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Mag 11, 2010 - Economia    7 Comments

INPS: ESTORSORI LEGALIZZATI!!

INPS

SI PARLA TANTO DI COMBATTERE IL LAVORO NERO,

MA NELLA REALTA’ LO SI INCENTIVA DI FATTO.

Il titolare di P. IVA Artigiano o Commerciante, DEVE versare un contributo minimo sulla base di una legge che decide che nell’arco dell’anno devi aver guadagnato almeno 13.819,00 euro.
Quindi, pur avendo un reddito di impresa inferiore o anche pari a zero i contributi vanno calcolati sempre sul detto minimale. Il minimale è riferito alla singola persona e non al reddito complessivo dell’impresa (es. nell’impresa familiare si considera un minimale per ogni partecipante).

ESTORSIONE DI STATO: la soluzione per chi non raggiunge il gudagno minimo qual’è?

Le rapine o buttare via tutto e lavorare in NERO!!


Quello che mi piacerebbe capire è:
a) – LA COSTITUZIONE ITALIANA recita all’art. 53: ” Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
b) – L’art. 1, comma 100, della legge finanziaria per il 2008 recita: “100. I contribuenti minimi non addebitano l’imposta sul valore aggiunto a titolo di rivalsa e non hanno diritto alla detrazione dell’imposta sul valore aggiunto assolta, dovuta o addebitata sugli acquisti anche intracomunitari e sulle importazioni. I medesimi contribuenti, per gli acquisti intracomunitari e per le altre operazioni per le quali risultano debitori dell’imposta, integrano la fattura con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta, che versano entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni.

Dunque, è chiaro che i padri della Patria abbiano ritenuto opportuno commisurare gli importi di contribuzione alla “Capacità contributiva” di ciscun cittadino.
Nella Legge Finanziaria per il 2008 si è adottato un sistema per la Semplificazione che dovrebbe favorire i “contribuenti minimi”, che, per l’esiguo volume d’affari, dovrebbero sostenere costi aggiuntivi per la complessità della contabilità ordinaria da far espletare necessariamente ad un Professionista (per niente gratuito). E fin quì non farebbe una piega se non fosse totalmente disattresa nei fatti dall’INPS che PRETENDE IL VERSAMENTO DI CONTRIBUTI MINIMI!!
Ora, se un artigiano, a fine anno ha guadagnato 3685 euro, come è possibile pretendere che ne versi 2763,80 euro all’INPS?
A mio avviso è equiparabile all’estorsione!
Gradirei rivevere messaggi da parte di quanti, in queste condizioni, sarebbero dell’avviso di sottoporre il problema al Presidente della Repubblica ed alla Corte Costituzionale.



Aggiornamento.

Mi sono rivolto ad un CAF ed anche loro HANNO FATTO SPALLUCCE!!
Significa che non ho speranza di restare ONESTO??
Mag 10, 2010 - sfoghi    Commenti disabilitati su Italia: Repubblica fondata sul… Fanculo!

Italia: Repubblica fondata sul… Fanculo!

Repubblica
E per chi insiste con Destra e Sinistra…

OGNI COMMENTO E’ DECISAMENTE GRADITO e concorrerà all’affinamento del post.

Aggiornamento: Il filmato RISULTA “rimosso dall’utente”. Ci credete?

Fonte: YouTube

 

e quindi ne devo trovare uno simile

Ago 11, 2009 - Politica    Commenti disabilitati su Legge Ammazzablog

Legge Ammazzablog

Abrogato nella notte l'emendamento D'Alia

29 Aprile 2009 ore 09:30 Abrogato nella notte l’emendamento D’Alia

Grazie a tre proposte portate avanti da Roberto Cassinelli e Barbara Mannucci la Camera ha infine abrogato l’emendamento D’Alia, il testo introdotto nel pacchetto sicurezza per chiudere i siti web messi all’indice. Prende corpo una nuova idea di Rete

«Sono soddisfatto, la battaglia per la libertà dei blog continua»: così Roberto Cassinelli commenta il successo ottenuto in nottata quando, dopo un tribolato percorso parlamentare ed extra-parlamentare, si è arrivati all’abrogazione del famigerato art.60 introdotto dall’emendamento dell’on. Gianpiero D’Alia al ddl 2180. Dell’emendamento D’Alia molto si è detto e molto si è dibattuto anche nel contesto di tutta una serie di altre sgangherate proposte per la regolamentazione della Rete. Da oggi la verità da cui si riparte è una soltanto: il testo che chiedeva (con passaggi quantomeno opinabili) l’oscuramento dei siti web nel caso in cui si fossero riscontrati illeciti è inserito in una storia a lieto fine.

Spiega l’on. Cassinelli sul proprio blog: «Vi confesso che raggiungere questa soluzione (che è, senza dubbio, la migliore possibile) non è stato facile. È stata necessaria un’intensa attività, svolta insieme a me dagli amici Antonio Palmieri e Barbara Mannucci, per convincere i colleghi Deputati ed il Governo (hanno dovuto esprimere il proprio parere il Ministero dell’interno ed il dipartimento per le comunicazioni del Ministero dello sviluppo economico). Alla fine ho presentato, insieme all’onorevole Mannucci, tre emendamenti: quello che vi ho proposto qui sul blog, un altro quasi identico che però presentava alcune differenze dal punto di vista giuridico, ed una terza versione – che è poi quella che le Commissioni hanno approvato – formata da 24 caratteri, spazi inclusi: “Sopprimere l’articolo 60“». Quest’ultima opzione è quella approvata dalla Camera, la quale ha pertanto preferito dribblare il nodo abrogando in toto la precedente proposta.

