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Feb 20, 2011 - musica    Commenti disabilitati su Nuovo video di Caparezza

Nuovo video di Caparezza

RepubblicaL’Italia è una REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA…..

… sulle TRUFFE DI STATO.

Ma …
… da quà se ne vanno TUTTI.


Lug 15, 2010 - musica    Commenti disabilitati su Fiumi di milioni e PIRATERIA musicale- Ma QUALI SONO I VERI DISONESTI?

Fiumi di milioni e PIRATERIA musicale- Ma QUALI SONO I VERI DISONESTI?

MoneySe una Band musicale firma con una Grande Major, DOVE va il denaro guadagnato?

Mi sono permesso di tradurre (ed interpretare) un articolo trovato QUI’.

Certo, i coglioni ce li hanno ben ben gonfiati con le questioni per “COMBATTERE LA PIRATERIA” e personalmente, pur non essendo a favore, mi fanno venire semplicemente il VOMITO Lorsignori che (forse non lo sanno che ci sono MILIONI di persone che non arrivano a fine mese) si lamentano per il forte calo delle vendite e che “Suggeriscono” di attuare PIANI DI DISCONNESSIONE a chi utilizza il P2P perchè è pratica diffusa scaricare Musica e Film (ma anche Software) dalla Rete.

NIENTEMENO!

Stelline, altrimenti la pomatina da culo in pasta di rubini, come potrà comprarsela più??

Se leggete questo articolo, vi si aprirà anche un nuovo scenario e capirete che gli “Artisti” piangono anche un po con motivo, ma a mio avviso, dovrebbero abbandonare le “Etichette” che drenano IL GROSSO dei proventi ed anzi, si scopre che, prodighe per il rispetto della legalità, spendono MOLTO PIU’ IN AVVOCATI che in rimborsi di diritti.


Vi è senz’altro capitato di seguire vari dibattiti sul copyright anche solo qualche volta, è probabile che quindi abbiate sentito i rappresentanti delle Major discutere più e più volte del fatto che gli artisti meritano di essere pagati. In realtà, però, se si guardano i le quote di assegnazione dei proventi quando si tratta di vendite di album (perchè i concerti sono completo appannaggio della Band), forse il problem principale è che le “Etichette”dovrebbero prendere e pagare i loro artisti in maniera differente per ottenere un cambiamento.

E ‘stato il sogno di molti artisti negli anni ’90 e precedenti – ottenere la grande rottura in modo da poter firmare per una major e renderlo grande. Ci immaginiamo che gli artisti che firmano con una Major discografica stanno vivendo la vita di lusso (e questo è anche vero nei casi più noti). A tutt’oggi, ci sono ancora un gran numero di artisti che credono ancora che il mondo della musica funzioni così anche dopo un gran numero di fallimenti avvenuti anche poco dopo la firma con una major e che sono emersi nel corso degli anni .

Purtroppo, la storia molto più comune sembra essere che quando una band firma con una major, tour per alcuni anni, poi finisce in fallimento. Come può avvenire? L’artista sembra vendere decine o addirittura centinaia di migliaia di album. E’ perchè quell’artista è vincolato con la major. L’artista , nonostante venga proposto anche in radio apparentemente tutto il giorno, ma purtroppo, per la stragrande maggioranza degli artisti, quando sono vincolati ad una major non hanno esattamente una strada lastricata d’oro.

Ci sono alcuni numeri nuovi che ci raccontano la vera storia di dove vada in realtà il denaro speso da un consumatore che acquista un CD da un artista, ed il quadro non è poi così roseo. Storie come questa non sono nuove del tutto. CIPPIC (Canadian Internet Policy and Public Interest Clinic) forniva numeri simili solo pochi anni fa. Negli Stati Uniti, Courtney Love aveva diffuso una storia simile sulla ripartizione del denaro per i CD.

Il problema di pagare gli artisti non è esattamente uno dei principali argomenti di discussione delle etichette discografiche. L’argomento a loro più congeniale è quello di pagare gli artisti quando questi aderiscono attivamente alle campagne anti-file sharing, ma per il resto, l’argomento sembra cadere dalla visuale. Un motivo potrebbe essere che le etichette intendano veramente pagare l’artista il meno possibile. Basti guardare il 2008, quando le etichette sono state in tribunale per ridurre i canoni che devono pagare agli artisti, per citare un esempio.

