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Ago 26, 2010 - Politica    1 Comment

Class Action all’Italiana

<B>Una legge per risarcire i consumatori<br>Ma le lobby frenano la class action</B>Rimborsi da assicurazioni, banche e Tlc. Il ministro Bersani:

“Le aziende devono sapere che avranno schiaffoni e non più buffetti”

STICAZZI! E i pompini che gli fanno? Non erano previsti?

Una legge per risarcire i consumatori

Ma le lobby frenano la class action

Disegno di legge del governo per introdurre anche in Italia le cause collettive
di MARCO PATUCCHI – del 20 Novembre 2006

ROMA – Per l’inizio della battaglia a Montecitorio ormai è questione solo di qualche giorno, giusto il tempo di smaltire le tossine del primo passaggio della Finanziaria. Ma la guerriglia degli schieramenti politici e delle lobby si combatte già da tempo e lascia intuire che lo scontro campale sarà durissimo. In palio c’è l’approvazione della legge italiana sulla class action, lo strumento giuridico che nel resto del mondo, Stati Uniti in primis, ha garantito a interi eserciti di cittadini-utenti il risarcimento dei danni provocati dagli abusi delle multinazionali. E che nel nostro Paese sta agitando i sonni di banche, assicurazioni, gestori telefonici, utility.

Come tradizione, l’Italia arriva buon ultima, a decenni e decenni dalle “crociate” di Ralph Nader, il primo paladino americano delle azioni collettive: e mentre sono già nei libri di storia le cause milionarie vinte dai cittadini americani contro le mistificazioni dei colossi del tabacco e gli errori delle case automobilistiche, qui da noi siamo ancora fermi alle suggestioni letterarie dei romanzi di John Grisham o a quelle cinematografiche di Julia Roberts in Erin Brokovich.

A dire il vero, qualcosa di concreto anche nel nostro Paese si è mosso sull’onda dell’indignazione per gli scandali finanziari degli ultimi anni (da Cirio a Parmalat, dai Tango-bond alle scalate dei “furbetti del quartierino”): sono migliaia, ad esempio, i risparmiatori ammessi come parte civile al processo per il crac dell’impero Tanzi.

Ma solo tra qualche giorno si capirà se davvero governo, maggioranza e opposizione, condividono la volontà di dotare il nostro paese di una legge sull’azione collettiva. “Non vogliamo fare una cosa all’americana, mandando la gente in giro per avvocati – dice Pierluigi Bersani – però le grandi società di servizi e le grandi imprese devono imparare a comportarsi come si deve, perché sappiano di poter ricevere non solo un buffetto ma anche uno schiaffone”. Ed è proprio l'”effetto deterrente” l’obiettivo di fondo del disegno di legge che il ministro dello Sviluppo Economico – di concerto con i colleghi dell’Economia, Padoa-Schioppa, e della Giustizia, Mastella – ha presentato alla Camera e che al momento costituisce il punto di riferimento per il lavoro della Commissione Giustizia dove sono confluite le altre proposte di legge in materia.

L’articolato governativo ricalca quello che, nella passata legislatura, aveva incassato il via libera della Camera prima di arenarsi a palazzo Madama sotto i colpi delle lobby. Ma il salto di qualità del nuovo ddl è notevole. Innanzitutto perché vengono rimossi i paletti settoriali previsti dal precedente progetto di legge che introduceva la class action solo nell’ambito dei servizi finanziari. La proposta del governo, invece, non pone alcun limite, prevedendo “il risarcimento dei danni in conseguenza di atti illeciti relativi a contratti, di atti illeciti extracontrattuali, di pratiche commerciali illecite o di comportamenti anticoncorrenziali, sempre che ledano i diritti di una pluralità di consumatori”. Dunque class action non solo contro banche o assicurazioni, ma anche società telefoniche, dei trasporti, dell’energia. Ed è proprio in questi settori che si verificano gli abusi e gli errori più frequenti, con gli utenti che quasi sempre rinunciano all’azione per evitare spese legali sproporzionate rispetto alla somma del risarcimento.

Così il governo ha scelto il modello “continentale” della class action, che diversamente da quello “anglosassone”, pur ribadendo la tutela costituzionale dell’azione individuale, non lascia al singolo cittadino o a qualsivoglia soggetto la possibilità di attivare l’azione collettiva: la legittimazione, infatti, viene attribuita a “tutte le associazioni dei consumatori e degli utenti, riconosciute dal ministero dello Sviluppo Economico secondo le procedure definite dal codice del consumo (un minimo di 35mila iscritti e sportelli in almeno dieci regioni – ndr), nonché alle associazioni dei professionisti e alle Camere di commercio”.

Altro punto qualificante del ddl è la possibilità assegnata al giudice di andare oltre la semplice condanna dell’azienda, e di stabilire “i criteri in base ai quali deve essere fissata la misura dell’importo da liquidare in favore dei singoli consumatori ovvero stabilire l’importo minimo”. Uno strumento in più a disposizione del cittadino che, eventualmente fallita la conciliazione prevista in coda alla class action, porterà avanti l’azione individuale per la specifica liquidazione del danno subito.

A Montecitorio in questi giorni dovrebbe esserci il colpo d’acceleratore decisivo per la legge. Ma il condizionale è d’obbligo non solo per le distanze maggioranza-opposizione e per le fibrillazioni politiche che attraversano lo stesso centrosinistra. O magari per le lamentele di tutte quelle associazioni tagliate fuori perché non inserite nella lista del Consiglio dei consumatori. La vera incognita è nel condizionamento che sapranno esercitare le grandi aziende, sia attraverso la strategia sotterranea delle lobby parlamentari, sia con il fuoco di sbarramento già attivato dalle varie associazioni di categoria (Confindustria, Abi, Ania, Assogestioni, Assonime…): uno schieramento che, agitando lo spauracchio di “danni distruttivi” per il mercato e tribunali intasati da valanghe di cause, punta a schivare gli schiaffoni evocati dal ministro Bersani.

“C’è squilibrio nel ddl governativo – ha protestato ad esempio l’Ania, l’associazione delle compagnie assicurative – l’impresa convenuta subisce le conseguenze negative della sentenza, ma non trae beneficio dal rigetto dell’istanza collettiva”. E per l’Associazione bancaria va chiarito il modo in cui il giudice è chiamato a certificare l’adeguatezza dell’azione collettiva.

Solo le prime schermaglie di un confronto che si preannuncia durissimo. “Ci prepariamo ad una battaglia lunga e faticosa – dice Alessandro Maran, capogruppo Ds in Commissione Giustizia e relatore del ddl – ma ormai in Parlamento c’è la consapevolezza di dover dare al Paese una legge sulla class action. E così sarà”. Lobby e tenuta della maggioranza permettendo. Ieri il vicepremier, Massimo D’Alema, ha negato contrasti sulle liberalizzazioni fra i ministri Rutelli e Bersani, sottolineando che “sarebbe benvenuta una concorrenza all’interno del governo su chi è più riformatore”. Sta di fatto, però, che mentre l’iter parlamentare sulla class action muove i primi passi, il leader della Margherita ha presentato al premier Prodi un manifesto sulle liberalizzazioni che affronta anche il nodo dell’azione collettiva. Una sovrapposizione di testi poco incoraggiante.


Dal 1° Gennaio 2010 è realtà anche in Italia, ma come al solito, da NOI le cose sono fatte “alla Cazzo” e conseguentemente, posso mettere in risalto due dettagli:
il SINGOLO CITTADINO non può promuovere azione collettiva;
se un’Associazione di consumatori vincesse un’azione collettiva, chi non ha partecipato alla “prima ora”, non potrà effettuare la semplice richiesta con riferimento (come negli USA, tanto tirati in ballo solo per le coglionate comode a Lorsignori), ma dovrà COMUNQUE fare Azione Legale riferendosi a quella collettiva, con EVIDENTE AGGRAVIO DI SPESE.
Ah, DIMENTICAVO che da noi è PRIORITARIO SNELLIRE la giustizia, ma SOLO PER I CAZZI LORO, per quelli inerenti la vita dei Cittadini,….
… be possiamo prendercela nel culo anche stavolta.

