Tagged with " prodi"
Feb 4, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Giustizia, Politica, sfoghi, Truffe    Commenti disabilitati su Un taglio alle COGLIONATE no?

Un taglio alle COGLIONATE no?

Tempo fa, Padoa Schioppa disse che “pagare le tasse è una cosa bellissima”….

Adesso quest’altro consulente di Goldman Sachs, come Prodi, Draghi, Letta (tutti benefattori attenti alla giustizia sociale) se ne esce con la monotonia del Posto fisso.

Qualcuno potrà mai spiegargli che se devo uscire da casa dei miei a fare famiglia ho bisogno di un mutuo?
Ha per caso idea che per avere un cazzo mutuo E’ NECESSARIO ESSERE MOLTO BEN ANNOIATI???

“Che monotonia il posto fisso tutta la vita!”. Ieri Mario Monti, dagli schermi di Canale 5, ci ha reso partecipi della sua prima esternazione alla maniera di un Brunetta qualsiasi. Secondo il presidente del Consiglio, avere un lavoro sicuro che dura tutta la vita sarebbe un’opprimente palla al piede, un pericolo da scongiurare.

Da che pulpito viene la predica. Per Monti, infatti il posto fisso non è mai stato un problema. Una vita nel gotha economico-finanziario a livello mondiale, una confortevole poltrona da senatore a vita, e uno scranno di notevole importanza nel gruppo Bildelberg, tema quest’ultimo su cui il buon “SuperMario” non ha voluto ancora fornirci alcun tipo di spiegazione.

Cosa intende poi l’ex advisor di Goldman Sachs quando afferma che sarebbe opportuno “tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro”, e con quali misure vuole dare seguito a questo suo auspicio? Cancellando per caso l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?

Fonte: Andrea Demontis su poverapatria.com
Feb 8, 2011 - Politica    Commenti disabilitati su Julian Assange e i Giornalai Italiani

Julian Assange e i Giornalai Italiani

AssangeParla Julian Assange, l’Eni?
“La vera grande azienda corrotta italiana”
(E immaginate quanto non ne sappia nulla Prodi! [ndr])

Da Ellingham Hall, il rifugio inglese, il fondatore di Wikileaks parla del nostro modo di fare informazione: “Abbiamo dato i cables ai due grandi giornali italiani, ma non li hanno pubblicati”

I cables censurati dai “due più grandi giornali italiani”. L’Eni, “la vera grande azienda corrotta italiana”. Berlusconi, che a lui non piace, “ma agli italiani sì”. E’ un Julian Assange a tutto campo a parlare in un’intervista pubblicata oggi da Agoravox. Nel giorno in cui l’hacker più famoso del mondo si trova a Londra per difendersi davanti al Tribunale che dovrà stabilire se estradarlo o meno in Svezia, dov’è ricercato con l’accusa di stupro, il fondatore di Wikileaks, l’uomo che ha impaurito la diplomazia internazionale con le sue rivelazioni, dà la sua opinione sul nostro Paese.

Da Ellingham Hall, il rifugio inglese, Assange parla del nostro modo di fare informazione. “I giornali italiani si occupano di persone che sono già in carcere o sotto processo, ma non si occuperebbero mai di persone che non sono mai state indagate, anche se citate nei cables“. E ancora: “Il vero problema è che in Italia i grandi giornali non parlano delle storie di corruzione”. E i cables? perché non sono mai stati dati ai giornali italiani? “L’abbiamo fatto – risponde Assange – li abbiamo dati ai due giornali più grandi. In precedenza avevamo anche lavorato con uno dei due, ma alla fine non ne hanno fatto nulla”.

Eppure, afferma ancora il fondatore di Wikileaks, di cose interessanti nei cablogrammi ce ne sono. Notizie, ad esempio, sulla grande compagnia pubblica Eni, “il grimaldello che l’Italia usa per entrare in vari paesi del mondo. Come per esempio in Kyrgyzstan dove c’è un forte legame basato sulla corruzione tra l’Eni e i politici locali. L’Eni è la vera grande azienda corrotta italiana”.

E Silvio Berlusconi? “Non mi piace, ma agli italiani sì. Il problema di Berlusconi non è tanto il suo potere politico ed economico, ma come l’abbia usato per fare i propri interessi, corrompendo il sistema”.


Solamente qualche decina di giorni fa, Maurizio Blondet pubblicava un’altro articolo interessante: Quando Prodi aveva “l’amico Putin”
Ne riporto uno stralcio, il resto lo leggete dal sito ufficile (link in calce) in quanto, sebbene sia tratto dalla sezione FREE, non è corretto il copia/incolla.