Allora, cosa ci dicono le ultime cifre sui soldi guadagnati con le vendite musicali? Secondo le statistiche, il 63% del denaro guadagnato sulla vendita di album va dritto al marchio. Un altro 24% è destinato ai distributori. Il restante 13% viene effettivamente suddiviso tra gli artisti, la gestione band, produttori, avvocati, manager personale e tutte le altre spese sostenute lungo i rivoli non menzionabili nel grafico quì appresso:

Great Divide


L’amministrazione evidenzia anche una relazione Nielson Soundscan, che ha suggerito che “solo 2.050 del 2009 Nuovi album venduti su oltre 5.000 unità”. Purtroppo, senza dirla tutta e fornire i dati sulle vendite on-line di musica digitale che sono in deciso aumento. Se si analizzano i dati sulle vendite digitali, però, il risultato è probabilmente lo stesso delle vendite di album fisici.

C’è poi l’argomento ricorrente che vorrebbe la musica di qualità in declino a causa di file-sharing. In qualche maniera, non è perché che gli artisti vedono tutti i loro sudati quattrini andare diritti nelle casse delle etichette. In realtà, una serie di accordi esige dall’artista la realizzazione album aggiuntivi. Ed è questo uno dei motivi principali, che è anche un affare per gli artisti, è che se il primo album dell’artista risulta di enorme successo, la casa discografica fa un enorme profitto e forza l’artista a fare un numero aggiuntivo di album (per cavalcare l’onda propizia). L’etichetta può quindi corteggiare un artista sventagliando i quattrini davanti ai loro occhi, mentre sono invece intenti a scalpellare i profitti fatti a prescindere dall’ultimo “affare”.

Possiamo illustrare quanto sia dannoso questo accordo per esempio su un contratto per sei album. Il primo album va bene e l’artista e la sua musica viene proposta in radio 24 ore al giorno 7giorni su 7. Dopo un po ‘, gli appassionati di musica magari anche oramai stanchi di quella musica, fino al punto di stancarsi addirittura di quello stile. Così l’artista fa un secondo album dopo un anno o giù di lì e rastrelle i residui di quei fan che comprano quell’album. La musica fa brevi apparizioni alla radio, ma le cose muoiono rapidamente. Al terzo album solo i fan più fanatici sono in grado di insistere con l’acquisto a causa della saturazione del mercato. Se c’è abbastanza denaro ed una prospettiva di vendita, un quarto album potrebbe essere fatto, ma dopo di che, la maggior parte degli artisti a questo punto sono belli e spremuti. Anche quando un artista riesca ad arrivare a quel famigerato sesto album, è fortemente probabile che non ptrà sostenere gli eventuali utili e si troverà ad operare in perdita. L’artista va in fallimento, e l’etichetta lo getta investendo già i soldi col prossimo nuovo artista mentre si gode tutti i profitti realizzati dal precedente accordo. Si potrebbe facilmente sostenere che le etichette siano addirittura parassitare per gli artisti. Ironia della sorte, queste etichette hanno il coraggio di chiamare ladri gli utilizzatori di file-sharing.

Credo dobbiamo trarre una lezioni da questo. Per quanti consumatori che credono di sostenere l’artista se si compra l’album di un importante etichetta discografica pensando che questa stia sostenendo l’artista, sono in errore. State sostenendo un sistema imperniato su centinaia o migliaia di artisti e consentendo a questo sistema di continuare. Per gli artisti, il contratto con una major non è un biglietto di sola andata per il successo, in realtà è più che probabile si tratti di un biglietto di sola andata a gettare la loro carriera al cesso, perché il sistema ha già scontato l’insuccesso che avverrà immediatamente o in qualche momento lungo strada.