Fonte: Repubblica.it
Ago 20, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Francesco Cossiga: niente da dichiarare?

Francesco Cossiga: niente da dichiarare?

RepubblicaSì, è un vizio degli Italiani, dopo morto, CHIUNQUE viene ricordato come una Brava persona.

Peccato che alcuni personaggi, Andreotti in testa, ma non è il solo, abbiano la sfrontatezza di essere ossequiati sebbene si portino nella fossa i segreti più ignobili della REPUBBLICA DELLE BANANE.


Ma, per i MORTI senza un colpevole? Quando si farà giustizia?

Ah, già, è tutto prescritto e….


SEPOLTO!!


Fonte: Youtube
Ago 18, 2010 - Politica    1 Comment

Servizi Segreti e Presidenza del Consiglio

Di_Pietro_02.jpgL’ ex Pm su ” Oggi ” spiega le sue dimissioni: mi aspettavo vendette e da privato potevo difendermi meglio

” Dossier dei Servizi su Di Pietro “

Di Muccio (FI) smentisce il Sisde: si intitola ” Achille ” , ci sono anche carte di Craxi

E’ vero: i servizi segreti spiavano Di Pietro. La clamorosa conferma . che smentisce quanto sostenuto sino a oggi dai responsabili dei servizi . arriva da Roma. Al termine di una lunga audizione di Lamberto Dini al Comitato parlamentare di controllo, l’ onorevole Pietro Di Muccio (Forza Italia) ieri sera ha rivelato che e’ stato scoperto un fascicolo, nome in codice “Achille”, contenente informazioni sull’ ex pm di Mani pulite. Il dossier potrebbe gia’ essere sul tavolo del pm Fabio Salamone che, nell’ ambito delle indagini sui tentativi di delegittimazione denunciati da Di Pietro, ha aperto la scorsa estate uno stralcio sul ruolo dei servizi segreti. Un ex agente del Sisde, Roberto Napoli, aveva rivelato a Di Pietro che il capo del Centro 1 di Roma gli aveva affidato nel ‘ 92 l’ incarico di indagare su Di Pietro. Salamone nel corso di una trasferta romana interrogo’ l’ allora capo del Sisde, Angelo Finocchiaro, che smenti’. Contemporaneamente chiese al comitato per i servizi di avere copia del rapporto che Napoli fece dopo non aver scoperto nulla contro il magistrato. Quelle carte, insieme con altre, sono state poi trasmesse alla procura di Brescia che ha avuto cosi’ conferma della veridicita’ del racconto di Napoli. Nel dossier “Achille” sarebbero contenuti anche i fascicoli trovati nello studio romano di Craxi. Di Muccio, le cui dichiarazioni sono state confermate da altri componenti del Comitato, ha sottolineato che i responsabili dei tre servizi, interpellati ufficialmente, avevano negato l’ esistenza di fascicoli su Di Pietro. E cosi’ ora si preannuncia una bufera. Il presidente del Consiglio Dini, che ha anche affrontato il tema dei 45 dossier del Sisde raccolti tra il ‘ 93 e il ‘ 94, si e’ impegnato a fare chiarezza e ha annunciato la costituzione, al ministero dell’ Interno, di una commissione di inchiesta (1) che dovra’ verificare i criteri con cui furono individutati e allontanati molti appartenenti al Sisde dopo la vicenda dei fondi neri. E intanto l’ inchiesta bresciana sull’ ex pm di Mani pulite sta arrivando al capolinea. I pm Salamone e Bonfigli prevedono di depositare le loro richieste al gip entro 10 giorni. Il principale filone di indagini, in cui Di Pietro viene chiamato in causa da piu’ parti, e’ quello sull’ informatizzazione degli uffici giudiziari, per il quale l’ ex magistrato e’ stato iscritto nel registro degli indagati con l’ accusa di abuso d’ ufficio. Nel corso dell’ ultimo interrogatorio, il 29 novembre, gli sarebbe stata contestata l’ accusa di concussione. Due sono gli episodi al centro dell’ inchiesta. Il primo riguarda un decreto approvato nel gennaio ‘ 90 dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro della Funzione Pubblica Remo Gaspari (che da Di Pietro era stato inquisito per peculato), in cui Tonino veniva nominato direttore responsabile del progetto di informatizzazione degli uffici giudiziari milanesi. Quel decreto venne poi corretto da Gaspari poco prima della registrazione alla Corte dei Conti e il nome di Di Pietro fu sostituito con quello del presidente della Corte d’ appello. L’ altro episodio risale a luglio ‘ 91. L’ ex assessore dc Francesco Rivolta . inquisito da Di Pietro per la vicenda di Lombardia Informatica . ha raccontato ai pm bresciani che il comandante dei vigili urbani di Milano, Eleuterio Rea, amico di Tonino, ando’ da lui e fece pressioni affinche’ fossero attivati canali politici che avrebbero consentito al magistrato di diventare capo dell’ Ufficio automazione del ministero. Rivolta dice che ne parlo’ al segretario regionale della Dc Gianstefano Frigerio e a quello del Psi, Andrea Parini. Entrambi hanno confermato, ma Rea nega tutto. E ieri, durante un confronto di due ore con Rivolta, entrambi sono rimasti sulle rispettive posizioni. Rea dice che quell’ incontro non ci fu e che nel ‘ 91 i rapporti con Di Pietro si erano interrotti. Intanto, nella sua rubrica sul settimanale “Oggi”, Di Pietro torna a parlare dei motivi delle sue dimissioni. “Era l’ unica contromossa possibile . spiega . per salvaguardare la bonta’ dell’ inchiesta: togliermi di mezzo come rappresentante istituzionale e affrontare da privato cittadino la vendetta”. Quella vendetta, dice, compiuta contro di lui da diverse persone (“politici e non”) perche’ aveva “osato mettere sotto processo e far condannare l’ intera nomenclatura politico imprenditoriale italiana”.

Corvi Luigi

Pagina 12
(13 dicembre 1995) – Corriere della Sera

Il 18 ottobre 1993, arriva una riforma dei servizi segreti. I nuovi servizi segreti sono accentrati nel coordinamento e nella gestione, e posti alle dirette dipendenze del presidente del consiglio, anziche’ di una commissione parlamentare come era prima.

Con la vittoria alle elezioni del 10 maggio 1994, Berlusconi eredita tale ruolo divenendo presidente del consiglio. Il sei dicembre dello stesso anno Di Pietro da’ le dimissioni dalla magistratura, perche’ c’e’ un’inchiesta del GICO e Il Sabato pubblica un dossier contro di lui. La sorgente e’ il SISDE, e il dossier si chiamava “Achille”.

Dopo la riforma del tre agosto 2007, i servizi segreti sono raggruppati sotto il comando della Presidenza Del Consiglio. Silvio Berlusconi ne e’ tutt’ora comandante.
Ha potere assoluto?
La risposta e’ NO, perche’ esiste il COPASIR, ovvero il comitato parlamentare per la sicurezza per la repubblica.

Durante la XV legislatura, il comitato era guidato (fino a gennaio 2010) , da Francesco Rutelli. Succedono tutte le infiltrazioni nella vita privata di Berlusconi, si fotografa il presidente nella sua villa sarda, e tutto quanto.

Il 26 Gennaio 2010, Massimo D’Alema, (da sempre allergico e polemico verso lo strapotere dei magistrati, per via di alcuni trascorsi giudiziari non proprio trasparenti(2) ) diventa presidente del COPASIR, ELETTO ALL’UNANIMITA’. E da quel momento, le intrusioni nella vita privata condotte dai magistrati iniziano a diminuire  di intensita’, fino a quasi scomparire.

