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Feb 5, 2012 - Economia, Giustizia, Politica    Commenti disabilitati su Ho trovato una frase di Enrico Berlinguer…

Ho trovato una frase di Enrico Berlinguer…

Enrico Berlinguer
Credete che se fosse in vita, voterebbe per questa gente?

 

               PD

Chi lo ricorda e lo ha apprezzato, se ne dovrebbe ricordare quando sarà chiamato a scegliere i rappresentanti.

Feb 4, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Giustizia, Politica, sfoghi, Truffe    Commenti disabilitati su Un taglio alle COGLIONATE no?

Un taglio alle COGLIONATE no?

Tempo fa, Padoa Schioppa disse che “pagare le tasse è una cosa bellissima”….

Adesso quest’altro consulente di Goldman Sachs, come Prodi, Draghi, Letta (tutti benefattori attenti alla giustizia sociale) se ne esce con la monotonia del Posto fisso.

Qualcuno potrà mai spiegargli che se devo uscire da casa dei miei a fare famiglia ho bisogno di un mutuo?
Ha per caso idea che per avere un cazzo mutuo E’ NECESSARIO ESSERE MOLTO BEN ANNOIATI???

“Che monotonia il posto fisso tutta la vita!”. Ieri Mario Monti, dagli schermi di Canale 5, ci ha reso partecipi della sua prima esternazione alla maniera di un Brunetta qualsiasi. Secondo il presidente del Consiglio, avere un lavoro sicuro che dura tutta la vita sarebbe un’opprimente palla al piede, un pericolo da scongiurare.

Da che pulpito viene la predica. Per Monti, infatti il posto fisso non è mai stato un problema. Una vita nel gotha economico-finanziario a livello mondiale, una confortevole poltrona da senatore a vita, e uno scranno di notevole importanza nel gruppo Bildelberg, tema quest’ultimo su cui il buon “SuperMario” non ha voluto ancora fornirci alcun tipo di spiegazione.

Cosa intende poi l’ex advisor di Goldman Sachs quando afferma che sarebbe opportuno “tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro”, e con quali misure vuole dare seguito a questo suo auspicio? Cancellando per caso l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?

Fonte: Andrea Demontis su poverapatria.com
Nov 28, 2011 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Finanza, Giustizia, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Ad ulteriore conferma di “come” CI SALVERANNO questi Signori….

Ad ulteriore conferma di “come” CI SALVERANNO questi Signori….

vittorio grilli

Grilli, il possibile viceministro che sogna il doppio stipendio
Il direttore del Tesoro passerebbe da 500 mila euro a “soli” 150 mila.
La soluzione che si prospetta è disarmante: concedergli il doppio incarico.
Mentre si discute di sacrifici pesanti per tutti i cittadini in vista della prossima manovra, nel dibattito politico spunta un «nodo» piuttosto aggrovigliato: lo stipendio di Vittorio Grilli.
Il direttore generale del Tesoro potrebbe diventare viceministro, ma – sostengono alcuni – passerebbe da 500mila a «soli» 150mila euro annui.
Questo è l’ostacolo che si ritrova sul cammino il governo Monti, nel mezzo della bufera finanziaria planetaria.

La soluzione che si prospetta è altrettanto disarmante: concedergli il doppio incarico. La Repubblica non può fare a meno di lui, e lui non può fare a meno dei 350mila euro annui di differenza. Ma le tesi non convince affatto. Innanzitutto perché dubitiamo che sia davvero possibile fare bene il viceministro e il direttore generale. L’amministrazione deve pure avere un presidio di autonomia funzionale.
Ma ancora più discutibile è che la questione stia diventando dirimente, mentre le famiglie italiane fanno i conti con l’inflazione, il prezzo della benzina e l’età pensionabile.

Fonte: unita.it
Nov 27, 2011 - Abuso di Potere, Giustizia, Truffe    Commenti disabilitati su E questo, per TUTTI quelli che ammirano il “presidente”.

E questo, per TUTTI quelli che ammirano il “presidente”.