Nel 2006, Prodi fece un viaggio-lampo a Mosca per concludere un grosso affare. Ma Wikileaks non c’era ancora. Nel 2008, Putin ha offerto a Prodi la presidenza di Southstream
MOSCA – L’accordo ENI-Gazprom lo stava facendo Berlusconi: misteriosi bastoni tra le ruote, nel consiglio d’amministrazione dell’ente, l’hanno liquidato, o meglio ritardato fino alle elezioni e al cambio di regime a Roma. Ora si capisce perché: l’accordo lo doveva fare Prodi.
Perché è un buon accordo, bilaterale, da Stato a Stato e non abbandonato al «libero mercato», secondo la tradizionale politica italiana – alla Mattei, da quel che si può capire.
«Le nostre relazioni nel campo dell’energia non sono più quelle tra venditore e cliente», ha detto Prodi all’uscita dal Cremlino: «ora si tratta della presenza italiana sul mercato russo e della presenza russa sul mercato italiano».
Dal canto suo, Putin ha annunciato che Mosca osserverà l’Energy Charter (vedi sotto) «nei riguardi dell’Italia» (sottinteso: esclusi gli altri) senza nemmeno che il parlamento russo lo approvi.
La cosa ha stupito non poco Andrey Kolesnikov, il giornalista di Kommersant esperto del settore, che da settimane aveva sentito Putin e i suoi scagliarsi contro l’Energy Charter come «un documento che discrimina la Russia» e «in contrasto con il concetto russo di sicurezza energetica».
E la cosa si spiega: stipulato nel ’91 e firmato a Lisbona nel ’94, ossia negli anni di Eltsin e del saccheggio occidentale delle risorse russe (sotto il nome di «privatizzazioni e liberalizzazioni»), l’Energy Charter è il trattato che la Casa Bianca e i suoi maggiordomi europei (Barroso e Solana fra i primi) usano per criticare la mancata privatizzazione della Gazprom, il mancato accesso occidentale agli oleodotti russi, e in generale il fatto che Putin usi gas e greggio non come una merce, ma come un’arma strategica.

Fonti: ilfattoquotidianno.it ed effedieffe.com
Nov 5, 2010 - Truffe    Commenti disabilitati su Eccheccazzo!! Ma è accettabile?

Eccheccazzo!! Ma è accettabile?

TelecoZZ ItaGLIA

Cosa aspettate a …

MANDARE A FANCULO TELECOM IN MASSA???


2^ parte.


Qualche tempo fa ho parlato di Telecozz a proposito del Decreto Pisanu, e delle ostruzioni ed opposizioni operate dal MONOPOLISTA di fatto,

Oggi rimando una cosa che in TROPPI non sanno:

I compensi dell’ultimo vampiro beneficiario di qual cazzo di cosa che si chiama PRIVATIZZAZIONE e fortemente voluta da quella mortadella di PRODI.

A parte Pirelli Re ed altre cosucce, il Tronchetto pare si sia infilato in tasca 295 MILIONI DI EURO!!

E pensare che basterebbero delle belle DISDETTE DI MASSA!!

Fonte: Beppegrillo.it
Nov 1, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Centrosinistra Progressista?? Hahahah

Centrosinistra Progressista?? Hahahah

Dottor Di Bella


Convegno sulle medicine non convenzionali promosso dall’Accademia delle Scienze
completamente OSCURATO DAI MEDIA


23/24 ottobre 2010
Hotel San Giuseppe
via Antonio Onofri 31 47893 Valdragone repubblica di San Marino telefono 0549 991257 cellulare 335 374751
«Nuove linee di oncoterapia scientifica Medicine e terapie non convenzionali»
Verranno documentate le recenti conferme scientifiche internazionali del Metodo Di Bella e i riscontri clinici del MDB presentati al 2° Congresso mondiale di oncologia il 24 giugno 2010 a Singapore e già pubblicate agli atti.
Parteciperanno eminenti personalità della clinica e della ricerca scientifica, tra cui:
il professor Peter G. Fedor Freybergh, Editor-in-Chief di alcune prestigiose riviste medico scientifiche internazionali, tra cui NeuroEndocrinology Letters Stockholm Sweden,
la dottoressa Lili Maas Director of the editorial office Stockholm Sweden,
il professor Giancarlo Pizza, presidente dell’Ordine dei Medici di Bologna e ricercatore noto a livello internazionale,
il dottor Paolo Lissoni e altri noti clinici e ricercatori.
Verrà presentata dal dottor Giuseppe Di Bella la recente pubblicazione sul Metodo Di Bella che riporta la statistica su oltre cinquecento casi trattati col MDB.
Sono documentate le numerose cause che hanno totalmente destituito di ogni dignità scientifica e indicazioni cliniche la sperimentazione ministeriale del MDB del 1998.


