

 

Crack Grecia

E’ la nazione più indebitata d’Europa, il suo debito ammonta già al 100% del Prodotto interno lordo (non dovrebbe superare il 60% secondo le regole dell’Eurozona) e continua a crescere.

Il nodo è: come rifinanzierà questo debito? Occorrono 40 miliardi di euro per ripianare i bond emessi, il governo greco ha dichiarato che avrà bisogno di rifinanziare almeno il 10% del suo debito pubblico nel 2010, forse in Aprile e Maggio.

Le agenzie di Rating sono piuttosto scettiche su questa possibilità: quanti compratori potranno trovare appetibili i nuovi bond Greci dopo i ‘bagni’ presi da Argentina e da altre bancarotte?

Il Governo greco sembra oltremodo ottimista sulle sue possibilità di recupero, essenzialmente affidate a restrittive misure di austerità economica e di lotta all’evasione fiscale. In realtà si tratta di un paese in cui regna sovrana la corruzione, e non basteranno queste chiacchiere per ottenere fiducia dall’Europa.

Aspettiamo e vedremo.


Beh, per adesso abbiamo VISTO la Grecia, e sappiamo com’è andata …..
… sotto a chi tocca.
Ago 13, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Armi Nucleari e Batteriologiche?

Armi Nucleari e Batteriologiche?

Federazione RussaUSraele li ha! Accusano gli altri (Saddam Hussein prima, e Mahmud Ahmadinejad in tempi più recenti) , ma li producono in barba a quanto previsto nei trattati internazionali, rifiutano le ISPEZIONI sul loro territorio e fanno completamente i cazzacci loro!!

 

Tratto dal sito del :
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DELLA FEDERAZIONE RUSSA
Dipartimento Informazione e STAMPA


Tradotto in automatico dal Sito, ho provato ad evidenziarne i punti salienti: Il RISPETTO DEI TRATTATI INTERNAZIONALI di NON proliferazione riguardante Armi Nucleari e Batteriologiche!!


La Russia ha ripetutamente espresso preoccupazione per la modifica non autorizzata dei cinque silos dei missili (MSE) missili balistici intercontinentali (ICBM) nel sito di test a Vandenberg lanciatori missili intercettori, che è contraria alle disposizioni del trattato. Lasciato aperta la questione per quanto riguarda le procedure di rinnovo degli Stati Uniti

bombardieri pesanti (TB) bombardieri B-1 attrezzato per le armi non-nucleari, così come la loro casa. Stati Uniti non ha presentato prove convincenti che hanno utilizzato una serie di procedure non consente di invertire la conversione della TBC convenzionali l’opzione nucleare.

Ci sono state ignorate, le preoccupazioni della Russia in relazione alla gestione e manutenzione dei sommergibili americani, dotati di lanciamissili (PU) SLBM nel Trattato per l’impianto, non dichiarato, che si trova a Cape Canaveral. Ripetutamente sottolineato la parte americana e l’uso non autorizzato di DSNV-1 le procedure per l’eliminazione del tipo di missili balistici intercontinentali “MX”, così come la ristrutturazione del PU SLBM Trident-I “.

Trattato per l’eliminazione delle forze nucleari a medio raggio (INF)

Stati Uniti a praticare gli elementi di un sistema di difesa missilistico con una famiglia di missili bersaglio che simulano una vasta gamma di missili balistici a raggio intermedio: NERA (poligono di tiro – fino a 1200 km), LRALT (2000 km), MRT (1100 km).

L’attuazione del lancio di questi prodotti sono trattati in conformità con il trattato INF come terreno di prova basato missili balistici di medio raggio “nuovo tipo”, che è una violazione diretta della sua posizione di principio – l’articolo VI, che vieta la “fabbricazione di intermedio e missili a corto raggio e condurre i propri voli di prova.”

Nel campo della non proliferazione nucleare

1. A seguito di violazioni delle misure di sicurezza contro le radiazioni e dei regolamenti relativi allo stoccaggio di materiali radioattivi in un certo numero di società americane e delle organizzazioni solo nel periodo 1996-2001. è stato perso circa 1500 sorgenti di radiazioni ionizzanti.

Nel 2004, ha rivelato evidenza di perdita da Pacific Gas and Electric Company (California), tre segmenti di barre di combustibile esaurito dagli elementi di combustibile utilizzato nei reattori nucleari Hambolt Bay. Nello stesso anno è stato sequestrato il contenitore, contenente materiali radioattivi di cesio-137 e americio-241, di proprietà della Fondazione Engineering Scene (Virginia). Nel dicembre 2005, ora Ground Engineering Consultants (Colorado) ha perso sorgenti radioattive contenenti cesio-137.

2. Nell’ottobre del 2006, al Los Alamos National Laboratory, il centro di ricerca di piombo del complesso di armi nucleari è stata rivelata la perdita di mezzi di comunicazione elettronici con informazioni classificate. La particolarità di questo incidente è che, a differenza di molti incidenti precedenti, in cui i segreti nucleari cadano nelle mani dei segreti stranieri, e questa volta sono stati scoperti dalla polizia in materia penale il traffico di droga gang-related.

Convenzione per la proibizione delle armi chimiche

1. legislazione statunitense in materia di non proliferazione e la distruzione di armi chimiche da parte statunitense permette di eludere le prescrizioni della Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche. Presidente degli Stati Uniti concesso il diritto di rifiutare di effettuare ispezioni ai sensi della Convenzione sulle strutture chimiche statunitensi (Ancora cercano quelle di Saddam Hussein n.d.r.). Inoltre, i campioni prelevati durante le ispezioni può essere vietata da esportare al di fuori del paese.