Referendum sull’acqua: volontà popolare imprigionata nei cavalli giuridici dei gestori

Subito dopo l’esito della consultazione popolare del 12 e 13 giugno scorsi, l’Acea ha chiesto rassicurazioni sul mantenimento degli accordi stipulati a Giulio Napolitano, avvocato, esperto del settore e figlio del Presidente della Repubblica. Secondo il parere legale, l’esito dei quesiti non sarebbe sufficiente a intaccare gli interessi delle società idriche. Ecco perché

Il Sì all’acqua pubblica uscito dalle urne lo scorso giugno rischia di vedere i suoi effetti allontanarsi nel tempo, imprigionando la volontà popolare nelle pastoie giuridiche della giustizia amministrativa. E’ questa la tattica che i gestori privati dell’acqua hanno messo in campo subito dopo il voto dei ventisette milioni di italiani il 12 e 13 giugno scorsi, preparando le battaglie legali che potranno affollare i Tribunali nei prossimi mesi.

La mossa avviata da Acea – primo operatore idrico, società quotata in Borsa – che ha chiesto ad un giurista esperto quali armi tecniche utilizzare per contrastare la volontà dei cittadini italiani, è arrivata all’indomani del voto, dopo un Consiglio di amministrazione dove predominavano le facce cupe. Un parere contenuto in un documento di sedici pagine – che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare – con la pesante firma dell’avvocato Giulio Napolitano, ordinario di diritto pubblico a Roma Tre, uno dei due figli del Presidente della Repubblica – che gira dallo scorso giugno riservatamente tra i gestori dell’acqua, citato nei Consigli di amministrazione di tante Spa che si occupano di risorse idriche. Un dossier articolato, inviato a Renato Conti, manager della multinazionale romana, a capo della Direzione funzione legale, quando nelle piazze ancora si festeggiava la vittoria dei Sì.

Due i quesiti che Acea ha posto poche ore dopo il risultato del referendum: “Conoscere il nuovo assetto normativo dei servizi pubblici locali, verificando la legittimità delle convenzioni” e “un parere in merito alla nuova disciplina delle tariffa”, chiedendo lumi sulla “legittimità e validità degli atti stipulati”. In altre parole Acea voleva essere rassicurata dalla voce autorevole di Giulio Napolitano sul mantenimento di quelle condizioni di gestione dell’acqua contestate da tanti comitati che avevano portato milioni di italiani ad esprimere il loro voto per una gestione pubblica del servizio idrico integrato.

L’importanza del documento – di per se assolutamente legittimo – sta nella data, il 24 giugno 2011. L’interpretazione giuridica contenuta anticipa le tesi sostenute poi in tutta Italia dalle Autorità d’Ambito, che fino ad oggi hanno negato la riduzione delle bollette dopo l’abrogazione referendaria del 7% di profitto garantito.

Fonte: ilfattoquotidiano.it
Nov 27, 2011 - Economia, Equitalia, Finanza, Giustizia, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Effetto iniquItalia sugli ONESTI.

Effetto iniquItalia sugli ONESTI.

Già, perchè i grandi evasori se ne FOTTONO BELLAMENTE di Equitalia!
I capitali all’estero e gli immobili intestati a società di comodo li mettono al riparo dall’azione DEVASTANTE che investe invece chi, DAL FACICOSO LAVORO DI ANNI ha messo da parte qualche soldino ed ha comprato casa (REGOLARMENTE INTESTATA A SE E MOGLIE).


Padova, imprenditore suicida per crisi Esplode la rabbia contro Equitalia

Giancarlo Perin, 52 anni, si è impiccato alla gru della sua azienda edile perché non poteva più pagare i dipendenti. L’organizzazione indipendentista Veneto Stato organizza una manifestazione davanti agli uffici dell’agenzia di riscossione, “in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale”

Giancarlo Perin aveva 52 anni, una moglie, due figli, una bella casa. Era proprietario di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin Fratelli srl. Venerdì scorso un suo dipendente lo ha trovato impiccato alla benna della gru nella sua ditta di Borgoricco. In un biglietto alla famiglia ha accennato alla crisi, a problemi economici. Chi lo conosce bene dice che temeva di non riuscire più a dare un futuro ai suoi dipendenti.