Ci tengo a ricordare ai SEMPRE CORTI DI MEMORIA che l’ex Ministro della Salute (sempre più BELLA che INTELLIGENTE) Bindi due governi Prodi fa, ostacolò con tutte le sue Bigotterie qualunque possibilità di sperimentazione coordinata con il sistema nazionale mettendo semplicemente al bando e Bollando come facevano i Papi (quelli della Chiesa, non quelli di palazzo Grazioli).
Una nazione che a parole vorrebbe essere progressista, ma che ha compiuto il suo completo abominio con la realizzazione del Centro-sinistra unendo progressismo (o meglio, desiderio di progressismo di facciata e senza seguito) con il BIGOTTISMO clericale più becero.


Vorrei anche segnalare il sito del Dott. Vittorio Zocchi, Di Belliano convinto che, sebbene avrebbe potuto investire qualche euro in più in un sito più decoroso, Da circa dieci anni applica il metodo Di Bella per la cura dei tumori.

Fonti: EFFEDIEFFE.com (area FREE) e vittoriozocchi.it
Ago 17, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Prodi: Delbono, una ragazzata

Prodi: Delbono, una ragazzata

Romano Prodi

Prodi: Delbono, una ragazzata.
Bersani: non sono d’accordo

Il professore: “Ma chi comanda ora nel Pd?”

Carte di credito pubbliche per viaggi privati? Bazzecole. Per Romano Prodi quel che ha fatto il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, non è niente di così grave. Aprofittare del proprio ruolo per mantenere un’amante, a Bologna, che sarà. E poi si parla di pochi spicci, mica di grandi cifre, come se il problema del sottrarre fondi pubblici fosse nella dimensione e non nell’atto. Il ritorno del Professore sui giornali è segnato da questa brillante affermazione: “Prima di tutto, analizziamo la dimensione del problema. Di cosa si sta parlando? Non si distrugge la vita di un uomo, come è accaduto in questi giorni, per una storia come quella, per una manciata di euro…”.

Libero-news.itLibero-news.it

Sa cosa mi dispiace, soprattutto? Vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme

Romano Prodi lo dice alla moralista e rigida La Repubblica, che in questo caso però soprassiede. “Certo -ammette Prodi- doveva essere più accorto. Ma in questi giorni nessuno si è limitato a dire questo: gli hanno dato del delinquente, invece. Hanno parlato di limite etico travolto. Eppure altrove, per altri amministratori locali di centrodestra che ne hanno combinate di tutti i colori, nessuno ha gridato allo scandalo, e si è mai sognato di chiedere le dimissioni. Allora queste cose le vogliamo dire sì o no?”. A chi Prodi faccia riferimento non è dato sapere. Resta la doppia morale del Pd.

“Ma anche le dimissioni, vede, confermano la differenza di stile di Delbono: ha compiuto un atto di responsabilità verso la città. Ora sarà più libero di dimostrare la sua innocenza, della quale – sottolinea l’ex premier – sono non sicuro, ma sicurissimo. Non era obbligato a dimettersi, ma l’ha fatto. Ha messo il bene comune sopra a tutto, prima delle convenienze personali. Chi altri l’avrebbe fatto? La Moratti, forse?”.

Picconata al Pd- Chi comanda, dunque, nel Pd? La domanda resta inevasa. Il Professore sa che per la successione alla carica di primo cittadino si fa proprio il suo nome: “Ma non ci pensi neanche un momento… Gliel’ho già detto: in politica o si sta dentro, o si sta fuori. E io dentro ci sono già stato anche troppo. Mi riposo, leggo, studio molto, faccio le mie lezioni qui in Italia e in Cina. E sono sereno così”. A chi lo indica come il salvatore della patria replica secco: “Eh no, salvatore della patria no. Va bene una volta, va bene due volte, ma tre volte proprio non si può. Grazie tante, ma abbiamo già dato”. “Sa cosa mi dispiace, soprattutto? E’ vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme”.