(1) Stralci dal documento pubblicato sul Sito del Sisde Il 20 febbraio 1996, la Procura della Repubblica di Milano ha fatto pervenire al Comitato alcuni documenti sequestrati nel procedimento penale n. 9260/95 R.G.N.R., a carico di Francesco Nanocchio più altri ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza, per il reato di associazione per delinquere. Essi rivelano un complesso ed intenso lavoro volto a raccogliere note informative sui magistrati (tra i quali il dottor Di Pietro, il dottor Colombo ed altri), sulla loro vita, sulle indagini, sui rapporti dell’uno o dell’altro con i colleghi e con individuati elementi della polizia giudiziaria. Si riferiscono presunte scorrettezze, che poi verranno contestate nelle ispezioni, dall’autunno del 1994 in avanti. E’ insomma un’attività che può denominarsi di “dossieraggio”, nella quale rientrano fra l’altro le stesse insinuazioni contro il dottor Di Pietro utilizzate a più riprese dall’on. Bettino Craxi e da altre fonti (su cui si veda la precedente Relazione del Comitato, in data 26 ottobre 1995).

Durante l’autunno del 1994 – occorre ricordarlo – numerose copie del dossier risultano essere state in circolazione. Si è tra l’altro accertato che una di esse era allora nella disponibilità di Paolo Berlusconi. In relazione alla formazione e all’uso del dossier come illecito strumento di pressione, per indurre Di Pietro a dimettersi, la Procura di Brescia ha chiesto il rinvio a giudizio di Paolo Berlusconi e dell’ex ministro Cesare Previti, per il reato di concussione in concorso con gli ispettori ministeriali Dinacci e De Biase.

Nella Relazione, presentata al Parlamento il 27 luglio 1995, il Comitato aveva scritto: “Occorre d’altra parte osservare che l’allontanamento di un certo numero di appartenenti al Servizio, nel biennio 1993-1994, è avvenuto sulla base di criteri incerti, mentre rimanevano al loro posto funzionari che hanno svolto compiti rilevanti durante gli anni più oscuri, collaborando con i dirigenti coinvolti nella spartizione illecita dei fondi riservati e senza accorgersi dei gravi abusi commessi”. Le posizioni vanno riesaminate e, se vi sono state ingiustizie, devono essere rimosse.

Top VI Conclusione

La presente relazione non dà conto analiticamente di tutte le attività svolte e di tutti i documenti acquisiti negli ultimi mesi, relativi alla ordinaria attività di controllo. Sono stati trasmessi al Comitato, dall’inizio della legislatura, 669 documenti e si sono tenute 72 sedute del plenum e 10 riunioni dell’Ufficio di Presidenza. Il Comitato ha svolto 49 audizioni.
A conclusione dei propri lavori, il Comitato ha voluto affrontare soltanto alcune questioni più rilevanti, che non ha ritenuto di lasciare sospese, nel momento in cui si interrompeva la legislatura.
Per i profili più generali di analisi del sistema di informazione e sicurezza e per le proposte di riforma che si possono consegnare all’attenzione del futuro Parlamento, il Comitato rinvia alle precedenti Relazioni e soprattutto alla prima, del 6 aprile 1995.
Dall’analisi delle situazioni controverse di cui anche questa Relazione si occupa, risulta nettamente confermata l’urgenza che le linee già indicate dal Comitato siano al più presto discusse dal Parlamento e tradotte in atti legislativi conseguenti.
Per quel che riguarda il potenziamento del controllo parlamentare, oltre a tutte la proposte già avanzate, si sottolinea l’esigenza che il Comitato, almeno per alcuni specifici settori di attività (o per individuati oggetti di indagine) possa valersi dei poteri che l’articolo 82 della Costituzione riconosce alle Commissioni parlamentari d’inchiesta.

Quindi: FUFFA
Fonte: Corriere.it
Ago 17, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Prodi: Delbono, una ragazzata

Prodi: Delbono, una ragazzata

Romano Prodi

Prodi: Delbono, una ragazzata.
Bersani: non sono d’accordo

Il professore: “Ma chi comanda ora nel Pd?”

Carte di credito pubbliche per viaggi privati? Bazzecole. Per Romano Prodi quel che ha fatto il sindaco di Bologna, Flavio Delbono, non è niente di così grave. Aprofittare del proprio ruolo per mantenere un’amante, a Bologna, che sarà. E poi si parla di pochi spicci, mica di grandi cifre, come se il problema del sottrarre fondi pubblici fosse nella dimensione e non nell’atto. Il ritorno del Professore sui giornali è segnato da questa brillante affermazione: “Prima di tutto, analizziamo la dimensione del problema. Di cosa si sta parlando? Non si distrugge la vita di un uomo, come è accaduto in questi giorni, per una storia come quella, per una manciata di euro…”.

Libero-news.itLibero-news.it

Sa cosa mi dispiace, soprattutto? Vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme

Romano Prodi lo dice alla moralista e rigida La Repubblica, che in questo caso però soprassiede. “Certo -ammette Prodi- doveva essere più accorto. Ma in questi giorni nessuno si è limitato a dire questo: gli hanno dato del delinquente, invece. Hanno parlato di limite etico travolto. Eppure altrove, per altri amministratori locali di centrodestra che ne hanno combinate di tutti i colori, nessuno ha gridato allo scandalo, e si è mai sognato di chiedere le dimissioni. Allora queste cose le vogliamo dire sì o no?”. A chi Prodi faccia riferimento non è dato sapere. Resta la doppia morale del Pd.

“Ma anche le dimissioni, vede, confermano la differenza di stile di Delbono: ha compiuto un atto di responsabilità verso la città. Ora sarà più libero di dimostrare la sua innocenza, della quale – sottolinea l’ex premier – sono non sicuro, ma sicurissimo. Non era obbligato a dimettersi, ma l’ha fatto. Ha messo il bene comune sopra a tutto, prima delle convenienze personali. Chi altri l’avrebbe fatto? La Moratti, forse?”.

Picconata al Pd- Chi comanda, dunque, nel Pd? La domanda resta inevasa. Il Professore sa che per la successione alla carica di primo cittadino si fa proprio il suo nome: “Ma non ci pensi neanche un momento… Gliel’ho già detto: in politica o si sta dentro, o si sta fuori. E io dentro ci sono già stato anche troppo. Mi riposo, leggo, studio molto, faccio le mie lezioni qui in Italia e in Cina. E sono sereno così”. A chi lo indica come il salvatore della patria replica secco: “Eh no, salvatore della patria no. Va bene una volta, va bene due volte, ma tre volte proprio non si può. Grazie tante, ma abbiamo già dato”. “Sa cosa mi dispiace, soprattutto? E’ vedere che ormai sembra sempre più debole la ragione dello stare insieme”.

Bersani: non sono d’accordo- “Per Prodi ho un affetto e un rispetto inattaccabili, anche quando gli si attribuiscono cose sulle quali posso non essere d’accordo”. Pierluigi Bersani, commenta così le parole di Romano Prodi.

“Delbono ha compiuto un gesto veramente apprezzabile, che testimonia di una persona e una città – dice Bersani – Paese che vai, usanze che trovi; ci sono posti dove esistono altre logiche, ma non lì a Bologna. Un amministratore che dice ‘prima la citta è qualcosa che ci invita a riflettere: prima di tutto la città, prima di tutto l’Italia, chi governa deve rispettare il Paese”. Nel frattempo a Bologna si va a grandi passi verso il voto anticipato. Lo chiede il Pd locale e il ministro dell’Interno, Roberto Maroni si dice “disponibile” in caso di richiesta “unanime”.


Ricordatevi i corsi e ricorsi storici. Il “professore” risalta fuori dal cilindro ogni volta che c’è ODORE DI ELEZIONI.

Vederete che lo riproporranno come il peperone dopo cena!

