Browsing "Politica"
Mar 1, 2009 - Politica    Commenti disabilitati su La faccia da Culo di certi politici.

La faccia da Culo di certi politici.

“In Sardegna i rappresentanti degli agricoltori e dei pastori stanno facendo lo sciopero della fame nella sala del consiglio comunale di Decimoputzu. Protestano per la vendita all’asta di 5.000 aziende agricole per la legge 44/88. Le banche chiedono 700 milioni di euro, non un centesimo di meno. Il Governo e la Regione stanno a guardare. Gli agricoltori dichiarano che la legge che li ha costretti a indebitarsi è considerata illegale dalla Comunità Europea. Che le banche hanno applicato interessi mostruosi sul debito.
Chi ha interesse ad appropriarsi delle terre degli agricoltori e degli allevatori sardi? E per farne cosa?”

Bene, capisco che gli Italiani siano molto più coinvolti dalla gaffes del Nanetto presidente piuttosto che dalla scandalosa decisione sulle ronde (non agitatevi, è tutto studiato dai giornalisti dalle ginocchiere d’oro che trattano solo gli argomenti che non disturbano a Lorsignori); solo che la cosa, dalle parti di Decimoputzu, non è cambiata per nulla.
Le banche continuano a rovinare decine di Agricoltori che , alla fine degli anni ’80, forti di una LEGGE REGIONALE, la 44/88 che consentiva l’accesso a mutui a tasso “AGEVOLATO” per la ristrutturazione/ampliamento e creazione di aziende agricole.
Purtroppo, ma forse questo lo sapete già, il primo agosto 1994 la Commissione comunica all’Italia l’avvio di un procedimento nei confronti degli aiuti stabiliti dall’art.5 della legge 44/88 ritenendo tali aiuti atti a falsare la concorrenza (art.92 del trattato dell’Unione Europea).
Aribene!
Cosa si dovrebbe fare a questo punto?
La giunta che ha promulgato tale Legge dovrebbe essere chiamata a trovare soluzione e porre rimedio, INVECE NO! A pagare sono i soliti PIRLA di cittadini!
Quello che appare più grave è che gente come il Sig. Soru, aprofitti della memoria CORTISSIMA dell’elettore che ha già dimenticato che la giunta dell’epoca era di Centrosinistra e che il Presidente del Consiglio Regionale era tal Emanuele Sanna che, oltre a rappresentare gran fetta dell’elettorato PD, contunua bello bello ad accapparrarsi i nostri quattrini con incarichi prestigiosi e presidenze di quà e di là. Ex parlamentare del Pd, attualmente sindaco di Samugheo, è stato eletto il 10 Novembre 2008 all’unanimità dalla nuova assemblea, composta da soli nove componenti contro i 57 del vecchio consorzio. Alla votazione hanno partecipato i rappresentanti dei Comuni di Cagliari (che detiene il 30 per cento delle quote), Capoterra, Assemini, Elmas, Sarroch, Sestu, Uta (ogni amministrazione ha il 5 per cento delle quote) e della Camera di Commercio. Sanna è stato delegato dal presidente della Provincia, l’amministrazione che ha la maggioranza delle quote, il 40 per cento.

E sul sito della Regione, appaiono notizie che non danno alcuna certezza di risultato!
Certo, ora che ha visto il Centrodestra, si farà un pò di gazzosa, ma alla fine….
… il Sig. Sanna & Co. ne usciranno come bimbi dopo il bettesimo.

Ma CON MOLTI, MOLTI SOLDI IN PIU’!!

Feb 24, 2009 - Politica    Commenti disabilitati su Altro rinvio per le CLASS ACTION!

Altro rinvio per le CLASS ACTION!

Class Action

SI PARLA TANTO DI COMBATTERE LE INGIUSTIZIE E DI TUTELA DEI COSUMATORI, MA QUESTO GOVERNO (COME IL PRECEDENTE) NON HA ALCUNA INTENZIONE DI FARE QUELLO CHE PROPAGANDA.

Appello per l’entrata in vigore in Italia dell’azione collettiva risarcitoria (Class Action)

Il 2009 avrebbe potuto iniziare con il festeggiamento da parte dei cittadini italiani di un’importante conquista per la tutela dei loro diritti: l’entrata in vigore anche nel nostro Ordinamento dell’istituto della class action.

Come è noto, purtroppo così non è stato. Il governo è intervenuto, infatti, in extremis, e ancora per decreto, con un rinvio di ulteriori sei mesi, dopo il primo rinvio deciso a giugno scorso e la promessa, non mantenuta, che il testo sarebbe stato migliorato e definitivamente approvato entro fine 2008.

Per ALTROCONSUMO, associazione indipendente di consumatori , si è trattato di una straordinaria occasione perduta per rendere finalmente effettiva la tutela per tutte quelle situazioni nelle quali i consumatori, avendo subito ingiuste vessazioni avrebbero potuto difendere collettivamente i loro diritti, considerato anche che, allo stato, non vi sono strumenti veramente efficaci ed accessibili sul piano dell’azione individuale.

1) Una normativa sulle class action che sia facilmente azionabile, accessibile, equa, percorribile in tempi rapidi e certi è utile per i consumatori, ma anche per la modernizzazione del nostro sistema economico e per le imprese che intendono misurarsi correttamente sul mercato

2) Un iter legislativo confuso e fuorviante – il tempo è scaduto, che il governo dica francamente in Parlamento e al Paese, al di là delle cortine fumogene, quale è la sua visione in materia di azioni collettive e si comporti di conseguenza

3) L’emendamento presentato dal governo al Senato introduce quasi esclusivamente elementi peggiorativi rispetto al testo vigente e volti a ridurre l’efficacia e l’ambito di applicabilità della class action

 


Ogni utente può partecipare all’iniziativa di Altroconsumo lasciando un commento di cui si assume interamente la responsabilità.

Sul sito di Altroconsumo.it  :http://www.altroconsumo.it/asp/SmartInquiry/SmartInquiry.aspx?src=230943


Fonte: Altroconsumo.it

Ott 24, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su Lezioni di EDUCAZIONE dagli USA

Lezioni di EDUCAZIONE dagli USA

Obama Toy
 
Campagna Elettorale USA 2008.
 
Confessiamocelo, oramai non facciamo neppure più caso alle offese ed agli insulti che da sinistra vengono diretti a destra e da destra a sinistra dell’arco parlamentare. Pare di vederle come frecce su un campo di battaglia medievale.
Beh, certo che alcuni pirlamentari ci hanno dato lezioni di “educazione” mostrando il meglio delle loro armi nel proporre interessanti soluzioni ai problemi del Paese (sic). Non ci facciamo mancare nulla davvero!
Il ricordo della Pornostar parlamentare fà quasi tenerezza in confronto alla cafonaggine, inettitudine ed GINORANZA diffusa tra i pirlamentari. QUESTA SI’ CHE E’ DAVVERO BIPARTISAN!!
 
 

 


 
Tanti non sono neppure in grado (ricordate il politico intervistato dalle Iene sul Darfur che diceva ritenere essere un modo frettoloso di fare le cose??), bene ho trovato qualcosa che fà diventare bimbi dell’asilo i nostri politicanti:…. un sito DEDICATO alla vendita di un aggeggino prodotto apposta per la campagna elettorale per la presidenza della MIGLIOR repubblica del Pianeta!Sarei curioso di sapere se oltre ad esportare la democrazia, esportano anche il manuale per una Campagna Elettorale propositiva, pacata ma sopratutto EDUCATA.

Complimenti!
Voi, come la vedete?

Ott 6, 2008 - Politica    6 Comments

Quorum Referendario, PERCHE’?

Repubblica ItalianaColgo spunto dall’ultimo REFERENDUM svoltosi in Sardegna inerente 3 quesiti per i quali NON INTENDO ENTRARE NEL MERITO in quanto questo post intende esaprimere un’opinione che prescinda dall’utilità dello strumento (previsto dalla Costituzione ed esso stesso utilizzato per la nasciata della Repubblica). Ed intendo altresì prescindere da CHI e/o PERCHE’ promuova un referendum in quanto già ben delineato, anche se ad onor del vero sarebbe da chiedersi: “Perchè a volte vengono proposti dai politici”? Che dovrebbero eseercitare nelle sedi opportune ciò che ci hanno sempre spiegato chiamersi Democrazia. Ma ammettiamo che vada tutto bene così com’è.