L’iter burocratico prevede che ora il testo debba tornare in Senato per l’approvazione conseguente alle modifiche introdotte alla Camera « e c’è da augurarsi che a nessuno venga l’idea di introdurre nuovamente norme incostituzionali ed illiberali». Il successo personale dell’on. Cassinelli, colui il quale ha raccolto la voce della Rete conglobandola nella propria proposta di emendamento al testo di D’Alia, si inserisce in un quadro più complesso, che intende andare oltre la sola pezza apposta al pacchetto sicurezza in queste ore: «Ci poniamo in coerenza con lo spirito della cosiddetta proposta di legge “salva-blog”, con la quale abbiamo raccolto migliaia e migliaia di proposte dalla rete e nello spirito di altre proposte alle quali daremo presto seguito come la legge antiphishing, la riforma del diritto d’autore, la richiesta di referendum e proposte di legge online».

Questo nuovo spirito che prende forma, sembra prendere anche corpo: si segnala infatti come, in una forse non casuale coincidenza di tempi, nasce l’Intergruppo Parlamentare 2.0, un riferimento che intende porsi a metà tra la Rete ed il Parlamento per mediarne le posizioni ed il dialogo. Una dozzina di onorevoli ha già offerto il proprio consenso alla partecipazione ai lavori: sarà probabilmente questo il motore delle prossime iniziative parlamentari concernenti la Rete, il che pone sul progetto importanti responsabilità che il popolo della Rete potrà condividere e vagliare passo dopo passo.

OGNI COMMENTO E’ DECISAMENTE GRADITO e concorrerà all’affinamento del post.

Fonte: WebNews
Mag 10, 2009 - Politica    Commenti disabilitati su Proiettili all’Uranio Impoverito

Proiettili all’Uranio Impoverito

Proiettile all'Uranio ImpoveritoIl problema delle armi NON CONVENZIONALI.

La STRONZATA dell’Uranio Impoverito.


Il primo marzo 2006 la Commissione d’inchiesta del Senato sull’uranio impoverito, ha chiuso i lavori con l’approvazione della relazione finale. Un’intervista di Osservatorio sui Balcani al senatore Luigi Malabarba, del Partito della Rifondazione Comunista, membro della commissione.
La Commissione d’inchiesta del Senato, che ha votato la relazione finale dei lavori lo scorso primo marzo, era stata chiamata ad indagare sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impegnato nelle missioni internazionali di pace e sulle loro cause, ma anche sulle condizioni della conservazione e sull’eventuale utilizzo di uranio impverito nelle esercitazioni militari sul territorio italiano. Dopo nemmeno dieci mesi di indagine, costellati di difficoltà, si è arrivati alle tanto attese conclusioni. Mentre il Presidente della Commissione Paolo Franco ha dichiarato che “non sono emersi elementi per affermare una responsabilità diretta dell’uranio impoverito” pur ammettendo il ritrovamento di “nanoparticelle che potrebbero essere state prodotte dall’esplosione dei proiettili”, tutti i componenti di opposizione della stessa si sono dichiarati non soddisfatti. Tra essi il senatore Luigi Malabarba che a seguito della prima seduta di voto, interrotta a causa di forti divergenze tra i membri della Commissione, aveva diramato un comunicato dai toni accesi. Proprio Malabarba spiega a Osservatorio sui Balcani i motivi di questa insoddisfazione e quali possibili sviluppi si auspicano in futuro.

