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Giu 20, 2010 - Economia    Commenti disabilitati su Mercato dei derivati: in arrivo regole più severe

Mercato dei derivati: in arrivo regole più severe

Werner Langen è membro del Parlamento europeo dal 1994Un famoso investitore ha paragonato i derivati ad armi di distruzione di massa finanziarie. Questi complessi prodotti sono stati accusati di esacerbare la crisi e mettere i governi più indebitati con le spalle al muro. Ma Werner Langen, popolare tedesco, responsabile della rapporto sui derivati ci spiega perché, se usati con giudizio e controllati adeguatamente, i derivati sono strumenti necessari a limitare i rischi di imprese e istituzioni finanziarie.

Che cosa sono e come funzionano i derivati

Gli strumenti derivati sono contratti che permettono di ridurre i rischi. Mettiamo il caso di una linea aerea: l’amministratore è preoccupato perché l’instabilità del prezzo del petrolio può far lievitare il prezzo del carburante nei prossimi sei mesi, riducendo i benefici e mettendo a rischio la sopravvivenza stessa della compagnia.

L’amministratore potrebbe allora volgere lo sguardo al mercato dei derivati: c’è un prodotto che si chiama “futuro del petrolio”. E’ un contratto che permette di comprare un tot di barili al prezzo di oggi per i prossimi sei mesi. Facciamo che l’amministratore compra 10.000 barili a 50 eu, da essere consegnati fra sei mesi. Se fra sei mesi il prezzo del petrolio è salito a 75 eu al barile, l’amministratore avrà risparmiato 250.000 euro sui  10.000 barili.

Chiaramente il privilegio di eludere i rischi ha il suo costo. Il contratto “futuro del petrolio” ha un prezzo. Ma se l’amministratore ci ha visto giusto, chi non vorrà ricomprare il contratto – un derivato – fra sei mesi, pagando il petrolio a 50 eu invece che 75?

Chiarire il ruolo dei derivati nell’economia

“Gli strumenti derivati hanno un ruolo molto utile nell’economia, perché aiutano a dissipare i rischi. Per permettere alle imprese di continuare a usarli, bisogna fare la distinzione fra i derivati usati per minimizzare i rischi, e quelli di natura puramente speculativa”, spiega Werner Langen, autore del rapporto parlamentare sui derivati.

“Il problema è che questi strumenti non sono stati abbastanza regolamentati, e non sono trasparenti”, spiega il deputato del Partito Popolare Europeo. La maggior parte dei contratti, infatti, si stipulano fra le due parti, senza alcun tipo di controllo da parte dei regolatori e dei mercati.

“Nel futuro, le transazioni di derivati – sia delle imprese che delle istituzioni finanziarie-  dovranno essere registrate presso repertori centralizzati, in modo che il regolatore possa accedervi. Questo aiuterà a differenziare fra i diversi tipi di derivati”.

Grecia, vittima degli speculatori?

Distinguere fra derivati speculativi e prodotti per limitare il rischio è di fondamentale importanza nel caso dei Credit Default Swaps (CDS), strumenti che permettono di acquistare un’assicurazione per l’eventuale fallimento dei titoli di Stato. I CDS sono sotto accusa per aver accelerato la crisi dei bond in Europa, soprattutto in Grecia.

“Si dice che gli speculatori abbiamo usato i CDS nudi per alzare artificialmente il prezzo dei prestiti al governo greco. E’ difficile trovare le prove di tale meccanismo”, continua Langen. Ma tutti gli osservatori concordano sul fatto che i “CDS nudi” (credit default swaps detenuti da un investitore che non possiede i titoli di Stato a essi collegati, ma che recupera comunque i propri soldi anche in caso di fallimento) sono una delle cause principali della speculazione.

“Il rapporto chiede chiaramente che i CDS passino da una camera di compensazione centrale. In più diciamo che alcuni tipi di derivati dovrebbero essere autorizzati solo in condizioni particolari o, in alcuni casi, addirittura proibiti”, spiega il parlamentare tedesco.

Se la proposta diventerà legge, compratori e venditori di CDS e altri derivati non potranno più operare indipendentemente, al di fuori delle istituzioni finanziarie, ma dovranno passare per una camera di compensazione, che diventerà il centro di tutte le transazioni, assicurando che le parti onorino i loro impegni e il denaro circoli davvero fra mani diverse.

“Nessun esodo per i servizi finanziari”

Langen pensa che non ci sia da preoccuparsi di una possibile fuga dei fornitori di servizi finanziari dall’Europa all’estero, perché “anche gli Stati Uniti e gli altri paesi del G20 hanno espresso senza equivoci la loro volontà di migliorare la governance finanziaria e stanno approvando leggi in questo senso”.

E’importante, però, che la proposta della Commissione sui derivati – che dovrebbe essere pubblicata nelle prossime settimane-  non sia “isolata internazionalmente, e segua gli sviluppi degli USA e delle altre economie del G20”, conclude il deputato.

Il suo rapporto d’iniziativa del Parlamento sarà discusso in Aula lunedì 14 e approvato martedì 15 giugno.

Fonte: Sito del Parlamento Europeo

Mag 11, 2010 - Economia    Commenti disabilitati su 1929-2009 80 anni dopo la Grande depressione

1929-2009 80 anni dopo la Grande depressione

Dow Jones 1929

Dow Jones 2009

1929 – 2009

Analogie e differenze.

Vi è per caso balenata in mente l’idea che la Storia abbia de CICLI che SI RIPETONO?
Ebbene, se la storia seguisse i corsi del Dow Jones….
… a distanza di 80 anni ci aspettano dei momenti davvero da far accaponare la pelle.

Già da tempo se ne parla, certo NON nel mainstream, dove a copli di Vespa e lambretta ci somministrano la PROPAGANDA, con l’aggravante che “quando c’era Lui” sapevamo di avere un regime, di essere in una monarchia parlamentare dove guardacaso, i partiti dell’opposizione non allineati, sono stati dapprima estromessi e poi dichiarati fuorilegge. Oggi ci raccontano che siamo in Democrazia. E sì, ma che bella parola, direbbe un noto presentatore televisivo decaduto, perché rimane solo una parola, senza alcuna applicazione reale. Di fatto, i cittadini sono stati sempre raggirati e truffati.
Avevo accennato all’attuale crisi con il mio post Benvenuti nel nuovo 1929.

Adesso mi è venuto in mente di raffrontare l’indice di riferimento della borsa americana, il Dow Jones appunto, nelle due epoche.
Ebbene, le analogie sono interessanti, ma le misure intraprese non si equivalgono in quanto, l’apparente ripresa di quest’anno è dovuta essenzialmente al fatto che la BANCOCRAZIA della FED e della BCE (banche di proprietà privata e NON degli Stati) hanno stampato moneta a rotta di collo.
Questa liquidità non va alla gente che ha necessità, agli artigiani e commercianti strangolati da Equitalia, alle aziende in mano ai fidi, ma per salvare le Banche; le quali, strafottendosene delle necessità della popolazione mondiale la utilizzano per acquistare titoli e sostenere i propri bilanci.

Guai a tutti quei piccoli risparmiatori che crederanno alla ripresa della borsa e ci infileranno i loro denari rimasti!
Sarà come tuffarsi nella piscina degli squali pensando di poter pescare qualche dentice.

Diventa sempre più difficile trattenere il “te l’avevo detto”.

Fonte: www.scalpingonline.com
Mag 11, 2010 - Economia    7 Comments

INPS: ESTORSORI LEGALIZZATI!!