Quello che intendo mettere in risalto è che (a parte i 3 famosi quesiti sulla Caccia, osteggiati fortemente dalle lobby delle ARMI nel 1990), fino all’11 Giugno 1995 gli elettori ANDAVANO A VOTARE per i referendum.
Perchè da quella data in poi spendiamo i soldi inutilmente?
Perchè gli oppositori dei quesiti invece di opporsi democraticamente “suggeriscono” agli elettori di “andarsene al mare” e non esercitare il diritto/DOVERE sancito Costituzionalmente?
Mi sento di proporre una modifica e mi piacerebbe avere qualche parere in merito:
1° – Abolizione del Quorum per i referendum. Lo ritengo offensivo per quanti invece vanno regolarmente e si rompono i coglioni a vedere che hanno solo speso tempo e denaro inutilmente;
2° – In alternativa, quando il quorum non viene raggiunto, ADDEBITARE A CHI NON SI E’ RECATO A VOTARE I COSTI PER SOSTENERE UN REFERENDUM RISULTATO INUTILE.

Riporto appresso l’elenco dei referendum tratto da: Wikipedia.

Anno Referendum Affluenza Quorum? NO Risultato Descrizione
12 maggio 1974 Divorzio 87,7% raggiunto 40,7% 59,3% NO Abrogazione della legge Fortuna-Baslini, del 1970, con la quale era stato introdotto in Italia il divorzio.
11 giugno 1978 Ordine Pubblico 81,2% raggiunto 23,5% 76,5% NO Abrogazione della legge Reale: norme restrittive in tema di ordine pubblico.
11 giugno 1978 Finanziamento Partiti 81,2% raggiunto 43,6% 56,4% NO Eliminazione del finanziamento dei partiti da parte dello Stato (primo tentativo).
17 maggio 1981 Ordine Pubblico 79,4% raggiunto 14,9% 85,1% NO Abrogazione della legge Cossiga, che era stata concepita per affrontare l’emergenza terrorismo in Italia negli anni settanta.
17 maggio 1981 Ergastolo 79,4% raggiunto 22,6% 77,4% NO Abolizione della pena dell’ergastolo.
17 maggio 1981 Porto d’Armi 79,4% raggiunto 14,1% 85,9% NO Abolizione delle norme sulla concessione di porto d’arma da fuoco
17 maggio 1981 Interruzione gravidanza 1 79,4% raggiunto 11,6% 88,4% NO Abrogazione di alcune norme della legge 194 sull’aborto per rendere più libero il ricorso all’interruzione di gravidanza. Promosso dai Radicali.
17 maggio 1981 Interruzione gravidanza 2 79,4% raggiunto 32,0% 68,0% NO Abrogazione di alcune norme della legge 194 sull’aborto per restringere i casi di liceità dell’aborto. Di segno opposto al primo quesito. Promosso dal Movimento per la vita.
9 e 10 giugno 1985 Scala Mobile 77,9% raggiunto 45,7% 54,3% NO Abolizione della norma che comporta un taglio dei punti della scala mobile. Promosso dal PCI.
8 novembre 1987 Responsabilità Giudici 65,1% raggiunto 80,2% 19,8% SI Abrogazione delle norme limitative della responsabilità civile per i giudici.
8 novembre 1987 Commissione Inquirente 65,1% raggiunto 85,0% 15,0% SI Abolizione della commissione inquirente e del trattamento dei reati dei ministri.
8 novembre 1987 Nucleare 1 65,1% raggiunto 80,6% 19,4% SI Abrogazione dell’intervento statale se il Comune non concede un sito per la costruzione di una centrale nucleare.
8 novembre 1987 Nucleare 2 65,1% raggiunto 79,7% 20,3% SI Abrogazione dei contributi di compensazione agli enti locali per la presenza sul proprio territorio di centrali nucleari.
8 novembre 1987 Nucleare 3 65,1% raggiunto 71,9% 28,1% SI Esclusione della possibilità per l’Enel di partecipare alla costruzione di centrali nucleari all’estero.
3 giugno 1990 Caccia 1 43,4% non raggiunto 92,2% 7,8% non valido Disciplina della caccia
3 giugno 1990 Caccia 2 42,9% non raggiunto 92,3% 7,7% non valido Accesso dei cacciatori a fondi privati
3 giugno 1990 Uso Pesticidi 43,1% non raggiunto 93,5 6,5% non valido Abrogazione dell’uso dei pesticidi nell’agricoltura. Promosso dai Verdi.
9 e 10 giugno 1991 Preferenza Unica 62,5% raggiunto 95,6% 4,4% SI Riduzione del sistema delle preferenze nelle liste per la Camera dei deputati, portandole da tre a una.
18 e 19 aprile 1993 Controlli Ambientali 76,8% raggiunto 82,6% 17,4% SI Abrogazione delle norme sui controlli ambientali effettuati per legge dalle USL.
18 e 19 aprile 1993 Stupefacenti 77,0% raggiunto 55,4% 44,6% SI Abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere. Promosso dai Radicali.
18 e 19 aprile 1993 Finanziamento Partiti 77,0% raggiunto 90,3% 9,7% SI Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti (secondo tentativo).
18 e 19 aprile 1993 Casse di Risparmio 76,9% raggiunto 89,8% 10,2% SI Abrogazione delle norme per le nomine ai vertici delle banche pubbliche.
18 e 19 aprile 1993 Partecipazioni Statali 76,9% raggiunto 90,1% 9,9% SI Abrogazione della legge che istituisce il Ministero delle Partecipazioni Statali.
18 e 19 aprile 1993 Leggi Elettorali Senato 77,0% raggiunto 82,7% 17,3% SI Abrogazione della legge elettorale per il Senato per introdurre il sistema maggioritario.
18 e 19 aprile 1993 Ministero Agricoltura 76,9% raggiunto 70,2% 29,8% SI Abrogazione della legge che istituisce il Ministero dell’Agricoltura.
18 e 19 aprile 1993 Ministero Turismo 76,9% raggiunto 82,3% 17,7% SI Abrogazione della legge che istituisce il Ministero del Turismo e Spettacolo.
11 giugno 1995 Rappresentanze Sindacali 1 57,2% raggiunto 49,97% 50,03% NO Liberalizzazione delle rappresentanze sindacali (abolizione del monopolio confederale).
11 giugno 1995 Rappresentanze Sindacali 2 57,2% raggiunto 62,1% 37,9% SI Rappresentanze sindacali nella contrattazione pubblica: modifica dei criteri di rappresentanza in modo che questa vada anche alle organizzazioni di base.
11 giugno 1995 Pubblico Impiego 57,4% raggiunto 64,7% 35,3% SI Contrattazione collettiva nel pubblico impiego: abrogazione della norma sulla rappresentatività per i contratti del pubblico impiego.
11 giugno 1995 Soggiorno Cautelare 57,2% raggiunto 63,7% 36,3% SI Abrogazione della norma sul soggiorno cautelare per gli imputati di reati di mafia.
11 giugno 1995 Privatizzazione RAI 57,4% raggiunto 54,9% 45,1% SI Abrogazione della norma che definisce pubblica la RAI, in modo da avviarne la privatizzazione.
11 giugno 1995 Autorizzazione Commercio 57,2% raggiunto 35,6% 64,4% NO Abrogazione della norma che sottopone ad autorizzazione amministrativa il commercio.
11 giugno 1995 Orario degli Esercizi Commerciali 57,3% raggiunto 37,5% 62,5% NO Abrogazione della norma che impedisce la liberalizzazione degli orari dei negozi.
11 giugno 1995 Contributi Sindacali 57,3% raggiunto 56,2% 43,8% SI Abrogazione della norma che impone la contribuzione sindacale automatica ai lavoratori.
11 giugno 1995 Elettorale Piccoli Comuni 57,4% raggiunto 49,4% 50,6% NO Legge elettorale per i comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti: estensione ai Comuni più grandi dell’elezione diretta del sindaco già prevista per i piccoli.
11 giugno 1995 Concessioni per la Radiodiffusione Televisiva 58,1% raggiunto 43,1% 56,9% NO Abrogazione delle norme che consentono la concentrazione di tre reti televisive.
11 giugno 1995 Interruzioni Pubblicitarie 58,1% raggiunto 44,3% 55,7% NO Abrogazione delle norme che consentono un certo numero di interruzioni pubblicitarie in tv.
11 giugno 1995 Raccolta Pubblicità TV 58,1% raggiunto 43,6% 56,4% NO Modifica del tetto massimo di raccolta pubblicitaria delle televisioni private.
15 giugno 1997 Privatizzazione 30,2% non raggiunto 74,1% 25,9% non valido Abolizione dei poteri speciali riservati al Ministro del Tesoro nelle aziende privatizzate.
15 giugno 1997 Obiezione di Coscienza al Servizio Militare 30,3% non raggiunto 71,7% 28,3% non valido Abolizione dei limiti per essere ammessi al servizio civile in luogo del servizio militare.
15 giugno 1997 Caccia 30,2% non raggiunto 80,9% 19,1% non valido Abolizione della possibilità per il cacciatore di entrate liberamente nel fondo altrui.
15 giugno 1997 Carriere Magistrati 30,2% non raggiunto 83,6% 16,4% non valido Abolizione del sistema di progressione delle carriere dei magistrati
15 giugno 1997 Ordine dei Giornalisti 30,0% non raggiunto 65,5% 34,5% non valido Abolizione dell’Ordine dei giornalisti. Promosso dai Radicali.
15 giugno 1997 Incarichi Extragiudiziali dei Magistrati 30,2% non raggiunto 85,6% 14,4% non valido Abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi al di fuori delle loro attività giudiziarie.
15 giugno 1997 Ministero Politiche Agricole 30,1% non raggiunto 66,9% 33,1% non valido Abrogazione della legge che istituisce il Ministero delle Politiche Agricole.
18 aprile 1999 Quota Proporzionale 49,6% non raggiunto 91,5% 8,5% non valido Abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei Deputati.
21 maggio 2000 Finanziamento Partiti 32,2% non raggiunto 71,1% 28,9% non valido Eliminazione del rimborso spese per consultazioni elettorali e referendarie
21 maggio 2000 Quota Proporzionale 32,4% non raggiunto 82,0% 18,0% non valido Abolizione della quota proporzionale nelle elezioni della Camera dei Deputati
21 maggio 2000 Elezione del CSM 31,9% non raggiunto 70,6% 29,4% non valido Abolizione del voto di lista per l’elezione dei membri togati del CSM.
21 maggio 2000 Separazione Carriere Magistrati 32,0% non raggiunto 69,0% 31,0% non valido Separazione netta della carriera di un magistrato pubblico ministero da quella di un giudice. Promosso da Radicali, SDI e PRI.
21 maggio 2000 Incarichi Extragiudiziali 32,0% non raggiunto 75,2% 24,8% non valido Abolizione della possibilità per i magistrati di assumere incarichi al di fuori delle loro attività giudiziarie.
21 maggio 2000 Licenziamento – Art. 18 32,5% non raggiunto 33,4% 66,6% non valido Abrogazione dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori. Promosso da Radicali, PRI e Forza Italia.
21 maggio 2000 Trattenute Sindacali 32,2% non raggiunto 61,8% 38,2% non valido Abrogazione della possibilità di trattenere dalla busta paga o dalla pensione la quota di adesione volontaria a un sindacato o associazione di categoria attraverso un patronato.
15 giugno 2003 Reintegrazione dei lavoratori 25,5% non raggiunto 86,7% 13,3% non valido Estensione del diritto al reintegro nel posto di lavoro per i dipendenti licenziati senza giusta causa. Promosso da Rifondazione Comunista.
15 giugno 2003 Servitù coattiva di elettrodotto 25,6% non raggiunto 85,6% 14,4% non valido Abrograzione dell’obbligo per i proprietari terrieri di dar passaggio alle condutture elettriche sui loro terreni. Promosso dai Verdi.
12 e 13 giugno 2005 Procreazione medicalmente assistita I 25,4% non raggiunto 88,0% 12,0% non valido Limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni.
12 e 13 giugno 2005 Procreazione medicalmente assistita II 25,5% non raggiunto 88,8% 11,2% non valido Norme sui limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita.
12 e 13 giugno 2005 Procreazione medicalmente assistita III 25,5% non raggiunto 87,7% 12,3% non valido Norme su finalità, diritti, soggetti coinvolti e limiti all’accesso alla procreazione medicalmente assistita.
12 e 13 giugno 2005 Procreazione medicalmente assistita IV 25,5% non raggiunto 77,4% 22,6% non valido Divieto di fecondazione eterologa.