Quello che ci fà riflettere però, nonostante la tragicità dell’argomento di che trattasi, sul piano logico, una realta’ paradossale non puo’ esistere. Poiche’ un paradosso e’ una situazione ove non possiamo distinguere il vero dal falso, mentre una realta’ e’ vera per definizione. Quindi, una “realta’ paradossale” non ha alcun valore logico, poiche’ i due termini non sono logicamente coerenti. Al contrario, i discorsi paradossali attirano particolarmente alcune fasce di Girnalisti ASSERVITI e di Politici che dal “TRAFFICO LEGALE DI ARMI” traggono una buona fetta che inglrossa il PIL. Già, a breve posterò un articolo sul PIL e, per quanti interessati a come la penso e che vorranno condividere opinioni e pensieri, potrà risultare interessante. Parlo di TRAFFICO LEGALE DI ARMI, a ragion veduta. Ifatti, la produzione e vendita da parte dei Governi, è perfettamente legale, se non fosse che crea danni spesso irreparabili a quanti “In nome della nazione” finiscono per subirne le conseguenze. Già, il traffico ILLEGALE, invece, è dannoso (giusto perchè non entra nel conteggio del PIL) perchè danneggia l’economia dei Governi, mica per il danno che piò arrecare alle popolazioni!
Ciòpremesso, prendiamo per esempio il caso dell’uranio impoverito sparato dai Thunderbolt. Si tratta di un’arma che devasta carri armati mediante quantita’ folli di energia cinetica, ottenendo come risultato di mandare in pezzi bruciare e scarnificare gli equipaggi , uccidendoli in maniera atroce. Questo e’ dovuto ad una particolare caratteristica delle munizioni da guerra: sono concepite per fare del male al bersaglio.
Ora, vi siete mai chiesti se un colpo in testa mandi via la forfora? Certamente no, perche’ rispetto ad un colpo in testa, la forfora e’ un problema irrilevante. Ebbene, gli anticontroboicottari hanno scoperto una cosa: che i proiettili all’uranio impoverito possano provocare il cancro. Oh, beh: considerato che bruciano viva le gente dentro i carri, direi che sia l’ultimo dei problemi. Ha senso, secondo voi,chiedersi se un’arma progettata per bruciare vive le persone possa dare problemi di salute? Ha senso chiedersi se i proiettili dell’ M16 facciano male alla pelle? E le bombe termobariche aiutano a combattere il tartaro, per caso?
Ovviamente, si tratta di un problema ridicolo: nessun militare neghera’ mai che un’arma sia concepita per fare del male. Cosi’, chi affronta il problema dell’Uranio Impoverito si getta a pesce su questa evidente illogicita’, ed enuncia che i militari siano stati esposti ad un rischio di morte (che strano. I militari. Quando mai hanno rischiato la vita?) per via dell’uranio impoverito, che sarebbe un’arma da vietare perche’ puo’ causare il cancro: il fatto che bruci vive le persone dentro i carri armati non viene considerato rilevante.
Fregiandosi di avere scoperto che l’uranio impoverito possa causare il cancro, verita’ scomodissima, quando il suo uso nominale, pubblico e del tutto innegato e’ quello di macellare vivi gli equipaggi dei carri dentro le lamiere bollenti del veicolo. Questi farlocchi girano credendosi intelligenti perche’ hanno scoperto che una munizione, concepita e disegnata per uccidere…. puo’ uccidere. Questo amore per l’illogico e‘ il primo dei loro tratti distintivi. I ragionamenti che fanno reggono solo quando non ci si astrae un minimo dal singolo problema: se guardiamo che le polveri di uranio fanno venire il cancro, possiamo percepire un problema morale molto duro. Se allarghiamo lo sguardo all’arma in se’, cioe’ diamo uno sguardo d’insieme, vediamo invece dei fessi che si chiedono se un’arma concepita per massacrare gente possa causare il cancro. Prima o poi ci diranno che i fucili fanno male alla pelle, o che il napalm possa causare impotenza. Verita’ scomodissime.

Non sarebbe più corretto vietare una volta per tutte le armi in sè?

Set 20, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su I Signori delle autostrade

I Signori delle autostrade

I Signori delle autostradeBeppe Grillo

Il buon Beppe Grillo ha fatto riferimento ad un libro degno di nota.

Si tratta di una delle privatizzazioni più scandalosamente “clientelari” effettuate nella storia della Repubblica.

Prego notare che quando si parla della “ convenzione del ’97“, (rovinosa per noi contribuenti in quanto a beneficio esclusivo dei Privatizzandi) è d’obbligo ricordare che il Governo in carica era il 1° Governo Prodi, con Ciampi (sì quello che ammirate tutti ma che meriterà un post dedicato più avanti), Visco, Di Pietro e Bersani. E per le lunghe proroghe delle concessioni (nel 1999) era in carica il 1° Governo D’Alema che confermò sostanzialmente QUASI tutti i ministri interessati all’operazione. Sì quasi tutti, perchè venne sostituito quel “Rompicoglioni” di Di Pietro che evidentemente era “Elemente turbativo” per gli scopi di cui trattasi. La sua frase “la cuccagna è finita”risultò EVIDENTEMENTE sgardita a resto del Club.

Ovviamente, come al solito, ogni commento contribuirà ad arricchire il post.

I Governo ProdiIl Governo Prodi I è stato in carica dal 18 maggio 1996 al 21 ottobre 1998 (886 giorni, pari a due anni, cinque mesi e tre giorni), e ha avuto la fiducia del Parlamento dal 31 maggio 19969 ottobre 1998 (per 861 giorni). al “FORSE non avete capito cosa sta succedendo. Qui il problema non è Wall Street che perde il 4%. Qui siamo a un passo dal collasso totale dei mercati, dalla crisi del sistema finanziario globale”.

Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica era Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente)
Sottosegretari: Roberto Pinza (PPI), Filippo Cavazzuti (PDS), Piero Dino Giarda(Indipendente), Laura Pennacchi(PDS), Giorgio Macciotta(PDS), Isaia Sales (PDS)

Finanze Vincenzo Visco (PDS)
Sottosegretari Giovanni Marongiu(PRI), Fausto Vigevani(PDS), Pierluigi Castellani(PPI, dal 21/11/96)

Lavori Pubblici con delega Aree Urbane Antonio Di Pietro (Indipendente) (fino al 20/11/96) Paolo Costa (Indipendente, dal 20/11/96)
SottosegretariAntonio Bargone (PDS), Gianni Francesco Mattioli (FdV)

Industria, Commercio e Artigianato Pier Luigi Bersani (PDS)
SottosegretariUmberto Carpi (PDS), Salvatore Ladu (PPI)



I Governo D'AlemaIl Governo D’Alema I è stato in carica dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999, per un totale di 427 giorni, ovvero 1 anno, 2 mesi e 1 giorno.

Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente, fino al 13/05/99) Giuliano Amato (Indipendente, dal 13/05/99)
Sottosegretari Stefano Cusumano (UDR, fino al 26/04/99), Natale D’Amico (RI), Dino Piero Giarda(Indipendente), Laura Pennacchi (DS, fino al 09/07/99), Giorgio Macciotta(Ds), Roberto Pinza (PPI), Bruno Solaroli (DS, dal 27/09/99)

Finanze Vincenzo Visco (DS)
Sottosegretari Ferdinando De Franciscis(PPI), Fausto Vigevani (DS), Gian Franco Schietroma (SDI, dal 04/08/99)

Lavori Pubblici Enrico Micheli (PPI)
Sottosegretari Antonio Bargone (Ds), Mauro Fabris (UDR), Gianni Francesco Mattioli (FdV)

Industria, Commercio e Artigianato Pier Luigi Bersani (DS)
SottosegretariUmberto Carpi (DS), Gianfranco Morgando (PPI)



Riporto uno stralcio tratto dal sito: lavoce.info.