Fonte: libero-news.it
Ago 13, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Armi Nucleari e Batteriologiche?

Armi Nucleari e Batteriologiche?

Federazione RussaUSraele li ha! Accusano gli altri (Saddam Hussein prima, e Mahmud Ahmadinejad in tempi più recenti) , ma li producono in barba a quanto previsto nei trattati internazionali, rifiutano le ISPEZIONI sul loro territorio e fanno completamente i cazzacci loro!!

 

Tratto dal sito del :
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DELLA FEDERAZIONE RUSSA
Dipartimento Informazione e STAMPA


Tradotto in automatico dal Sito, ho provato ad evidenziarne i punti salienti: Il RISPETTO DEI TRATTATI INTERNAZIONALI di NON proliferazione riguardante Armi Nucleari e Batteriologiche!!


La Russia ha ripetutamente espresso preoccupazione per la modifica non autorizzata dei cinque silos dei missili (MSE) missili balistici intercontinentali (ICBM) nel sito di test a Vandenberg lanciatori missili intercettori, che è contraria alle disposizioni del trattato. Lasciato aperta la questione per quanto riguarda le procedure di rinnovo degli Stati Uniti

bombardieri pesanti (TB) bombardieri B-1 attrezzato per le armi non-nucleari, così come la loro casa. Stati Uniti non ha presentato prove convincenti che hanno utilizzato una serie di procedure non consente di invertire la conversione della TBC convenzionali l’opzione nucleare.

Ci sono state ignorate, le preoccupazioni della Russia in relazione alla gestione e manutenzione dei sommergibili americani, dotati di lanciamissili (PU) SLBM nel Trattato per l’impianto, non dichiarato, che si trova a Cape Canaveral. Ripetutamente sottolineato la parte americana e l’uso non autorizzato di DSNV-1 le procedure per l’eliminazione del tipo di missili balistici intercontinentali “MX”, così come la ristrutturazione del PU SLBM Trident-I “.

Trattato per l’eliminazione delle forze nucleari a medio raggio (INF)

Stati Uniti a praticare gli elementi di un sistema di difesa missilistico con una famiglia di missili bersaglio che simulano una vasta gamma di missili balistici a raggio intermedio: NERA (poligono di tiro – fino a 1200 km), LRALT (2000 km), MRT (1100 km).

L’attuazione del lancio di questi prodotti sono trattati in conformità con il trattato INF come terreno di prova basato missili balistici di medio raggio “nuovo tipo”, che è una violazione diretta della sua posizione di principio – l’articolo VI, che vieta la “fabbricazione di intermedio e missili a corto raggio e condurre i propri voli di prova.”

Nel campo della non proliferazione nucleare

1. A seguito di violazioni delle misure di sicurezza contro le radiazioni e dei regolamenti relativi allo stoccaggio di materiali radioattivi in un certo numero di società americane e delle organizzazioni solo nel periodo 1996-2001. è stato perso circa 1500 sorgenti di radiazioni ionizzanti.

Nel 2004, ha rivelato evidenza di perdita da Pacific Gas and Electric Company (California), tre segmenti di barre di combustibile esaurito dagli elementi di combustibile utilizzato nei reattori nucleari Hambolt Bay. Nello stesso anno è stato sequestrato il contenitore, contenente materiali radioattivi di cesio-137 e americio-241, di proprietà della Fondazione Engineering Scene (Virginia). Nel dicembre 2005, ora Ground Engineering Consultants (Colorado) ha perso sorgenti radioattive contenenti cesio-137.

2. Nell’ottobre del 2006, al Los Alamos National Laboratory, il centro di ricerca di piombo del complesso di armi nucleari è stata rivelata la perdita di mezzi di comunicazione elettronici con informazioni classificate. La particolarità di questo incidente è che, a differenza di molti incidenti precedenti, in cui i segreti nucleari cadano nelle mani dei segreti stranieri, e questa volta sono stati scoperti dalla polizia in materia penale il traffico di droga gang-related.

Convenzione per la proibizione delle armi chimiche

1. legislazione statunitense in materia di non proliferazione e la distruzione di armi chimiche da parte statunitense permette di eludere le prescrizioni della Convenzione sulla proibizione delle armi chimiche. Presidente degli Stati Uniti concesso il diritto di rifiutare di effettuare ispezioni ai sensi della Convenzione sulle strutture chimiche statunitensi (Ancora cercano quelle di Saddam Hussein n.d.r.). Inoltre, i campioni prelevati durante le ispezioni può essere vietata da esportare al di fuori del paese.

2. Il governo americano ha presentato al segretariato tecnico dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) per l’eliminazione del periodo 2003-2008 delle armi chimiche irachene (CW). Secondo la presentazione, entro un determinato periodo di tempo da parte delle forze Usa in Iraq trovato le analisi chimiche delle sostanze velenose (RH) e di munizioni chimiche. Tutti i campioni e alcune munizioni da agenti chimici sconosciuti sono stati inviati per l’identificazione negli Stati Uniti, dove sono state poi scartate. In questo tempestiva informazione all’OPCW o sul fatto di scoperta, né sul fatto dell’eliminazione degli americani CW è stata condotta. I dati sulle aree decontaminare nei documenti disponibili.

Così, ha presentato i documenti dell’OPCW dimostrare una violazione delle disposizioni statunitensi in materia di procedure per la dichiarazione e la distruzione degli agenti chimici.

La Convenzione sulla proibizione delle armi biologiche Convenzione (BTWC)
Le violazioni delle prescrizioni degli Stati Uniti di cui all’articolo I della BWC
Formalmente, senza violare i suoi obblighi e sostenere l’importanza della BTWC, l’amministrazione statunitense, tuttavia, continua ad evitare di stabilire qualsiasi forma di controllo internazionale della sua attività biologica. Una caratteristica di questa politica è l’insistenza sulla sminuire il ruolo del BWC a rafforzare la non proliferazione di armi biologiche.

1. Negli Stati Uniti continuano le unità università. Pennsylvania studio del virus del vaiolo sintetico, che ha causato una valutazione mista del mondo nel 2002. Nonostante il divieto della Organizzazione Mondiale della Sanità ad effettuare tali lavori, dovrebbero essere giustificato dal desiderio di studiare questo agente ad un livello qualitativamente diverso da quello che ha fatto prima della sua distruzione ufficiale nel 1980.

2. Particolarmente discutibile dal punto di vista l’articolo I della BWC sguardo notevolmente intensificato negli ultimi anni, e giustificato dalla necessità di combattere il terrorismo in indagini della cosiddetta “valutazione della minaccia”. Essi coinvolgono non solo l’eredità del “difensive” soggetti per studiare gli effetti dannosi degli agenti biopathogen noti (BPA), ma un tentativo pratico di crearne di nuove, compresi gli agenti geneticamente modificati per la simulazione delle possibilità di organizzazioni terroristiche. Tali lavori sono iniziati a metà del 1990, quando come il principale nemico degli Stati Uniti sono stati i cosiddetti “stati canaglia” (progetto “Clear Vision”, “Bacco”, “Jefferson”, ecc.) Allo stadio attuale di svolgere questi lavori affidata alle istituzioni di ricerca del Ministero della Sicurezza Interna.

Le violazioni delle prescrizioni degli Stati Uniti di cui all’articolo IV della BTWC e 1540 delle Nazioni Unite

In conformità alla legge degli Stati Uniti, tutti gli istituti di ricerca del paese, lavorando con patogeni (che causano malattie) organismi, devono essere appositamente certificata dagli organi autorizzati del Ministero della Salute o il Ministero dell’Agricoltura, a seconda del tipo di agente patogeno (umano, animale o vegetale), e di riferire periodicamente sui il loro uso e il trasferimento. Nel frattempo, i requisiti di legge degli Stati Uniti sono sistematicamente violati.