 

Set 20, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su I Signori delle autostrade

I Signori delle autostrade

I Signori delle autostradeBeppe Grillo

Il buon Beppe Grillo ha fatto riferimento ad un libro degno di nota.

Si tratta di una delle privatizzazioni più scandalosamente “clientelari” effettuate nella storia della Repubblica.

Prego notare che quando si parla della “ convenzione del ’97“, (rovinosa per noi contribuenti in quanto a beneficio esclusivo dei Privatizzandi) è d’obbligo ricordare che il Governo in carica era il 1° Governo Prodi, con Ciampi (sì quello che ammirate tutti ma che meriterà un post dedicato più avanti), Visco, Di Pietro e Bersani. E per le lunghe proroghe delle concessioni (nel 1999) era in carica il 1° Governo D’Alema che confermò sostanzialmente QUASI tutti i ministri interessati all’operazione. Sì quasi tutti, perchè venne sostituito quel “Rompicoglioni” di Di Pietro che evidentemente era “Elemente turbativo” per gli scopi di cui trattasi. La sua frase “la cuccagna è finita”risultò EVIDENTEMENTE sgardita a resto del Club.

Ovviamente, come al solito, ogni commento contribuirà ad arricchire il post.

I Governo ProdiIl Governo Prodi I è stato in carica dal 18 maggio 1996 al 21 ottobre 1998 (886 giorni, pari a due anni, cinque mesi e tre giorni), e ha avuto la fiducia del Parlamento dal 31 maggio 19969 ottobre 1998 (per 861 giorni). al “FORSE non avete capito cosa sta succedendo. Qui il problema non è Wall Street che perde il 4%. Qui siamo a un passo dal collasso totale dei mercati, dalla crisi del sistema finanziario globale”.

Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica era Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente)
Sottosegretari: Roberto Pinza (PPI), Filippo Cavazzuti (PDS), Piero Dino Giarda(Indipendente), Laura Pennacchi(PDS), Giorgio Macciotta(PDS), Isaia Sales (PDS)

Finanze Vincenzo Visco (PDS)
Sottosegretari Giovanni Marongiu(PRI), Fausto Vigevani(PDS), Pierluigi Castellani(PPI, dal 21/11/96)

Lavori Pubblici con delega Aree Urbane Antonio Di Pietro (Indipendente) (fino al 20/11/96) Paolo Costa (Indipendente, dal 20/11/96)
SottosegretariAntonio Bargone (PDS), Gianni Francesco Mattioli (FdV)

Industria, Commercio e Artigianato Pier Luigi Bersani (PDS)
SottosegretariUmberto Carpi (PDS), Salvatore Ladu (PPI)



I Governo D'AlemaIl Governo D’Alema I è stato in carica dal 21 ottobre 1998 al 22 dicembre 1999, per un totale di 427 giorni, ovvero 1 anno, 2 mesi e 1 giorno.

Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente, fino al 13/05/99) Giuliano Amato (Indipendente, dal 13/05/99)
Sottosegretari Stefano Cusumano (UDR, fino al 26/04/99), Natale D’Amico (RI), Dino Piero Giarda(Indipendente), Laura Pennacchi (DS, fino al 09/07/99), Giorgio Macciotta(Ds), Roberto Pinza (PPI), Bruno Solaroli (DS, dal 27/09/99)

Finanze Vincenzo Visco (DS)
Sottosegretari Ferdinando De Franciscis(PPI), Fausto Vigevani (DS), Gian Franco Schietroma (SDI, dal 04/08/99)

Lavori Pubblici Enrico Micheli (PPI)
Sottosegretari Antonio Bargone (Ds), Mauro Fabris (UDR), Gianni Francesco Mattioli (FdV)

Industria, Commercio e Artigianato Pier Luigi Bersani (DS)
SottosegretariUmberto Carpi (DS), Gianfranco Morgando (PPI)



Riporto uno stralcio tratto dal sito: lavoce.info.