Bersani: non sono d’accordo- “Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose sulle quali posso non essere d’accordo”. Pierluigi Bersani, commenta così le parole di Romano Prodi.

“Delbono ha compiuto un gesto veramente apprezzabile, che testimonia di una persona e una città – dice Bersani – Paese che vai, usanze che trovi; ci sono posti dove esistono altre logiche, ma non lì a Bologna. Un amministratore che dice ‘prima la citta è qualcosa che ci invita a riflettere: prima di tutto la città, prima di tutto l’Italia, chi governa deve rispettare il Paese”. Nel frattempo a Bologna si va a grandi passi verso il voto anticipato. Lo chiede il Pd locale e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni si dice “disponibile” in caso di richiesta “unanime”.


Ricordatevi i corsi e ricorsi storici. Il “professore” risalta fuori dal cilindro ogni volta che c’è ODORE DI ELEZIONI.

Vederete che lo riproporranno come il peperone dopo cena!

Fonte: libero-news.it
Ago 11, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su STOP al QUORUM!

STOP al QUORUM!

STOP al QuorumA distanza di oltre un anno, il risultato langue nonostante proposte parlamentari e raccolte di firme. La Proposta di Modifica Costituzionale del Sen. Oskar Peterlini (Südtiroler Volkspartei) con data 4 Marzo 2009 langue senza essere neppure calendarizzata.
Il QUORUM nei referendum è quel perverso meccanismo che consente ai politici di prenderci per il culo BEN SAPENDO che MOLTI cittadini sono COGLIONI E NON VANNO A VOTARE!!

Tutti ricordate certamente che già TROPPE volte, alcuni prtiti hanno addirittura SUGGERITO ai propri elettori, in occasione di più referendum, di NON ANDARE A VOTARE, certi del fatto che in tal modo si sarebbero potuti fregiare del “CONSENSO” di quanti in realtà NON votano solo perché non sono interessati a farlo.
Avevo già trattato l’argomento il 6 Ottobre 2008 col mio post: Quorum Referendario, PERCHE’?
Dove evidenziai i risultati dei referendum dell’ultimo ventennio (DAL 1997): SOLDI BUTTATI E BASTA!!

E quei pochi risultati validi negli anni immediatamente precedenti…, COMPLETAMENTE DISATTESI (Privatizzazione RAI) o AGGIRATI (il Finanziamento Pubblico ai Pariti è diventato RIMBORSO ELETTORALE.

18 e 19 aprile 1993 Finanziamento Partiti 77,0% raggiunto 90,3% 9,7% SI Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (secondo tentativo).
11 giugno 1995 Privatizzazione RAI 57,4% raggiunto 54,9% 45,1% SI Abrogazione della norma che definisce pubblica la RAI, in modo da avviarne la privatizzazione.

Tratto da: referendumdemocraziadiretta.it:
Un decalogo contro il quorum di partecipazione         Lunedì 31 Agosto 2009 17:46

1.A causa del quorum, chiunque non si reca a votare conta automaticamente come un “No”, mentre in realtà ci sono tantissimi motivi personali che possono impedire la partecipazione ad un referendum: la mancanza di conoscenza dell’argomento, l’indecisione, il disinteresse e mille altre ragioni private. Nel caso delle elezioni tutti questi motivi sono ragioni di astensione dal voto o della non-partecipazione, ma non equivalgono ad un voto contrario. Nelle elezioni contano solo i voti validi per i partiti e i candidati. Anche la non-partecipazione al voto referendario quindi va considerata per quello che è: un’astensione dal voto senza influenza sul risultato.

2. Attraverso il boicottaggio del referendum la partecipazione al voto scende facilmente sotto il 50% degli aventi diritto al voto richiesto per la validità del risultato della consultazione. Gli oppositori, sfruttando il meccanismo del quorum, cercano di invalidare la consultazione invitando gli elettori a disertare le urne, contando su coloro che non andrebbero comunque a votare. Perciò gli oppositori non devono più convincere i cittadini con argomenti e proposte alternative, ma si fermano ad appelli al boicottaggio. Solo in assenza di quorum contano veramente gli argomenti, perché sia i promotori che gli oppositori sono tenuti a convincere la maggioranza dei cittadini.

3. I cittadini attivi politicamente si impegnano ad informarsi e a farsi un’opinione per poi recarsi a votare. I non interessati e i fautori del boicottaggio non vanno alle urne. In caso di referendum invalidato a causa del mancato raggiungimento del quorum, i primi vengono di fatto puniti per il loro impegno civico, mentre i secondi, boicottatori e disinteressati, vengono premiati per una scelta che di fatto danneggia il confronto democratico.