Di Pietro, appena assunta la carica di ministro, parlando delle concessionarie ha dichiarato: “la cuccagna è finita”, anche se poi non pare sia riuscito nel suo intento. Il settore registra da tempo profitti molto elevati. Per citare solo i casi più rilevanti, in sei anni la Schemaventotto dei Benetton ha moltiplicato per sei/sette volte il valore del suo investimento. (…) L’imprenditore Gavio, entrato nel settore meno di dieci anni addietro con un piccolissimo investimento controlla oggi un “impero” che vale quattro miliardi.
Per cercare di capirne i motivi abbiamo ripercorso la storia del settore dalle origini ad oggi. Poiché le concessionarie erano prevalentemente pubbliche, dell’Iri o di enti locali, ministri e Anas sono sempre stati molto benevoli nei loro confronti (alle spalle degli utenti). Già le rivalutazioni monetarie del 1976 e 1983 erano state una fonte di grandi profitti per le concessionarie; senza quelle rivalutazioni, nella maggior parte dei casi le autostrade sarebbero già state interamente ammortizzate alla fine degli anni ’90. La privatizzazione di Autostrade ha poi innescato una vera “cuccagna” e ne hanno beneficiato anche gli azionisti privati. Èl’obiettivo di massimizzarne il valore che ha indotto alla proroga generalizzata delle concessioni alla fine degli anni ’90 e all’introduzione di un price cap particolarmente favorevole per le concessionarie, per non parlare delle clausole privilegiate inserite nella convenzione della Autostrade.
Non esiste nessun settore dove un governo, o addirittura solo un ministro, possa fare “regali” così imponenti a società (pubbliche o private) mediante la proroga della concessione e la regolazione delle tariffe, senza che gli utenti ne percepiscano nemmeno i costi addizionali.

LE RIVALUTAZIONI MONETARIE

Se [omissis], in pratica si raddoppiano gli extraprofitti: oltre a pagarli come flusso si pagano anche per il loro valore attuale!

UN GIUDIZIO COMPLESSIVO

Il sistema tariffario italiano è chiamato price cap ma in realtà è ben lontano dall’applicare tale modello regolatorio (Coco & Ponti 2006). Mentre si regolano le variazioni delle tariffe non si è proceduto a determinare i livelli congrui delle tariffe iniziali sulla base dei capitali netti residui di ciascuna commissionaria; non si specifica che l’obiettivo della regolamentazione sia quello di pervenire a una remunerazione “congrua” del capitale netto investito (Rab – Regulated Asset Basis), né che si debba riportare la redditività al livello “congruo” alla fine di ogni quinquennio (“claw back” dei profitti), aspetto che è invece la caratteristica essenziale della regolamentazione tramite price cap. Attribuire poi il “rischio traffico” ai concessionari non introduce alcun incentivo all’efficienza ma si è solo rivelato una fonte di “extraprofitti” per le prudentissime previsioni inserite nei piani finanziari.
E’ evidente che la nuova regolamentazione tariffaria è stata pensata principalmente, se non esclusivamente, al fine di massimizzare il ricavo della privatizzazione di Autostrade. A tal fine, non era certo opportuno indicare né un “tetto” alla remunerazione “congrua” sul capitale investito, né come si dovesse determinare il capitale netto investito (Rab). Con la convenzione del ’97 sono state d’altronde concesse alla sola Autostrade anche due clausole di particolare favore: il recupero dell’inflazione (negato alle altre concessionarie) e la limitazione della X al massimo pari all’incremento del traffico nel quinquennio precedente.
La “formula” ha lasciato nel vago i criteri per la determinazione del parametro X aprendo la porta a un elevato grado di arbitrarietà e a “mercanteggiamenti” periodici tra l’Anas e le singole concessionarie. La remunerazione per la qualità, che non trova riscontro né in Francia né in Spagna, appare “fantasiosa” e genera incrementi tariffari che non hanno alcun riscontro nei costi sostenuti per ottenere i miglioramenti qualitativi; anche questa clausola sembra pensata soprattutto per incrementare i ricavi prospettici delle concessionarie ed in particolare di Autostrade.
Nel complesso, i risultati conseguiti dalla regolazione delle autostrade italiane dal 1997 ad oggi sembrano davvero fallimentari. Non si ha evidenza di miglioramenti significativi nell’efficienza di costo, al di là dell’applicazione di sistemi automatici di esazione già avviati nel periodo precedente (e i costi delle nostre concessionarie sembrano molto maggiori di quelli francesi, vedasi paragrafo 3.3). Gli investimentiprevisti, sulla base dei quali le concessionarie ottennero nel 1999 lunghe proroghe delle concessioni (vedasi paragrafo successivo) e incrementi di tariffa, non sono stati realizzati se non in piccola parte. Le concessionarie hanno invece registrato enormi extraprofitti, cioè rendimenti sul capitale investito largamente eccedenti non solo rispetto ad un ragionevole Wacc ma anche rispetto agli stessi generosi livelli previsti nei piani finanziari.