Effettivamente sembra che la Perin non pagasse la cassa edile dall’aprile scorso, e che avesse chiesto un finanziamento alla banca. Forse Giancarlo non ha avuto le risposte che voleva. Di certo ora quelle risposte le chiedono a gran voce imprenditori e sostenitori che stanno ingrossando sempre più le file degli indipendentisti veneti. “Veneto Stato”, movimento famoso per la “statua all’evasore” in un piccolo comune del Vicentino, si è presentato davanti alla sede di Equitalia a Padova, con bandiere, altoparlanti, striscioni e slogan. Primo tra tutti “Fratelli d’Italia? Non siamo neanche parenti”. L’obiettivo era dimostrare tutta la rabbia per sentirsi strangolati e oppressi da quelle che definiscono le “braccia armate” dello Stato: Equitalia, agenzia delle entrate, Finanza, tasse, ma soprattutto banche.

In onore di Giancarlo il centinaio di manifestanti, tenuti sotto stretta osservazione dalla polizia, hanno acceso alcuni lumini davanti al portone dell’agenzia in via Longhin, “in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale”, dice il presidente Lucio Chiavegato. La rabbia espolde solo a sentir nominare i ‘nemici’ della Lega. “Bossi è un traditore, Zaia ci chiede di comprare i Btp? Se li compri lui, qui c’è gente che si mette una corda al collo pur di non licenziare i dipendenti”. Una delegazione di manifestanti viene ricevuta a metà mattina da Maurizio Trevisan, capo dell’ufficio provinciale. L’incontro dura una decina di minuti. “Gli abbiamo dato un ultimatum – dice la ‘pasionaria’ imprenditrice Patrizia Badii, fiorentina di nascita e veronese di adozione – o ritirano tutti i loro bollettini o noi non paghiamo, gli abbiamo detto di guardarsi le spalle, chi medita il suicidio per debiti può commettere qualsiasi follia”.

Veneto Stato nasce nel settembre del 2010 e mette insieme le spinte indipendentiste che ruotano attorno al Partito Nazionale Veneto. Lo Statuto, scritto in dialetto, chiede un referendum e il riconoscimento del Veneto come Stato membro dell’unione erupea. Bandiera del movimento, che non ama definirsi partito, è l’evasione fiscale come segno di protesta. La notizia dell’imprenditore suicidatosi in azienda ha lasciato tutti sconvolti: “Ci siamo riconosciuti in lui – afferma la Badii – qui ci si ammala, c’è gente che va in depressione, che perde i capelli, ci strangolano per i prestiti e appena saltiamo una rata ci saltano al collo”.

Il tam tam organizzativo è arrivato anche a Brescia e Bergamo. Gli imprenditori delle altre regioni in Veneto vengono ironicamente chiamati stranieri, ma la gente qui ha poca voglia di scherzare. “Tre anni fa ho aperto un’attività a Genova, ho dovuto chiudere, mi sono ritrovata una cartella da 15milia euro – dice Antonella Clementi, anche lei davanti a Equitalia a manifestare – avevo versato i contributi dei miei dipendenti ma non i miei, sono dovuta tornare a casa dei miei genitori a Brescia, ho 52 anni e due figlie, non dico a nessuno dove sono perché ho paura che mi vengano a cercare”.

Fonte: ilfattoquotidiano.it
Set 17, 2011 - Economia, Finanza, Fisco, Giustizia    Commenti disabilitati su Fisco sempre più iniquo con i più deboli

Fisco sempre più iniquo con i più deboli

Siete una persona onesta che cerca, nonostante tutto, di mettersi in regola con quanto rpevisto dalla legge?
Beh, con la nuova manovra è in arrivo un’altro tentativo di FARVI DESISTERE. 
Fisco Iniquo

Manovra finanziaria e regime dei minimi: che cosa cambia

L’abolizione del regime fiscale per i contribuenti minimi, stabilito dall’ultima Finanziaria ormai legge,dimostra ancora una volta come scelte importanti prese nel “solo interesse del paese”, siano in realtà iniziative che testimoniano come il legislatore non conosca (o faccia finta di non conoscere) il paese in cui vive.