Vi è, tuttavia, un buon passo che dovrà essere fatto ed è stato il sentimento che ho provato quando si è passati alle radio indipendenti. Sì, le grandi major si comportano così, ma le etichette indipendenti e più piccole, di solito hanno un rapporto più onesto con i loro artisti. Tra l’altro, un gran numero di etichette indipendenti in Canada si oppongono al posizionamento delle grandi etichette discografiche (cioè quelle più grandi lasciano CRIA a causa di differenze di opinione in materia di leggi sul copyright fino a pochi anni fa per esempio)

Così, mentre il messaggio viene fatto passare attraverso questi numeri non è del tutto nuovo, ed è bene ricordarlo ogni tanto.


Chiedendo venia a quanti riscontreranno errori o malintendimenti linguistici in questa traduzione, e con la speranza che questi, oltre al perdono, vogliano onorarmi inviando un messaggio che me ne indichi i punti onde permettermi di apporre le opportune modifiche e correzioni, cito ovviamente la FONTE: zeropaid.com

Ago 2, 2009 - musica    2 Comments

Bobby McFerrin Genio mai ricordato abbastanza

Bobby McFerrin
Era il 1988 quando TUTTI abbiamo assaporato il sound geniale di
Don’t worry, be happy
In Italia lo vediamo e sentiamo poco, ma credo di farvi cosa gradita a condividere una siparietto
tratto dal recente
World Science Festival 2009
dove dimostra la potenza della scala pentatonica
Buon divertimento

World Science Festival 2009: Bobby McFerrin Demonstrates the Power of the Pentatonic Scale from World Science Festival on Vimeo.

OGNI COMMENTO E’ DECISAMENTE GRADITO e concorrerà all’affinamento del post.

Fonti: Vimeo
Set 15, 2008 - musica    Commenti disabilitati su Lutto: E’ morto Richard Wright

Lutto: E’ morto Richard Wright

LuttoE’ con la morte nel cuore che riferisco la notizia della morte di Richard Wright, tastierista dei Pink Floyd.

Fonte: http://www.agi.it/ultime-notizie-page/200809151943-cro-rom1148-art.html
(AGI) – Londra, 15 set. – E’ morto Richard Wright, co-fondatore e tastierista dei leggendari Pink Floyd: aveva 65 anni e da qualche tempo era malato di cancro. Il decesso, avvenuto oggi, e’ stato reso noto dalla famiglia attraverso un portavoce, il quale non ha fornito altri particolari, chiedendo anzi il rispetto della privacy. Nome completo Richard William ‘Rick’ Wright, era nato a Londra, unico dunque nella formazione originale della band britannica a non essere originario della provincia. Da adolescente frequento’ brevemente il ‘London College of Music’, acquisendo un timbro di stampo jazzistico.
  Lascio’ presto, e s’iscrisse ad Architettura dove avrebbe poi incontrato due dei suoi futuri compagni, Roger Waters e Nick Mason, con i quali avrebbe dato vita ai Pink Floyd insieme a Syd Barrett, in seguito sostituito da David Gilmour. Wright suono’ su tutti i dischi in repertorio a eccezione di ‘The Final Cut’ dell’83, quando fu allontanato una seconda volta da Waters: gli era gia’ accaduto nel ’79, durante le registrazioni di ‘The Wall’. Torno’ nell’87, per completare ‘A Momentary Lapse of Reason’, e fu riammesso a pieno titolo un anno dopo in occasione di ‘Delicate Sound of Thunder’. Insieme a Mason partecipo’ anche a ogni concerto del gruppo. Oltre al suo apporto strumentale Wright compose parecchi brani, da solo o a piu’ mani: da ricordare ‘Sysyphus’, ‘Summer ’68’, ‘The Great Gig in the Sky’, ‘Us and Them’ nonche’, in tempi piu’ recenti, ‘Keep Talking’ e ‘Wearing the Inside Out’. In alcuni casi gli fu affidata la parte vocale principale, in cui sfruttava la sua vena melodica. Due gli album solistici, ‘Wet Dream’ del ’78 e ‘Broken China’ del ’96; diverse le collaborazioni, specie nelle incisioni dei vecchi sodali, cui va aggiunta l’effimera esperienza del gruppo Zee insieme a Dave Harris, con cui nell’84 pubblico’ ‘Identity’.

Richard

Richard