2. Il governo americano ha presentato al segretariato tecnico dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) per l’eliminazione del periodo 2003-2008 delle armi chimiche irachene (CW). Secondo la presentazione, entro un determinato periodo di tempo da parte delle forze Usa in Iraq trovato le analisi chimiche delle sostanze velenose (RH) e di munizioni chimiche. Tutti i campioni e alcune munizioni da agenti chimici sconosciuti sono stati inviati per l’identificazione negli Stati Uniti, dove sono state poi scartate. In questo tempestiva informazione all’OPCW o sul fatto di scoperta, né sul fatto dell’eliminazione degli americani CW è stata condotta. I dati sulle aree decontaminare nei documenti disponibili.

Così, ha presentato i documenti dell’OPCW dimostrare una violazione delle disposizioni statunitensi in materia di procedure per la dichiarazione e la distruzione degli agenti chimici.

La Convenzione sulla proibizione delle armi biologiche Convenzione (BTWC)
Le violazioni delle prescrizioni degli Stati Uniti di cui all’articolo I della BWC
Formalmente, senza violare i suoi obblighi e sostenere l’importanza della BTWC, l’amministrazione statunitense, tuttavia, continua ad evitare di stabilire qualsiasi forma di controllo internazionale della sua attività biologica. Una caratteristica di questa politica è l’insistenza sulla sminuire il ruolo del BWC a rafforzare la non proliferazione di armi biologiche.

1. Negli Stati Uniti continuano le unità università. Pennsylvania studio del virus del vaiolo sintetico, che ha causato una valutazione mista del mondo nel 2002. Nonostante il divieto della Organizzazione Mondiale della Sanità ad effettuare tali lavori, dovrebbero essere giustificato dal desiderio di studiare questo agente ad un livello qualitativamente diverso da quello che ha fatto prima della sua distruzione ufficiale nel 1980.

2. Particolarmente discutibile dal punto di vista l’articolo I della BWC sguardo notevolmente intensificato negli ultimi anni, e giustificato dalla necessità di combattere il terrorismo in indagini della cosiddetta “valutazione della minaccia”. Essi coinvolgono non solo l’eredità del “difensive” soggetti per studiare gli effetti dannosi degli agenti biopathogen noti (BPA), ma un tentativo pratico di crearne di nuove, compresi gli agenti geneticamente modificati per la simulazione delle possibilità di organizzazioni terroristiche. Tali lavori sono iniziati a metà del 1990, quando come il principale nemico degli Stati Uniti sono stati i cosiddetti “stati canaglia” (progetto “Clear Vision”, “Bacco”, “Jefferson”, ecc.) Allo stadio attuale di svolgere questi lavori affidata alle istituzioni di ricerca del Ministero della Sicurezza Interna.

Le violazioni delle prescrizioni degli Stati Uniti di cui all’articolo IV della BTWC e 1540 delle Nazioni Unite

In conformità alla legge degli Stati Uniti, tutti gli istituti di ricerca del paese, lavorando con patogeni (che causano malattie) organismi, devono essere appositamente certificata dagli organi autorizzati del Ministero della Salute o il Ministero dell’Agricoltura, a seconda del tipo di agente patogeno (umano, animale o vegetale), e di riferire periodicamente sui il loro uso e il trasferimento. Nel frattempo, i requisiti di legge degli Stati Uniti sono sistematicamente violati.

1. La revisione contabile nel 2005, la attività di corrispondente del Ministero dell’Agricoltura nel suo audit office scoperto violazioni numerosi associati alla procedura di trattamento delle domande di organizzazioni interessate e prendere decisioni, il controllo sulla manutenzione degli impianti nella sicurezza e preservation di collezioni di agenti patogeni, la tolleranza a il lavoro di dipendenti, ecc No un adeguato controllo da parte delle autorità di regolamentazione ha portato alla identificazione, nel 2005, tre organizzazioni di possedere illegalmente pericolose malattie infettive di piante e animali, ivi compresa l’encefalomielite equina orientale virus (tasso di letalità per gli esseri umani – 35%). Come risultato, il Ministero delle attività di monitoraggio del traffico di microrganismi patogeni è stata valutata come insufficiente, ma sottolinea anche i casi di occultamento dei suoi funzionari individuati nel violazioni sorvegliato istituzioni.

2. Nonostante l’inasprimento delle norme relative al trattamento pericolose malattie infettive, un aumento drammatico del numero di persone aventi diritto ad esse collegate in parallelo con il declino generale delle loro competenze professionali sono ragioni oggettive per l’elevata incidenza di infezione Laboratory personale interno e di altri incidenti in questo settore che si sono verificati negli ultimi anni. In particolare, i fatti riportati nel centro medico dell’Università di Boston (infezione della tularemia, agosto 2004), l’Istituto di ricerca a Oakland (frammenti di New Jersey; infettati con l’antrace, giugno 2004), il laboratorio di microbiologia del Rocky Mountain (Denver, pz. Colorado; infezione da febbre Q, febbraio 2005), l’Istituto di ricerca della Sanità (perdita di roditori infetti da peste, settembre 2005), del Midwest Research Institute (Kansas City, pz. Kansas; infettati con l’antrace, ottobre 2005) e altri.

3. Un caso particolare risonanza di infezioni era dipendente della University of Texas (College Steyshn), la brucellosi, nascondendo la leadership di questa istituzione e il pubblicizzato solo nel mese di aprile 2007. La sua ragione era evidente non conformità alle regole di gestione dei laboratori che disciplinano l’ammissione di personale per lavorare con microrganismi patogeni, che ha portato alla violazione delle misure di sicurezza speciali. Detenuti sul fatto di controllo individuato un numero aggiuntivo personale delle infezioni di febbre Q, così come la perdita di numerosi suoi infetto animali da laboratorio. L’Università è stato revocato la licenza di condurre tali studi.