Proviamo a dimostrarlo.
Immaginiamo un architetto sopra i 35 anni, titolare di partita iva dal 2007 ,in possesso dei requisiti di contribuente minimo e  che attualmente possa contare su un reddito lordo annuo pari a 15.000,00 €. Molto probabilmente emetterà dodici fatture a cadenza mensile di 1250,00 € al suo “unico cliente”. Considerando l’attuale regime dei contribuenti minimi, proviamo a fare due conti in tasca al nostro amico. Bisognerà detrarre il 20% (aliquota sostitutiva IVA,IRPEF,IRAP e addizionali locali), il 12,5% per il contributo soggettivo inarcassa,365,00€ per il contributo integrativo minimo e 74,00€ per il contributo maternità. La retribuzione netta annuale sarà di 9686,00€ pari a 807,17€ mensili. Il tutto ,ovviamente, senza ferie, malattie, permessi, TFR e quant’altro.
Potremmo fermarci qui e discutere su come sia possibile vivere, o avere prospettive di vita con tali risorse, o sul perché il lavoro subordinato, che gran parte di noi svolge presso gli studi professionali, non debba essere regolamentato dal CCNL per i dipendenti degli studi professionali così come avviene negli altri settori lavorativi. Ma la Finanziaria incombe e quindi non divaghiamo. Con il passaggio al regime ordinario i conti in tasca del nostro amico cambiano. Al reddito di 15000 € sarà prima aggiunta e poi sottratta (in sede di versamento) la quota IVA pari al 20% e quindi 3000,00€. Inoltre vanno detratte:
IRPEF (23,0%): 3450,00€
Addizionale IRPEF (esempio Napoli 0,5%): 75,00€
Contributo soggettivo Inarcassa (12,5%): 1875,00€
Contributo minimo integrativo: 365,00€
Contributo maternità: 74,00€
Con una retribuzione annua di 9161,00 € pari a 763,42 € mensili.
In definitiva si avrà una perdita annuale di 525,00€ pari a 43,75 € mensili (-5,7%).
L’incidenza sembra minima, ma considerando anche l’applicazione degli studi di settore, non c’è da essere allegri. Inoltre i colleghi giovani che usufruiranno dell’aliquota sostitutiva del 5% per 5 anni potranno chiedere retribuzioni scontatissime falsando inevitabilmente il mercato. Provate a sostituirvi al nostro amico e simulate la vostra situazione. Buon divertimento.

Fonte: ivaseipartita.it

Equitalia: agente di riscossione o DISTRUTTORE di tessuto Sociale?

Interrogazione_ParlamentareDalla Sardegna, un’Interrogazione Parlamentare che interessa TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE….
… (beep. “l’utente è non raggiungibile, si prega di riprovare più tardi” beep)…
… senza risposta.

Atto a cui si riferisce:
S.3/02370 SCANU – Al Ministro dell’economia e delle finanze – Premesso che:l’entità del debito complessivo nei confronti dell’agente di riscossione Equitalia in Sardegna ed il numero di imprese sarde…

SANNA, CABRAS, SCANU – Al Ministro dell’economia e delle finanze – Premesso che:

l’entità del debito complessivo nei confronti dell’agente di riscossione Equitalia in Sardegna ed il numero di imprese sarde raggiunte da cartelle esattoriali è tale da costituire una vera e propria emergenza economica e sociale al punto di prospettare il serio rischio di fallimento di molte aziende;

le difficoltà generalizzate di accesso al credito bancario e quelle create dai ritardi di pagamento dei grandi committenti e della pubblica amministrazione generano a loro volta ulteriori ritardi da parte delle aziende che sono costrette a posticipare i pagamenti di imposte e contributi per continuare a sopravvivere e trovare liquidità;

in particolare, in molti casi la situazione debitoria nei confronti dell’erario è dovuta al contegno della pubblica amministrazione che, vincolata al rispetto del patto di stabilità, ritarda i pagamenti per commesse già eseguite. Per poter partecipare alla realizzazione delle commesse pubbliche le imprese sono obbligate ad anticipare somme che saranno recuperate solo dopo alcuni anni;

l’entità del debito fiscale preclude la partecipazione delle imprese a bandi di gara per l’appalto di opere pubbliche la cui aggiudicazione permetterebbe alle stesse una ripresa della attività ed un rientro accelerato del debito fiscale in essere. Si assiste quindi al paradosso per cui imprese che non sono state pagate dalla pubblica amministrazione per commesse già eseguite, non avendo sufficiente liquidità, sono costrette a dover ritardare i pagamenti delle imposte e dei contributi, con ciò precludendo di fatto la loro partecipazione ad altre gare d’appalto in quanto risultanti non in regola con i versamenti;