4. In un certo senso a causa del quorum di partecipazione anche il diritto al voto segreto viene indebolito: chi nonostante un boicottaggio si reca ugualmente alle urne da parte degli oppositori viene automaticamente considerato un avversario politico.

5. In Italia non è previsto quorum nel caso di referendum molto importanti quale il referendum confermativo facoltativo relativo alle leggi costituzionali (art. 138, 2° comma) e nel caso delle leggi sulla forma di governo (leggi elettorali e di democrazia diretta) a livello regionale.

6. Per il voto elettorale a nessun livello governativo è previsto un quorum minimo di partecipazione: solo chi vota può decidere. Non esiste il “numero legale” nelle elezioni politiche.

7. Il timore che una piccola minoranza molto attiva possa imporre i suoi interessi ad una maggioranza passiva non è motivato. Le ricerche sul comportamento degli elettori evidenziano che nelle votazioni contese il tasso di partecipazione è alto e la maggioranza dei cittadini esprime chiaramente il suo rifiuto alla proposta di una minoranza. I partiti e le forze sociali, che pretendono di rappresentare la maggioranza della società, sono comunque sempre liberi di mobilitare i loro sostenitori a votare contro un quesito referendario, che si presume rifletta solo l’interesse di una minoranza.

8. In Svizzera, negli USA, in Baviera ed in altri paesi non esiste il quorum di partecipazione. Nonostante la partecipazione alle votazioni referendarie in Svizzera oscilli “solo” attorno al 40%, nessuna forza politica rivendica seriamente un quorum di partecipazione, sapendo che si aprirebbe un varco a manovre tattiche e a strumentalizzazioni politiche.

9. La democrazia diretta deve promuovere e non scoraggiare la partecipazione dei cittadini. Uno degli obiettivi principali della democrazia diretta è la promozione della partecipazione dei cittadini, ribadita dall’attuale art. 118, comma 4 della Costituzione. Un alto livello di partecipazione non viene raggiunto imponendo l’obbligo legale di raggiungere una quota predeterminata e non è certo perché esiste il quorum che si convincono a votare cittadini non interessati. Avviene invece il contrario: i cittadini interessati e motivati, dopo una serie di esperienze con referendum falliti per mancato raggiungimento del quorum, si sentono frustrati e perdono la fiducia in questo strumento. In questo senso paradossalmente essi sono scoraggiati proprio dal quorum di partecipazione perché si devono confrontare con una fetta di concittadini che boicottano la votazione. È quindi un circolo vizioso. Benché originalmente il quorum fosse  inteso come uno stimolo alla partecipazione, è innegabile che oggi il quorum determini il rifiuto del dibattito e dell’impegno. I gruppi più penalizzati da questo meccanismo sono proprio le minoranze sociali che non riescono a sollecitare ampie fasce di popolazione.

10. Il quorum scaturisce dalla sfiducia nei cittadini. Oggi gli strumenti referendari sono strumenti di partecipazione attiva e non più di sola “difesa in casi estremi”. Le procedure di democrazia diretta devono essere disegnate di modo tale da incoraggiare la comunicazione a tutti i livelli e, in quest’ottica, un quorum di partecipazione, con le relative campagne di boicottaggio, tende ad essere di ostacolo per una buona comunicazione. È più facile rifiutare ogni dibattito, istigando i cittadini a non votare, piuttosto che affrontare di petto un dibattito pubblico e una votazione senza quorum.
Il quorum di partecipazione del 50% non è una norma fondamentale del nostro ordinamento costituzionale, tant’è vero che è previsto solo da uno dei due tipi di referendum nazionali oggi istituzionalizzati. Rifacendosi agli esempi funzionanti in vari altri paesi, in Italia è ora di abolire il quorum di partecipazione sia a livello nazionale, regionale che comunale.

Thomas Benedikter,  autore del volume “Democrazia diretta – Più potere ai cittadini”, Edizioni SONDA, aprile 2008

Fonte: referendumdemocraziadiretta.it
Ago 8, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Non sanno che pesci prendere ….

Non sanno che pesci prendere ….

35202-bersani.jpgTratto da: Il Tempo on-line

Ancora non l’avete capito?

Non sanno più che cazzo inventarsi, sono storditi dalle lamentele sulla Crisi Economica (si, giusto delle lamentele, perché Lorsignori, la crisi NON HANNO IDEA COSA SIA) ED ORA, PER TENERCI “IMPEGNATI” si inventano una Crisi di Governo.