INPS

SI PARLA TANTO DI COMBATTERE IL LAVORO NERO,

MA NELLA REALTA’ LO SI INCENTIVA DI FATTO.

Il titolare di P. IVA Artigiano o Commerciante, DEVE versare un contributo minimo sulla base di una legge che decide che nell’arco dell’anno devi aver guadagnato almeno 13.819,00 euro.
Quindi, pur avendo un reddito di impresa inferiore o anche pari a zero i contributi vanno calcolati sempre sul detto minimale. Il minimale è riferito alla singola persona e non al reddito complessivo dell’impresa (es. nell’impresa familiare si considera un minimale per ogni partecipante).

ESTORSIONE DI STATO: la soluzione per chi non raggiunge il gudagno minimo qual’è?

Le rapine o buttare via tutto e lavorare in NERO!!


Quello che mi piacerebbe capire è:
a) – LA COSTITUZIONE ITALIANA recita all’art. 53: ” Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
b) – L’art. 1, comma 100, della legge finanziaria per il 2008 recita: “100. I contribuenti minimi non addebitano l’imposta sul valore aggiunto a titolo di rivalsa e non hanno diritto alla detrazione dell’imposta sul valore aggiunto assolta, dovuta o addebitata sugli acquisti anche intracomunitari e sulle importazioni. I medesimi contribuenti, per gli acquisti intracomunitari e per le altre operazioni per le quali risultano debitori dell’imposta, integrano la fattura con l’indicazione dell’aliquota e della relativa imposta, che versano entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione delle operazioni.

Dunque, è chiaro che i padri della Patria abbiano ritenuto opportuno commisurare gli importi di contribuzione alla “Capacità contributiva” di ciscun cittadino.
Nella Legge Finanziaria per il 2008 si è adottato un sistema per la Semplificazione che dovrebbe favorire i “contribuenti minimi”, che, per l’esiguo volume d’affari, dovrebbero sostenere costi aggiuntivi per la complessità della contabilità ordinaria da far espletare necessariamente ad un Professionista (per niente gratuito). E fin quì non farebbe una piega se non fosse totalmente disattresa nei fatti dall’INPS che PRETENDE IL VERSAMENTO DI CONTRIBUTI MINIMI!!
Ora, se un artigiano, a fine anno ha guadagnato 3685 euro, come è possibile pretendere che ne versi 2763,80 euro all’INPS?
A mio avviso è equiparabile all’estorsione!
Gradirei rivevere messaggi da parte di quanti, in queste condizioni, sarebbero dell’avviso di sottoporre il problema al Presidente della Repubblica ed alla Corte Costituzionale.



Aggiornamento.

Mi sono rivolto ad un CAF ed anche loro HANNO FATTO SPALLUCCE!!
Significa che non ho speranza di restare ONESTO??
Dic 19, 2009 - Economia    Commenti disabilitati su Democrazie Occidentali? Chi ci crede ancora è completamente IDIOTA!!

Democrazie Occidentali? Chi ci crede ancora è completamente IDIOTA!!

Dio Soros

Riporto pari pari un articolo interessante che ridurrà a quello che sono effettivamente, i Lorsignori che fingono di Amministrare la Cosa Pubblica.
Già, parliamo di puro ILLUSIONISMO a cavallo tra il 20° ed il 21° SECOLO: le Democrazie.
Ci si illude di poter DECIDERE COL VOTO chi ci rappresenta e chi deciderà della nostra Vita e di quella delle generazioni future. Ebbene, NON è così. Sì, lo sò, è troppo forte dover accettare di esserci fatti prendere per il culo per così troppo tempo con l’illusione di libertà e benessere e con il placet degli “Apparati Religiosi” che prosperano alle spalle di chi non sà più a chi rivolgersi e pensa al suo Dio di turno come a qualcosa o qualcuno che possa tirarlo fuori dal pozzo...
… quanti ne conoscete che ne siano usciti?

Ed intanto, del “Trattato di Lisbona” a noi Italiani non hanno neppure chiesto un parere, immaginate quanto ci considerano i nostri Rappresentanti.

Questo è il Potere
Paolo Barnard – http://www.paolobarnard.info tratto da: disinformazione.it.

Eccovi i nomi e cognomi del Potere, chi sono, dove stanno, cosa fanno. Così li potrete riconoscere e saprete chi realmente oggi decide come viviamo. Così evitate di dedicare tutto il vostro tempo a contrastare le marionette del Potere, e mi riferisco a Berlusconi, Gelli, Napolitano, D’Alema, i ministri della Repubblica, la Casta e le mafie regionali. Così non avrete più quell’imbarazzo nelle discussioni, quando chi ascolta chiede “Sì, ma chi è il Sistema esattamente?”, e vi toccava di rispondere le vaghezze come “le multinazionali… l’Impero… i politici…”. Qui ci sono i nomi e i cognomi, quindi, dopo avervi raccontato dove nacque il Potere (‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info), ora l’attualità del Potere. Tuttavia è necessaria una premessa assai breve.
Il Potere è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento. Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così il Potere ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato. Generazioni di cittadini sono infatti cresciuti nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto blu che uscivano dai ministeri, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e malaffari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dirvi il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Ma è la verità, come andrò dimostrando di seguito. Letteralmente, ciò che tutti voi credete sia il potere non è altro che una serie di marionette cui il vero Potere lascia il cortiletto della politica con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. E’ così da almeno 35 anni. In sostanza il punto è questo: combattere la serie C dei problemi democratici (tangentopoli, la partitocrazia, gli inciuci D’Alem-berlusconiani, i patti con le mafie, l’attacco ai giudici di questo o quel politico, le politiche locali dei pretoriani di questo o quel partito ecc.) è certamente cosa utile, non lo nego, ma non crediate che cambierà una sola virgola dei problemi capitali di tutti gli italiani, cioè dei vostri problemi di vita, perché la loro origine è decretata altrove e dal vero Potere. O si comprende questo operando un grande salto di consapevolezza, oppure siamo al muro.
Un colossale e onnicomprensivo ingranaggio invisibile manovra il sistema da lontano. Spesso cancella decisioni democratiche, prosciuga la sovranità degli Stati e si impone ai governi eletti”. Il Presidente brasiliano Lula al World Hunger Summit del 2004.

E’ nell’aria
Come ho detto, sarò specifico, ma si deve comprendere sopra ogni altra cosa che oggi il Potere è prima di tutto un’idea economica. Oggi il vero Potere sta nell’aria, letteralmente dovete immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli coli addosso dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’.
Alcuni di voi l’avranno riconosciuta, è ancora la vecchia teoria dei Trickle Down Economics di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, cioè il Neoliberismo, cioè la scuola di Chicago, ovvero il purismo del Libero Mercato. Questa idea economica comanda ogni atto del Potere, e di conseguenza la vostra vita, che significa che davvero sta sempre alla base delle azioni dei governi e dei legislatori, degli amministratori e dei datori di lavoro. Quindi essa comanda te, i luoghi in cui vivi, il tuo impiego, la tua salute, le tue finanze, proprio il tuo quotidiano ordinario, non cose astruse e lontane dal tuo vivere. La sua forza sta nel fatto di essere presente da 35 anni in ogni luogo del Potere esattamente come l’aria che esso respira nelle stanze dove esiste. La respirano, cercate di capire questo, gli uomini e le donne di potere, senza sosta, dal momento in cui mettono piede nell’università fino alla morte, poiché la ritrovano nei parlamenti, nei consigli di amministrazione, nelle banche, nelle amministrazioni, ai convegni dove costoro si conoscono e collaborano, ovunque, senza scampo. Ne sono conquistati, ipnotizzati, teleguidati. Il Potere ha creato attorno a quell’idea degli organi potentissimi, che ora vi descrivo, il cui compito è solo quello di metterla in pratica, null’altro. Essi sono quindi la parte fisica del Potere, ma che per comodità chiamiamo il vero Potere.

