Ago 25, 2009 - Cronaca    1 Comment

La Morte di Carlo Giuliani al G8 Genova

Carlo Giuliani

fu legittima difesa

La Corte per i diritti umani: la morte di Carlo Giuliani al G8 di Genova fu legittima difesa

Il carabiniere che nel luglio del 2001 uccise Carlo Giuliani durante il G8 di Genova ha agito per legittima difesa. Questo è quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti dell’uomo in una sentenza resa pubblica oggi. I giudici di Strasburgo hanno quindi accettato la versione delle autorità italiane su come si sono svolti i fatti inerenti la morte del giovane. Secondo la sentenza, infatti, il militare che sparò a Giuliani non è ricorso a un uso eccessivo della forza, ma ha risposto a quello che ha percepito come un reale e imminente pericolo per la sua vita e quella dei suoi colleghi. [ha salvato il culo ad un superiore ndr]
Lo Stato non fece l’indagine sui fatti del G8: risarcimento per i genitori di Carlo – La Corte ha dato invece ragione ai familiari di Carlo Giuliani riconoscendo come l’Italia avrebbe dovuto svolgere un’inchiesta per stabilire se il fatto potesse essere ascrivibile a una cattiva pianificazione e gestione delle operazioni di ordine pubblico. Per questo i giudici hanno stabilito che lo Stato dovrà risarcire 40.000 euro ai genitori di Carlo Giuliani.
“L’Italia ha cooperato con la Corte” – Infine i giudici di Strasburgo hanno ritenuto che, a differenza di quanto sostenuto dalla famiglia Giuliani, il governo italiano abbia cooperato sufficientemente con la Corte, consentendo di condurre un appropriato esame del caso. Nessuna violazione, dunque, dell’articolo 38 della convenzione che impone agli Stati contraenti di fornire tutte le informazioni richieste dai giudici di Strasburgo.
25 agosto 2009

Ogniuno è libero di fare i propri commenti.
Personalmente, appoggio la tesi di Uriel che ha scritto:

La santificazione del criminale morto.

July 15th, 2009

Continuo a ricevere commenti stucchevoli, la solita commedia che avviene in Italia quando qualcuno, nel bel mezzo di una situazione facilmente individuabile come rischiosa e facilmente evitabile come tale, ci lascia le penne per via della semplice legge dei grandi numeri: frequenti posti violenti e pericolosi in momenti di grande tensione, ergo rischi.

Come nel caso di Giuliani, come nel caso di Sandri, non abbiamo a che fare con morti casuali. Abbiamo a che fare con precisi momenti che non sono momenti qualsiasi. Nel caso di Giuliani abbiamo a che fare con la devastazione di una citta’, con una situazione di tensione incredibile, con una determinazione allo scontro nota fin dal principio.

Perche’ e’ rimasto a terra Giuliani e non mia nonna? Perche’ mia nonna, essendo anziana, teme il pericolo legato alla violenza essendo fisicamente fragile, e quindi si tiene al largo da ogni situazione che presenti un pericolo. Duranta la devastazione di una citta’, c’e’ pericolo.

Chi rimane a terra dopo l’ “incidente”? Rimane a terra uno che stava assalendo una camionetta con un estintore. Non una casalinga. Non un benzinaio. Non un passante qualsiasi. No, rimane a terra un tizio coinvolto in una situazione estremamente violenta.

Ora, non ci vuole molto a capire che tensione + violenza + armi + scontri = pericolo.

Non e’ un eccelso calcolo degno di Nash. E’ semplice buon senso. Il che potrebbe tradursi cosi’: “evita di trovarti dalle parti di uno scontro fra polizioti armati e teppisti a volto coperto.”

Ora, se si crea un pericolo, inteso come probabilita’ che ci scappi il morto, e’ solo una questione di numeri: ci scappera’ il morto, a patto che succeda abbastanza spesso, o ad un numero sufficientemente alto di persone.

Lo stesso dicasi per il Sandri. Ogni domenica, essendo un “ultras”, questo signore si recava in un luogo notoriamente pericoloso, ove si svolgono quasi regolarmente scontri violenti. Lo faceva consapevolmente e lo faceva insieme ad ung ruppo di persone, gli “ultras”, che sono noti per essere facinorosi e violenti.

A questo punto, il problema e’ solo statistico. Dove e’ avvenuta la morte? In un posto qualsiasi? No, e’ avvenuta in un luogo ove era appena avvenuto uno scontro armato tra tifoserie opposte. E non un momento qualsiasi , ma durante una trasferta.

Ora, voglio dire, non e’ casuale. O meglio, a renderlo casuale e’ stato il comportamento del poliziotto che ha messo in pericolo gente che passava di li’, ma Sandri non era un passante quadratico medio: era un ultra’, che partecipava ad un evento di ultra’, insieme ad altri ultra’, e peraltro si trovava nelle immediate vicinanze di uno scontro di ultra’.

In entrambi i casi, l’incidente era facilmente evitabile proprio dalla vittima: se a Giuliani sarebbe bastato evitare il pericolo evidente ed annunciato di una giornata di scontri campali, al Sandri sarebbe bastato dedicarsi ad attivita’ diverse da “ultra’”, che sono notoriamente foriere di violenze e incidenti.