4. Nel settembre 2008, ha pubblicato i risultati della somministrazione di responsabilità dei governi verificare lo stato di protezione fisica dei centri di ricerca privati con i laboratori più alto livello di biosicurezza (Istituto di Virologia e Immunologia sud-ovest Fondo di Ricerca Biomedica (San Antonio, pz. Texas) e il Centro di Virologia e Immunologia, Università di pz. Georgia (Atlanta)). Si è constatato che non sono abbastanza affidabili e non possono impedire l’ingresso non autorizzato, in sostanza, dando misure di sicurezza negli impianti simili che sono di proprietà federale (l’assenza di pattuglie armate, barriere automatiche ai cancelli d’ingresso, metal detector, ecc.) Condotta nel luglio 2010 una nuova ispezione ha rivelato ancora una volta le stesse debolezze che mostra disprezzo per la loro guida rappresentazioni in precedenza.

5. Negli ultimi anni, le agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno più volte ostacolato i tentativi di esportazione illegale di attrezzature e materiali destinati alla ricerca microbiologica e biotecnologici, nonché agenti patogeni. Ad esempio, nel gennaio 2006, due anni di carcere foglie T. Butler, Fellow Centro di Igiene ed Epidemiologia, Texas Tech University, che è stato condannato per violazione della importazione e l’esportazione dagli Stati Uniti di microrganismi patogeni. Questo specialista, lavorando in Tanzania nel 2001-2002, più volte i campioni di contrabbando in Stati Uniti batteri di peste, così come li trasporta in tutto il paese. Inoltre, al momento del suo arresto da parte dell’FBI, nel gennaio 2003 T. Butler non era in grado di spiegare la scomparsa di 30 campioni di questo patogeno, che non sono stati successivamente trovati.

Le violazioni degli obblighi degli Stati Uniti sotto la fiducia BWC costruzione misure

Nel quadro di tale convenzione è un meccanismo di fiducia, il che implica una dichiarazione annuale da parte degli Stati in merito al contenuto delle loro ricerche microbiologiche e di ricerca correlate. Questo mette in evidenza le sezioni della disponibilità di programmi di difesa biologica (una forma di “A”, parte 2 II). Il meccanismo è ormai praticamente l’unico strumento significativo per ottenere tali informazioni e, quindi, anche se la relativa trasparenza del lavoro svolto.

Usa esclusi dal numero dei dichiarati alcuni oggetti medica e biologica a causa della mancanza di criteri di certezza per l’identificazione di programmi di ricerca nazionali, tra cui militari, alla categoria specificata. In particolare, gli Stati Uniti ogni anno non ha dichiarato la propria rete di centri di ricerca medica militare, schierato in Indonesia, Tailandia, Perù, Egitto, Kenya e altri paesi sotto il pretesto della loro posizione al di fuori del territorio degli Stati Uniti.

In una rapida escalation della portata e il ritmo della ricerca biologica nel periodo di 2001-2009 anni negli Stati Uniti c’è stato un trasferimento di gran parte dei dipartimenti e agenzie civili e anche imprese private. Inoltre, alcune di queste opere provengono dalla categoria di “protezione” e ha dichiarato anti-terrorismo, che evita anche la necessità di dichiarare come parte delle misure di rafforzamento della fiducia e ridurre ulteriormente la possibilità di controllare la comunità mondiale.

Codice di condotta dell’Aia contro la proliferazione dei missili balistici

In conformità con gli impegni volontari assunti da una parte di quella del codice dell’Aia di condotta, gli Stati membri dovrebbe espandere measures a ensure fiducia nei programmi, missili balistici, veicoli di lancio nello spazio e il lancio ground (test) sites, per rendere dichiarazioni annual dei loro politiche su questi temi, così come la quota di notifica preventiva di lancio dei suoi missili balistici, lo spazio veicoli di lancio e di condurre lanci di prova. Inoltre, devono fornire informazioni annuali sul numero e la classe generale dei missili balistici lanciati da l’anno precedente.

Solo maggio 2010 gli Stati Uniti cominciarono a presentare un preavviso di missili balistici e veicoli di lancio nello spazio, con le riserve di parte americana il diritto di non comunicare alcuni dei trigger per scopi militari. Tale approccio pregiudica il funzionamento del codice di condotta dell’Aia nel suo complesso.

In materia di regimi internazionali di controllo delle esportazioni

1. Le aziende americane continuano a fornire attivamente una varietà di prodotti relativi alla tecnologia missilistica e relativo know-how ai paesi stranieri, circa un terzo dei quali non sono membri del regime internazionale per la Missile Technology Control Regime (MTCR), tra cui Egitto, Israele, Kuwait, Oman, Emirati Arabi Uniti e Taiwan. Si richiama l’attenzione sul fatto che anche in questi casi, il controllo l’uso di missili destinazione finale, prevista dalla legislazione degli Stati Uniti su base regolare non è fatta.

2. Contrariamente ai principi della dell’MTCR dall’interazione di Washington e Tel Aviv (non un membro del regime) in un progetto comune per creare un missile intercettore Arrow-2. In conformità con l’accordo bilaterale del 2002 tra la Boeing e la Israel Aircraft Industries negli Stati Uniti ha organizzato la produzione di grandi parti di missili tale da assemblare in Israele. Questi componenti appartengono alla prima categoria di dispositivi per la classificazione del MTCR, per i trasferimenti di cui lo Stato di esportazione deve esercitare la massima moderazione.

3. In cooperazione scientifica e tecnica degli Stati Uniti in Israele ha creato una a tre stadi a combustibile solido razzo tipo Shavit (peso di partenza di circa 30 m, lunghezza circa 18 m, diametro del corpo cilindrico 1,35 m).

4. Washington è costantemente di fronte a violazioni della normativa in materia di controllo delle esportazioni dalle strutture nazionali commerciale e privato di imprese militari.

In particolare, la gestione della sicurezza industriale di U. S. Dipartimento del commercio soltanto nel primo semestre del 2008 ha rivelato più di 70 le esportazioni non autorizzate di beni e tecnologie di impiego militare e duale. Inoltre, il maggior numero di tali operazioni è stato effettuato con i paesi iscritti su Washington nella cosiddetta “lista nera” – Cina, Iran, Siria e Libia.