UN VENTENNIO DI “CUCCAGNA”

Tentiamo qui una sintesi di quanto precede, e il termine “cuccagna”, usato dal ministro Di Pietro, sembra il più appropriato per indicare ciò che è accaduto nell’ultimo ventennio.
La costruzione della rete autostradale italiana è stata finanziata pressoché interamente a debito grazie anche alla garanzia con la quale lo Stato assicurava i debiti delle concessionarie perché, sino alla fine degli anni ’90, quasi tutte erano considerate “pubbliche”. Le concessioni erano basate sulla logica della tariffa-remunerazione. I pedaggi dovevano servire a coprire i costi operativi e l’ammortamento dei debiti con i quali veniva finanziato l’investimento. La legge 463 del 1955 prevedeva che l’eventuale eccedenza dei ricavi oltre una contenuta remunerazione del capitale investito venisse devoluta allo Stato; questo principio veniva ribadito e rafforzato ancora nel 1961 con la legge 729 ed in leggi successive, sino al 1993.
Finito il grosso degli investimenti a metà anni ’70, dopo 15-20 anni molte concessionarie erano già state in grado di rimborsare i debiti finanziari e di ottenere una buona remunerazione sul capitale proprio versato (di regola modestissimo). Molte convenzioni avrebbero quindi potuto scadere negli anni ’90 per avvenuto integrale recupero del capitale investito (…). Ma quasi due terzi della rete apparteneva allo Stato tramite l’Iri, e l’Iri aveva bisogno di tutto l’ossigeno che poteva venirgli dalla Autostrade (definita al tempo la “gallina dalle uova d’oro” dell’Iri). Il resto della rete, con la sola eccezione della Torino-Milano, era di proprietà di province e comuni e quindi anch’essa “pubblica”. E’ questo che spiega o giustifica l’incredibile generosità dello Stato-regolatore, che proroga “gratuitamente” concessioni in scadenza, mantiene tariffe elevate e crescenti, accetta l’ammortamento in tariffa delle rivalutazioni monetarie. 
Per massimizzare il ricavo dalla cessione di Autostrade la sua convenzione viene prorogata  (in due tempi) di 35 anni, e lo Stato non può esimersi dal concedere generose proroghe anche alle altre concessionarie allora considerate “pubbliche”, anche se oggi si definiscono “private” e vantano i loro diritti contrattuali dimenticando tutti i “regali” ricevuti in passato proprio in quanto possedute da province e comuni. Ancora per massimizzare il ricavo dalla cessione di Autostrade viene introdotta la “formula” di revisione tariffaria detta price cap che “regala” ad ogni concessionaria il “diritto” di mantenere il livello tariffario del 1999 e accrescerlo secondo la “formula” sino alla scadenza della concessione, senza alcun riferimento a quale fosse nel 1999 il capitale netto residuo da ammortizzare. La fortuna di Gavio è di essere entrato nel settore poco prima del “banchetto” offerto dallo Stato (alle spalle degli utenti) per far incassare all’Iri più soldi possibile.
Insomma, a parte il caso Autostrade, per l’acquisto della quale gli azionisti hanno versato dei soldi veri (tanti o pochi…), quasi tutte le altre concessionarie hanno da tempo più che largamente recuperato e remunerato il (modestissimo) capitale originariamente versato dagli azionisti e i diritti che oggi accampano riflettono essenzialmente “regali” ricevuti a più riprese dallo Stato, nell’ultimo ventennio.
Basta dare un’occhiata ai bilanci delle concessionarie italiane per vedere che il valore residuo dell’autostrada è ormai generalmente una quota modesta dell’attivo, e in molti casi si è quasi azzerato, pur dopo le rivalutazioni monetarie e la capitalizzazione degli interessi e di ogni altra possibile spesa (vedasi il capitolo 5). Se si applica la logica della tariffa-remunerazione i pedaggi dovrebbero dunque essere drasticamente ridotti o azzerati. Si potrebbe anche applicare la tariffa-scommessa, come in Francia, ma gare per l’assegnazione delle concessioni con questa logica non sono mai state fatte, né le concessionarie hanno mai pagato il “biglietto” per questa scommessa. Manca dunque un’origine storica per la legittimità dei diritti che oggi esse accampano.
Quasi tutte le concessionarie, avendo rimborsato ormai i debiti finanziari, si sono trovate, già a partire dagli anni ’90, con flussi di cassa rilevanti e stabilmente crescenti che non avevano opportunità di impiegare nella costruzione di nuove autostrade (…). Le concessionarie “parapubbliche” (controllate da enti locali) hanno investito questa liquidità in strumenti finanziari e diversificando gli investimenti in altri settori (…). Gavio ha invece usato questi ampi flussi di cassa per accrescere la propria quota nel capitale delle partecipate e soprattutto per acquisire altre partecipazioni nel settore; egli ha costruito il suo “impero” con un impegno iniziale minimo di capitale, e ha acquistato in pochi anni tutte le partecipazioni facendo leva sui flussi di cassa delle società stesse (vedasi paragrafo 5.1).
Analogamente, Schemaventotto (la società che controlla Autostrade), tramite l’Opa e il “progetto mediterraneo” (paragrafo 4.7) ha accresciuto la propria quota di Autostrade spa dal 30 al 63 per cento, addossando alla concessionaria (e quindi agli utenti che pagano i pedaggi) l’onere del rimborso del debito contratto per finanziare l’Opa. Schemaventotto ha poi mantenuto il 51 per cento e ha rivenduto il 12 per cento rientrando così in buona parte dei soldi versati all’Iri per il 30 per cento acquistato al momento della privatizzazione.