Di Pietro, appena assunta la carica di ministro, parlando delle concessionarie ha dichiarato: “la cuccagna è finita”, anche se poi non pare sia riuscito nel suo intento. Il settore registra da tempo profitti molto elevati. Per citare solo i casi più rilevanti, in sei anni la Schemaventotto dei Benetton ha moltiplicato per sei/sette volte il valore del suo investimento. (…) L’imprenditore Gavio, entrato nel settore meno di dieci anni addietro con un piccolissimo investimento controlla oggi un “impero” che vale quattro miliardi.
Per cercare di capirne i motivi abbiamo ripercorso la storia del settore dalle origini ad oggi. Poiché le concessionarie erano prevalentemente pubbliche, dell’Iri o di enti locali, ministri e Anas sono sempre stati molto benevoli nei loro confronti (alle spalle degli utenti). Già le rivalutazioni monetarie del 1976 e 1983 erano state una fonte di grandi profitti per le concessionarie; senza quelle rivalutazioni, nella maggior parte dei casi le autostrade sarebbero già state interamente ammortizzate alla fine degli anni ’90. La privatizzazione di Autostrade ha poi innescato una vera “cuccagna” e ne hanno beneficiato anche gli azionisti privati. Èl’obiettivo di massimizzarne il valore che ha indotto alla proroga generalizzata delle concessioni alla fine degli anni ’90 e all’introduzione di un price cap particolarmente favorevole per le concessionarie, per non parlare delle clausole privilegiate inserite nella convenzione della Autostrade.
Non esiste nessun settore dove un governo, o addirittura solo un ministro, possa fare “regali” così imponenti a società (pubbliche o private) mediante la proroga della concessione e la regolazione delle tariffe, senza che gli utenti ne percepiscano nemmeno i costi addizionali.

LE RIVALUTAZIONI MONETARIE

Se [omissis], in pratica si raddoppiano gli extraprofitti: oltre a pagarli come flusso si pagano anche per il loro valore attuale!

UN GIUDIZIO COMPLESSIVO

Il sistema tariffario italiano è chiamato price cap ma in realtà è ben lontano dall’applicare tale modello regolatorio (Coco & Ponti 2006). Mentre si regolano le variazioni delle tariffe non si è proceduto a determinare i livelli congrui delle tariffe iniziali sulla base dei capitali netti residui di ciascuna commissionaria; non si specifica che l’obiettivo della regolamentazione sia quello di pervenire a una remunerazione “congrua” del capitale netto investito (Rab – Regulated Asset Basis), né che si debba riportare la redditività al livello “congruo” alla fine di ogni quinquennio (“claw back” dei profitti), aspetto che è invece la caratteristica essenziale della regolamentazione tramite price cap. Attribuire poi il “rischio traffico” ai concessionari non introduce alcun incentivo all’efficienza ma si è solo rivelato una fonte di “extraprofitti” per le prudentissime previsioni inserite nei piani finanziari.
E’ evidente che la nuova regolamentazione tariffaria è stata pensata principalmente, se non esclusivamente, al fine di massimizzare il ricavo della privatizzazione di Autostrade. A tal fine, non era certo opportuno indicare né un “tetto” alla remunerazione “congrua” sul capitale investito, né come si dovesse determinare il capitale netto investito (Rab). Con la convenzione del ’97 sono state d’altronde concesse alla sola Autostrade anche due clausole di particolare favore: il recupero dell’inflazione (negato alle altre concessionarie) e la limitazione della X al massimo pari all’incremento del traffico nel quinquennio precedente.
La “formula” ha lasciato nel vago i criteri per la determinazione del parametro X aprendo la porta a un elevato grado di arbitrarietà e a “mercanteggiamenti” periodici tra l’Anas e le singole concessionarie. La remunerazione per la qualità, che non trova riscontro né in Francia né in Spagna, appare “fantasiosa” e genera incrementi tariffari che non hanno alcun riscontro nei costi sostenuti per ottenere i miglioramenti qualitativi; anche questa clausola sembra pensata soprattutto per incrementare i ricavi prospettici delle concessionarie ed in particolare di Autostrade.
Nel complesso, i risultati conseguiti dalla regolazione delle autostrade italiane dal 1997 ad oggi sembrano davvero fallimentari. Non si ha evidenza di miglioramenti significativi nell’efficienza di costo, al di là dell’applicazione di sistemi automatici di esazione già avviati nel periodo precedente (e i costi delle nostre concessionarie sembrano molto maggiori di quelli francesi, vedasi paragrafo 3.3). Gli investimentiprevisti, sulla base dei quali le concessionarie ottennero nel 1999 lunghe proroghe delle concessioni (vedasi paragrafo successivo) e incrementi di tariffa, non sono stati realizzati se non in piccola parte. Le concessionarie hanno invece registrato enormi extraprofitti, cioè rendimenti sul capitale investito largamente eccedenti non solo rispetto ad un ragionevole Wacc ma anche rispetto agli stessi generosi livelli previsti nei piani finanziari.

UN VENTENNIO DI “CUCCAGNA”

Tentiamo qui una sintesi di quanto precede, e il termine “cuccagna”, usato dal ministro Di Pietro, sembra il più appropriato per indicare ciò che è accaduto nell’ultimo ventennio.
La costruzione della rete autostradale italiana è stata finanziata pressoché interamente a debito grazie anche alla garanzia con la quale lo Stato assicurava i debiti delle concessionarie perché, sino alla fine degli anni ’90, quasi tutte erano considerate “pubbliche”. Le concessioni erano basate sulla logica della tariffa-remunerazione. I pedaggi dovevano servire a coprire i costi operativi e l’ammortamento dei debiti con i quali veniva finanziato l’investimento. La legge 463 del 1955 prevedeva che l’eventuale eccedenza dei ricavi oltre una contenuta remunerazione del capitale investito venisse devoluta allo Stato; questo principio veniva ribadito e rafforzato ancora nel 1961 con la legge 729 ed in leggi successive, sino al 1993.
Finito il grosso degli investimenti a metà anni ’70, dopo 15-20 anni molte concessionarie erano già state in grado di rimborsare i debiti finanziari e di ottenere una buona remunerazione sul capitale proprio versato (di regola modestissimo). Molte convenzioni avrebbero quindi potuto scadere negli anni ’90 per avvenuto integrale recupero del capitale investito (…). Ma quasi due terzi della rete apparteneva allo Stato tramite l’Iri, e l’Iri aveva bisogno di tutto l’ossigeno che poteva venirgli dalla Autostrade (definita al tempo la “gallina dalle uova d’oro” dell’Iri). Il resto della rete, con la sola eccezione della Torino-Milano, era di proprietà di province e comuni e quindi anch’essa “pubblica”. E’ questo che spiega o giustifica l’incredibile generosità dello Stato-regolatore, che proroga “gratuitamente” concessioni in scadenza, mantiene tariffe elevate e crescenti, accetta l’ammortamento in tariffa delle rivalutazioni monetarie. 
Per massimizzare il ricavo dalla cessione di Autostrade la sua convenzione viene prorogata  (in due tempi) di 35 anni, e lo Stato non può esimersi dal concedere generose proroghe anche alle altre concessionarie allora considerate “pubbliche”, anche se oggi si definiscono “private” e vantano i loro diritti contrattuali dimenticando tutti i “regali” ricevuti in passato proprio in quanto possedute da province e comuni. Ancora per massimizzare il ricavo dalla cessione di Autostrade viene introdotta la “formula” di revisione tariffaria detta price cap che “regala” ad ogni concessionaria il “diritto” di mantenere il livello tariffario del 1999 e accrescerlo secondo la “formula” sino alla scadenza della concessione, senza alcun riferimento a quale fosse nel 1999 il capitale netto residuo da ammortizzare. La fortuna di Gavio è di essere entrato nel settore poco prima del “banchetto” offerto dallo Stato (alle spalle degli utenti) per far incassare all’Iri più soldi possibile.
Insomma, a parte il caso Autostrade, per l’acquisto della quale gli azionisti hanno versato dei soldi veri (tanti o pochi…), quasi tutte le altre concessionarie hanno da tempo più che largamente recuperato e remunerato il (modestissimo) capitale originariamente versato dagli azionisti e i diritti che oggi accampano riflettono essenzialmente “regali” ricevuti a più riprese dallo Stato, nell’ultimo ventennio.
Basta dare un’occhiata ai bilanci delle concessionarie italiane per vedere che il valore residuo dell’autostrada è ormai generalmente una quota modesta dell’attivo, e in molti casi si è quasi azzerato, pur dopo le rivalutazioni monetarie e la capitalizzazione degli interessi e di ogni altra possibile spesa (vedasi il capitolo 5). Se si applica la logica della tariffa-remunerazione i pedaggi dovrebbero dunque essere drasticamente ridotti o azzerati. Si potrebbe anche applicare la tariffa-scommessa, come in Francia, ma gare per l’assegnazione delle concessioni con questa logica non sono mai state fatte, né le concessionarie hanno mai pagato il “biglietto” per questa scommessa. Manca dunque un’origine storica per la legittimità dei diritti che oggi esse accampano.
Quasi tutte le concessionarie, avendo rimborsato ormai i debiti finanziari, si sono trovate, già a partire dagli anni ’90, con flussi di cassa rilevanti e stabilmente crescenti che non avevano opportunità di impiegare nella costruzione di nuove autostrade (…). Le concessionarie “parapubbliche” (controllate da enti locali) hanno investito questa liquidità in strumenti finanziari e diversificando gli investimenti in altri settori (…). Gavio ha invece usato questi ampi flussi di cassa per accrescere la propria quota nel capitale delle partecipate e soprattutto per acquisire altre partecipazioni nel settore; egli ha costruito il suo “impero” con un impegno iniziale minimo di capitale, e ha acquistato in pochi anni tutte le partecipazioni facendo leva sui flussi di cassa delle società stesse (vedasi paragrafo 5.1).
Analogamente, Schemaventotto (la società che controlla Autostrade), tramite l’Opa e il “progetto mediterraneo” (paragrafo 4.7) ha accresciuto la propria quota di Autostrade spa dal 30 al 63 per cento, addossando alla concessionaria (e quindi agli utenti che pagano i pedaggi) l’onere del rimborso del debito contratto per finanziare l’Opa. Schemaventotto ha poi mantenuto il 51 per cento e ha rivenduto il 12 per cento rientrando così in buona parte dei soldi versati all’Iri per il 30 per cento acquistato al momento della privatizzazione.

