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Nov 5, 2010 - Truffe    Commenti disabilitati su Eccheccazzo!! Ma è accettabile?

Eccheccazzo!! Ma è accettabile?

TelecoZZ ItaGLIA

Cosa aspettate a …

MANDARE A FANCULO TELECOM IN MASSA???


2^ parte.


Qualche tempo fa ho parlato di Telecozz a proposito del Decreto Pisanu, e delle ostruzioni ed opposizioni operate dal MONOPOLISTA di fatto,

Oggi rimando una cosa che in TROPPI non sanno:

I compensi dell’ultimo vampiro beneficiario di qual cazzo di cosa che si chiama PRIVATIZZAZIONE e fortemente voluta da quella mortadella di PRODI.

A parte Pirelli Re ed altre cosucce, il Tronchetto pare si sia infilato in tasca 295 MILIONI DI EURO!!

E pensare che basterebbero delle belle DISDETTE DI MASSA!!

Fonte: Beppegrillo.it
Ott 6, 2010 - Internet    Commenti disabilitati su Incumbent anche SUI Legislatori

Incumbent anche SUI Legislatori

TelecoZZ ItaGLIA

Cosa aspettate a …

MANDARE A FANCULO TELECOM IN MASSA???


Decreto Pisanu, pronto il cestino?

Un disegno di legge per abrogare l’art. 7 del testo che obbliga i gestori di pubblici esercizi a richiedere l’identificazione degli utenti per l’accesso al WiFi. Una proposta bipartisan, con il no di Telecom

Roma – Si intitola abrogazione delle norme recanti limitazioni dell’accesso ad Internet. È un nuovo disegno di legge, una proposta bipartisan che dovrebbe portare all’annullamento del cosiddetto decreto Pisanu. Ovvero di quelle norme anti-terrorismo adottate ormai cinque anni fa, tra cui una controversa regolamentazione dell’accesso al WiFi in Italia.

Una proposta bipartisan, dunque. Sponsorizzata in primis dal responsabile delle Comunicazioni del Partito Democratico (PD) Paolo Gentiloni, insieme a Linda Lanzilotta – attualmente a capo del Dipartimento per la Pubblica Amministrazione – e all’onorevole Luca Barbareschi di Futuro e Libertà per l’Italia (FLI).

Obiettivo primario, l’abrogazione dell’articolo 7 del D.L. n. 144 del 2005, poi convertito con legge n. 155 del 31 luglio 2005. In sostanza, quella norma che tuttora obbliga un gestore di pubblico esercizio a richiedere l’identificazione da parte dei suoi avventori per l’accesso alla Rete a mezzo WiFi. Dopo aver richiesto una specifica licenza al questore e prima di conservare in un apposito archivio i vari log relativi ai clienti/utenti. “Non esiste una norma come questa in tutto il mondo – ha dichiarato Lanzilotta – Abbiamo effettuato studi dai quali emerge che l’utilità effettiva di quanto previsto dall’articolo 7 è marginale”.Utilità in termini di lotta al terrorismo. “L’identificazione di un terrorista può avvenire in una svariata serie di modi – ha proseguito Gentiloni – come l’utilizzo della linea telefonica, e non è certo affidandosi alla consegna del documento d’identità al fornitore del WiFi che si garantisce maggior sicurezza”.

Non dello stesso avviso l’AD di Telecom Italia Franco Bernabé: “Non credo che quella legge vada abolita. In molti altri paesi si sta andando nella direzione della fine dell’anonimato e dell’identificazione dell’utente: il decreto Pisanu serve a quello”.

C’è tuttavia chi ha fatto notare come una simile previsione sia attualmente in vigore solo in Italia, di fatto limitando lo sviluppo del WiFi nel Belpaese. Il decreto Pisanu è stato confermato di anno in anno a ridosso delle festività natalizie. Che questo sia l’ultimo panettone?

Mauro Vecchio

Fonte: Puntoinformatico
Apr 7, 2008 - Politica    1 Comment

Matteo Colaninno capolista PD in Lombardia

TelecozzPRODI-Telecozz
Vi siete chiesti come sia possibile che capolista del PD in Lombardia sia Matteo Colaninno?
Non vi sorge un dubbio di connessioni tra l’allora presidente dell’IRI Romano Prodi (è stato nel 1978 ministro dell’Industria e, dal 1982 al 1989, presidente dell’IRI) e il padre del neo eletto? (perchè non potrà che esserlo stando in cima alla lista).

Cosa vi credete che possa fare il figlio di un Finanziere-Capitalista fortemente impegnato in Confindustria?
Gli interessi dei Lavoratori??

Tratto da: Wikipedia

Formalmente nasce nel 1994, con un atto del 30 giugno del Consiglio di Amministrazione dell’IRI che approva il “Piano di riassetto delle telecomunicazioni” nel quadro delle disposizioni contenute nella legge del 29 gennaio 1992.

Il riassetto e la fusione STET – Telecom Italia

Il riassetto prevede la fusione di cinque società del gruppo IRI-STET operanti nel settore telefonico: SIP, Iritel, Italcable, Telespazio e SIRM. Diversa sorte per Sirti (sempre gruppo STET) acquisita solo nel 1997. Dalla fusione nasce Telecom Italia.
Nel 1995, con una scissione parziale dalla casa madre, nasce Tim (Telecom Italia mobile) il cui capitale è controllato per il 63,01% da Telecom.
Per massimizzare l’incasso dalla prevista privatizzazione viene deciso nel 1997 di portare avanti il piano cosiddetto della SuperSip, ovvero la concentrazione di tutte le attività operative nella società da mettere in vendita. La Finanziaria STET e Telecom Italia vengono fuse: la nuova società prenderà il nome di Telecom Italia.
Contestualmente Seat (l’editore delle Pagine Gialle) viene scissa da Telecom Italia e nel 1996 viene portata a termine la privatizzazione a favore di Ottobi, cordata formata da De Agostini (maggior azionista), Telecom Italia (20%), Comit e Investitori Associati.

La privatizzazione

Sotto la presidenza di Guido Rossi, il 20 ottobre 1997 viene attuata dal governo la privatizzazione della società: dalla vendita del 35,26% del capitale si ricavano circa 26.000 miliardi di lire. La privatizzazione, che comporta la quasi totale uscita del Tesoro, viene realizzata con la modalità del cosiddetto nocciolo duro: si vende cercando di creare un gruppo di azionisti che siano in grado di farsi carico della gestione della società. A causa della scarsa risposta degli investitori italiani il nocciolo duro è in realtà un nocciolino duro: il gruppo con capofila gli Agnelli riunisce solo il 6,62% delle azioni e si rivela molto fragile.

L’OPA di Olivetti e la fusione Olivetti – Tecnost

A partire dal febbraio 1999 la Olivetti attraverso la Tecnost di Roberto Colaninno, già nel settore delle telecomunicazioni con Omnitel e Infostrada (queste ultime due cedute in seguito alla Mannesmann), lanciarono una offerta pubblica d’acquisto e scambio riuscendo ad ottenere nel giugno dello stesso anno, il controllo della società, con una quota del 51,02%.

Segue ….