1. La revisione contabile nel 2005, la attività di corrispondente del Ministero dell’Agricoltura nel suo audit office scoperto violazioni numerosi associati alla procedura di trattamento delle domande di organizzazioni interessate e prendere decisioni, il controllo sulla manutenzione degli impianti nella sicurezza e preservation di collezioni di agenti patogeni, la tolleranza a il lavoro di dipendenti, ecc No un adeguato controllo da parte delle autorità di regolamentazione ha portato alla identificazione, nel 2005, tre organizzazioni di possedere illegalmente pericolose malattie infettive di piante e animali, ivi compresa l’encefalomielite equina orientale virus (tasso di letalità per gli esseri umani – 35%). Come risultato, il Ministero delle attività di monitoraggio del traffico di microrganismi patogeni è stata valutata come insufficiente, ma sottolinea anche i casi di occultamento dei suoi funzionari individuati nel violazioni sorvegliato istituzioni.

2. Nonostante l’inasprimento delle norme relative al trattamento pericolose malattie infettive, un aumento drammatico del numero di persone aventi diritto ad esse collegate in parallelo con il declino generale delle loro competenze professionali sono ragioni oggettive per l’elevata incidenza di infezione Laboratory personale interno e di altri incidenti in questo settore che si sono verificati negli ultimi anni. In particolare, i fatti riportati nel centro medico dell’Università di Boston (infezione della tularemia, agosto 2004), l’Istituto di ricerca a Oakland (frammenti di New Jersey; infettati con l’antrace, giugno 2004), il laboratorio di microbiologia del Rocky Mountain (Denver, pz. Colorado; infezione da febbre Q, febbraio 2005), l’Istituto di ricerca della Sanità (perdita di roditori infetti da peste, settembre 2005), del Midwest Research Institute (Kansas City, pz. Kansas; infettati con l’antrace, ottobre 2005) e altri.

3. Un caso particolare risonanza di infezioni era dipendente della University of Texas (College Steyshn), la brucellosi, nascondendo la leadership di questa istituzione e il pubblicizzato solo nel mese di aprile 2007. La sua ragione era evidente non conformità alle regole di gestione dei laboratori che disciplinano l’ammissione di personale per lavorare con microrganismi patogeni, che ha portato alla violazione delle misure di sicurezza speciali. Detenuti sul fatto di controllo individuato un numero aggiuntivo personale delle infezioni di febbre Q, così come la perdita di numerosi suoi infetto animali da laboratorio. L’Università è stato revocato la licenza di condurre tali studi.

4. Nel settembre 2008, ha pubblicato i risultati della somministrazione di responsabilità dei governi verificare lo stato di protezione fisica dei centri di ricerca privati con i laboratori più alto livello di biosicurezza (Istituto di Virologia e Immunologia sud-ovest Fondo di Ricerca Biomedica (San Antonio, pz. Texas) e il Centro di Virologia e Immunologia, Università di pz. Georgia (Atlanta)). Si è constatato che non sono abbastanza affidabili e non possono impedire l’ingresso non autorizzato, in sostanza, dando misure di sicurezza negli impianti simili che sono di proprietà federale (l’assenza di pattuglie armate, barriere automatiche ai cancelli d’ingresso, metal detector, ecc.) Condotta nel luglio 2010 una nuova ispezione ha rivelato ancora una volta le stesse debolezze che mostra disprezzo per la loro guida rappresentazioni in precedenza.

5. Negli ultimi anni, le agenzie di intelligence degli Stati Uniti hanno più volte ostacolato i tentativi di esportazione illegale di attrezzature e materiali destinati alla ricerca microbiologica e biotecnologici, nonché agenti patogeni. Ad esempio, nel gennaio 2006, due anni di carcere foglie T. Butler, Fellow Centro di Igiene ed Epidemiologia, Texas Tech University, che è stato condannato per violazione della importazione e l’esportazione dagli Stati Uniti di microrganismi patogeni. Questo specialista, lavorando in Tanzania nel 2001-2002, più volte i campioni di contrabbando in Stati Uniti batteri di peste, così come li trasporta in tutto il paese. Inoltre, al momento del suo arresto da parte dell’FBI, nel gennaio 2003 T. Butler non era in grado di spiegare la scomparsa di 30 campioni di questo patogeno, che non sono stati successivamente trovati.

Le violazioni degli obblighi degli Stati Uniti sotto la fiducia BWC costruzione misure

Nel quadro di tale convenzione è un meccanismo di fiducia, il che implica una dichiarazione annuale da parte degli Stati in merito al contenuto delle loro ricerche microbiologiche e di ricerca correlate. Questo mette in evidenza le sezioni della disponibilità di programmi di difesa biologica (una forma di “A”, parte 2 II). Il meccanismo è ormai praticamente l’unico strumento significativo per ottenere tali informazioni e, quindi, anche se la relativa trasparenza del lavoro svolto.

Usa esclusi dal numero dei dichiarati alcuni oggetti medica e biologica a causa della mancanza di criteri di certezza per l’identificazione di programmi di ricerca nazionali, tra cui militari, alla categoria specificata. In particolare, gli Stati Uniti ogni anno non ha dichiarato la propria rete di centri di ricerca medica militare, schierato in Indonesia, Tailandia, Perù, Egitto, Kenya e altri paesi sotto il pretesto della loro posizione al di fuori del territorio degli Stati Uniti.

In una rapida escalation della portata e il ritmo della ricerca biologica nel periodo di 2001-2009 anni negli Stati Uniti c’è stato un trasferimento di gran parte dei dipartimenti e agenzie civili e anche imprese private. Inoltre, alcune di queste opere provengono dalla categoria di “protezione” e ha dichiarato anti-terrorismo, che evita anche la necessità di dichiarare come parte delle misure di rafforzamento della fiducia e ridurre ulteriormente la possibilità di controllare la comunità mondiale.

Codice di condotta dell’Aia contro la proliferazione dei missili balistici

In conformità con gli impegni volontari assunti da una parte di quella del codice dell’Aia di condotta, gli Stati membri dovrebbe espandere measures a ensure fiducia nei programmi, missili balistici, veicoli di lancio nello spazio e il lancio ground (test) sites, per rendere dichiarazioni annual dei loro politiche su questi temi, così come la quota di notifica preventiva di lancio dei suoi missili balistici, lo spazio veicoli di lancio e di condurre lanci di prova. Inoltre, devono fornire informazioni annuali sul numero e la classe generale dei missili balistici lanciati da l’anno precedente.

Solo maggio 2010 gli Stati Uniti cominciarono a presentare un preavviso di missili balistici e veicoli di lancio nello spazio, con le riserve di parte americana il diritto di non comunicare alcuni dei trigger per scopi militari. Tale approccio pregiudica il funzionamento del codice di condotta dell’Aia nel suo complesso.

In materia di regimi internazionali di controllo delle esportazioni

1. Le aziende americane continuano a fornire attivamente una varietà di prodotti relativi alla tecnologia missilistica e relativo know-how ai paesi stranieri, circa un terzo dei quali non sono membri del regime internazionale per la Missile Technology Control Regime (MTCR), tra cui Egitto, Israele, Kuwait, Oman, Emirati Arabi Uniti e Taiwan. Si richiama l’attenzione sul fatto che anche in questi casi, il controllo l’uso di missili destinazione finale, prevista dalla legislazione degli Stati Uniti su base regolare non è fatta.

2. Contrariamente ai principi della dell’MTCR dall’interazione di Washington e Tel Aviv (non un membro del regime) in un progetto comune per creare un missile intercettore Arrow-2. In conformità con l’accordo bilaterale del 2002 tra la Boeing e la Israel Aircraft Industries negli Stati Uniti ha organizzato la produzione di grandi parti di missili tale da assemblare in Israele. Questi componenti appartengono alla prima categoria di dispositivi per la classificazione del MTCR, per i trasferimenti di cui lo Stato di esportazione deve esercitare la massima moderazione.