5. Accounting Office (MFI), della U. S. Congresso durante l’ispezione di routine del Pentagono relativi alla vendita di sistemi d’aria d’oltremare uomo-portatile difesa (MANPADS), hanno mostrato discrepanze significative nelle varie agenzie militari della quantità di tali forniture. Così, secondo il Ministero dell’Esercito 1982-2004, gli Stati Uniti 7.551 STINGER esportato in 15 paesi.

Fonte: mid.ru
Ago 12, 2010 - Internet    Commenti disabilitati su Facebook GRATIS? Ma mi faccia il piacere!!

Facebook GRATIS? Ma mi faccia il piacere!!

FacebookQuanti di voi hanno mai provato a pensare: che cazzo ci guadagna Mark Zuckerberg (CEO di Facebook) se Facebook è GRATIS?
Errore!
Facebook ha un paio di “valori aggiunti” che non sapete o non immaginate:
– il profiling (sà tutti i cazzi vostri aggratis);
– l’advising (è gonfio di pubblicità e VENDE i vostri dati, le vostre passioni, i vostri interessi alle aziende);
– vi fà GIOCARE (alcuni giochi sono a pagamento);
– vi NOTIFICA i messaggi via SMS (asserendo di non farvi pagare null’altro che la tariffa ordinaria, ma prende accordi con le compagnie telefoniche per il chargeback).

Basti pensare che il 2009 sia stato un anno record: 800 milioni di fatturato!
Secondo voi, da dove vengono?

La performance finanziaria di Facebook è stata buona nel 2009, anzi migliore del previsto, soprattutto grazie alla crescita esponenziale del numero di utenti e inserzioni pubblicitarie. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, il giro d’affari dello scorso anno sarebbe arrivato a 800 milioni di dollari e sarebbe accompagnato da soliti profitti, nell’ordine di grandezza di decine di milioni di dollari (precedenti stime di vari media americani parlavano di cifre comprese tra i 550 e i 700 milioni di dollari).

Il sito di social networking, fondato nel 2004 da Mark Zuckerberg, è diventato rapidamente un fenomeno globale, il primo sito del genere al mondo con quasi mezzo milione di utenti. Secondo le fonti sentite da Reuters, “la società sta minimizzando la performance, perché non c’è nessuna utilità nel creare aspettative molto alte, è sempre meglio invece mantenerle basse”.

Anche se la società continua a ribadire che uno sbarco in Borsa non è tra le priorità di breve termine, gli investitori premono in questo senso anche alla luce del fatto che già a luglio scorso Marc Andreessen, membro del consiglio di amministrazione di Facebook, aveva preannunciato che la società nel 2009 avrebbe probabilmente superato i 500 milioni di dollari di fatturato.


Crediti Facebook: opzioni di pagamento.

Pagamento di crediti Facebook tramite cellulare
Se scegli l’opzione di pagamento mobile, ti verrà chiesto di inserire…
Se scegli l’opzione di pagamento mobile, ti verrà chiesto di inserire il tuo numero di cellulare.
Zong, il nostro partner che si occupa dei pagamenti mobili, ti invierà un SMS con le istruzioni da seguire. Tali istruzioni saranno visualizzate anche sul tuo computer.
Grazie.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

L’opzione di pagamento tramite cellulare viene visualizzata solo quand…
L’opzione di pagamento tramite cellulare viene visualizzata solo quando si effettuano acquisti sopra una determinata soglia, quindi la sua visualizzazione dipende dalla somma che desideri spendere.
Abbiamo in programma di ampliare le nostre opzioni di pagamento in modo da includere soglie di spesa più diversificate.
Grazie.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di cred…
Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di crediti Facebook tramite cellulare nelle FAQ qui sopra, compila questo modulo per contattare il team responsabile dei crediti Facebook.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Acquisto di crediti Facebook tramite PayPal
Da oggi gli utenti di Facebook possono usare PayPal per pagare i credi…
Da oggi gli utenti di Facebook possono usare PayPal per pagare i crediti Facebook, da usare per acquistare articoli virtuali nelle applicazioni che accettano tale forma di pagamento nell’ambito del nostro test sperimentale. Questa nuova opzione è a disposizione di una percentuale ridotta di utenti di determinate applicazioni, e sarà implementata e offerta a un pubblico più ampio in maniera graduale nelle prossime settimane. Se ancora non visualizzi PayPal tra le opzioni disponibili, ti preghiamo di avere pazienza e attendere ancora un po’. Puoi comunque usare i seguenti metodi di pagamento per acquistare crediti Facebook:
Carte di credito: Visa, MasterCard, American Express, Discover
  • Gestori di telefonia mobile: Alltel, AT&T, Boost, Cellular One, Nextel, Sprint, T-Mobile, Verizon Wireless e Virgin Mobile
    Questa risposta ti è stata d’aiuto?

  • Carte di debito co-branded: Visa, MasterCard e American Express

Per impostare PayPal come fonte di finanziamento principale, accedi al…
Per impostare PayPal come fonte di finanziamento principale, accedi al tuo account PayPal all’indirizzo paypal.com e segui questi passaggi:
  1. Accedi al tuo account PayPal all’indirizzo PayPal.com.
  2. Vai a “Profilo > Altre opzioni”.
  3. Clicca su “Lista pagamenti”.
  4. Dovresti vedere Facebook nella lista visualizzata.
  5. Clicca su “Modifica fonti di finanziamento disponibili”.
  6. Scegli la fonte di finanziamento che desideri utilizzare in futuro per effettuare pagamenti su Facebook.
  7. Clicca su “Salva”.
    Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Se visualizzi un messaggio d’errore quando cerchi di acquistare credit…
Se visualizzi un messaggio d’errore quando cerchi di acquistare crediti Facebook tramite PayPal, è probabile che si sia verificato un problema con lo strumento di fatturazione del tuo account PayPal. Ti consigliamo di verificare che le informazioni di fatturazione presenti nel tuo account PayPal siano corrette. Per ulteriori informazioni, puoi anche visitare la sezione Aiuto di PayPal.
Se continui a visualizzare un messaggio d’errore al momento dell’acquisto di crediti Facebook, contattaci usando questo modulo.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di cred…
Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di crediti Facebook tramite PayPal nelle FAQ qui sopra, compila questo modulo per contattare il team responsabile dei crediti Facebook.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Acquisto di crediti Facebook tramite carta di credito
Al momento accettiamo i seguenti tipi di carte di credito/di debito co…
Al momento accettiamo i seguenti tipi di carte di credito/di debito co-branded per l’acquisto di crediti Facebook:

Carte di credito: Visa, MasterCard, American Express, Discover
Carte di debito co-branded: Visa, MasterCard e American Express

Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Prima di riprovare ad effettuare il pagamento, controlla di aver inser…
Prima di riprovare ad effettuare il pagamento, controlla di aver inserito correttamente il numero della carta di credito, l’indirizzo e le altre informazioni relative al pagamento. Se continui a riscontrare il problema, compila questo modulo.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Per gestire le carte di credito memorizzate nel tuo account Facebook,…
Per gestire le carte di credito memorizzate nel tuo account Facebook, accedi alla scheda Pagamenti. Da qui potrai aggiungere e rimuovere tutte le carte di credito che vuoi dal tuo account.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di cred…
Se non hai trovato una risposta alla tua domanda sull’acquisto di crediti Facebook tramite carta di credito nelle FAQ qui sopra, compila questo modulo per contattare il team responsabile dei crediti Facebook.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Accumulo di crediti mediante promozioni ed offerte
Se, dopo aver provato a guadagnare crediti Facebook con una promozione…
Se, dopo aver provato a guadagnare crediti Facebook con una promozione pubblicitaria, hai bisogno di assistenza, clicca sul link seguente per connetterti con il team di supporto di TrialPay.
http://www.trialpay.com/i/?t=facebook-support
Ti facciamo notare che devi accedere a una delle promozioni per poter inviare una richiesta. Il team di TrialPay sarà in grado di fornirti assistenza e rispondere alle tue domande relative alle promozioni non appena riceverà la tua richiesta.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

In basso alla casella dell’offerta del giorno, troverai un link per ri…
In basso alla casella dell’offerta del giorno, troverai un link per richiedere assistenza. Cliccando su di esso, accederai alla pagina per contattare il team di Rock You e ricevere assistenza, disponibile anche qui:
http://dotd.rockyou.com/facebook_apps/rycampaign/dotdcontact.php
Nel tuo messaggio, specifica che stai contattando Rock You per un problema relativo all’offerta del giorno e fornisci tutte le informazioni aggiuntive a tua disposizione, in modo che il team possa assisterti il più rapidamente possibile.
Questa risposta ti è stata d’aiuto?

Secondo voi, a cosa servono questi “PAGAMENTI”?
Non avete letto questa pagina? è TRATTA DAL SITO UFFICIALE

Ago 11, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su STOP al QUORUM!

STOP al QUORUM!

STOP al QuorumA distanza di oltre un anno, il risultato langue nonostante proposte parlamentari e raccolte di firme. La Proposta di Modifica Costituzionale del Sen. Oskar Peterlini (Südtiroler Volkspartei) con data 4 Marzo 2009 langue senza essere neppure calendarizzata.
Il QUORUM nei referendum è quel perverso meccanismo che consente ai politici di prenderci per il culo BEN SAPENDO che MOLTI cittadini sono COGLIONI E NON VANNO A VOTARE!!

Tutti ricordate certamente che già TROPPE volte, alcuni prtiti hanno addirittura SUGGERITO ai propri elettori, in occasione di più referendum, di NON ANDARE A VOTARE, certi del fatto che in tal modo si sarebbero potuti fregiare del “CONSENSO” di quanti in realtà NON votano solo perché non sono interessati a farlo.
Avevo già trattato l’argomento il 6 Ottobre 2008 col mio post: Quorum Referendario, PERCHE’?
Dove evidenziai i risultati dei referendum dell’ultimo ventennio (DAL 1997): SOLDI BUTTATI E BASTA!!

E quei pochi risultati validi negli anni immediatamente precedenti…, COMPLETAMENTE DISATTESI (Privatizzazione RAI) o AGGIRATI (il Finanziamento Pubblico ai Pariti è diventato RIMBORSO ELETTORALE.

18 e 19 aprile 1993 Finanziamento Partiti 77,0% raggiunto 90,3% 9,7% SI Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (secondo tentativo).
11 giugno 1995 Privatizzazione RAI 57,4% raggiunto 54,9% 45,1% SI Abrogazione della norma che definisce pubblica la RAI, in modo da avviarne la privatizzazione.

Tratto da: referendumdemocraziadiretta.it:
Un decalogo contro il quorum di partecipazione         Lunedì 31 Agosto 2009 17:46

1.A causa del quorum, chiunque non si reca a votare conta automaticamente come un “No”, mentre in realtà ci sono tantissimi motivi personali che possono impedire la partecipazione ad un referendum: la mancanza di conoscenza dell’argomento, l’indecisione, il disinteresse e mille altre ragioni private. Nel caso delle elezioni tutti questi motivi sono ragioni di astensione dal voto o della non-partecipazione, ma non equivalgono ad un voto contrario. Nelle elezioni contano solo i voti validi per i partiti e i candidati. Anche la non-partecipazione al voto referendario quindi va considerata per quello che è: un’astensione dal voto senza influenza sul risultato.