Non e’ che io stia dicendo che non bisogna fare l’amatriciana o che non bisogna cantare Modugno sotto la doccia: sto dicendo che bisogna evitare situazioni notoriamente violente e foriere di incidenti come le sommosse, gli scontri armati, le partite di calcio, le risse tra gang rivali.

La cosa stucchevole di tutti i commenti a riguardo e’ il processo di santificazione del morto. Si tratta di un fenomeno legato al tradizionale spiritismo italico, credo che derivi dal culto dei numi romano: il morto viene sottratto al giudizio umano e gradatamente santificato, i peccati dimenticati e assicurati ad una giustizia “altra”, quindi alienati al giudizio terreno.

Cosi’, di Giuliani (un volgare teppista che assaliva camionette dei carabinieri a volto coperto ) veniamo a sapere che era un ragazzo buono, che faceva volontariato, che aveva degli ideali, che aiutava i bisognosi. Ci manca solo che camminasse sull’acqua e che moltiplicasse i pani ed i pesci, ma la famiglia non ha ancora esaurito le conferenze stampa.

Con Sandri e’ lo stesso: era un ultra’ che si trovava nel bel mezzo di uno scontro di ultra’. Poi si scopre che l’auto era li’ per caso, e poi che stava dormendo. Se non fosse morto per un colpo in testa, si sarebbe detto che Sandri non fosse li’. Mi aspetto da un momento all’altro che si dica che Sandri in quel momento stesse salvando vite umane, che stesse donando organi, che stesse costruendo scuole per i bambini poveri dell’africa.

Ma dietro questi processi di beatificazione della vittima, rimangono sempre dei punti fissi:

  • Ci si trovava a svolgere un’attivita’ estremamente legata ad eventi violenti. (essere un ultra’, un black block, eccetera)
  • Ci si trovava nelle vicinanze o dentro degli eventi molto violenti (assalti a camionette , scontri tra tifoserie)
  • A lasciarci le penne non sono delle categorie di persone qualsiasi .(ultra’, black block….)

Quindi direi che occorre sancire immediatamente un principio: acca’ nisciun’ e’ ffess.

Se la famiglia lo vuole piangere, che lo faccia. Che si voglia punire il poliziotto perche’ ha creato una situazione di pericolo per persone che passaano per un’autostrada, d’accordissimo.

Ma non mi raccontate che le vittime fossero dei santi. Sono cazzate: la loro morte e’ solo statistica, perche’ erano dediti ad attivita’ notoriamente legate a violenze e quindi a pericolo. Sandr, come tutti gli ultra’, era a rischio di morte semplicemente perche’ partecipava alle trasferte di ultra’. Giuliani era a rischio di morte perche’ partecipava a volto coperto ad assalti contro la polizia. Non sono attivita’ qualsiasi. E quelle non sono persone qualsiasi.

Dunque, dateci un taglio: il motivo per il quale il poliziotto verra’ condannato e’ che la legge e’ estremamente garantista per via di alcuni pregiudizi nati nel secolo scorso. Ma in una situazione normale, e in un paese normale, non si dubita minimamente che un ultra’ possa morire ammazzato da un poliziotto, e non ci si meraviglia del fatto che uno che assale una camionetta di sbirri a volto coperto ci lasci le penne.

Solo in Italia si cerca di stabilire una meraviglia forzosa verso eventi che sono, tutto sommato, normali.

Ripeto: tensione + violenza + armi + scontri = pericolo.

Ci partecipa regolarmente ad attivita’ che implicano tensione, violenza, armi, scontri, e’ in pericolo di vita.

Non e’ successo nulla di strano: lo sarebbe successo se il poliziotto sparando avesse ucciso un muratore, una casalinga , eccetera: ma e’ morto un ultra’, cioe’ uno che era parte  diretta o indiretta del mondo che sta alla base degli scontri avvenuti nell’autogrill, per cui non e’ successo ad “uno a caso”. E’ successo proprio ad un ultra’, durante un momento di tensione dovuto alle attivita’ tipiche degli ultra’.

Poi, siete liberi di pensare che Sandri stesse pregando per il bene dei poveri del mondo, che stesse donando organi, che stesse riflettendo sul martirio di cristo, quel cazzo che vi pare: ma rimane il fatto che nelle vicinanze di uno scontro fra ultra’, un ultra’ e’ rimasto ucciso.

Cioe’ una notizia che in fondo non stupisce nessuno. Ne riparliamo quando la polizia sparera’ su una casalinga che preparava la pasta, su una dirigente d’azienda che telefonava, su un idraulico che cambiaa un rubinetto, su un architetto che disegna.

Finche’ , guarda caso, crepano ultras e insurrezionisti nei pressi di assalti e scontri violenti, beh: ragazzi, e’ solo statistica.

Fonti: Tiscali.it e Wolfstep.cc
La Morte di Carlo Giuliani al G8 Genovaultima modifica: 2009-08-25T23:55:00+02:00da geoline
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1 Commento

  • Secondo me c’è differenza tra la storia di Sandri e la storia di Giuliani.
    Tengo a precisare che nel momento in cui veniva ucciso Gabriele Sandri, lui stava dormendo dentro la macchina.
    Giuliani rincorreva una camionetta con un estintore in mano e dal momento che hai il volto coperto, di sicuro non voleva commettere nulla di buono.
    Giuliani era un criminale, Sandri un semplice tifoso che si recava a vedere una trasferta!