Set 13, 2008 - Politica    2 Comments

Mafia & Politica

Carlo LucarelliNon posso esimermi dal richiamare l’attenzione su una nuova puntata di Blu Notte splendido e già citato programma di RaiTre presentato da Carlo Lucarelli riguardante l’interccio tra Mafia & politica.

Amintore Fanfani, Giulio Andreotti, Salvo Lima, Vito Cinacimino, Marcello Dell’Utri, Silvio Berlusconi, Calogero Mannino, Totò Cuffaro.
I “protagonisti” di questa interessante puntata che, senza spunti ideologici, si affida solo a quanto dimostrato dalla storia e dei processi. Alcuni ancora solo in primo grado, altri non verranno MAI applicati. Certo, molte cose oramai le conosciamo già, altre le abbiamo sempre sapute. Lucarelli ricorda una frase dello stesso Andreotti: “a parte le guerre puniche, mi hanno accusato di tutto” con quell’aria da clero-massone, l’uomo più potente d’Italia degli ultimi 60 anni. Talmente potente, che venne assassinato il giornalista Pecorelli solo perchè poteva pubblicare notizie “imbarazzanti” ma SENZA CHE LUI NE SAPESSE NULLA. Così, giusto a titolo di favore.

Beh, che dire…
… state in linea perchè appena rimedio il video provvederò a postarlo per quanti non avessero avuto la fortuna di seguirlo ieri notte.



Ritengo importante la corretta precisazione fatta dal Procuratore Caselli in merito alla Sentenza di assoluzione del processo a Giulio Andreotti:
3) gli episodi considerati dalla Corte palermitana come dimostrativi della partecipazione al sodalizio criminoso sono stati accertati in base a valutazoni e apprezzamenti di merito espressi con motivazioni non manifestamente irrazionali e prive di fratture logiche o di omissioni determinanti; 4) avendo ritenuto cessata nel 1980 la assunta partecipazione nel sodalizio criminoso, correttamente il giudice di appello è pervenuto alla statuizione definitiva senza considerare e valutare unitariamente il complesso degli episodi articolatisi nel corso dell’intero periodo indicato nei capi d’imputazione; 5) le statuizioni della Corte di Appello concernenti l’insussistenza di una delle circostanze aggravanti contestate e la teorica concedibilità delle circostanze attenuanti generiche non hanno formato oggetto di impugnazione specifica e, quindi, sono passate in giudicato, precludendo qualsiasi ulteriore indagine perché la cessazione della consumazione del reato nel 1980 ne ha determinato la prescrizione.
Il Procuratore Caselli, infatti, tende a precisare che tale sentenza dichiara che fino al 1980 si è dimostrato il sodalizio criminoso del senatore a vita Andreotti, ma che, ORAMAI PRESCRITTO non sarà oggetto di procedimento. Poi, il senatore (che siede nei banchi dell’OPPOSIZIONE) ha cambiato amicizie e si è messo a fare il bravo evitando di frequentare le cattive amicizie e rinunciando ai vantaggi ottenuti fino a quel dì.
??? E’ credibile???
Credo importante riportare un interessante video pubblicato su Youtube:

Set 12, 2008 - Politica    2 Comments

Mani Pulite

Mani PuliteHo appena finito di seguire l’ottimo servizio di Blu Notte splendido programma di RaiTre presentato da Carlo Lucarelli. Mi ha sorpreso l’estrema prudenza nel NON citare il nome di una persona:

Romano Prodi

Anche se ha, alla fine della puntata, puntualizzato qualche riferimento (più in veste di quesito e di “ragionevole dubbio” piuttosto che di accusa vera e propria) sul ruolo del PCI-PDS-DS oggi PD e delle Coop Rosse che in Emilia, Toscana, Umbria, Liguria e Marche fanno, disfano e spartiscono i soldi pubblici sotto forma di appalti truccati e non.



Intanto cominciamo con l’oggetto della trasmissione:

La falsa rivoluzione 1992 – 1994, il crollo della “prima” repubblica, tangentopoli, il tintinnio delle manette.

Di Giacomo Franciosi ( per chi volesse leggere la versione integrale: http://cronologia.leonardo.it/storia/a1992a17.htm )

Con una data, anche se forse non è del tutto imputabile a quella, s’aprì in Italia la stagione di Tangentopoli, del pool di Mani Pulite, dello scatafascio del sistema partitico di quella che venne chiamata la “prima Repubblica”, la data in questione è il 17 febbraio del 1992.
MARIO CHIESA , socialista, direttore dell’ospizio Pio Alberto Trivulzio in Milano viene arrestato in flagranza di reato, si era appena intascato 7 milioni di vecchie lire da un ditta di pulizia monzese che così comprava un appalto.

Un caso circoscritto in Milano, di risonanza poco più che locale, anche se “il mariuolo” così ebbe a definirlo Bettino Craxi allora in capo al PSI, dopo poco più di un mese di reclusione in San Vittore, iniziò a parlare allargando a ventaglio l’inchiesta nei confronti di imprenditori e politici.
[OMISSIS]
Le elezioni politiche del 1992 sono le prime non anticipate dopo vent’anni, e segnano una cocente sconfitta per i partiti storici, DC meno 5%, PDS (evoluzione del PCI) al 16,1% dal 26,6 % , il PSI dal 14,3% al 13,6%, uniche vincitrici sono due nuove formazioni politiche la Lega Nord, e la Rete, che assorbono un buona fette dell’elettorato dei partiti storici, alto resta comunque l’astensionismo.

Nel frattempo si apre la caccia agli esponenti socialisti, nell’ordine : Cariera, Pillitteri (gia’ sindaco di Milano, cognato di Craxi), Tognoli (gia’ sindaco di Milano), Radaelli, Armanini, Dini (Sì PROPRIO LUI proveniente dalla Banca d’Italia, quello che ha fatto il ministro nel penultimo Governo Prodi, che lo ha sostenuto e poi abbandonato durante l’utlimo governo e che da buon faccia da Culo, si è presentato alle ultime elezioni con il Centro/destra), Parini, Lodigiani, Moroni, ligresti, zaffa,  mandati di cattura per Silvano Larini, Giovanni Manzi, primi avvisi di garanzia colpiscono Giovanni Balzamo (tesoriere del PSI).
[omissis]
Craxi molto toccato, al funerale del giovane deputato dichiarerà “Hanno creato un clima infame”, due settimane dopo anche Vicenzo Balsamo tesoriere del partito morirà stroncato da un infarto.
Nel frattempo il Pds riuscirà ad entrare con il benestare dei socialisti e socialdemocratici nell’internazionale socialista, l’elezioni amministrative del dicembre ’92 affossano ancor più i vecchi partiti e il 15 dicembre viene notificato un avviso di garanzia a Bettino Craxi, il sistema oramai ha i piedi nella fossa.

Se il 1992 è l’anno horribilus, tra le altre cose il PSI festeggiava i suoi cent’anni in quel di Genova, il 1993 è l’anno dove l’onta giudiziaria toccherà il suo picco massimo.
Nel mese di gennaio per voce di Craxi si chiede l’istituzione di una commissione d’inchiesta su tangentopoli, appello che cade nel vuoto, la commissione starà per essere votata il 19 gennaio 2000 giorno in cui proprio lo stesso Bettino Craxi morirà.