Quell’inqualificabile del Co-Fondatore del PDL, se avesse potuto avere una chanche con i suoi elettori, finalmente soddisfatti per la ridistinzione dal Nanetto tricotrapiantato, ha invece buttato tutto alle ortiche astenendosi durante la votazione sulla sfiducia del sottosegretario Caliendo. Ha perso l’unica occasione di racimolare qualche voto “fresco”.

bocco.jpgAdesso, giusto Bocchino, può votarlo.

Ciopremesso, gli altri non stanno mica meglio, si stracciano le vesti su Niki Vendola, che però NON è gradito a personaggi come la Donna “più Bella che intelligente” ed altri ex DC che ancora tremano all’idea che “toccarsi è peccato” ma farsi fare un lavoretto, anche con qualche riga, basta che non si sappia in giro…

__________________________________________________________________________________

Elezioni sì, elezioni no
L’opposizione si divide

Di Pietro e Vendola vogliono andare al voto. Bersani e Rutelli preferiscono il governo di transizione. E nel Pd gli ex Ppi pronti a dare battaglia.

Saranno il tormentone dell’estate. Eternamente sospese tra chi le chiede perché le vuole, chi le chiede perché non può in alcun modo dare l’impressione di temerle e chi le teme, quindi, non le chiede. Sono le elezioni anticipate, il nuovo spettro che aleggia sul dibattito politico nazionale. Uno spettro che crea problemi soprattutto nel campo dell’opposizione. A testimonianza che Silvio Berlusconi, nonostante la dipartita della truppa finiana, per ora può dormire sonni tranquilli. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, infatti, continua a ripetere la sua formula magica: la maggioranza è in crisi, noi non temiamo le urne, ma adesso serve un esecutivo di transizione che cambi la legge elettorale. La priorità indicata non è casuale. I Democratici non hanno un candidato da opporre al premier che, si votasse domani con questo sistema, potrebbe coronare il sogno di guidare il Paese in tandem con la Lega e senza «rompiscatole» (Gianfranco Fini secondo i sondaggi non otterrebbe neanche la percentuale minima per entrare in Parlamento). Ma Bersani deve anche difendersi dall’opa ostile lanciata sul suo partito da Nichi Vendola e Antonio Di Pietro.

Non a caso i due spingono per andare subito alle elezioni. Il primo avrebbe infatti la possibilità di giocarsi la partita della leadership, mentre il secondo potrebbe lucrare voti ai danni del Pd. Non a caso l’ex pm ha inviato una lettera aperta (pubblicata su Repubblica) al leader democratico: «Riteniamo che le opposizioni, piuttosto che affannarsi continuamente nel prefigurare o auspicare cose che non dipendono né da noi né da Voi, quali larghe intese, governi tecnici o governissimi che dir si voglia, dovrebbero senza ulteriori indugi riunirsi e mettere in campo al più presto idee, progetti e uomini che rappresentino l’alternativa al governo. Ricostruiamo, insieme, una coalizione innovatrice e capace di vincere le sfide del cambiamento». Bersani per ora prende tempo («bisogna accorciare le distanze tra le forze di opposizione, ma non si può un giorno darsi i calci negli stinchi e il giorno dopo fare il partito unico, i partiti non si fanno col predellino») anche perché aprire a Di Pietro, o a Vendola, significherebbe dover fronteggiare la rivolta dell’anima ex Ppi del partito.


Stasera [il 10 Agosto scorso n.d.r.] una sessantina di parlamentari si riuniranno al ristorante «La Capricciosa» con Giuseppe Fioroni, nel frattempo lanciano avvertimenti. «Berlusconi e Di Pietro – spiega il senatore Lucio D’Ubaldo – hanno entrambi interesse alle elezioni anticipate. Tutto il ciclo della Seconda Repubblica è dominato dalla puntuale convergenza degli opposti. Fini ha perlomeno un merito: strappando, chiude questo ciclo. Ora è lui che potrebbe guidare l’alternativa a Berlusconi? Se così fosse, dovremmo certificare il fallimento del Pd. Per questo Bersani non può che sbarrare le porte all’avventura vendoliana e dare un contenuto forte alla possibile transizione di governo. Dobbiamo pertanto, senza ambiguità, spostare al centro l’asse della politica riformista». E lungo questa strada il Pd potrebbe trovare un compagno. Francesco Rutelli, infatti, applaude ad una soluzione di transizione. Mentre Pier Ferdinando Casini preferisce parlare di un governo di responsabilità nazionale. Non riescono a mettersi d’accordo manco sui termini.