Set 12, 2008 - Politica    2 Comments

Mani Pulite

Mani PuliteHo appena finito di seguire l’ottimo servizio di Blu Notte splendido programma di RaiTre presentato da Carlo Lucarelli. Mi ha sorpreso l’estrema prudenza nel NON citare il nome di una persona:

Romano Prodi

Anche se ha, alla fine della puntata, puntualizzato qualche riferimento (più in veste di quesito e di “ragionevole dubbio” piuttosto che di accusa vera e propria) sul ruolo del PCI-PDS-DS oggi PD e delle Coop Rosse che in Emilia, Toscana, Umbria, Liguria e Marche fanno, disfano e spartiscono i soldi pubblici sotto forma di appalti truccati e non.



Intanto cominciamo con l’oggetto della trasmissione:

La falsa rivoluzione 1992 – 1994, il crollo della “prima” repubblica, tangentopoli, il tintinnio delle manette.

Di Giacomo Franciosi ( per chi volesse leggere la versione integrale: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1992a17.htm )

Con una data, anche se forse non è del tutto imputabile a quella, s’aprì in Italia la stagione di Tangentopoli, del pool di Mani Pulite, dello scatafascio del sistema partitico di quella che venne chiamata la “prima Repubblica”, la data in questione è il 17 febbraio del 1992.
MARIO CHIESA , socialista, direttore dell’ospizio Pio Alberto Trivulzio in Milano viene arrestato in flagranza di reato, si era appena intascato 7 milioni di vecchie lire da un ditta di pulizia monzese che così comprava un appalto.

Un caso circoscritto in Milano, di risonanza poco più che locale, anche se “il mariuolo” così ebbe a definirlo Bettino Craxi allora in capo al PSI, dopo poco più di un mese di reclusione in San Vittore, iniziò a parlare allargando a ventaglio l’inchiesta nei confronti di imprenditori e politici.
[OMISSIS]
Le elezioni politiche del 1992 sono le prime non anticipate dopo vent’anni, e segnano una cocente sconfitta per i partiti storici, DC meno 5%, PDS (evoluzione del PCI) al 16,1% dal 26,6 % , il PSI dal 14,3% al 13,6%, uniche vincitrici sono due nuove formazioni politiche la Lega Nord, e la Rete, che assorbono un buona fette dell’elettorato dei partiti storici, alto resta comunque l’astensionismo.

Nel frattempo si apre la caccia agli esponenti socialisti, nell’ordine : Cariera, Pillitteri (gia’ sindaco di Milano, cognato di Craxi), Tognoli (gia’ sindaco di Milano), Radaelli, Armanini, Dini (Sì PROPRIO LUI proveniente dalla Banca d’Italia, quello che ha fatto il ministro nel penultimo Governo Prodi, che lo ha sostenuto e poi abbandonato durante l’utlimo governo e che da buon faccia da Culo, si è presentato alle ultime elezioni con il Centro/destra), Parini, Lodigiani, Moroni, ligresti, zaffa,  mandati di cattura per Silvano Larini, Giovanni Manzi, primi avvisi di garanzia colpiscono Giovanni Balzamo (tesoriere del PSI).
[omissis]
Craxi molto toccato, al funerale del giovane deputato dichiarerà “Hanno creato un clima infame”, due settimane dopo anche Vicenzo Balsamo tesoriere del partito morirà stroncato da un infarto.
Nel frattempo il Pds riuscirà ad entrare con il benestare dei socialisti e socialdemocratici nell’internazionale socialista, l’elezioni amministrative del dicembre ’92 affossano ancor più i vecchi partiti e il 15 dicembre viene notificato un avviso di garanzia a Bettino Craxi, il sistema oramai ha i piedi nella fossa.

Se il 1992 è l’anno horribilus, tra le altre cose il PSI festeggiava i suoi cent’anni in quel di Genova, il 1993 è l’anno dove l’onta giudiziaria toccherà il suo picco massimo.
Nel mese di gennaio per voce di Craxi si chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta su tangentopoli, appello che cade nel vuoto, la commissione starà per essere votata il 19 gennaio 2000 giorno in cui proprio lo stesso Bettino Craxi morirà.

A Febbraio il congresso del PSI vede l’addio di Bettino Craxi dalla segreteria dopo 16 anni e 7 mesi di regno incontrastato, un applauso lungo e fragoroso accompagna il suo discorso, a lui succederà nella fase più dura del partito l’ex sindacalista della UIL Giorgio Benvenuto.
Per tangenti vengono coinvolte la Rai, a Napoli si dimette il sindaco Polese. In Bankitalia Ciampi lascia la reggenza, Gabriele Cagliari presidente dell’ENI [società dell’I.R.I. guidata da Romano Prodi 
(stralcio da Wikipedia: “Nel 1993, in seguito alla caduta del primo governo Amato, fu in lizza, assieme a Mario Segni e Carlo Azeglio Ciampi, per l’incarico di Presidente del Consiglio a capo di un governo tecnico. Tale carica fu però assegnata all’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi, che richiamò Prodi a guidare l’IRI, dove quest’ultimo operò una serie di privatizzazioni di diverse società del gruppo.)] viene indagato, La Malfa (PRI), Vizzini (PSDI) si aggiungono a una fittissima lista di nomi di rilievo delle politica e imprenditoria locale.
Non dimentichiamo che il 1993 per l’I.R.I. (con Prodi presidente) è l’anno d’oro delle privatizzazioni “alla cazzo”:

30 giugno 1993: Il governo (Ciampi ex governatore della Banca d’Italia) approva il decreto di privatizzazione per Enel, Agip, Stet, Credit, Comit, Ina.
[omissis]
Da segnalare che nel 1993 la Lega di Bossi, partito emergente e dai chiari intendimenti giustizialisti conquista Milano oramai ex centrale del potere socialista, Formentini ne diventa sindaco.
Gianni Agnelli in una convention di confindustria ebbe a dire che il gruppo Fiat con le corruttele del sistema partitico ebbe a che fare, Romiti viene chiamato in causa, indagato.
[omissis]

Mi preme evidenziare che il Sig. Agnelli e sua sorella Susanna erano Senatori della Repubblica collocabili stranamente nell’area centro/sinistra dell’arco costituzionale. E che gli operai e i Comunisti elettori in genere che hanno sputato sangue per arricchirli, si trovano oggi ad averli sostenuti e votati.
Ironia della sorte?
No, in alcuni ambienti lo chiamano inciucio. In Liguria, invece, ricordano che sono tutti Finocchi COL CULO DEGLI ALTRI!!

Ma adesso tocca al PC-PDS-DS-PD (quando cazzo smetteranno di cambiare nome?):

Ho trovato un passo interessante quì: http://www.destra.it/html2/articoli.php?id=558. Certo, la fonte potrebbe essere considerata “di parte”, ma se considerate che nel regime pseudo-democratico (falso)  in cui viviamo i Potenti fanno in fretta a querelare chi si permette di dire anche verità, ma che non ha abbastanza soldi per pagare uno stuolo di avvocati…
…. se il sito è ancora in piedi, mi fà ritenere che non sia querelabile.  😉

Ne riporto un passaggio: “a proposito dell’inchiesta su Primo Greganti che lambì i massimi vertici del Pci-Pds, si chiede: «È probabile che ci sia ancora da sapere, ma quello che si è saputo è proprio insufficiente per chiarire la vicenda «dell’uomo di marmo Primo Greganti»?
Se Paolo Mieli permette, con il rispetto dovuto, vorremmo rispondere all’interrogativo pertinente che angoscia il lettore. La risposta è sì, un sonoro sì. Quello che si è saputo è più che sufficiente per chiarire la vicenda del “Compagno G”. In sintesi: la Procura milanese non solo si premurò di cercare (e trovare) l’ormai famoso preliminare di vendita con il quale fu evitato l’avviso di garanzia a Marcello Stefanini, defunto cassiere del Pci-Pds, ma impedì al pm di effettuare una rogatoria in Svizzera per svolgere ulteriori accertamenti su un conto sul quale, secondo l’accusa, era transitata una parte della famosa tangente della Ferruzzi. Quando il pm – spalleggiato dal gip, Italo Ghitti, secondo il quale era necessario un supplemento d’indagine – chiese di effettuare quella rogatoria, la Procura milanese, allora retta dal resistente Francesco Saverio Borrelli, rispose che tale accertamento era «ininfluente».”

Quindi, finchè si tratta di falcidiare DC e PSI, tutto è lecito (meno male, almeno quelli) ma, per l’azienda foraggiata dalla Lega delle Cooperative (che ha ampliato il core-business con la Geniale Mossa delle Pensioni integrative: http://www.legacoop.coop/TFR.aspx che probabilmente faranno la fine dei vari BOND sottoscritti da tanti risparmiatori) ci si scontra con un TABU’.

Primo Greganti è l’esempio del perchè il PCI-PDS-DS oggi PD abbiano subito Mani pulite in maniera A DIR POCO MARGINALE, come giustamente lascia in sospeso il buon Lucarelli, forse perchè i comunisti non parlano? O forse perchè i magistrati hanno le toghe “rosse”?

Ed ancora, perchè Antonio Di Pietro è stato candidato nel Mugello a costo di un Comunista D.O.C. del calibro di Sandro Curzi? Beh, chi ha i miei anni, sà bene che in Italia NON avremo MAI riposte a questi quesiti. I nostri “delegati”, di una parte, ma anche dell’altra, si guardano e si guarderanno bene dal togliere i veli a capitoli di storia della Dittatura più malcelata della storia.

Alla stregua dell’omicidio Kennedy o dell’11 settembre…

Ago 31, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su Romano Prodi il BENEFATTORE

Romano Prodi il BENEFATTORE

Prodi
Ebbene sì, oggi tocca al “Professore” che ce ne ha scippato tanti di soldini.
Certo, NON da solo, infatti è diventato un personaggio Potente e strumento dei potenti (ma davvero, mica come il nanetto) grazie alle sue frequantazioni Democristiane prima e Cattocomuniste poi.
Nomisma e l’IRI.
La prima inventata come strumento per produrre quattrini a spese nostre. Provate Voi a metter sù un’azienda come quella sena avere le “Conoscenze” giuste e senza restituire “favori” [leggasi privatizzazioni alla cazzo].
 

 E, per chi se ne fosse dimenticato ma ama la RETE, NON dimenticatevi della Legge Prodi-Levi che hanno tentato di promulgare per porre la rete in Italia ad un livello inferiore a quella Cinese.

 

OGNI COMMENTO E’ DECISAMENTE GRADITO e concorrerà all’affinamento del post.

Fonti: Varie
Apr 7, 2008 - Politica    1 Comment

Matteo Colaninno capolista PD in Lombardia

TelecozzPRODI-Telecozz
Vi siete chiesti come sia possibile che capolista del PD in Lombardia sia Matteo Colaninno?
Non vi sorge un dubbio di connessioni tra l’allora presidente dell’IRI Romano Prodi (è stato nel 1978 ministro dell’Industria e, dal 1982 al 1989, presidente dell’IRI) e il padre del neo eletto? (perchè non potrà che esserlo stando in cima alla lista).