Primo organo: Il Club
Il primo organo del Potere è il Club, cioè il raggruppamento in posti precisi ed esclusivi dei veri potenti. Chi sono? Sono finanzieri, industriali, ministri, avvocati, intellettuali, militari, politici scelti con cura. Fate attenzione: questo Club non sta mai nei luoghi che noi crediamo siano i luoghi del potere, cioè nei parlamenti, nelle presidenze, nelle magistrature, nei ministeri o nei business. Esso è formato da uomini e da donne provenienti da quei luoghi, ma che si riuniscono sempre all’esterno di essi ed in privato. Come dire: quando quegli uomini e quelle donne siedono nelle istituzioni democratiche sono solo esecutori di atti (leggi, investimenti, tagli…) che erano stati da loro stessi decisi nel Club. Esso assume nomi diversi a seconda del luogo in cui si riunisce. Ad esempio: prende il nome di Commissione Trilaterale se i suoi membri si riuniscono a Washington, a Tokio o a Parigi (ma talvolta in altre capitali UE). I fatti principali della Trilaterale: nasce nel 1973 come gruppo di potenti cittadini americani, europei e giapponesi; dopo soli due anni stila le regole per la distruzione globale delle sinistre e la morte delle democrazie partecipative, realmente avvenute; afferma la supremazia della guida delle elite sulle masse di cittadini che devono essere “apatici” e su altre nazioni;  ha 390 membri, fra cui i più noti sono (passato e presente) Henry Kissinger, Jimmy Carter, David Rockefeller, Zbigniev Brzezinski, Giovanni Agnelli, Arrigo Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan, Peter Sutherland, Alfonso Cortina, Takeshi Watanabe , Ferdinando Salleo; assieme ad accademici (Harvard, Korea University Seoul, Nova University at Lisbon, Bocconi, Princeton University…), governatori di banche (Goldman Sachs, Banque Industrielle et Mobilière Privée, Japan Development Bank, Mediocredito Centrale, Bank of Tokyo-Mitsubishi, Chase Manhattan Bank, Barclays…)  ambasciatori, petrolieri (Royal Dutch Shell, Exxon…), ministri, industriali (Solvay, Mitsubishi Corporation, The Coca Cola co. Texas Instruments, Hewlett-Packard, Caterpillar, Fiat, Dunlop…) fondazioni (Bill & Melinda Gates Foundation, The Brookings Institution, Carnegie Endowment…). Costoro deliberano ogni anno su temi come ‘il sistema monetario’, ‘il governo globale’, ‘dirigere il commercio internazionale’, ‘affrontare l’Iran’, ‘il petrolio’, ‘energia, sicurezza e clima’, ‘rafforzare le istituzioni globali’, ‘gestire il sistema internazionale in futuro’. Cioè tutto, e leggendo i rapporti che stilano si comprende come i loro indirizzi siano divenuti realtà nelle nostre politiche nazionali con una certezza sconcertante.

Quando il Club necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi meno visibili dei palazzi delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese che ne ospitò il primo meeting nel 1954. I fatti principali di questa organizzazione: si tratta in gran parte degli stessi personaggi di cui sopra più molti altri a rotazione, ma con una cruciale differenza poiché a questo Gruppo hanno accesso anche politici o monarchi attualmente in carica, mentre nella Commissione Trilaterale sono di regola ex. Parliamo in ogni caso sempre della stessa stirpe, al punto che fu una costola del Bilderberg a fondare nel 1973 la Commissione Trilaterale. Il Gruppo è però assai più ‘carbonaro’ della Trilaterale, e questo perché la sua originaria specializzazione erano gli affari militari e strategici. Infatti, in esso sono militati diversi segretari generali della NATO e non si prodiga facilmente nel lavoro di lobbistica come invece fa la Commissione. La peculiarità dirompente del Bilderberg è che al suo interno i potenti possono, come dire, levarsi le divise ed essere in libertà, cioè dichiarare ciò che veramente pensano o vorrebbero privi del tutto degli obblighi istituzionali e di ruolo. Precisamente in questo sta il pericolo di ciò che viene discusso nel Gruppo, poiché in esso i desideri più intimi del Potere non trovano neppure quello straccio di freno che l’istituzionalità impone. Da qui la tradizione di mantenere attorno al Bilderberg un alone di segretezza assoluto. I partecipanti sono i soliti noti, fra cui una schiera di italiani in posizioni chiave nell’economia nazionale, cultura e politica. Non li elenco perché non esistendo liste ufficiali si va incontro solo a una ridda di smentite (una lista si trova comunque su Wikipedia). Un fatto non smentibile invece, e assai rilevante,  è la cristallina dichiarazione del Viscount Etienne Davignon, che nel 2005 fu presidente del Bilderberg, rilasciata alla BBC: “Agli incontri annuali, abbiamo automaticamente attorno ai nostri tavoli gli internazionalisti… coloro che sostengono l’Organizzazione Mondiale del Commercio, la cooperazione transatlantica e l’integrazione europea.” Cioè: i primatisti del Libero Mercato con potere sovranazionale ( si veda sotto), e i padrini del Trattato di Lisbona, cioè il colpo di Stato europeo con potere sovranazionale che ci ha trasformati in cittadini che verranno governati da burocrati non eletti. Di nuovo, i soliti padroni della nostra vita, che significa decisioni inappellabili su lavoro, previdenza, servizi sociali, tassi dei mutui, costo della vita ecc., prese non a Palazzo Chigi o all’Eliseo, ma a Ginevra o a Brussell o nelle banche centrali, dopo essere state discusse al Bilderberg.
Per darvi un’idea concreta di come questi Club e gli altri organi del Potere siano in realtà un unico blocco che si scambia sempre gli stessi personaggi, vi sottopongo la figura di Peter Sutherland. Costui lo si è trovato a dirigere la British Petroleum , la super banca Goldman Sachs, l’università The London School of Economics (una delle fucine  mondiali di ministri dell’economia), ed è stato anche Rappresentante Speciale dell’ONU per l’immigrazione e lo sviluppo, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (secondo organo del Potere), membro della Commissione Europea (il super-governo d’Europa), e ministro della Giustizia d’Irlanda. E, ovviamente, membro sia della Commissione Trilaterale che del Gruppo Bilderberg.