2. Attraverso il boicottaggio del referendum la partecipazione al voto scende facilmente sotto il 50% degli aventi diritto al voto richiesto per la validità del risultato della consultazione. Gli oppositori, sfruttando il meccanismo del quorum, cercano di invalidare la consultazione invitando gli elettori a disertare le urne, contando su coloro che non andrebbero comunque a votare. Perciò gli oppositori non devono più convincere i cittadini con argomenti e proposte alternative, ma si fermano ad appelli al boicottaggio. Solo in assenza di quorum contano veramente gli argomenti, perché sia i promotori che gli oppositori sono tenuti a convincere la maggioranza dei cittadini.

3. I cittadini attivi politicamente si impegnano ad informarsi e a farsi un’opinione per poi recarsi a votare. I non interessati e i fautori del boicottaggio non vanno alle urne. In caso di referendum invalidato a causa del mancato raggiungimento del quorum, i primi vengono di fatto puniti per il loro impegno civico, mentre i secondi, boicottatori e disinteressati, vengono premiati per una scelta che di fatto danneggia il confronto democratico.

4. In un certo senso a causa del quorum di partecipazione anche il diritto al voto segreto viene indebolito: chi nonostante un boicottaggio si reca ugualmente alle urne da parte degli oppositori viene automaticamente considerato un avversario politico.

5. In Italia non è previsto quorum nel caso di referendum molto importanti quale il referendum confermativo facoltativo relativo alle leggi costituzionali (art. 138, 2° comma) e nel caso delle leggi sulla forma di governo (leggi elettorali e di democrazia diretta) a livello regionale.

6. Per il voto elettorale a nessun livello governativo è previsto un quorum minimo di partecipazione: solo chi vota può decidere. Non esiste il “numero legale” nelle elezioni politiche.

7. Il timore che una piccola minoranza molto attiva possa imporre i suoi interessi ad una maggioranza passiva non è motivato. Le ricerche sul comportamento degli elettori evidenziano che nelle votazioni contese il tasso di partecipazione è alto e la maggioranza dei cittadini esprime chiaramente il suo rifiuto alla proposta di una minoranza. I partiti e le forze sociali, che pretendono di rappresentare la maggioranza della società, sono comunque sempre liberi di mobilitare i loro sostenitori a votare contro un quesito referendario, che si presume rifletta solo l’interesse di una minoranza.

8. In Svizzera, negli USA, in Baviera ed in altri paesi non esiste il quorum di partecipazione. Nonostante la partecipazione alle votazioni referendarie in Svizzera oscilli “solo” attorno al 40%, nessuna forza politica rivendica seriamente un quorum di partecipazione, sapendo che si aprirebbe un varco a manovre tattiche e a strumentalizzazioni politiche.

9. La democrazia diretta deve promuovere e non scoraggiare la partecipazione dei cittadini. Uno degli obiettivi principali della democrazia diretta è la promozione della partecipazione dei cittadini, ribadita dall’attuale art. 118, comma 4 della Costituzione. Un alto livello di partecipazione non viene raggiunto imponendo l’obbligo legale di raggiungere una quota predeterminata e non è certo perché esiste il quorum che si convincono a votare cittadini non interessati. Avviene invece il contrario: i cittadini interessati e motivati, dopo una serie di esperienze con referendum falliti per mancato raggiungimento del quorum, si sentono frustrati e perdono la fiducia in questo strumento. In questo senso paradossalmente essi sono scoraggiati proprio dal quorum di partecipazione perché si devono confrontare con una fetta di concittadini che boicottano la votazione. È quindi un circolo vizioso. Benché originalmente il quorum fosse  inteso come uno stimolo alla partecipazione, è innegabile che oggi il quorum determini il rifiuto del dibattito e dell’impegno. I gruppi più penalizzati da questo meccanismo sono proprio le minoranze sociali che non riescono a sollecitare ampie fasce di popolazione.

10. Il quorum scaturisce dalla sfiducia nei cittadini. Oggi gli strumenti referendari sono strumenti di partecipazione attiva e non più di sola “difesa in casi estremi”. Le procedure di democrazia diretta devono essere disegnate di modo tale da incoraggiare la comunicazione a tutti i livelli e, in quest’ottica, un quorum di partecipazione, con le relative campagne di boicottaggio, tende ad essere di ostacolo per una buona comunicazione. È più facile rifiutare ogni dibattito, istigando i cittadini a non votare, piuttosto che affrontare di petto un dibattito pubblico e una votazione senza quorum.
Il quorum di partecipazione del 50% non è una norma fondamentale del nostro ordinamento costituzionale, tant’è vero che è previsto solo da uno dei due tipi di referendum nazionali oggi istituzionalizzati. Rifacendosi agli esempi funzionanti in vari altri paesi, in Italia è ora di abolire il quorum di partecipazione sia a livello nazionale, regionale che comunale.

Thomas Benedikter,  autore del volume “Democrazia diretta – Più potere ai cittadini”, Edizioni SONDA, aprile 2008

Fonte: referendumdemocraziadiretta.it
Ago 10, 2010 - Ecologia    Commenti disabilitati su Sacchetti di plastica? MORTALI!!

Sacchetti di plastica? MORTALI!!

Sacchetti di plastica

Nuova tassa sulle buste di plastica a Washington DC

Sacchetti di plastica

al bando

Dal prossimo anno in Europa saranno vietate le buste di plastica per la spesa, le cosiddette “shopper”. Negli Stati Uniti non vige ancora il divieto, ma hanno trovato un modo migliore per risolvere il problema: incidere su quello a cui gli americani tengono di più, il portafoglio.

Il governo della città di Washington DC, all’inizio di questo mese, imporrà una tassa di 5 centesimi per i sacchetti di plastica ai clienti dei supermercati. I funzionari della città prevedono di utilizzare il fatturato aumentando la lotta contro l’inquinamento di un fiume locale. Secondo i produttori dei sacchetti di plastica, che ovviamente non sono soddisfatti della nuova imposta, la decisione costerà alle famiglie di Washington “5 milioni di dollari nel 2010″. O, in altre parole, i residenti avranno 100 milioni di opportunità di scegliere un’alternativa eco-friendly ai sacchetti di plastica l’anno prossimo.