A Febbraio il congresso del PSI vede l’addio di Bettino Craxi dalla segreteria dopo 16 anni e 7 mesi di regno incontrastato, un applauso lungo e fragoroso accompagna il suo discorso, a lui succederà nella fase più dura del partito l’ex sindacalista della UIL Giorgio Benvenuto.
Per tangenti vengono coinvolte la Rai, a Napoli si dimette il sindaco Polese. In Bankitalia Ciampi lascia la reggenza, Gabriele Cagliari presidente dell’ENI [società dell’I.R.I. guidata da Romano Prodi 
(stralcio da Wikipedia: “Nel 1993, in seguito alla caduta del primo governo Amato, fu in lizza, assieme a Mario Segni e Carlo Azeglio Ciampi, per l’incarico di Presidente del Consiglio a capo di un governo tecnico. Tale carica fu però assegnata all’allora Governatore della Banca d’Italia Ciampi, che richiamò Prodi a guidare l’IRI, dove quest’ultimo operò una serie di privatizzazioni di diverse società del gruppo.)] viene indagato, La Malfa (PRI), Vizzini (PSDI) si aggiungono a una fittissima lista di nomi di rilievo delle politica e imprenditoria locale.
Non dimentichiamo che il 1993 per l’I.R.I. (con Prodi presidente) è l’anno d’oro delle privatizzazioni “alla cazzo”:

30 giugno 1993: Il governo (Ciampi ex governatore della Banca d’Italia) approva il decreto di privatizzazione per Enel, Agip, Stet, Credit, Comit, Ina.
[omissis]
Da segnalare che nel 1993 la Lega di Bossi, partito emergente e dai chiari intendimenti giustizialisti conquista Milano oramai ex centrale del potere socialista, Formentini ne diventa sindaco.
Gianni Agnelli in una convention di confindustria ebbe a dire che il gruppo Fiat con le corruttele del sistema partitico ebbe a che fare, Romiti viene chiamato in causa, indagato.
[omissis]

Mi preme evidenziare che il Sig. Agnelli e sua sorella Susanna erano Senatori della Repubblica collocabili stranamente nell’area centro/sinistra dell’arco costituzionale. E che gli operai e i Comunisti elettori in genere che hanno sputato sangue per arricchirli, si trovano oggi ad averli sostenuti e votati.
Ironia della sorte?
No, in alcuni ambienti lo chiamano inciucio. In Liguria, invece, ricordano che sono tutti Finocchi COL CULO DEGLI ALTRI!!

Ma adesso tocca al PC-PDS-DS-PD (quando cazzo smetteranno di cambiare nome?):

Ho trovato un passo interessante quì: http://www.destra.it/html2/articoli.php?id=558. Certo, la fonte potrebbe essere considerata “di parte”, ma se considerate che nel regime pseudo-democratico (falso)  in cui viviamo i Potenti fanno in fretta a querelare chi si permette di dire anche verità, ma che non ha abbastanza soldi per pagare uno stuolo di avvocati…
…. se il sito è ancora in piedi, mi fà ritenere che non sia querelabile.  😉

Ne riporto un passaggio: “a proposito dell’inchiesta su Primo Greganti che lambì i massimi vertici del Pci-Pds, si chiede: «È probabile che ci sia ancora da sapere, ma quello che si è saputo è proprio insufficiente per chiarire la vicenda «dell’uomo di marmo Primo Greganti»?
Se Paolo Mieli permette, con il rispetto dovuto, vorremmo rispondere all’interrogativo pertinente che angoscia il lettore. La risposta è sì, un sonoro sì. Quello che si è saputo è più che sufficiente per chiarire la vicenda del “Compagno G”. In sintesi: la Procura milanese non solo si premurò di cercare (e trovare) l’ormai famoso preliminare di vendita con il quale fu evitato l’avviso di garanzia a Marcello Stefanini, defunto cassiere del Pci-Pds, ma impedì al pm di effettuare una rogatoria in Svizzera per svolgere ulteriori accertamenti su un conto sul quale, secondo l’accusa, era transitata una parte della famosa tangente della Ferruzzi. Quando il pm – spalleggiato dal gip, Italo Ghitti, secondo il quale era necessario un supplemento d’indagine – chiese di effettuare quella rogatoria, la Procura milanese, allora retta dal resistente Francesco Saverio Borrelli, rispose che tale accertamento era «ininfluente».”

Quindi, finchè si tratta di falcidiare DC e PSI, tutto è lecito (meno male, almeno quelli) ma, per l’azienda foraggiata dalla Lega delle Cooperative (che ha ampliato il core-business con la Geniale Mossa delle Pensioni integrative: http://www.legacoop.coop/TFR.aspx che probabilmente faranno la fine dei vari BOND sottoscritti da tanti risparmiatori) ci si scontra con un TABU’.

Primo Greganti è l’esempio del perchè il PCI-PDS-DS oggi PD abbiano subito Mani pulite in maniera A DIR POCO MARGINALE, come giustamente lascia in sospeso il buon Lucarelli, forse perchè i comunisti non parlano? O forse perchè i magistrati hanno le toghe “rosse”?

Ed ancora, perchè Antonio Di Pietro è stato candidato nel Mugello a costo di un Comunista D.O.C. del calibro di Sandro Curzi? Beh, chi ha i miei anni, sà bene che in Italia NON avremo MAI riposte a questi quesiti. I nostri “delegati”, di una parte, ma anche dell’altra, si guardano e si guarderanno bene dal togliere i veli a capitoli di storia della Dittatura più malcelata della storia.

Alla stregua dell’omicidio Kennedy o dell’11 settembre…

Ago 31, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su Romano Prodi il BENEFATTORE

Romano Prodi il BENEFATTORE

Prodi
Ebbene sì, oggi tocca al “Professore” che ce ne ha scippato tanti di soldini.
Certo, NON da solo, infatti è diventato un personaggio Potente e strumento dei potenti (ma davvero, mica come il nanetto) grazie alle sue frequantazioni Democristiane prima e Cattocomuniste poi.
Nomisma e l’IRI.
La prima inventata come strumento per produrre quattrini a spese nostre. Provate Voi a metter sù un’azienda come quella sena avere le “Conoscenze” giuste e senza restituire “favori” [leggasi privatizzazioni alla cazzo].
 

 E, per chi se ne fosse dimenticato ma ama la RETE, NON dimenticatevi della Legge Prodi-Levi che hanno tentato di promulgare per porre la rete in Italia ad un livello inferiore a quella Cinese.

 

OGNI COMMENTO E’ DECISAMENTE GRADITO e concorrerà all’affinamento del post.

Fonti: Varie
Mag 6, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su I redditi 2005 on-line: GRAZIE a Visco!

I redditi 2005 on-line: GRAZIE a Visco!

REDDITI 2005 ON-LINE: IL MODULO PER RICHIEDERE I DANNI

Quel simpaticone di Vincenzo Visco, enormemente impegnato nella lotta all’evasione fiscale dei normali cittadini, ma BEN gurdandosi dal far pagare le imposte a BANCHE E COOPERATIVE (non quelle di 25 ragazzi che non arrivano a fine mese, ma quelle ENORMI Coop che si occupano di costruzioni, grande distribuzione, Assicurazioni a quant’altro e che utilizzano tale forma socetaria al SOLO SCOPO DI EVADERE IL FISCO),  nei giorni scorsi ha dato ordine di pubblicazione online dei redditi del 2005 di tutti gli italiani. Da subito la notizia ha sollevato un gran polverone.

ViscoLe associazioni dei consumatori fin da subito hanno gridato allo scandalo e hanno parlato di violazione della privacy. Ed ora anche il Garante del Contribuente ha bocciato la diffusione online delle dichiarazioni dei redditi.
Il Codacons ha deciso di passare dalle parole ai fatti e dapprima ha chiesto un maxi-risarcimento da 20 miliardi di euro al Pubblico Ministero di Roma che indaga sulla vicenda. Ed ora invita tutti gli italiani il cui reddito è stato reso pubblico sul sito della Agenzia delle Entrate a chiedere l’indennizzo “per la grave violazione della privacy subita”. La richiesta di risarcimento a persona dovrebbe riguardare una cifra compresa tra i 500 e i 1.000 euro. E sarà lo stesso Codacons ad assistere tutti nell’operazione.

Il modulo per la richiesta dei danni SAREBBE scaricabile direttamente sul sito del Codacons: www.codacons.it 

MA ATTUALMENTE RISULTA ASSOLUTAMENTE IRRAGIUNGIBILE!!
NON E’ CHIARO SE SI TRATTI DI INTENSO TRAFFICO O CENSURA ….

 Ma vi link i Documenti utili:

Suggerisco anche la lettura della notizia del TGfin
Apr 25, 2008 - Politica    Commenti disabilitati su Carlo De Benedetti – Pessime Frequentazioni

Carlo De Benedetti – Pessime Frequentazioni

De Benedetti Bush Bin LadenHo trovato un articolo interessante con un passo MOLTO INTERESSANTE alla fine dell’articolo.