Secondo organo: Il colosso di Ginevra
Si chiama Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nacque nel 1994 ed è più potente di qualsiasi nazione o parlamento. Riunisce 153 Paesi in un’unica sede a Ginevra, dove essi dettano le regole del commercio internazionale, e ciò dicendo capirete che stiamo parlando di praticamente tutta l’economia del mondo produttivo, che lì viene decisa. Cioè fette enormi dei nostri posti di lavoro, di ciò che compriamo, mangiamo, con cui ci curiamo ecc., cose della nostra vita quotidiana, non astratte e lontane. Le decidono loro, e come nel caso della nuova Europa del Trattato di Lisbona, anche al WTO le regole emanate, dette Accordi, sono sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali. E come nel caso del Trattato, diviene perciò cruciale che regole così forti siano decise in modo democratico. Nel Trattato non lo sono, e al WTO? Neppure. Infatti la sua organizzazione di voto è falsata dallo strapotere dei soliti Paesi ricchi nel seguente modo: i Paesi poveri o meno sviluppati non posseggono le risorse economiche e il personale qualificato in numeri sufficienti per poter seguire il colossale lavoro di stesura degli Accordi del WTO (27.000 pagine di complicatissima legalità internazionale, 2.000 incontri annui), per cui ne sono tagliati fuori. Chi sta al timone è il cosiddetto gruppo QUAD, formato da Usa, Giappone, Canada ed Europa. Ma l’Europa intera è rappresentata al tavolo delle trattative del WTO dalla Commissione Europea, che nessun cittadino elegge, e per essere ancora più precisi vi dico che in realtà chi decide per tutti noi europei è un numero ancora più ristretto di burocrati: il misterioso Comitato 133 della Commissione, formato da specialisti ancor meno legittimati. La politica italiana di norma firma gli Accordi senza neppure leggerli.
Se un Paese si oppone a una regola del WTO può essere processato da un tribunale al suo interno (Dispute Settlement Body), dotato di poteri enormi. Questo tribunale è formato da tre (sic) individui di estrazione economico-finanziaria, le cui sentenze finali sono inappellabili. Una sentenza del WTO può penalizzare o persino ribaltare le scelte democratiche di milioni di cittadini, anche nei Paesi ricchi. Per esempio, tutta l’Europa è stata condannata a risarcire gli USA con milioni di euro perché si è rifiutata di importare la carne americana agli ormoni. Neppure gli Stati Uniti hanno potere sulle decisioni del WTO. Il presidente Obama, sotto pressione dai cittadini a causa della catastrofe finanziaria dello scorso anno, aveva deciso di imporre nuove regole restrittive delle speculazioni selvagge delle banche (la causa della crisi). Ma gli è stato sbarrato il passo proprio da una regola del WTO, che si chiama Accordo sui Servizi Finanziari, e che sancisce l’esatto contrario, cioè proibisce alla Casa Bianca e al Congresso di regolamentare quelle mega banche. E sapete chi, anni fa, negoziò quell’accordo al WTO? Timothy Geithner, attuale ministro del Tesoro USA, che è uno dei membri del Gruppo Bilderberg. Fa riflettere.

Vi do ancora un’idea rapida del potere del WTO. Gli Accordi che ha partorito:

1) hanno il potere di esautorare le politiche sanitarie di qualunque Paese, incrinando il vecchio Principio di Precauzione che ci tutela dallo scambio di merci pericolose (WTO: Accordo Sanitario- Fitosanitario).

2) tolgono al cittadino la libertà di sapere in quali condizioni sono fatte le merci che acquista e con che criteri sono fatte, inoltre ostacolano l’uso delle etichette a tutela del consumatore (WTO: Accordo Sanitario-Fitosanitario & Accordo Barriere Tecniche al Commercio, con implicazioni sui diritti dei lavoratori e sulla tutela dell’ambiente).

3) impongono ai politici di concedere alle multinazionali estere le stesse condizioni richieste alle aziende nazionali nelle gare d’appalto, a prescindere dalla necessità di favorire l’occupazione nazionale; e minacciano le scelte degli amministratori locali nel caso volessero facilitare l’inserimento di gruppi di lavoratori svantaggiati, poiché tali politiche sono considerate discriminazioni al Libero Mercato (WTO: Accordo Governativo sugli Appalti  – Principio del Trattamento Nazionale ecc.).

4) accentrano nelle mani di poche multinazionali i brevetti della maggioranza dei principi attivi e delle piante che si usano per i farmaci o per l’agricoltura, poiché permettono la brevettabilità privata delle forme viventi e tutelano quei brevetti per 20 anni. Inoltre, il fatto che i brevetti siano protetti dal WTO per 20 anni sta alla base anche della mancanza di farmaci salva vita nei Paesi poveri. (WTO: Accordo TRIPS sulla Proprietà Intellettuale).

5) stanno promuovendo a tutto spiano la privatizzazione e l’apertura al Libero Mercato estero di praticamente tutti i servizi alla cittadinanza, anche di quelli essenziali come sanità, acqua, istruzione, assistenza agli anziani ecc., con regole che impediranno di fatto agli amministratori locali la tutela dei cittadini meno abbienti che non possono permettersi servizi privati (WTO: Accordo GATS in fase di negoziazione).
E ricordo, se ce ne fosse bisogno, che questi Accordi sono vincolanti su qualsiasi legge nazionale, esautorando quindi i nostri politici dalla gestione della nostra economia nei capitoli che contano.

Terzo organo: I suggeritori.
Prendete un disegno di legge e un decreto in campo economico, persino una finanziaria. Pensateli nelle mani dei politici che li attuano, e ora immaginate cosa gli sta dietro. Cosa? I ‘suggeritori’. Chi sono? Sono i lobbisti, coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli ‘suggeriscono’ (spesso dettano) i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni elettorali. Le lobby non sono l’invenzione di fantasiosi perditempo della Rete. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere. 
In ordine di potenza di fuoco, vi sono ovviamente le lobbies internazionali, quelle europee e infine quelle italiane. Parto da queste ultime. Va detto subito che nel nostro Paese l’interferenza dei ‘suggeritori’ non ha mai raggiunto i livelli di strapotere degli omologhi americani o europei, il cui operato tuttavia detta legge per contagio anche in casa nostra. Ma nondimeno essa c’è, e non va trascurata, anche perché in Italia esiste un vuoto normativo totale sull’attività delle lobbies: dopo decine di proposte di legge, nessuna di esse è mai approdata alla Gazzetta Ufficiale. I lobbisti italiani sono circa un migliaio, organizzati in diverse aziende fra cui spunta la Reti , fatturato 6 milioni di euro annui e gestione di un ex d’Alemiano di ferro, Claudio Velardi (altri gruppi: Cattaneo Zanetto & co., VM Relazioni Istituzionali, Burson-Marsteller, Beretta-Di Lorenzo & partners…). La proiezione per il futuro dei ‘suggeritori’ italiani è di almeno diecimila unità entro dieci anni, almeno secondo le richieste dei gruppi più noti. In assenza di regole, dunque, le cose funzionano così: si sfrutta la legge berlusconiana per il finanziamento ai partiti che permette finanziamenti occulti alle formazioni politiche fino a 50.000 euro per ciascun donatore, con la possibilità per la lobby di turno di far versare 49.999 euro dal banchiere A, altri 49.999 da sua moglie, altri 49.999 da suo figlio, ecc. all’infinito. In questo modo, con una stima basata sui bilanci passati, si calcola che il denaro sommerso versato alla politica italiana ammonti a diverse decine di milioni di euro all’anno, provenienti dai settori edile, autostradale, metallurgico, sanitario privato, bancario, televisivo, immobiliare fra gli altri. Le ricadute sui cittadini sono poi leggi e regolamenti che vanno a modificare spesso in peggio la nostra economia di vita e di lavoro. Un solo dato che fa riflettere: mentre appare ovvio che le grosse cifre siano spese per i ‘suggerimenti’ ai due maggiori partiti italiani, colpisce che l’UDC si sia intascata in offerte esterne qualcosa come 2.200.000 euro nel 2008, di cui l’80% da un singolo lobbista (l’immobiliarista Caltagirone). Chi di voi pensa ancora che il Potere siano i politici a Roma, pensi alla libertà di Pierferdinando Casini nel legiferare in campo immobiliare, tanto per fare un esempio. Ma non solo: Antonio di Pietro incassa 50.000 euro dalla famiglia Lagostena Bassi, che controlla il mercato delle Tv locali ma che contemporaneamente serve Silvio Berlusconi e foraggia la Lega Nord. Un obolo a fondo perduto? Improbabile. Il Cavaliere poi, non ne parliamo neppure; è fatto noto che il criticatissimo ponte sullo stretto di Messina, con le ricadute che avrà su tutti gli italiani, non è certo figlio delle idee di Berlusconi, piuttosto di tal Marcellino Gavio, titolare del gruppo omonimo e primo in lizza per l’impresa, ma anche primo come finanziamenti al PDL con i 650.000 euro versati l’anno scorso.