Ma la Capitale non è la prima città a scoraggiare le terribili “Plastic Bags”. La nuova tassa sui sacchetti, finalizzata ad eliminare gradualmente il prodotto, noto per essere una fonte comune di rifiuti per le discariche, è già nota a San Francisco, dove nel 2008 è stato vietato l’uso dei sacchetti di plastica in città, ed è stato ordinato che fossero sostituiti con materiali più eco-friendly, come la carta, anche se i sacchetti di tela riutilizzabili stanno guadagnando popolarità.


Ed ancora:

‘Addio ai sacchetti di plastica’San Francisco divisa sulla svolta ambientale

La città era stata la prima negli Usa a proibirne l’uso nei grandi supermercati. Ora il divieto potrebbe essere esteso a tutti i venditori al dettaglio

Tre anni fa San Francisco era stata la prima città americana a proibire l’uso dei sacchetti di plastica nei grandi supermercati e nei drugstore. Ora il divieto potrebbe essere esteso a tutti i venditori al dettaglio, incluse le librerie, i negozi di abbigliamento e di elettronica e i grandi magazzini. Il consigliere comunale Ross Mirkarimi, promotore della prima normativa “anti-sacchetti”, ha infatti presentato un nuovo progetto di legge che, se approvato, potrebbe far scomparire del tutto dalla città californiana le famigerate buste di polietilene.

Attualmente gli ipermercati e i drugstore della città, come Walgreens o Safeway, possono proporre solamente tre tipi di borse ai clienti: di carta riciclata, di bioplastica (ricavata in genere da amido di mais o di altri cereali) e borse riusabili di tela o di juta. Se la nuova proposta di Mirkarimi dovesse passare, questa politica sarebbe estesa a tutti gli esercizi commerciali, con poche eccezioni, previste per esempio per alcuni cibi. “Da quando la normativa anti-sacchetti è entrata in vigore nel 2007, circa 100 milioni di borse di plastica ogni anno sono state risparmiate alle discariche o agli inceneritori”, ha dichiarato Mark Westlund, portavoce del Dipartimento per l’Ambiente della città. “Ciò significa anche meno sacchetti che intasano gli scoli durante le piogge forti, sporcano le strade delle città o mettono in pericolo la fauna marina”.

“Le borse di plastica sono un chiaro esempio di un eccesso che è andato fuori controllo”, ha dichiarato il consigliere Mirkarimi. “Le persone non si rendono contro della composizione dei sacchetti o delle loro conseguenze. Ormai sono onnipresenti e tutti li accettano come un dato di fatto: nessuno si chiede più nulla”.

Ma c’è anche chi la pensa diversamente. Come Shari Jackson dell’American Plastics Council, l’associazione dei produttori di plastica. “La proposta di Mirkarimi potrebbe avere conseguenze non volute”, ha dichiarato Jackson. “Aumenterebbe in modo esponenziale l’uso delle borse di carta – che presentano anch’esse problemi di carattere ambientale – e porterebbe via il lavoro a migliaia di persone che producono le borse di plastica”. “I sacchetti non devono per forza essere gettati, ma possono essere riciclati e usati per produrre materiali da destinare alla coibentazione e alla copertura di edifici, alle recinzioni o ad altri prodotti”. Ma i sacchetti riciclati sono ancora troppo pochi e il processo è costoso, mentre, come ha fatto notare Wade Crowfoot, dell’Environmental Defense Fund (Fondo per la difesa dell’ambiente) “si potrebbero creare molti nuovi lavori producendo borse riutilizzabili”.

A non essere entusiasti sono i commercianti, anche se nessun gruppo si è ancora schierato apertamente contro la proposta. Jimmy Shamieh, della Arab American Grocers Association, che rappresenta circa 450 piccole drogherie a San Francisco, ha dichiarato al San Francisco Chronicle di essere “a favore delle iniziative ambientali della città”, anche se “per i piccoli dettaglianti i costi delle borse riutilizzabili sono ancora proibitivi”. Costi che finiscono poi per essere trasferiti ai clienti finali, già colpiti dalla crisi economica.

La proposta di Mirkarimi, una volta trasformata in legge, potrebbe diventare effettiva dal marzo del 2011.

Fonte: San Francisco Chronicle

Fonti: blogecologia.it &: ilfattoquotidiano.it
Ago 10, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Fini & Co.

Fini & Co.

Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini, e il fratello Giancarlo

Stato LIBERO?

Repubblica fondata sul Lavoro?, ma di chi?

A dimostrazione di quanto avviene, sotto in nostri occhi, ma SOLO per chi sà guardare, un esempio di come funzioni la Repubblica fondata sulle Banane, attualmente quelle di Papi chulo e dei suoi Berluscones.

Si, prima del nanetto gli altri hanno fatto lo stesso, ma adesso è di Lui che ci interessiamo in quanto artefice di vane promesse da ripuliutore di Caste di Sinistra incancrenite nell’arco dei precedenti 50 anni di repubblica (dei fichi secchi).

Un esempio palese?

La querelle con il sig. Fini, che dal MSI ha ben pensato di mettersi la Kippà, leccare il soprascroto degli Israeliani (perchè almeno questo gli è apparso subito chiaro: non si stà al potere se non hai gli AMICI GIUSTI) e “sdoganarsi” ai più.

Già, peccato che chi lo ha sostenuto fino a ieri, già non gli perdonasse il PDL, (elettori di MSI/AN non gradiscono il mafionanetto pupillo di Craxi).