Si tratta di una intervista a Carlo De Benedetti rilasciata a Barbara Palombelli, moglie dell’ex Sindaco di Roma nonchè ex candidato premier PERDENTE alle elezioni politiche del 2002 Francesco Rutelli.

Corriere del 14.12.2002: Carlo De Benedetti racconta che il 10 settembre 2001 era a cena a Washington, al National Building Museum, con Bush senior e la famiglia Bin Laden, tutti invitati dal Gruppo Carlyle.


Tratto da: Logo EFFEDIEFFEche lo indica come un articolo del 14 Dicembre 2002, ma sul sito del Corriere NON vi è traccia. Si tratterebbe di capire se si tratti di articolo pubblicato SOLO in forma cartacea (e non inserito nel sito nè nell’archivio del sito) o se sia stato RIMOSSO ad hoc.

MILANO – «Non mi chiederà ancora una volta se intendo scendere in politica? E’ un tormentone che mi perseguita ormai da mesi. Io faccio l’imprenditore e ho intenzione di continuare a farlo. L’ho già detto: sono convinto che esista un’incompatibilità sostanziale e profonda tra la natura autocratica che contraddistingue le decisioni di un imprenditore e la natura democratica che deve contraddistinguere quelle del politico. E poi in Italia abbiamo già chi ha un ingombrante conflitto di interessi. Non vorrà che se ne aggiunga un altro? Anche perché sento già le critiche del mio amico e autorevole garante di Libertà e Giustizia, Giovanni Sartori. No, mi creda, non è proprio il caso». Tarda mattinata di ieri, al primo piano di via Ciovassino 1, nell’ufficio di Carlo De Benedetti. Dietro alle spalle dell’ingegnere, un dipinto di Felice Casorati. Sparse ovunque, le foto dei figli, dei nipoti e della moglie Silvia. Accanto a lui, un busto di marmo che ritrae un cavaliere senza testa, «l’ho comprato a Londra, è un’opera del Cinquecento, serve a ricordarci che ogni tanto ci vestiamo da guerrieri ma lasciamo la testa a casa». Il guerriero che ho di fronte, quello in carne e ossa, ha scelto di lanciare un appello «a tutti gli italiani, al di là degli schieramenti di destra e di sinistra, per ricostruire l’identità civile di questo Paese, per riscrivere il patto di cittadinanza che è alla base dello stare insieme e per fermare il declino dell’Italia nel mondo. Un patto che avrebbe oggi, come primo firmatario, Indro Montanelli… Il grande leader della società civile ci ha lasciato un compito: intervenire con la cura giusta quando i due anni del “vaccino Berlusconi” avranno fatto il loro effetto». Più politico di così… Ha fondato un movimento, Libertà e Giustizia, che somiglia tanto a un nuovo partito. Pensa di presentare le liste alle elezioni?
«Innanzitutto, Libertà e Giustizia non è l’associazione di Carlo De Benedetti. E’ qualcosa di più e di diverso. Conta al momento oltre 2000 soci e, tra loro, così come nei comitati di presidenza e dei garanti compaiono persone di grandissima autorevolezza morale e civile. Mi è stato chiesto di dare una mano per contribuire a promuovere l’iniziativa in fase iniziale e io l’ho fatto volentieri. Oggi sono solo uno dei soci, nient’altro. Non ci sono partiti in vista per me, e tantomeno per altri. Libertà e giustizia, infatti, non è e non vuole essere, e dunque non diventerà, una nuova formazione politica. E questo perché noi tutti crediamo in una netta distinzione di ruoli tra la politica e la società civile. Non c’è dubbio che in questo momento i partiti, a destra come a sinistra, stiano attraversando una crisi profonda, ma io conservo una piena fiducia nelle forze politiche e considero pericolosa la demagogia antipolitica che si è diffusa nel Paese…»
Poche settimane fa, su questo giornale, Sergio Cofferati l’ha accusata proprio di questo: di lavorare contro i partiti. Lei non gli ha replicato pubblicamente, ma l’ha incontrato…

«Mi viene da sorridere quando leggo che voglio imporre i candidati alla premiership. Cofferati l’ho incontrato. Ho sentito di alcune sue preoccupazioni. Spero che tutto quello che ci siamo detti in questa intervista serva a tranquillizzarlo. D’altra parte ora che anche lui con la Fondazione Di Vittorio si occupa di attività culturale, al massimo potremo farci concorrenza sul piano delle idee».
Dica la verità. Lei, come tanti, aspetta il ritorno del suo amico Romano Prodi…

«E’ vero, ho grande stima per lui. Ci siamo conosciuti nella notte dei tempi e abbiamo avuto anche dei rapporti conflittuali, al tempo della vicenda Sme… E’ una persona a cavallo fra società civile e politica: il suo pullman rimarrà un simbolo. Lui, Ciampi e Amato hanno gestito una fase di emergenza in modo straordinario e hanno portato l’Italia nell’euro fra lo scetticismo di tanti, me compreso. Oggi Prodi ha un background unico, per merito e per fortuna: è il protagonista in un’Europa che cambia contemporaneamente regole e perimetro. Per questo, è importante che resti dov’è fino alla conclusione del processo in atto. Guai se, con un suo rientro anticipato, l’Italia dovesse fare una brutta figura… Allo scadere del suo mandato, sarebbe demenziale se l’Italia non si avvalesse di un uomo come Prodi. In quale posizione, si vedrà…».
Ingegnere, non possiamo non parlare di Fiat. Nel lontano 1976, lei fu per cento giorni amministratore delegato del gruppo torinese…

«Quando penso alla situazione di oggi provo una gran tristezza. Mi allibisce pensare che i migliori cervelli del Paese siano occupati, in queste ore, a capire se abbia vinto o perso Maranghi, mi sorprende che la crisi Fiat sia trattata dall’opinione pubblica e dai giornali come una soap opera, con i fratelli che litigano, le mogli che piangono, i cugini che chiedono, le banche buone, Mediobanca cattiva… L’unica cosa che dovremmo fare è domandarci perché va così male. E allora scopriremmo che le automobili che produce non piacciono sempre meno agli acquirenti. All’azienda servono tre modelli nuovi: uno piccolo, uno medio e uno grande. Per realizzarli, ci vogliono gli uomini giusti, 4,5 miliardi di euro e quattro anni di tempo. Ci sono? No. E allora, si va da chi sa fare le automobili, ovvero dal signor Ghosn presidente della Nissan, dal signor Folz presidente di Peugeot e si dice: ecco il 10 per cento Fiat Auto gratis, lavoriamo assieme. Ma lo sa oggi quante auto si fanno al giorno, a Mirafiori?»
No. Me lo dica lei.

«Appena 900. E si arrivava, in passato, anche a 8 mila. Si stringe il cuore, ai torinesi come me… Quella è un’azienda che non si può dimenticare. Mi hanno regalato l’ultima Panda prodotta: una 4 per 4 grigia con cui giro in montagna. La Panda l’avevo fatta io, 28 anni fa, ed è l’auto più venduta della storia della Fiat».
Dicono che lei metterebbe volentieri le mani sul quotidiano di casa Agnelli, La Stampa, attraverso il suo socio Carlo Caracciolo, cognato dell’Avvocato.

«Con Caracciolo passerò il Capodanno, in Antartide, in mezzo ai ghiacci (Silvia De Benedetti sta facendo le valigie… porterà il panettone e un piccolo albero di Natale sulla loro nave Itasca, ed è riuscita a infilare tutte le giacche a vento in una valigia mettendole sotto vuoto). Quanto alle mire su Stampa e Corriere della Sera, voglio leggerle un’analisi dell’Economist, dal titolo “Fiat-Imbroglio”: i giornali legati alla Fiat interessano al premier Berlusconi. Dunque, non tirate in ballo me, non alzate cortine fumogene… E’ scritto qui».
Lei è un uomo ricco, si diverte a girare il mondo. Chi glielo fa fare di impegnarsi con un gruppetto di intellettuali in quello che qualcuno ha già bollato come “il girotondo dei miliardari”?