I ‘suggeritori’ americani… che dire. Negli USA l’industria delle lobby economiche non è più neppure riconoscibile dal potere politico, veramente non si capisce dove finiscano le prime e dove inizi il secondo. Troppo da raccontare, una storia immensa, che posso però riassumere con alcuni sketch. Lobby del petrolio e amministrazione di George W. Bush, risultato: due guerre illegali e sanguinarie (Iraq e Afghanistan), montagne di morti (oltre 2 milioni), crimini di guerra, l’intera comunità internazionale in pericolo, il prezzo del petrolio alle stelle, di conseguenza il costo della nostra vita alle stelle, ma alle stelle anche i profitti dei petrolieri. Chi ha deciso? Risposta: i membri della sopraccitata lobby del petrolio, che sono Dick Cheney, James Baker III, l’ex della Enron Kenneth Lay, il presidente del Carlyle Group Frank Carlucci, Robert Zoellick, Thomas White, George Schultz, Jack Sheehan, Don Evans, Paul O’Neil; a servizio di Shell, Mobil, Union Carbide, Huntsman, Amoco, Exxon, Alcoa, Conoco, Carlyle, Halliburton, Kellog Brown & Root, Bechtel, e Enron. George W. Bush è il politico più ‘oliato’ nella Storia americana, con, solo dalle casse dei giganti di petrolio e gas, un bottino di oltre 1 milione e settecentomila dollari. 
Lobby finanziaria/assicurativa e Barak Obama: nel 2008 crollano le banche USA dopo aver truffato milioni di esseri umani e migliaia di altre banche internazionali, 7 milioni di famiglie americane perdono il lavoro, l’intera economia mondiale va a picco, Italia inclusa. Obama firma un’emorragia di denaro pubblico dopo l’altra per salvare il deretano dei banchieri truffatori e per rianimare l’economia (dai 5 mila miliardi di dollari agli 11 mila secondo le stime), senza che neppure uno di quei gaglioffi finisca in galera. Anzi: il suo governo ha chiamato a ripulire i disastri di questa crisi globale gli stessi personaggi che l’hanno creata. Invece di farli fallire e di impiegare il denaro pubblico per la gente in difficoltà, Obama e il suo ministro del Tesoro Timothy Geithner gli hanno offerto una montagna di denaro facile affinché comprino i debiti delle banche fallite. Funziona così: questi delinquenti hanno ricevuto da Washington l’85% del denaro necessario per comprare quei debiti, mentre loro ne metteranno solo il 15%. Se le cose gli andranno bene, se cioè ritorneranno a guadagnare, si intascheranno tutti i profitti; se invece andranno male, essi ci rimetteranno solo il 15%, perché l’85% lo ha messo il governo USA e non è da restituire (i fondi così regalati si chiamano non-recourse loans). E’ il solito “socialismo al limone: le perdite sono dei contribuenti e i profitti sono degli investitori privati”. Non solo: il presidente propone nell’estate del 2009 una regolamentazione del settore finanziario che il Washington Post ha deriso definendola “Priva di un’analisi delle cause della crisi… e senza alcun vero controllo sugli hedge funds, gli equity funds, e gli investitori strutturati”, cioè nessun vero limite agli speculatori che causarono la catastrofe. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby finanziarie? Risposta: 38 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?

Poi ci sono i 45 milioni di americani senza assistenza sanitaria. Obama propone una falsa riforma della Sanità per tutelare gli esclusi, ma che, nonostante le sciocchezze scritte dai media italiani, non ha nulla di pubblico ed è un ulteriore regalo ai giganti delle assicurazioni private americane. Domanda: quanto denaro ha preso Obama in campagna elettorale dalle lobby assicurative e sanitarie? Risposta: oltre 20 milioni di dollari. Allora, chi comanda? Il Presidente o le lobby del Potere?
Washington è invasa ogni santo giorno da qualcosa come 16.000 o 40.000 lobbisti a seconda che siano registrati o meno, la cui percezione del potere che esercitano è cristallina al punto da spingere uno di loro,
Robert L. Livingston, a sbottare entusiasta “Ci sono affari senza limiti per noi là fuori!”, mentre dalle finestre del suo ufficio spiava le sedi del Congresso USA.
Ma l’ultimo sketch del potere dei ‘suggeritori’, sempre in ambito americano, è quello delle lobby ebraiche. Qui il dibattito è aperto, fra coloro che sostengono che sono quelle lobby a gestire interamente la politica statunitense nel teatro mediorientale, e coloro che lo negano. Personalmente credo più alla prima ipotesi, ma la sostanza non cambia: di fatto ci troviamo ancora una volta di fronte alla dimostrazione che neppure il governo più potente del mondo può sottrarsi ai condizionamenti del Potere vero. Ecco un paio di illustri esempi: nella primavera del 2002, proprio mentre l’esercito israeliano reinvadeva i Territori Occupati con i consueti massacri indiscriminati di civili, un gruppo di eminenti sostenitori americani d’Israele teneva una conferenza a Washington, dove a rappresentare l’amministrazione di George W. Bush fu invitato l’allora vice ministro della difesa Paul Wolfowitz, noto neoconservatore di estrema destra e aperto sostenitore della nazione ebraica. Lo scomparso Edward Said, professore di Inglese e di Letteratura Comparata alla Columbia University di New York e uno degli intellettuali americani più rispettati del ventesimo secolo, ha raccontato un particolare di quell’evento con le seguenti parole: “Wolfowitz fece quello che tutti gli altri avevano fatto – esaltò Israele e gli offrì il suo totale e incondizionato appoggio – ma inaspettatamente durante la sua relazione fece un fugace riferimento alla ‘sofferenza dei palestinesi’. A causa di quella frase fu fischiato così ferocemente e per così a lungo che non potè terminare il suo discorso, abbandonando il podio nella vergogna.” Stiamo parlando di uno dei politici più potenti del terzo millennio, di un uomo con un accesso diretto alla Casa Bianca e che molti accreditano come l’eminenza grigia dietro ogni atto dello stesso ex presidente degli Stati Uniti. Eppure gli bastò sgarrare di tre sole parole nel suo asservimento allo Stato d’Israele per essere umiliato in pubblico e senza timori da chi, evidentemente, conta più di lui nell’America di oggi. Le lobby ebraiche d’America hanno nomi noti: AIPAC (American Israel Public Affairs Committee), ZOA (Zionist Organization of America), AFSI (Americans for a Safe Israel), CPMAJO (Conference of Presidents of Major American Jewish Organisatios), INEP (Institute for Near East Policy), JDL (Jewish Defense League), B’nai Brith, ADL (Anti Defamation League), AJC (American Jewish Committee), Haddasah. Nei corridoi del Congresso americano possono creare seri grattacapi a Senatori e Deputati indistintamente. Un fronte compatto che secondo lo stesso Edward Said “può distruggere una carriera politica staccando un assegno”, in riferimento alle generose donazioni che quei gruppi elargiscono ai due maggiori partiti d’oltreoceano.