l’entità dell’emergenza è rilevabile osservando i numeri delle aziende sarde che al 31 dicembre 2010 risultano indebitate con il fisco. Più di 64.000 imprese sono debitrici esposte per un totale di 3.516 milioni di euro; il 40 per cento delle imprese sarde è gravata in media da un debito verso l’erario di circa 55.000 euro; nel 2010 hanno dovuto dichiarare fallimento 2.351 aziende sarde;

la situazione delle aziende artigiane, commerciali ed anche agricole è quindi a dir poco catastrofica e si colloca in una crisi più vasta fatta di disoccupazione, di cassa integrazione, di blocco degli investimenti, di impoverimento del tessuto industriale di cui l’esempio più acuto è la provincia del Sulcis Iglesiente;

molti imprenditori sardi, in particolare piccole e medie imprese artigiane ed aziende agricole a conduzione familiare, tradizionalmente in regola con i versamenti delle imposte e dei contributi, oggi non sono in grado di far fronte al debito fiscale anche a causa dell’attuale sistema di computo degli interessi di mora e delle sanzioni che porta il debito a lievitare oltre ogni ragionevole misura facendo raddoppiare la cifra dovuta dopo circa cinque anni dall’accertamento;

sulle somme dovute dal contribuente all’erario vengono calcolati, in caso di ritardo nei pagamenti, costi aggiuntivi estremamente onerosi, mentre non si procede simmetricamente al computo degli interessi allorquando a vantare il credito sia il cittadino nei confronti dello Stato;

l’attuale sistema fiscale, i pignoramenti immobiliari e le procedure di fermo amministrativo di macchinari e automezzi utilizzati per il lavoro, sia di ambito artigianale che agropastorale, rischiano di risultare, oltre che inefficaci per l’impotenza finanziaria momentanea delle imprese, anche causa della definitiva compromissione del tessuto produttivo delle imprese localizzate nella regione, già gravemente colpito dalla crisi economica internazionale;

per far fronte all’attuale crisi di liquidità delle imprese sarde sono necessarie misure urgenti che potrebbero alleviare il peso del debito fiscale ed evitare il razionamento del credito quali: l’allungamento del periodo di rateazione; il blocco dei pignoramenti; la riduzione dell’aggio di Equitalia e degli interessi di mora, la rivisitazione degli studi di settore; la sospensione della riscossione in casi eccezionali; la riduzione delle sanzioni civili in materia di contributi previdenziali; la sostituzione di garanzie reali con garanzie fideiussorie; l’accelerazione dei rimborsi erariali e l’applicazione della transazione fiscale di cui all’articolo 182-ter del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267;

la Camera dei deputati ha approvato nella seduta del 21 giugno 2011 l’ordine del giorno 9/4357-A/75 che impegna il Governo a dar corso alla sospensione dei pagamenti delle cartelle esattoriali emesse da Equitalia Sardegna per almeno 12 mesi, nonché alla sospensione della metà dei carichi messi a ruolo a causa degli omessi versamenti e all’inapplicabilità degli studi di settori per la Sardegna dall’anno d’imposta 2008 fino a oggi, o, in alternativa, alla riduzione standard degli stessi «studi» almeno del 10 per cento;

nella stessa occasione il Governo ha dichiarato l’intenzione di sviluppare un’iniziativa specifica di approfondimento delle problematiche sopra evocate nei confronti della realtà della Sardegna, raccogliendo gli stimoli proposti negli ordini del giorno approvati in Parlamento;

il Presidente della Regione ha dichiarato in una nota stampa che «da diverse settimane il ministro Tremonti ha ricevuto l’istanza formale per la moratoria di almeno un anno del debito con Equitalia a favore delle piccole e medie imprese sarde»;

ad oggi non risulta avviata da parte del Ministro in indirizzo alcuna procedura necessaria, mentre sarebbe dovuta già essere convocata la Regione per individuare congiuntamente le aree destinate a beneficiare della citata “moratoria”,

si chiede di sapere con quali modalità, con quali contenuti ed entro quali termini temporali il Governo intenda dare attuazione agli impegni assunti con l’accoglimento del richiamato ordine del giorno al fine di riproporre tra le priorità dell’agenda politica le ormai improrogabili misure per la tutela dei contribuenti sardi ed in generale del sistema economico isolano.