Nicola Imberti

02/08/2010

Lug 7, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su 30 ANNI dopo, la strage di Ustica NON HA COLPEVOLI.

30 ANNI dopo, la strage di Ustica NON HA COLPEVOLI.

Museo_ustica-1024x768.jpgSfogliando il Sito ufficiale di Romano Prodi ho trovato questo:

Messaggio di Romano Prodi al Convegno sulla strage di Ustica tenutosi a Bologna il 25 giugno 2010

Cosa avremmo saputo della strage di Ustica senza di voi, senza la perseveranza e il coraggio, senza la vostra dedizione?

(Già, perché è con la dedizione delle Associazioni delle Vittime che si fa luce sulle stragi, mica con gli apparati dello Stato PROFUMATAMENTE PAGATI COL DENARO DEI CONTRIBUENTI ndr.)

Questi trent’anni di storia italiana esigono un tributo all’Associazione dei familiari delle vittime e a Daria Bonfietti, tenace Presidente. Ha saputo unire tante voci in una unica voce che ha tenuto viva per anni e anni l’attenzione su questa tragedia. Una richiesta di giustizia che riguarda la salvaguardia dei valori democratici.

Avreste potuto trasformare il vostro dolore in volontà di vendetta, in rancore. Al contrario, avete cercato di migliorare il tessuto civile della comunità nazionale promuovendo verità, conoscenze e valori: ci avete costretto a riflettere sulla democrazia e sulla sua messa in pratica. Avete perciò svolto una obiettiva funzione civile contro l’oblio, grazie alla forza della memoria, valore fondante di ogni società, aspetto irrinunciabile per tornare a dare vita a un ideale di comunità violato, quell’ideale di comunità che per vivere ha bisogno anche di azioni concrete da parte di chi si occupa di amministrare la cosa pubblica.

La storia non può essere scritta solo nelle aule giudiziarie, la politica deve fare la sua parte. Di fianco ai magistrati ci sia allora anche la politica. Quella politica che deve mettere la magistratura nelle condizioni di poter agire, quella politica che deve lasciare libera la stampa di scavare e approfondire perché possa contribuire a chiarire gli avvenimenti, a tenere viva la coscienza a formare una opinione pubblica capace di sentire la storia del Paese intero come storia condivisa.

Questo insegnamento rimarrà. La memoria vive in ognuno di noi, e fare memoria è soprattutto questo: continuare a chiedere che la verità si faccia strada. Tenere vivo il ricordo è infatti la condizione per continuare a cercare la verità nella sua interezza, e per difenderla da tentativi di violazione.

Quando chiedemmo alle autorità politico-militari della Nato che i tracciati radar venissero messi a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana facemmo semplicemente il nostro dovere. “Intrecci eversivi” e “forse anche intrighi internazionali”, “opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato e inefficienze di apparati” hanno allontanato la verità sulla strage del Dc9 affondato a Ustica, ha detto di recente il Presidente Giorgio Napolitano. Voglio proprio concludere con queste parole del Capo dello Stato perché essi ci aiutano a perseguire ogni sforzo per giungere a una veritiera ricostruzione della tragedia di Ustica.

Non è solo un atto dovuto a vittime innocenti, ma anche un atto dovuto alla coscienza democratica del nostro Paese.

Grazie a voi tutti.

Romano Prodi


Come NON RINGRAZIARLO PER IL RISULTATO OTTENUTO?

Mi è piaciuto sopratutto il passaggio: “Quando chiedemmo alle autorità politico-militari della Nato che i tracciati radar venissero messi a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana facemmo semplicemente il nostro dovere.”

Già, ed il risultato è SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, un pò meno le ginocchiere mai dismesse.

 

Giu 20, 2010 - Economia    Commenti disabilitati su Mercato dei derivati: in arrivo regole più severe

Mercato dei derivati: in arrivo regole più severe

Werner Langen è membro del Parlamento europeo dal 1994Un famoso investitore ha paragonato i derivati ad armi di distruzione di massa finanziarie. Questi complessi prodotti sono stati accusati di esacerbare la crisi e mettere i governi più indebitati con le spalle al muro. Ma Werner Langen, popolare tedesco, responsabile della rapporto sui derivati ci spiega perché, se usati con giudizio e controllati adeguatamente, i derivati sono strumenti necessari a limitare i rischi di imprese e istituzioni finanziarie.