Nel 1992 George Bush senior ebbe l’ardire (e la sconsideratezza) a pochi mesi da una sua possibile rielezione alla Casa Bianca di minacciare Tel Aviv con il blocco di dieci miliardi di dollari in aiuti se non avesse messo un freno agli insediamenti ebraici nei Territori Occupati. Passo falso: gli elettori ebrei americani, che già per tradizione sono propensi al voto Democratico, svanirono davanti ai suoi occhi in seguito alle sollecitazioni delle lobby, e nel conto finale dei voti Bush si trovò con un misero 12% dell’elettorato ebraico contro il 35% che aveva incassato nel 1988. Al contrario, la campagna elettorale del suo rivale Bill Clinton fu invece innaffiata dai lauti finanziamenti proprio di quelle organizzazioni di sostenitori d’Israele, che l’allora presidente aveva in tal modo alienato.
E in ultimo l’Europa, cioè l’Unione Europea. Che alla fine significa Brussell, cioè la Commissione Europea , che è il vero centro decisionale del continente, e che dopo la ratifica del Trattato di Lisbona è divenuta il super governo non eletto di tutti noi, con poteri immensi. A Brussell brulicano dai 15.000 ai 20.000 lobbisti, che spendono un miliardo di euro all’anno per ‘suggerire’ le politiche e le leggi a chi le deve formulare.
E come sempre, eccovi i nomi dei maggiori gruppi: Trans Atlantic Business Dialogue (TABD) – European Services Leaders Group (ESLG) – International Chamber of Commerce (ICC) – Investment Network (IN) – European Roundtable of Industrialists (ERT) – Liberalization of Trade in Servicies (LOTIS), European Banking Federation, International Capital Market Association e altri. Il loro strapotere può essere reso dicendovi che per esempio l’Investment Network si riuniva direttamente dentro il palazzo della Commissione Europea a Bruxelles, o che il TABD compilava liste di suoi desideri che consegnava alla Commissione da cui poi pretendeva un resoconto scritto sull’obbedienza a quegli ordini. Le aziende rappresentate sono migliaia, fra cui cito una serie di nomi noti: Fiat e Pirelli, Barilla, Canon e Kodak, Johnson & Johnson, Motorola, Ericsson e Nokia, Time Warner, Rank Xerox e Microsoft, Boeing (che fa anche armi), Dow Chemicals, Danone, Candy, Shell, Microsoft, Hewlett Packard, IBM, Carlsberg, Glaxo, Bayer, Hoffman La Roche , Pfizer, Merck, e poi banche, assicurazioni, investitori… 
Mi fermo. Il rischio nel continuare è che si perda di vista il punto capitale, ovvero l’assedio che i lobbisti pongono alla politica. Esso, oltre a dimostrare ancora una volta che il potere reale sta nei primi e non nella seconda, è un vero e proprio attentato alla democrazia. Poiché ha ormai snaturato del tutto il principio costituzionale di ogni nazione civile, secondo cui i rappresentanti eletti devono fare gli interessi delle maggioranze dei cittadini e tutelare le minoranze, non essere gli stuoini delle elite e dei loro ‘suggeritori’.

Quarto organo: Think Tanks
Letteralmente “serbatoi di pensiero” nella traduzione in italiano, le Think Tanks sono esattamente ciò, ovvero fondazioni dove alcuni fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell’assunto che apre questa mia trattazione, e cioè che sono le idee a dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l’idea economica. Lewis Powell lo comprese assai bene nel 1971, quando diede il via alla riscossa delle elite e alla fine della democrazia partecipativa dei cittadini (si legga ‘Ecco come morimmo’, paolobarnard.info). Infatti egli scrisse: “C’è una guerra ideologica contro il sistema delle imprese e i valori della società occidentale”. La parola ‘ideologica’ è la chiave di lettura qui, volendo dire che se le destre economiche ambivano a riconquistare il mondo, se ambivano a sottomettere la politica, cioè a divenire il vero Potere, si dovevano armare di idee in grado di scalzare ogni altro sistema di vita. Ecco che dalle sue parole nacquero le prime Think Tanks, come la Heritage Foundation , il Manhattan Institute, il Cato Institute, o Accuracy in Academe. La loro strategia era semplice: raccogliere denaro da donatori facoltosi, raccattare nelle università i cervelli più brillanti, pomparli di sapere a senso unico, di attestati prestigiosi, e immetterli nel sistema di comando della società infiltrandolo tutto. Per darvi un’idea di che razza di impatto queste Think Tanks sono riuscite ad avere, cito alcuni fatti. Nel solo campo del Libero Mercato, cioè dell’idea economica del vero Potere, ve ne sono oggi 336, piazzate oltre che nei Paesi ricchi anche in nazioni strategiche come l’Argentina e il Brasile, l’Est Europa, l’Africa, l’India, la Cina , le ex repubbliche sovietiche dell’Asia, oltre che in Italia (Adam Smith Soc., CMSS, ICER, Ist. Bruno Leoni, Acton Ist.). Alcune hanno nomi sfacciati, come la Minimal Government , la The Boss , o la Philanthropy Roundtable ; una delle più note e aggressive è l’Adam Smith Institute di Londra, che ostenta un’arroganza di potere tale da vantare come proprio motto questo: “Solo ieri le nostre idee erano considerate sulla soglia della follia. Oggi stanno sulle soglie dei Parlamenti”. Di nuovo, il fatto è sempre lo stesso: la politica è la marionetta, o, al meglio, è il braccio esecutivo del vero Potere. Infatti, l’osservatore attento avrà notato che assai spesso i nostri ministri economici, i nostri banchieri centrali, ma anche presidenti del consiglio (Draghi e Prodi su tutti) si trovano a cene o convegni presso queste fondazioni/Think Tanks, di cui in qualche raro caso i Tg locali danno notizia. In apparenza cerimonie paludate e noiose, in realtà ciò che vi accade è che ministri, banchieri e premier vi si recano per dar conto di ciò che hanno fatto per compiacere all’idea economica del vero Potere. Nel 1982, l’Adam Smith pubblicò il notorio Omega Project, uno studio che ebbe ripercussioni enormi sulla gestione delle nostre vite di lavoratori ordinari, e dove si leggeva che i suoi scopi erano di “fornire un percorso completo per ogni governo basato sui principi di Libero Mercato, minime tasse, minime regolamentazioni per il business e governi più marginali (sic)”. In altre parole tutto ciò che ha già divorato la vita pubblica in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti e che sta oggi “sulla soglia del Parlamento” in Italia.

Quinto organo: l’Europa dei burocrati non eletti
Non mi ripeto, poiché questo capitolo è già esaustivamente descritto qui http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=139. Ma ribadisco il punto centrale: dopo la ratifica del “colpo di Stato in Europa” che prende il nome di Trattato di Lisbona, 500 milioni di europei saranno a breve governati da elite di burocrati non eletti secondo principi economici, politici e sociali interamente schierati dalla parte del vero Potere di cui si sta trattando qui, e che nessuno di noi ha potuto scegliere né discutere. Il governo italiano ha ratificato questo obbrobrio giuridico senza fiatare, obbedendo come sempre.