Fonte: parlamento.openpolis.it
Ago 19, 2011 - Abuso di Potere, Economia, Finanza, Giustizia, Politica, Religioni, Truffe    Commenti disabilitati su A proposito di PARASSITI

A proposito di PARASSITI

Contro i Parassiti il Governo ha speso altri soldi (più per finanziare le Reti TV che per fare azione seria) ma ha dimenticato di menzionare MOLTI PARASSITI.

Filippo Facci Filippo Facci ce ne ricorda due

L’amministrazione parassita della Sicilia va commissariata

Per normalizzare la situazione è necessario mettere mano alla Costituzione. L’isola detiene tutti i record degli sprechi.

    Bisognerebbe prendere la Sicilia, commissariarla all’istante e cambiare la Costituzione per normalizzare la sua amministrazione parassita: altro che il ricorso presentato da un gruppo di consiglieri siciliani (capofila il sindaco di Messina, vedi articolo) che mirano a mantenere il doppio stipendio alla faccia di una sentenza della Consulta e soprattutto alla faccia nostra, che non possiamo neppure linciarli: in luglio l’assemblea siciliana si è assicurata contro il «rischio insurrezione» («tumulti e aggressioni», polizza estesa ai familiari) e hanno fatto bene, visti gli incredibili privilegi di cui godono: dai pranzi a 9 euro al «contributo sepoltura» di 5mila euro in caso di morte (tutto vero) e questo da parte di una classe dirigente che costa 496.400 euro annui a consigliere (più dei parlamentari di Montecitorio) quando i consiglieri sono 90 perché rifiutano di ridurli. Aggiungi 20mila dipendenti strapagati (1,7 miliardi annui, quasi come tutte le altre regioni messe insieme) che vanno in pensione prima degli altri e che costano 349 euro annui a cittadino, quasi venti volte il costo di un dipendente lombardo. Dimenticavamo il record nazionale di consulenze e auto blu. Dimenticavamo i 1428 dirigenti che secondo la Corte dei Conti sono in sovrannumero rispetto alla legge. Dimenticavamo ogni volta, il problema è questo.

19/08/2011

Fonte: libero-news.it

Assenti Sacrifici (chi più, chi meno) per tutti. Ma perché la Chiesa non fa la sua parte?

L’appunto di Filippo Facci. Il muro del sacro è stato sfondato davvero: pagano anche i calciatori. Eppure…

    Chi più e chi meno (ripeto e scandisco: chi-più-e-chi-meno) c’è un intero popolo che è invitato a forti sacrifici economici da spalmare su ogni possibile categoria sociale: e se a pagare il contributo di solidarietà saranno davvero anche i calciatori – come dovrebbe essere ovvio – allora è segno che il muro del sacro è stato sfondato davvero. Ergo, a proposito di intoccabili, non si capisce perché la Chiesa non dovrebbe fare la propria parte: fruisce di agevolazioni fiscali per miliardi (tutti soldi nostri, credenti o meno) e lo fa con furberie che a tratti profumano di raggiro: basta infilare una cappellina, un altarino, una statuetta o un mezzo padrepio in un angoletto di grandi alberghi, ristoranti, cinema, cliniche, scuole, impianti sportivi e interi palazzi con appartamenti in affitto (tutto di proprietà della Chiesa, che è leader nazionale con 100mila fabbricati) ed ecco che un immobile viene definito «adibito a culto» e viene perciò completamente esentato dal pagamento dell’Ici, senza contare altre agevolazioni. Le tasse non pagate, secondo una stima europea, ammontano ad almeno 4 miliardi di euro: corrispondono proprio, toh guarda, all’intero contributo di solidarietà che gli italiani saranno chiamati a pagare nei prossimi tre anni. Berlusconi ha detto: «Siamo aperti alle nuove idee che siano migliorative dei provvedimenti adottati». Ecco fatto.

17/08/2011

Fonte: libero-news.it

 

Ago 9, 2011 - Abuso di Potere, Economia, Giustizia, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Sul filo del rasoio.

Sul filo del rasoio.