Ed ora, che ha spaccato i piatti in casa PDL, saltano fuori gli “scheletri dell’armadio” di casa. Anche Lui, come nella migliore tradizione parlamentare, sposato, divorziato, accoppiato a moglie d’altri magari più giovani di 20 anni, ma OSTENTATAMENTE Cattolico ed osservante del “Baciamanesimo” . Si è accoppiato con tal Elisabetta Tulliani (ex di Luciano Gaucci, scampato all’arresto per Bancarotta fraudolenta con la FUGA a Santo Domingo, che solo per aver avuto lo stomaco di averglielo succhiato, non ni ci sarei neppure avvicinato al cinema) e, avendo pestato la forfora al Presidente del Consiglio, si trova nei guai lui, lei, il fratellino Giancarlo (che usufruiva di una casa a Montecarlo la cui provenienza è ancora tutta da accertare) e la mammetta dei due  tal Francesca Frau alla quale, la RAI (mica Mediaset) ha chiuso le porte contrattuali per contratti in essere PROBABILEMNTE sponsorizzati dal Più amato dalla Sinistra di questi giorni.

A dimostrazione della mia tesi, il fatto che certi CAZZI, siano venuti fuori proprio adesso che è diventato antipatico al fidanzatino basso.

Meditate, gente, meditate….
… e chiedetevi: CHI comanda in RAI?

Ed ancora: in questo modo, otterrà le dimissioni di Fini?

E pensare che tutto ha avuto inizio da: “L’eroe è Paolo Borsellino. Mangano è un cittadino condannato per mafia, certamente non è un eroe”

Ovvio, direte, ma non sono parole mie, ma del sig. Fini pronunciate in via D’Amelio davanti al popolo delle ‘agende rosse’ hanno rappresentato l’inizio dello scontro politico più aspro degli ultimi anni.


La Rai chiude la porta ai Tulliani

Niente contratto alla società della madre, sospesa una miniserie che avrebbe Giancarlo tra i produttori

caso tulliani

La Rai chiude la porta ai Tulliani

Niente contratto alla società della madre, sospesa una miniserie che avrebbe Giancarlo tra i produttori

ROMA – La voce circolava da giorni ma ieri, dal settimo piano di viale Mazzini, è arrivata un’informale quanto autorevole conferma: addio a ogni contratto Rai per Francesca Frau, madre di Elisabetta e Giancarlo Tulliani. Dal prossimo autunno non lavorerà più né per Raiuno né per altre reti Rai. «Non è previsto alcun suo contratto», assicurano negli uffici tra la direzione generale di Mauro Masi e il consiglio di amministrazione.

C’è formalmente una ragione legata al palinsesto: Caterina Balivo non condurrà più «Festa Italiana», programma di punta del pomeriggio di Raiuno. Lì la società At Media (Absolute Television Media, per il 51% di Francesca Frau, fondata soltanto nel 2009) proprio nella stagione 2009-2010, aveva ottenuto un bel contratto: per assicurare in appalto esterno (in una trasmissione che nel 2008-2009 era stata interamente prodotta dalla Rai) lo spazio «Per capirti», dedicato al contrasto tra genitori e figli, aveva concordato un compenso di 8.120 euro a puntata.

Moltiplicati per le 183 puntate previste, si arriva a un milione e mezzo di euro. La Balivo traslocherà da settembre su Raidue per dare manforte al pomeriggio. La decisione originaria della fine del contratto appartiene al direttore Mauro Mazza (area Fini). Il quale ha detto ai suoi che la decisione è legata a motivi «squisitamente editoriali» proprio per il trasloco della Balivo.

Comunque sia, la At Media, a nemmeno un anno dalla sua fondazione e dopo una stagione con un ottimo contratto, da ottobre si ritroverà senza impegni con la Rai. Niente Balivo, certo. Ma sono in molti a parlare di inequivocabili «suggerimenti» arrivati dai piani alti, per motivi di palese opportunità, ai responsabili delle reti generaliste. Facile immaginare che sarà molto complicato, anche in futuro, per la At Media riaprire un dialogo con viale Mazzini. Altra questione non secondaria.

Nella sua ultima riunione il Consiglio ha rinviato la firma del contratto per la miniserie tv in due puntate «Mia madre», diretto da Ricky Tognazzi (ormai realizzato e in fase di post-produzione). La proprietà della casa produttrice era stata definita «opaca» spingendo a una approfondita indagine. Si tratta della Ellemme Group, capitale sociale di 120.000 euro che fa capo a due società londinesi. Cioè la Elmold ltd e la Art Gold ltd, con sede a Charlton Street a Londra. La presidenza della società è affidata a Massimo Ferrero, discusso ed effervescente produttore televisivo. Con una decisione che ha sorpreso molti, Rai Cinema ha già preparato un contratto che prevede un minimo garantito di 600 mila euro (considerato dagli esperti Rai abbondante rispetto a una previsione di incassi nelle sale dopo il passaggio televisivo) con una partecipazione Rai alla produzione prossima ai cinque milioni di euro. La «opacità» era legata non solo alle due società britanniche ma anche alle voci insistenti che circolavano alla Rai, e arrivate fino al Consiglio, di una possibile partecipazione occulta di un altro partner: Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, mai titolare di un vero e proprio contratto con la Rai ma per mesi insistente sponsor di varie iniziative. Così insistente da aver causato la rottura dei rapporti pluridecennali tra Guido Paglia e Gianfranco Fini. Gli avvocati delle parti hanno recisamente smentito il collegamento Tulliani-Ferrero. Infatti l’«investigazione» avrebbe escluso ogni ombra sulla Ellemme.

Sono ore in cui la Rai ribolle di chiacchiere e pettegolezzi sui Tulliani. C’è chi sottolinea che la nomina di Paolo del Brocco ad amministratore delegato di Rai Cinema sarebbe arrivata non solo dopo l’ipotesi di contratto con Ferrero ma anche dopo l’acquisto, da parte della Rai, di tre film proposti da Federico Passa, con cui Tulliani aveva incontrato molti dirigenti Rai (incluso Paglia) chiedendo di inserirsi nel «circuito» dei diritti Rai. Ma senza alcun successo.

Fonte: corriere.it

Pagine:«1...12131415161718...27»