Sesto Organo: il Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali
Era il 16 Settembre del 1992, un mercoledì. Quel giorno un singolo individuo decise di spezzare la schiena alla Gran Bretagna. Si badi bene, non al Burkina Faso, alla Gran Bretagna. E lo fece. George Soros, un investitore e speculatore internazionale, vendette di colpo qualcosa come 10 miliardi di sterline, causando il collasso del valore della moneta inglese che fu così espulsa dal Sistema Monetario Europeo. Soros si intascò oltre 1 miliardo di dollari, ma milioni di inglesi piansero lacrime amare e il governo di Londra ne fu umiliato.
Era l’agosto del 1998, e nel caldo torrido di New York un singolo individuo contemplò il crollo dei mercati mondiali per causa sua. John Meriwether, un investitore e speculatore internazionale, aveva giocato sporco per anni e irretito praticamente tutte le maggiori banche del mondo con 4,6 miliardi di dollari ad alto rischio. La sua compagnia, Long-Term Capital Management, era nota a Wall Street perché i suoi manager si fregiavano del titolo di ‘I padroni dell’universo’, cioè pochi individui ubriachi del proprio potere. Meriwether perse tutto, e i mercati del mondo, che alla fine sono i nostri posti di lavoro, tremarono. La Federal Reserve di New York dovette intervenire in emergenza col solito salvataggio a spese dei contribuenti.
Era l’anno scorso, e in un ufficio londinese dell’assicurazione americana AIG, un singolo individuo, di nuovo un investitore e speculatore internazionale di nome Joseph Cassano, dovette prender su la cornetta del telefono e dire alla Casa Bianca “… ho mandato al diavolo la vostra economia, sorry”. E lo aveva veramente fatto. Questa volta la truffa dei suoi investimenti era di 500 miliardi di dollari, le solite banche internazionali (italiane incluse) vi erano dentro fino al collo con cifre da migliaia di miliardi di dollari a rischio. Panico mondiale, fine del credito al mondo del lavoro di quasi tutto il pianeta e, sul piatto di noi cittadini, ecco servita la crisi economica più pericolosa dal 1929 a oggi. Ovvero le solite lacrime amare, veramente amare, per le famiglie di Toronto come per quelle di Perugia, per quelle di Cincinnati come per quelle di Lione, a Vercelli come a Madrid ecc. Per non parlare degli ultimi della Terra…

Tre storie terribilmente vere, che descrivono chiaro, anzi, chiarissimo, cosa si intende per il ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’,  e quale sia il loro sterminato potere nel mondo di oggi. Altro che Tremonti o Confindustria. Nel mondo odierno esiste una comunità di singoli individui privati capaci di movimentare quantità di ricchezze talmente colossali da scardinare in poche ore l’economia di un Paese ricco, o le economie di centinaia di milioni di lavoratori che per esse hanno faticato un’intera vita, cioè famiglie sul lastrico, aziende che chiudono. Le loro decisioni sono come sentenze planetarie. Inappellabili. Si pensi, se è possibile pensare un’enormità simile, che costoro stanno facendo oscillare sul Pianeta qualcosa come 525 mila miliardi di dollari in soli prodotti finanziari ‘derivati’, cioè denaro ad altissimo rischio di bancarotta improvvisa. 525 mila miliardi… Vi offro un termine di paragone per capire: il Prodotto Interno Lordo degli USA è di 14 mila miliardi di dollari. Rende l’idea? L’Italia dipende come qualsiasi altra nazione dagli investitori esteri, per cifre che si aggirano sui 40 miliardi di euro all’anno, cioè più di due finanziarie dello Stato messe assieme. Immaginate se una cifra simile dovesse sparire dalla nostra economia oggi. Nel 2008 è quasi successo, infatti ne sono scomparsi di colpo più della metà (57%) col risultato in termini di perdita di posti di lavoro, precarizzazione, e relativo effetto domino sull’economia di cui ci parla la cronaca. Ripeto: qualcuno che non sta a palazzo Chigi, decide che all’Italia va sottratto il valore di oltre un’intera finanziaria. Così, da un anno all’altro, una cifra pari a tutto quello che lo Stato riesce a spendere per i cittadini gli viene sottratta dal ‘Tribunale degli Investitori e degli Speculatori Internazionali’, a capriccio. Questa tirannia del vero Potere prende il nome tecnico di Capital Flight (letteralmente capitali che prendono il volo), ed è interessante constatare il candore con cui il ‘Tribunale’ descrive la pratica: basta leggere Investors.com là dove dice che “Capital Flight è lo spostamento di denaro in cerca di maggiori profitti… cioè flussi enormi di capitali in uscita da un Paese… spesso così enormi da incidere su tutto il sistema finanziario di una nazione”. Peccato che di mezzo ci siano i soliti ingombranti esseri umani a milioni. Oltre al caso italiano, si pensi alla Francia, altro Stato ricco e potente, ma non a sufficienza per sfuggire alle sentenze del ‘Tribunale’, che ha punito l’Eliseo con una fuga di capitali pari a 125 miliardi di dollari per aver legiferato una singola tassa sgradita al business.

Conclusione
Gli organi esecutivi del vero Potere non si limitano a questi sei, vi si potrebbe aggiungere il World Economic Forum, il Codex Alimentarius, l’FMI, il sistema delle Banche Centrali, le multinazionali del farmaco. Ma quelli menzionati sono gli essenziali da conoscere, i primari. Un’ultima brevissima nota va dedicata alle mafie regionali, che sono spesso erroneamente annoverate fra i poteri forti (e non posso purtroppo entrare qui nel perché siano un così caratteristico fenomeno italiano). La lotta ad esse è sacrosanta, ma il potere che gli verrebbe sottratto da una eventuale vittoria della società civile è prima nulla a confronto di quanto illustrato sopra, e in secondo luogo è comunque un potere concessogli da altri. Traffico di droga, prostituzione, traffico d’armi, e riciclaggio di rifiuti tossici sono servizi che le mafie praticano per conto di committenti sempre riconducibili al vero Potere, o perché da esso condizionati oppure perché suoi ingranaggi importanti. Serva qui quanto mostrato nel 1994 dal programma d’inchiesta ‘Panorama’ della BBC, dove un insider della criminalità organizzata britannica si rese disponibile a condurre il reporter nel cuore della “mafia più potente del mondo”, a Londra. L’auto su cui viaggiavano con telecamera nascosta si fermò a destinazione… nel centro della City finanziaria della capitale. Indicando dal finestrino i grattacieli dei giganti del business internazionale, il pentito disse: “Eccoli, stanno tutti lì”. (si pensi che il giro d’affari mondiale delle Cosche è stimato sugli 80 miliardi di dollari, che sono un terzo del giro d’affari di una singola multinazionale del farmaco come la Pfizer )

Se queste mie righe sono state efficaci, a questo punto i lettori dovrebbero volgere lo sguardo a quegli ometti in doppiopetto blu che ballonzolano le sera nei nostri Tg con il prefisso On., o il suffisso PDL, PD, UDC, e dovrebbero averne, non dico pietà, ma almeno vederli per quello che sono: le marionette di un altro Potere. Ma soprattutto, i lettori dovrebbero finalmente poter connettere i punti del puzzle, e aver capito da dove vengono in realtà i problemi capitali della nostra vita di cittadini, o addirittura i drammi quotidiani che tante famiglie di lavoratori patiscono, cioè chi li decise, chi li decide oggi e come si chiamano costoro. Da qui una semplice considerazione: se vi sta a cuore la democrazia, la giustizia sociale, e la vostra economia quotidiana di lavoro e di servizi essenziali alla persona, allora dovete colpire chi veramente opera per sottrarceli, cioè il vero Potere. Ci si organizzi per svelarlo al grande pubblico e per finalmente bloccarlo. Ora lo conoscete, e soprattutto ora sapete che razza di macchina micidiale, immensa e possente esso è. Risulta ovvio da ciò che gli attuali metodi di lotta dei Movimenti sono pietosamente inadeguati, infantili chimere, fuochi di paglia, che mai un singolo attimo hanno impensierito quel vero Potere. Di conseguenza lancio un appello ancora una volta:

VA COMPRESO CHE PER ARGINARE UN TITANO DI QUELLA POSTA L’UNICA SPERANZA E’ OPPORGLI UN’ORGANIZZAZIONE DI ATTIVISTI E DI COMUNICATORI ECCEZIONALMENTE COMPATTA, FINANZIATA, FERRATA, DISCIPLINATA, SU TUTTO IL TERRITORIO, AL LAVORO SEMPRE, IMPLACABILE, NEI LUOGHI DELLA GENTE COMUNE, PER ANNI.
(http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=153)
Altra speranza non c’è, sempre che ancora esista una speranza.