3. In cooperazione scientifica e tecnica degli Stati Uniti in Israele ha creato una a tre stadi a combustibile solido razzo tipo Shavit (peso di partenza di circa 30 m, lunghezza circa 18 m, diametro del corpo cilindrico 1,35 m).

4. Washington è costantemente di fronte a violazioni della normativa in materia di controllo delle esportazioni dalle strutture nazionali commerciale e privato di imprese militari.

In particolare, la gestione della sicurezza industriale di U. S. Dipartimento del commercio soltanto nel primo semestre del 2008 ha rivelato più di 70 le esportazioni non autorizzate di beni e tecnologie di impiego militare e duale. Inoltre, il maggior numero di tali operazioni è stato effettuato con i paesi iscritti su Washington nella cosiddetta “lista nera” – Cina, Iran, Siria e Libia.

5. Accounting Office (MFI), della U. S. Congresso durante l’ispezione di routine del Pentagono relativi alla vendita di sistemi d’aria d’oltremare uomo-portatile difesa (MANPADS), hanno mostrato discrepanze significative nelle varie agenzie militari della quantità di tali forniture. Così, secondo il Ministero dell’Esercito 1982-2004, gli Stati Uniti 7.551 STINGER esportato in 15 paesi.

Fonte: mid.ru
Ago 11, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su STOP al QUORUM!

STOP al QUORUM!

STOP al QuorumA distanza di oltre un anno, il risultato langue nonostante proposte parlamentari e raccolte di firme. La Proposta di Modifica Costituzionale del Sen. Oskar Peterlini (Südtiroler Volkspartei) con data 4 Marzo 2009 langue senza essere neppure calendarizzata.
Il QUORUM nei referendum è quel perverso meccanismo che consente ai politici di prenderci per il culo BEN SAPENDO che MOLTI cittadini sono COGLIONI E NON VANNO A VOTARE!!

Tutti ricordate certamente che già TROPPE volte, alcuni prtiti hanno addirittura SUGGERITO ai propri elettori, in occasione di più referendum, di NON ANDARE A VOTARE, certi del fatto che in tal modo si sarebbero potuti fregiare del “CONSENSO” di quanti in realtà NON votano solo perché non sono interessati a farlo.
Avevo già trattato l’argomento il 6 Ottobre 2008 col mio post: Quorum Referendario, PERCHE’?
Dove evidenziai i risultati dei referendum dell’ultimo ventennio (DAL 1997): SOLDI BUTTATI E BASTA!!

E quei pochi risultati validi negli anni immediatamente precedenti…, COMPLETAMENTE DISATTESI (Privatizzazione RAI) o AGGIRATI (il Finanziamento Pubblico ai Pariti è diventato RIMBORSO ELETTORALE.

18 e 19 aprile 1993 Finanziamento Partiti 77,0% raggiunto 90,3% 9,7% SI Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (secondo tentativo).
11 giugno 1995 Privatizzazione RAI 57,4% raggiunto 54,9% 45,1% SI Abrogazione della norma che definisce pubblica la RAI, in modo da avviarne la privatizzazione.

Tratto da: referendumdemocraziadiretta.it:
Un decalogo contro il quorum di partecipazione         Lunedì 31 Agosto 2009 17:46

1.A causa del quorum, chiunque non si reca a votare conta automaticamente come un “No”, mentre in realtà ci sono tantissimi motivi personali che possono impedire la partecipazione ad un referendum: la mancanza di conoscenza dell’argomento, l’indecisione, il disinteresse e mille altre ragioni private. Nel caso delle elezioni tutti questi motivi sono ragioni di astensione dal voto o della non-partecipazione, ma non equivalgono ad un voto contrario. Nelle elezioni contano solo i voti validi per i partiti e i candidati. Anche la non-partecipazione al voto referendario quindi va considerata per quello che è: un’astensione dal voto senza influenza sul risultato.

2. Attraverso il boicottaggio del referendum la partecipazione al voto scende facilmente sotto il 50% degli aventi diritto al voto richiesto per la validità del risultato della consultazione. Gli oppositori, sfruttando il meccanismo del quorum, cercano di invalidare la consultazione invitando gli elettori a disertare le urne, contando su coloro che non andrebbero comunque a votare. Perciò gli oppositori non devono più convincere i cittadini con argomenti e proposte alternative, ma si fermano ad appelli al boicottaggio. Solo in assenza di quorum contano veramente gli argomenti, perché sia i promotori che gli oppositori sono tenuti a convincere la maggioranza dei cittadini.

3. I cittadini attivi politicamente si impegnano ad informarsi e a farsi un’opinione per poi recarsi a votare. I non interessati e i fautori del boicottaggio non vanno alle urne. In caso di referendum invalidato a causa del mancato raggiungimento del quorum, i primi vengono di fatto puniti per il loro impegno civico, mentre i secondi, boicottatori e disinteressati, vengono premiati per una scelta che di fatto danneggia il confronto democratico.

4. In un certo senso a causa del quorum di partecipazione anche il diritto al voto segreto viene indebolito: chi nonostante un boicottaggio si reca ugualmente alle urne da parte degli oppositori viene automaticamente considerato un avversario politico.

5. In Italia non è previsto quorum nel caso di referendum molto importanti quale il referendum confermativo facoltativo relativo alle leggi costituzionali (art. 138, 2° comma) e nel caso delle leggi sulla forma di governo (leggi elettorali e di democrazia diretta) a livello regionale.

6. Per il voto elettorale a nessun livello governativo è previsto un quorum minimo di partecipazione: solo chi vota può decidere. Non esiste il “numero legale” nelle elezioni politiche.

7. Il timore che una piccola minoranza molto attiva possa imporre i suoi interessi ad una maggioranza passiva non è motivato. Le ricerche sul comportamento degli elettori evidenziano che nelle votazioni contese il tasso di partecipazione è alto e la maggioranza dei cittadini esprime chiaramente il suo rifiuto alla proposta di una minoranza. I partiti e le forze sociali, che pretendono di rappresentare la maggioranza della società, sono comunque sempre liberi di mobilitare i loro sostenitori a votare contro un quesito referendario, che si presume rifletta solo l’interesse di una minoranza.

8. In Svizzera, negli USA, in Baviera ed in altri paesi non esiste il quorum di partecipazione. Nonostante la partecipazione alle votazioni referendarie in Svizzera oscilli “solo” attorno al 40%, nessuna forza politica rivendica seriamente un quorum di partecipazione, sapendo che si aprirebbe un varco a manovre tattiche e a strumentalizzazioni politiche.

9. La democrazia diretta deve promuovere e non scoraggiare la partecipazione dei cittadini. Uno degli obiettivi principali della democrazia diretta è la promozione della partecipazione dei cittadini, ribadita dall’attuale art. 118, comma 4 della Costituzione. Un alto livello di partecipazione non viene raggiunto imponendo l’obbligo legale di raggiungere una quota predeterminata e non è certo perché esiste il quorum che si convincono a votare cittadini non interessati. Avviene invece il contrario: i cittadini interessati e motivati, dopo una serie di esperienze con referendum falliti per mancato raggiungimento del quorum, si sentono frustrati e perdono la fiducia in questo strumento. In questo senso paradossalmente essi sono scoraggiati proprio dal quorum di partecipazione perché si devono confrontare con una fetta di concittadini che boicottano la votazione. È quindi un circolo vizioso. Benché originalmente il quorum fosse  inteso come uno stimolo alla partecipazione, è innegabile che oggi il quorum determini il rifiuto del dibattito e dell’impegno. I gruppi più penalizzati da questo meccanismo sono proprio le minoranze sociali che non riescono a sollecitare ampie fasce di popolazione.