«Guardi, io ho da poco compiuto 68 anni, ho la gioia di avere tre figli stupendi ognuno dei quali è riuscito con serietà e capacità nelle diverse professioni che ha creduto di scegliere. Ho avuto la fortuna, dopo molti anni di solitudine personale, in cui tutte le mie energie sono state dedicate al lavoro salvo il tempo ritagliato per i figli, di sposare una persona che continua a insegnarmi le mille sfaccettature della vita facendomene comprendere la bellezza e la complessità. Intanto ho proseguito il mio cammino imprenditoriale, anche se in una posizione assai meno esecutiva che in passato, e oggi con soddisfazione sono a capo di uno dei più importanti gruppi privati italiani. Un gruppo in crescita, in utile, fortunatamente senza problemi, che occupa oltre 12.000 persone.
Non ho desiderio né bisogno di visibilità. Da anni non rilascio interviste e mi limito a scrivere di tanto in tanto sulle grandi questioni che mi stanno a cuore, dall’innovazione ai problemi economici
Italiani e internazionali, dai temi della pace e della guerra alla crisi della classe dirigente. La verità è che attorno a me vedo un Paese in cui si è determinata una progressiva crisi civile, che vedo scivolare inesorabilmente verso l’improvvisazione, la demagogia, il populismo, la confusione. Un Paese dove la classe dirigente si è impoverita, i cittadini non sanno più essere quello che devono essere: uomini fra gli uomini, liberi ma responsabili».
Le responsabilità di questo declino sono collettive…

«Quello che più spaventa, come ci ha spiegato Fernando Savater, è che ci siano sempre più persone con discreta competenza professionale ma con perfetta incompetenza sociale, lui li definisce “Idioti Abbastanza Preparati”. Sono uomini civicamente impreparati: individui che non sanno esprimersi in modo pertinente su questioni sociali, che non sanno distinguere tra i valori che vanno condivisi e i disvalori ai quali è doveroso ribellarsi. Diplomiamo e laureiamo asociali che non si preoccupano d’altro che dei loro diritti e mai dei loro doveri. Molti di noi si sono ripiegati su se stessi, il nostro tessuto sociale si è sfilacciato e impoverito, sono venuti meno i valori comuni degli anni del dopoguerra e del “miracolo economico”, manca quella classe dirigente fatta di uomini come Guido Carli, Enrico Cuccia, Bruno Visentini, Ernesto Rossi, Francesco Compagna e, prima di loro, Gaetano Salvemini. Grandi personaggi che, al di fuori dei partiti, hanno contribuito a dare una spina dorsale al nostro Paese».
Lei crede ancora nella società civile come riserva di valori, contro una politica incapace di riformarsi. E chi meglio di Silvio Berlusconi rappresenta il prodotto della società civile? Non c’è contraddizione nel suo appello?

«Berlusconi va affrontato e sconfitto sul piano elettorale, con un risveglio delle coscienze. La definitiva affermazione della società aperta, la mondializzazione, il boom dell’informazione e delle comunicazioni, la complessità delle relazioni economiche hanno ulteriormente allargato le responsabilità della società civile. Su questioni come il conflitto di interessi,
la qualità dell’informazione, la moralità del potere, il rispetto dell’ ambiente, l’etica della ricerca, solo il “tuono” della società può arrivare dove la politica è di fatto impotente. E’ la società, allora, che deve far sentire tutto il suo peso, prendendo consapevolezza del fatto che un premier non può controllare l’intero sistema televisivo di un Paese e, quindi, bocciandolo alle elezioni. Nel resto del mondo occidentale, d’altra parte, funziona proprio così».
La questione morale non sembra appassionare gli italiani. Il conflitto d’interessi era lì anche prima del 13 maggio 2001.

«Anche su questo terreno lo spazio civico può fare molto di più della politica stessa o delle inchieste giudiziarie. Ci vuole un fondamento etico comune. Se negli Stati Uniti la corruzione è molto meno diffusa che da noi, ciò non lo si deve certo ai giudici, ma alla sanzione sociale che colpisce i comportamenti scorretti. Chi sbaglia non solo non viene eletto in Parlamento ma non entra nemmeno più al circolo del bridge. Lo stesso vale per la tv. Come può la politica decidere la validità dei contenuti proposti dalle trasmissioni televisive? E’ ovvio che anche qui quello che conta è la capa-cità del pubblico, cioè dei cittadini, di scegliere».

C’è chi vi accusa di voler rifondare la Democrazia Cristiana. A lei piace Prodi, ieri le piaceva De Mita… In fondo, lei è un moderato. Non va ai girotondi…

«Sono un moderato. Vivo in mezzo ai moderati, fra i miei colleghi di Confindustria Berlusconi è una delusione: l’hanno votato, non voteranno mai a sinistra e sono come sospesi. Che Libertà e Giustizia voglia rifondare la Dc è una stupidaggine. E lo smentisce la trasversalità civile e non partitica della composizione stessa del Comitato di Presidenza. Non posso non notare, però, la sostanziale differenza tra un partito fatto di uomini con alto senso dello Stato e radicamento popolare come Sturzo, De Gasperi, Vanoni, Zaccagnini e l’improvvisazione, che spesso sembra nascondere la difesa di interessi puramente personali, di Forza Italia».

Di nuovo l’antiberlusconismo. Che però, non paga. Anzi…

«Sarebbero guai se il nostro unico collante fosse solo l’antiberlusconismo. Il comune denominatore devono essere i valori: gli ideali condivisi che devono fare da nuova spina dorsale del Paese. E siccome, poi, a me non piace chi parla di valori senza mai citarne uno e magari copre con i valori una totale assenza di proposte, mi permetta di utilizzare l’ultima parte di questa nostra chiacchierata per entrare un po’ nel merito. Innanzitutto, le proposte. Ne faremo tante, glielo assicuro. Del resto non abbiamo perso tempo: già nei giorni scorsi abbiamo presentato con Innocenzo Cipolletta le nostre idee sull’immigrazione. E oggi terremo a Torino un convegno sulla regolamentazione dei mercati. Sul Welfare, poi, contiamo di dare un apporto importante. Se in primavera si dovesse riaprire il confronto sulla riforma delle pensioni, mi creda, noi ci saremo con proposte forti. Sono convinto, infatti, e non da oggi, che il sistema vada rivisto, perché così com’è è iniquo e troppo costoso. E vedrà che anche sugli ammortizzatori sociali i progetti migliori, ispirati al modello inglese, saranno i nostri».

Libertà e Giustizia contro Forza Italia. Sembra già di vedere i manifesti…

«Ma no, semplicemente ridicolo. Per come me l’hanno presentata e per come la intendo io, Libertà e Giustizia si rifà esplicitamente alla grande tradizione dell’illuminismo lombardo e vede nell’età dei lumi il fondamento delle nostre società, Non si tratta di riproporre una ragione eroica e trionfante, ma di ribadire la fiducia in uno strumento insostituibile di conoscenza e di progresso, per quanto popperianamente fallibile e costantemente confutabile».

I Lumi, la Ragione, Popper. Non pensa di andare troppo lontano?

«Non sono una mammola. Non voglio nascondermi dietro a un dito. E’ chiaro però che per battere un cattivo esempio di democrazia, com’è quello che sta dando il governo Berlusconi, ci vuole una grande rivoluzione culturale. LeG crede che in una società aperta ogni uomo debba essere responsabile del proprio agire davanti a se stesso e alla comunità tutta. Come ci ha spiegato la scienza sociale anglosassone, a cominciare da John Rawls, scomparso proprio nei giorni scorsi, la società dei liberi non può che fondarsi sulla responsabilità individuale. E’ la libertà, comunque, che deve restare la nostra prima bussola, il nostro primo valore. Crediamo in un mondo di uomini liberi, in grado di difendersi sul mercato con i propri talenti e le proprie co-noscenze. Riconosciamo le differenze sociali come l’esito del confronto tra persone dotate di libero arbitrio. E, tuttavia, crediamo in un principio di giustizia per cui ci siano pari opportunità per tutti e in cui le differenze sociali non di-ventino tanto ampie da essere percepite come eticamente inaccettabili. Come diceva Salvemini, con una frase che mi ha sempre colpito per efficacia e semplicità: “Una società di liberi in cui ci sia per tutti un po’ di bene”.


(La conversazione è finita, l’Ingegnere parte domenica per un mese di vacanze in aereo e nave fra Patagonia e Polo Sud. I viaggi non lo spaventano. Porterà con sé un amuleto che ha sempre nella ventiquattrore: l’invito a parlare alle Twin Towers il 13 settembre 2001, alla stessa ora del crollo.
Me lo mostra: «sono vivo per caso, come tanti. E lo sa dov’ero la sera prima dell’attentato?
A cena a Washington, al National Building Museum, con George Bush padre e la famiglia Bin Laden, tutti invitati dal Gruppo del Carlyle, una compagnia finanziaria americana
».
Così è — se vi pare — il capitalismo globale).


Ritaglio in formato ORIGINALE ….