Cosa vi credete che possa fare il figlio di un Finanziere-Capitalista fortemente impegnato in Confindustria?
Gli interessi dei Lavoratori??

Tratto da: Wikipedia

Formalmente nasce nel 1994, con un atto del 30 giugno del Consiglio di Amministrazione dell’IRI che approva il “Piano di riassetto delle telecomunicazioni” nel quadro delle disposizioni contenute nella legge del 29 gennaio 1992.

Il riassetto e la fusione STET – Telecom Italia

Il riassetto prevede la fusione di cinque società del gruppo IRI-STET operanti nel settore telefonico: SIP, Iritel, Italcable, Telespazio e SIRM. Diversa sorte per Sirti (sempre gruppo STET) acquisita solo nel 1997. Dalla fusione nasce Telecom Italia.
Nel 1995, con una scissione parziale dalla casa madre, nasce Tim (Telecom Italia mobile) il cui capitale è controllato per il 63,01% da Telecom.
Per massimizzare l’incasso dalla prevista privatizzazione viene deciso nel 1997 di portare avanti il piano cosiddetto della SuperSip, ovvero la concentrazione di tutte le attività operative nella società da mettere in vendita. La Finanziaria STET e Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia.
Contestualmente Seat (l’editore delle Pagine Gialle) viene scissa da Telecom Italia e nel 1996 viene portata a termine la privatizzazione a favore di Ottobi, cordata formata da De Agostini (maggior azionista), Telecom Italia (20%), Comit e Investitori Associati.

La privatizzazione

Sotto la presidenza di Guido Rossi, il 20 ottobre 1997 viene attuata dal governo la privatizzazione della società: dalla vendita del 35,26% del capitale si ricavano circa 26.000 miliardi di lire. La privatizzazione, che comporta la quasi totale uscita del Tesoro, viene realizzata con la modalità del cosiddetto nocciolo duro: si vende cercando di creare un gruppo di azionisti che siano in grado di farsi carico della gestione della società. A causa della scarsa risposta degli investitori italiani il nocciolo duro è in realtà un nocciolino duro: il gruppo con capofila gli Agnelli riunisce solo il 6,62% delle azioni e si rivela molto fragile.

L’OPA di Olivetti e la fusione Olivetti – Tecnost

A partire dal febbraio 1999 la Olivetti attraverso la Tecnost di Roberto Colaninno, già nel settore delle telecomunicazioni con Omnitel e Infostrada (queste ultime due cedute in seguito alla Mannesmann), lanciarono una offerta pubblica d’acquisto e scambio riuscendo ad ottenere nel giugno dello stesso anno, il controllo della società, con una quota del 51,02%.

Segue ….


Apr 7, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su Padoa Schioppa & la Banda Bassotti si sono accorti che gli Italiani sono PIENI DI RATE.

Padoa Schioppa & la Banda Bassotti si sono accorti che gli Italiani sono PIENI DI RATE.

Fisco Oggi

E con la loro testolina distorta hanno probabilmente pensato che si trattasse di un VIZIO piacevole.
Hanno pertanto ben pensato di sottoporre all’Italico debitore, una nuova modalità di pagamento delle Imposte.

Finanziaria e milleproroghe
Cartelle “a rate”. Più vantaggi dalle nuove regole
Pagamenti alleggeriti per il contribuente. Maggiore sicurezza per l’Amministrazione

Il decreto “milleproroghe” ha messo mano, tra le altre, alle regole applicabili alla rateazione delle cartelle di pagamento. Tra le novità di maggior rilievo spiccano l’estensione del periodo di dilazione (da 60 a 72 rate) e il trasferimento della competenza a valutare i presupposti della domanda dall’ente creditore all’agente della riscossione.
A queste vanno aggiunte le modifiche apportate, al quadro normativo, dalla Finanziaria 2008. Così, il limite dell’importo iscritto a ruolo oltre il quale, per poter beneficiare della dilazione di pagamento, è necessario presentare idonea garanzia fideiussoria (bancaria o assicurativa) è passato da 50 milioni di lire a 50mila euro. Altri soggetti, inoltre, sono stati individuati, in aggiunta a banche e assicurazione, quali autorizzati a poter prestare la relativa garanzia (si fa riferimento ai consorzi di garanzia collettiva dei fidi – Confidi). Dal 1° gennaio 2008, inoltre, il credito iscritto a ruolo potrà essere garantito ai sensi dell’articolo 77 del Dpr 602/1973 ovvero dall’ipoteca volontaria iscritta su un immobile di proprietà esclusiva del debitore.
Tale quadro viene ulteriormente delineato da nuovi e importanti indirizzi comportamentali forniti dalla direttiva Equitalia 2070/2008, con cui la procedura amministrativa dell’istituto trova maggiore trasparenza e chiarezza.

La rateazione
L’istituto, così come disciplinato dall’articolo 19 del Dpr 602/73, regola le modalità con cui l’ufficio, su richiesta del contribuente, può concedere che il pagamento delle somme iscritte a ruolo venga effettuato ratealmente. Questo a condizione che il contribuente versi in una situazione di temporanea e obiettiva difficoltà a provvedere al pagamento dell’intero importo richiesto.

Tratto da www.fiscooggi.it (tutti i diritti riservati)

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