10. Il quorum scaturisce dalla sfiducia nei cittadini. Oggi gli strumenti referendari sono strumenti di partecipazione attiva e non più di sola “difesa in casi estremi”. Le procedure di democrazia diretta devono essere disegnate di modo tale da incoraggiare la comunicazione a tutti i livelli e, in quest’ottica, un quorum di partecipazione, con le relative campagne di boicottaggio, tende ad essere di ostacolo per una buona comunicazione. È più facile rifiutare ogni dibattito, istigando i cittadini a non votare, piuttosto che affrontare di petto un dibattito pubblico e una votazione senza quorum.
Il quorum di partecipazione del 50% non è una norma fondamentale del nostro ordinamento costituzionale, tant’è vero che è previsto solo da uno dei due tipi di referendum nazionali oggi istituzionalizzati. Rifacendosi agli esempi funzionanti in vari altri paesi, in Italia è ora di abolire il quorum di partecipazione sia a livello nazionale, regionale che comunale.

Thomas Benedikter,  autore del volume “Democrazia diretta – Più potere ai cittadini”, Edizioni SONDA, aprile 2008

Fonte: referendumdemocraziadiretta.it
Ago 10, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Fini & Co.

Fini & Co.

Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera Gianfranco Fini, e il fratello Giancarlo

Stato LIBERO?

Repubblica fondata sul Lavoro?, ma di chi?

A dimostrazione di quanto avviene, sotto in nostri occhi, ma SOLO per chi sà guardare, un esempio di come funzioni la Repubblica fondata sulle Banane, attualmente quelle di Papi chulo e dei suoi Berluscones.

Si, prima del nanetto gli altri hanno fatto lo stesso, ma adesso è di Lui che ci interessiamo in quanto artefice di vane promesse da ripuliutore di Caste di Sinistra incancrenite nell’arco dei precedenti 50 anni di repubblica (dei fichi secchi).

Un esempio palese?

La querelle con il sig. Fini, che dal MSI ha ben pensato di mettersi la Kippà, leccare il soprascroto degli Israeliani (perchè almeno questo gli è apparso subito chiaro: non si stà al potere se non hai gli AMICI GIUSTI) e “sdoganarsi” ai più.

Già, peccato che chi lo ha sostenuto fino a ieri, già non gli perdonasse il PDL, (elettori di MSI/AN non gradiscono il mafionanetto pupillo di Craxi).

Ed ora, che ha spaccato i piatti in casa PDL, saltano fuori gli “scheletri dell’armadio” di casa. Anche Lui, come nella migliore tradizione parlamentare, sposato, divorziato, accoppiato a moglie d’altri magari più giovani di 20 anni, ma OSTENTATAMENTE Cattolico ed osservante del “Baciamanesimo” . Si è accoppiato con tal Elisabetta Tulliani (ex di Luciano Gaucci, scampato all’arresto per Bancarotta fraudolenta con la FUGA a Santo Domingo, che solo per aver avuto lo stomaco di averglielo succhiato, non ni ci sarei neppure avvicinato al cinema) e, avendo pestato la forfora al Presidente del Consiglio, si trova nei guai lui, lei, il fratellino Giancarlo (che usufruiva di una casa a Montecarlo la cui provenienza è ancora tutta da accertare) e la mammetta dei due  tal Francesca Frau alla quale, la RAI (mica Mediaset) ha chiuso le porte contrattuali per contratti in essere PROBABILEMNTE sponsorizzati dal Più amato dalla Sinistra di questi giorni.

A dimostrazione della mia tesi, il fatto che certi CAZZI, siano venuti fuori proprio adesso che è diventato antipatico al fidanzatino basso.

Meditate, gente, meditate….
… e chiedetevi: CHI comanda in RAI?

Ed ancora: in questo modo, otterrà le dimissioni di Fini?

E pensare che tutto ha avuto inizio da: “L’eroe è Paolo Borsellino. Mangano è un cittadino condannato per mafia, certamente non è un eroe”

Ovvio, direte, ma non sono parole mie, ma del sig. Fini pronunciate in via D’Amelio davanti al popolo delle ‘agende rosse’ hanno rappresentato l’inizio dello scontro politico più aspro degli ultimi anni.


La Rai chiude la porta ai Tulliani

Niente contratto alla società della madre, sospesa una miniserie che avrebbe Giancarlo tra i produttori

caso tulliani

La Rai chiude la porta ai Tulliani

Niente contratto alla società della madre, sospesa una miniserie che avrebbe Giancarlo tra i produttori

ROMA – La voce circolava da giorni ma ieri, dal settimo piano di viale Mazzini, è arrivata un’informale quanto autorevole conferma: addio a ogni contratto Rai per Francesca Frau, madre di Elisabetta e Giancarlo Tulliani. Dal prossimo autunno non lavorerà più né per Raiuno né per altre reti Rai. «Non è previsto alcun suo contratto», assicurano negli uffici tra la direzione generale di Mauro Masi e il consiglio di amministrazione.

C’è formalmente una ragione legata al palinsesto: Caterina Balivo non condurrà più «Festa Italiana», programma di punta del pomeriggio di Raiuno. Lì la società At Media (Absolute Television Media, per il 51% di Francesca Frau, fondata soltanto nel 2009) proprio nella stagione 2009-2010, aveva ottenuto un bel contratto: per assicurare in appalto esterno (in una trasmissione che nel 2008-2009 era stata interamente prodotta dalla Rai) lo spazio «Per capirti», dedicato al contrasto tra genitori e figli, aveva concordato un compenso di 8.120 euro a puntata.

Moltiplicati per le 183 puntate previste, si arriva a un milione e mezzo di euro. La Balivo traslocherà da settembre su Raidue per dare manforte al pomeriggio. La decisione originaria della fine del contratto appartiene al direttore Mauro Mazza (area Fini). Il quale ha detto ai suoi che la decisione è legata a motivi «squisitamente editoriali» proprio per il trasloco della Balivo.

Comunque sia, la At Media, a nemmeno un anno dalla sua fondazione e dopo una stagione con un ottimo contratto, da ottobre si ritroverà senza impegni con la Rai. Niente Balivo, certo. Ma sono in molti a parlare di inequivocabili «suggerimenti» arrivati dai piani alti, per motivi di palese opportunità, ai responsabili delle reti generaliste. Facile immaginare che sarà molto complicato, anche in futuro, per la At Media riaprire un dialogo con viale Mazzini. Altra questione non secondaria.

Nella sua ultima riunione il Consiglio ha rinviato la firma del contratto per la miniserie tv in due puntate «Mia madre», diretto da Ricky Tognazzi (ormai realizzato e in fase di post-produzione). La proprietà della casa produttrice era stata definita «opaca» spingendo a una approfondita indagine. Si tratta della Ellemme Group, capitale sociale di 120.000 euro che fa capo a due società londinesi. Cioè la Elmold ltd e la Art Gold ltd, con sede a Charlton Street a Londra. La presidenza della società è affidata a Massimo Ferrero, discusso ed effervescente produttore televisivo. Con una decisione che ha sorpreso molti, Rai Cinema ha già preparato un contratto che prevede un minimo garantito di 600 mila euro (considerato dagli esperti Rai abbondante rispetto a una previsione di incassi nelle sale dopo il passaggio televisivo) con una partecipazione Rai alla produzione prossima ai cinque milioni di euro. La «opacità» era legata non solo alle due società britanniche ma anche alle voci insistenti che circolavano alla Rai, e arrivate fino al Consiglio, di una possibile partecipazione occulta di un altro partner: Giancarlo Tulliani, fratello di Elisabetta, mai titolare di un vero e proprio contratto con la Rai ma per mesi insistente sponsor di varie iniziative. Così insistente da aver causato la rottura dei rapporti pluridecennali tra Guido Paglia e Gianfranco Fini. Gli avvocati delle parti hanno recisamente smentito il collegamento Tulliani-Ferrero. Infatti l’«investigazione» avrebbe escluso ogni ombra sulla Ellemme.