Ho trovato un articolo che racconta dei disordini di Londra e mette in evidenza le accuse nei confronti dei Social Network.
E sì, perchè (sebbene gli atti di saccheggio siano da condannare senza esitazione) Lorsignori amministratori della Cosa Pubblica, salvatori di CULO DI BANCHIERE, non si rendono conto che sono sempre maggiori le fasce di popolazione che vive ai limiti della sopportazione, sull’orlo della crisi di nervi.
Non mi stancherò di ripetere che anche da noi, il caso Equitalia, che ipoteca e pignora aziende agricole e prime case ai poveracci che NON HANNO I SOLDI PER TIRARE AVANTI (a quelli che li hanno fanno ammuina) stà esasperando migliaia di perone, famiglie e aziende.
Poi, non si accusino I pochi mezzi di comunicazione utilizzati per condividere lo sgomento trasformatosi in rabbia e sete di vendetta nei confronti di quanti se ne fottono bellamente e nella migliore delle ipotesi, RINUNCIANO ALL’AUMENTO DELLA BEN PROFUMATA RETRIBUZIONE !!!

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Fumo su Londra, fuoco sui social networkFumo su Londra, fuoco sui social network

La polizia punta il dito contro Twitter e gli altri social media, BlackBerry Messenger si trova costretto a prendere le distanze dai suoi utenti che si sono resi protagonisti dei saccheggi

Roma – I fatti violenti che stanno scuotendo la periferia di Londra hanno ripercussioni anche online, dove i social network si trovano a dimostrare la loro capacità di informazione e l’utilità del neworking in una situazione di rivolta in un paese occidentale. E a difendersi dalle diffidenze e dalle accuse di supporto al vandalismo

Su Twitter i cinguettii si addensano per capire cosa sta succedendo a Tottenham e dintorni, tanto che #londoriots e #stoprioting sono trending topic.
L’uso del servizio di microblogging viene accusato, d’altronde, aver influenzato anche l’origine della rivolta degenerata poi in vandalismo dalla protesta pacifica organizzata per l’indignazione creata dalla morte del 29enne Mark Duggan che sembra da imputare alla polizia: il vicecommissario della polizia di Londra Steve Kavanagh dice che tweet “veramente inaccurati e istigatori” sarebbero in larga parte la causa delle sommosse.

Kavanagh è voluto intervenire per riferire dei fatti, non distogliendo l’attenzione dai social network: “I social media sono stati impiegati per organizzare questi livelli di criminalità e di avidità”. Un pericolo tale, secondo la polizia, che il vicecommissario è arrivato a minacciare l’arresto per gli autori dei messaggi istigatori.Alle parole delle forze dell’ordine hanno fatto seguito commenti sui giornali e interventi di politici, che, accantonando momentaneamente le tensioni economiche e il background storico-sociale fra le cause, hanno concentrato il fuoco di diffidenze nei confronti dei nuovi mezzi. Uno degli esempi della confusione sul fronte online della vicenda è un articolo di BBC intitolato “Is technology to blame for the London riots?”: sembrerebbe essere pronto a sparare a zero su Twitter e compagnia, ma poi al suo interno vengono riportati una serie di esempi di tweet citati incompleti o senza il messaggio successivo che ne chiarisce tono o ironia.

Eppure, ancora una volta, i social network hanno colmato anche le mancanze dei media tradizionali, dimostrandosi un mezzo le cui implicazioni dipendono dalla persona che ci sta dietro: le dirette di BBC e delle altre televisioni, per esempio, ieri sera sembravano ferme e riportavano ancora quelle delle prime ore della giornata, mentre su Twitter la gente cercava fonti fresche.

In realtà una posizione più difficile da tenere di Twitter ce l’ha il sistema di messaggistica gratuito di BlackBerry con funzione da social network, Messenger. Proprio attraverso BlackBerry Messenger, poi, Duggan ha inviato il suo ultimo messaggio alla fidanzata a cui ha scritto “I federali mi stanno seguendo”. E ora il servizio sembra il preferito dei vandali per comunicare le proprie incursioni, i saccheggi e per coordinarsi.

Anche per questo RIM è ricorsa a Twitter per prendere le distanze dalle violenze, e ha detto di volersi “impegnare con le autorità per assisterle in ogni modo possibile”.

Al centro, ancora una volta dopo l’accerchiamento subito dalla canadese i altri paesi come gli Emirati Arabi, il sistema cifrato su cui passa il traffico degli utenti BlackBerry: anche se RIM non ha detto come collaborerà di preciso con le forze dell’ordine, per il momento ha detto tuttavia che non ha la possibilità di decifrare i messaggi che passano tra gli utenti sui suoi circuiti.

Claudio Tamburrino

Fonte: puntoinformatico.it
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