Che cosa sono e come funzionano i derivati

Gli strumenti derivati sono contratti che permettono di ridurre i rischi. Mettiamo il caso di una linea aerea: l’amministratore è preoccupato perché l’instabilità del prezzo del petrolio può far lievitare il prezzo del carburante nei prossimi sei mesi, riducendo i benefici e mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della compagnia.

L’amministratore potrebbe allora volgere lo sguardo al mercato dei derivati: c’è un prodotto che si chiama “futuro del petrolio”. E’ un contratto che permette di comprare un tot di barili al prezzo di oggi per i prossimi sei mesi. Facciamo che l’amministratore compra 10.000 barili a 50 eu, da essere consegnati fra sei mesi. Se fra sei mesi il prezzo del petrolio è salito a 75 eu al barile, l’amministratore avrà risparmiato 250.000 euro sui  10.000 barili.

Chiaramente il privilegio di eludere i rischi ha il suo costo. Il contratto “futuro del petrolio” ha un prezzo. Ma se l’amministratore ci ha visto giusto, chi non vorrà ricomprare il contratto – un derivato – fra sei mesi, pagando il petrolio a 50 eu invece che 75?

Chiarire il ruolo dei derivati nell’economia

“Gli strumenti derivati hanno un ruolo molto utile nell’economia, perché aiutano a dissipare i rischi. Per permettere alle imprese di continuare a usarli, bisogna fare la distinzione fra i derivati usati per minimizzare i rischi, e quelli di natura puramente speculativa”, spiega Werner Langen, autore del rapporto parlamentare sui derivati.

“Il problema è che questi strumenti non sono stati abbastanza regolamentati, e non sono trasparenti”, spiega il deputato del Partito Popolare Europeo. La maggior parte dei contratti, infatti, si stipulano fra le due parti, senza alcun tipo di controllo da parte dei regolatori e dei mercati.

“Nel futuro, le transazioni di derivati – sia delle imprese che delle istituzioni finanziarie-  dovranno essere registrate presso repertori centralizzati, in modo che il regolatore possa accedervi. Questo aiuterà a differenziare fra i diversi tipi di derivati”.

Grecia, vittima degli speculatori?

Distinguere fra derivati speculativi e prodotti per limitare il rischio è di fondamentale importanza nel caso dei Credit Default Swaps (CDS), strumenti che permettono di acquistare un’assicurazione per l’eventuale fallimento dei titoli di Stato. I CDS sono sotto accusa per aver accelerato la crisi dei bond in Europa, soprattutto in Grecia.

“Si dice che gli speculatori abbiamo usato i CDS nudi per alzare artificialmente il prezzo dei prestiti al governo greco. E’ difficile trovare le prove di tale meccanismo”, continua Langen. Ma tutti gli osservatori concordano sul fatto che i “CDS nudi” (credit default swaps detenuti da un investitore che non possiede i titoli di Stato a essi collegati, ma che recupera comunque i propri soldi anche in caso di fallimento) sono una delle cause principali della speculazione.

“Il rapporto chiede chiaramente che i CDS passino da una camera di compensazione centrale. In più diciamo che alcuni tipi di derivati dovrebbero essere autorizzati solo in condizioni particolari o, in alcuni casi, addirittura proibiti”, spiega il parlamentare tedesco.

Se la proposta diventerà legge, compratori e venditori di CDS e altri derivati non potranno più operare indipendentemente, al di fuori delle istituzioni finanziarie, ma dovranno passare per una camera di compensazione, che diventerà il centro di tutte le transazioni, assicurando che le parti onorino i loro impegni e il denaro circoli davvero fra mani diverse.

“Nessun esodo per i servizi finanziari”

Langen pensa che non ci sia da preoccuparsi di una possibile fuga dei fornitori di servizi finanziari dall’Europa all’estero, perché “anche gli Stati Uniti e gli altri paesi del G20 hanno espresso senza equivoci la loro volontà di migliorare la governance finanziaria e stanno approvando leggi in questo senso”.

E’importante, però, che la proposta della Commissione sui derivati – che dovrebbe essere pubblicata nelle prossime settimane-  non sia “isolata internazionalmente, e segua gli sviluppi degli USA e delle altre economie del G20”, conclude il deputato.

Il suo rapporto d’iniziativa del Parlamento sarà discusso in Aula lunedì 14 e approvato martedì 15 giugno.

Fonte: Sito del Parlamento Europeo

Pagine:12»