Sono ore in cui la Rai ribolle di chiacchiere e pettegolezzi sui Tulliani. C’è chi sottolinea che la nomina di Paolo del Brocco ad amministratore delegato di Rai Cinema sarebbe arrivata non solo dopo l’ipotesi di contratto con Ferrero ma anche dopo l’acquisto, da parte della Rai, di tre film proposti da Federico Passa, con cui Tulliani aveva incontrato molti dirigenti Rai (incluso Paglia) chiedendo di inserirsi nel «circuito» dei diritti Rai. Ma senza alcun successo.

Fonte: corriere.it

Ago 8, 2010 - Politica    3 Comments

De Benedetti? Pessimi Amici

De Benedetti Bush Bin LadenHo trovato un articolo interessante con un passo MOLTO INTERESSANTE alla fine dell’articolo.

Si tratta di una intervista a Carlo De Benedetti rilasciata a Barbara Palombelli, moglie dell’ex Sindaco di Roma nonchè ex candidato premier PERDENTE alle elezioni politiche del 2002 Francesco Rutelli.

Corriere del 14.12.2002: Carlo De Benedetti racconta che il 10 settembre 2001 era a cena a Washington, al National Building Museum, con Bush senior e la famiglia Bin Laden, tutti invitati dal Gruppo Carlyle.


Tratto da: Logo EFFEDIEFFEche lo indica come un articolo del 14 Dicembre 2002, ma sul sito del Corriere NON vi è traccia. Si tratterebbe di capire se si tratti di articolo pubblicato SOLO in forma cartacea (e non inserito nel sito nè nell’archivio del sito) o se sia stato RIMOSSO ad hoc.

Vi rimando alla letture del Post originale del 25 Aprile 2008.

Ritaglio in formato ORIGINALE ….
Ago 8, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Non sanno che pesci prendere ….

Non sanno che pesci prendere ….

35202-bersani.jpgTratto da: Il Tempo on-line

Ancora non l’avete capito?

Non sanno più che cazzo inventarsi, sono storditi dalle lamentele sulla Crisi Economica (si, giusto delle lamentele, perché Lorsignori, la crisi NON HANNO IDEA COSA SIA) ED ORA, PER TENERCI “IMPEGNATI” si inventano una Crisi di Governo.

Quell’inqualificabile del Co-Fondatore del PDL, se avesse potuto avere una chanche con i suoi elettori, finalmente soddisfatti per la ridistinzione dal Nanetto tricotrapiantato, ha invece buttato tutto alle ortiche astenendosi durante la votazione sulla sfiducia del sottosegretario Caliendo. Ha perso l’unica occasione di racimolare qualche voto “fresco”.

bocco.jpgAdesso, giusto Bocchino, può votarlo.

Ciopremesso, gli altri non stanno mica meglio, si stracciano le vesti su Niki Vendola, che però NON è gradito a personaggi come la Donna “più Bella che intelligente” ed altri ex DC che ancora tremano all’idea che “toccarsi è peccato” ma farsi fare un lavoretto, anche con qualche riga, basta che non si sappia in giro…

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Elezioni sì, elezioni no
L’opposizione si divide

Di Pietro e Vendola vogliono andare al voto. Bersani e Rutelli preferiscono il governo di transizione. E nel Pd gli ex Ppi pronti a dare battaglia.

Saranno il tormentone dell’estate. Eternamente sospese tra chi le chiede perché le vuole, chi le chiede perché non può in alcun modo dare l’impressione di temerle e chi le teme, quindi, non le chiede. Sono le elezioni anticipate, il nuovo spettro che aleggia sul dibattito politico nazionale. Uno spettro che crea problemi soprattutto nel campo dell’opposizione. A testimonianza che Silvio Berlusconi, nonostante la dipartita della truppa finiana, per ora può dormire sonni tranquilli. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, infatti, continua a ripetere la sua formula magica: la maggioranza è in crisi, noi non temiamo le urne, ma adesso serve un esecutivo di transizione che cambi la legge elettorale. La priorità indicata non è casuale. I Democratici non hanno un candidato da opporre al premier che, si votasse domani con questo sistema, potrebbe coronare il sogno di guidare il Paese in tandem con la Lega e senza «rompiscatole» (Gianfranco Fini secondo i sondaggi non otterrebbe neanche la percentuale minima per entrare in Parlamento). Ma Bersani deve anche difendersi dall’opa ostile lanciata sul suo partito da Nichi Vendola e Antonio Di Pietro.

Non a caso i due spingono per andare subito alle elezioni. Il primo avrebbe infatti la possibilità di giocarsi la partita della leadership, mentre il secondo potrebbe lucrare voti ai danni del Pd. Non a caso l’ex pm ha inviato una lettera aperta (pubblicata su Repubblica) al leader democratico: «Riteniamo che le opposizioni, piuttosto che affannarsi continuamente nel prefigurare o auspicare cose che non dipendono né da noi né da Voi, quali larghe intese, governi tecnici o governissimi che dir si voglia, dovrebbero senza ulteriori indugi riunirsi e mettere in campo al più presto idee, progetti e uomini che rappresentino l’alternativa al governo. Ricostruiamo, insieme, una coalizione innovatrice e capace di vincere le sfide del cambiamento». Bersani per ora prende tempo («bisogna accorciare le distanze tra le forze di opposizione, ma non si può un giorno darsi i calci negli stinchi e il giorno dopo fare il partito unico, i partiti non si fanno col predellino») anche perché aprire a Di Pietro, o a Vendola, significherebbe dover fronteggiare la rivolta dell’anima ex Ppi del partito.


Stasera [il 10 Agosto scorso n.d.r.] una sessantina di parlamentari si riuniranno al ristorante «La Capricciosa» con Giuseppe Fioroni, nel frattempo lanciano avvertimenti. «Berlusconi e Di Pietro – spiega il senatore Lucio D’Ubaldo – hanno entrambi interesse alle elezioni anticipate. Tutto il ciclo della Seconda Repubblica è dominato dalla puntuale convergenza degli opposti. Fini ha perlomeno un merito: strappando, chiude questo ciclo. Ora è lui che potrebbe guidare l’alternativa a Berlusconi? Se così fosse, dovremmo certificare il fallimento del Pd. Per questo Bersani non può che sbarrare le porte all’avventura vendoliana e dare un contenuto forte alla possibile transizione di governo. Dobbiamo pertanto, senza ambiguità, spostare al centro l’asse della politica riformista». E lungo questa strada il Pd potrebbe trovare un compagno. Francesco Rutelli, infatti, applaude ad una soluzione di transizione. Mentre Pier Ferdinando Casini preferisce parlare di un governo di responsabilità nazionale. Non riescono a mettersi d’accordo manco sui termini.

Nicola Imberti

02/08/2010

Lug 31, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su Voti per Berlusconi?

Voti per Berlusconi?

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La nostra rivista la Destra affronta argomenti legati alle culture de la destra e intervista personaggi di tutte le destre da Gianfranco Fini a Gianni Alemanno a Silvio Berlusconi a Francesco Storace a Giano Accame a Marcello Veneziani a Maurizio Gasparri ma anche le destre liberali monarchiche cattoliche e le piu estreme come quelle di Alessandra Mussolini, Roberto Fiore, Adriano Thilgher e Luca Romagnoli.

La casa editrice Nuove Idee pubblica riviste, libri e più in generale si occupa di cultura di Centro-Destra.
L’obiettivo ambizioso dell’editore: Luciano Lucarini è quello di smontare lo stereotipo che vede la cultura italiana ad esclusiva appartenenza di una classe di sinistra.

Le nostre pubblicazioni si rivolgono quindi ad un pubblico di Centro-Destra per tenerlo sempre aggiornato circa tutti gli sviluppi della politica italiana. In particolare la nostra rivista “La Destra” è oggi una delle più apprezzate testate del panorama politico italiano con più di 20.000 lettori abbonati.


Unica raccomandazione: evitare di star male dalle RISATE!!

Fonte: destra-dx.it