O

Nov 30, 2009 - Economia    Commenti disabilitati su Boicottate i GUERRAFONDAI? Si può e si DEVE!

Boicottate i GUERRAFONDAI? Si può e si DEVE!

Israele / Palestina barcode

E sì, dobbiamo cominciare a TOGLIERE RISORSE ECONOMICHE a chi non vuole saperne di Pace, a discapito dell’intera popolazione gel Globo.
Ne abbiamo i coglioni pieni di guerre fatte per “Il popolo eletto” e che costano TRILIONI DI EURO a tutti!
Riporto un post interessante di CLORO AL CLERO.

Quando andate al supermercato controllate la provenienza dei prodotti che acquistate. Se il codice a barre riporta il numero 729 non comprateli. C’è la crisi economica: cominciate a fare i tagli su coloro che spendono soldi per sganciare, per esempio, 100 tonnellate di bombe sulla testa di gente inerme in due giorni.

Non c’è possibilità di dialogo con i sionisti (e con chi li sostiene). Nonostante piu’ fonti dicano che quest’ operazione “piombo fuso” che prevede prima l’attacco aereo e poi l’attacco di terra sia stato programmato da mesi e che sia evidentissimo che si tratti di una prova di forza elettorale, i mass media, nessuno escluso, ripetono all’opinione pubblica occidentale che “si tratta di una risposta…allo stillicidio di kassam…con cui i palestinesi…armati da Hamas, che è armata da Hezbollah..che è rifornita di armi dall’Iran” hanno rotto la tregua.

 

 

Ci siamo già soffermati sulla costruzione dei mantra da mass media. Convinzioni granitiche che, come in questo caso, offendono la logica umana di chi in tv e in foto vede povera gente senza un esercito, senza rifugi venir inaspettatamente attaccata da un esercito di proporzioni ultratecnologiche con forze terra-aria decise a fare, come dice Rasho-o-o “Tabula Gaza” . Terra bruciata, come la tecnologia bellica- che un “bell’uomo” come Paolo Guzzanti decanta in sublimi poesie all’insegna della fratellanza e del rispetto umani, dell’educazione e della civiltà (essendone personalmente affascinato)- sa fare.

E quindi noi, utenti di un’Italia messa piuttosto male dal punto di vista del rapporto tra cittadini e “conoscenza della verità” in senso filosofico, non possiamo fare altro che star qui, indignarci (se se ne è conservata la capacità), leggere qualche pirla che in Rete si spaccia per progressista, ingoiare quella rabbia che sopravviene quando ci si scopre impotenti dinanzi ad un’ingiustizia, tanto piu’ se essa ha un sapore genocida, come in questo caso, e interrogarci sul perchè la fandonia, la mistificazione, la cazzata esplicita, pur nella sua esplicitezza (si dice?), siano entità così vincenti nel mondo contemporaneo…

Leggo Louis Ferdinand Celine, per esempio, “viaggio al termine della notte” dove lui racconta come, trascinato dall’entusiasmo di un allegro pomeriggio si è fatto volontario nella prima guerra mondiale, solo per sfilare davanti al paese in festa, farsi vedere dalle ragazze e sentirsi fiero di qualche cosa.

Salvo poi trovarsi nel peggiore inferno umano che si potesse immaginare.

Umano. Questa è la parola chiave, Quella che usa Vic (ora in zona di guerra) per definire cosa ci sarebbe da fare per fermare il genocidio: “restare umani”. Un obiettivo non da poco.

Umanamente dunque propongo di lanciare a livello di blogger una seria campagna di boicottaggio delle merci israeliane in nome del pacifismo, del principio, banalmente espresso anche dalla nostra costituzione (lasciamo perdere le questioni di coerenza) e che è semplice semplice:

L’Italia ripudia la guerra come strumento per dirimere le controversie tra i popoli

Che, al di la di qualunque ideologia si possa appartenere dice, semplicemente, che gli israeliani e i palestinesi dovrebbero essere fatti sedere attorno a un tavolo e obbligati a prendere accordi che portino fine agli attacchi. E nel frattempo si cessi immediatamente il fuoco.

bene. In attesa che questa (banale anch’essa lo so) chimera si verifichi, noialtri abbiamo da sfangare lo stipendio, la spesa, i problemi quotidiani e il problema delle bombe (per il momento) non ce l’abbiamo.

Per quel poco che possiamo fare, contro questa strage, si prenda in considerazione in massa il boicottaggio.

Sopra ho messo il codice a barre, in questo link ci stanno i marchi dei prodotti che sarebbe meglio evitare di comprare.

Poi fate voi.

Fonte: www.cloroalclero.com
Lin: http://www.cloroalclero.com/?p=465
29.12.08

VEDI ANCHE:BOICOTTAGGIO GLOBALE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA

PERCHE’ IL BOICOTTAGGIO ECONOMICO DI ISRAELE E’ GIUSTIFICATO

Nov 10, 2009 - Economia    Commenti disabilitati su Crisi Economica alle S.p.A.lle?

Crisi Economica alle S.p.A.lle?

Vietato FumareCerto che se credete davvero che la CRISI SIA ALLE SPALLE…

… siete lettori dei giornali che trovate dall’edicolante …
… o semplicemente DEFICENTI!!!

Già, NON SENTITEVI OFFESI se fate parte della seconda categoria, perchè non siete troppo dissimili dalla prima.
Continauate a sentire le coglionate di Emilio Fede, di Bruno Vespa e della Banda RAISET & Co.

Beh, innanzitutto dovrete capire che la finaza NON è solo quella descritta dai GIORNALAI SUCCITATI, ma è prevalentemente composta da DERIVATI, FUTURE E CDS. Non ho voglia di ISTRUIRVI su “di cosa sstiamo parlando”? per questo, se ne avete volgia (scritto volontariamente per tutti queli deficenti che insistono a dire spengere anzichè SPEGNERE!!), farevi una ricerca in rete, altrimenti, prendetevela in culo e bon.

Ebbene, tra le migliaia di componenti che affollano la FINANZA mondiale, quelli citati sono quelli più pericolosi ed infidi.
Proviamo a mettere qualche cifra: a quanto ammonta il mercato di quelle che noi chiameremmo “speculazioni”, ovvero il produrre il “valore” dal nulla? Secondo le ultime stime, si parla di 205 MILA Miliardi di dollari.

Per fare un paragone, la prima economia del mondo (quella USA) ha un PIL di 14.000 miliardi di dollari. (1)

Per capire bene l’enormita’ bisogna fare un altro paragone: quello con i dati del PIL di ogni nazione.

Potete notare, nella prima riga, la voce “PIL del mondo”. Noterete che in ogni classifica , da quella della CIA a quella dell’ FMI, il “PIL del mondo” e’ attorno ai 60 mila miliardi di dollari. Anzi, se vogliamo anche pesarlo rispetto al potere d’acquisto, possiamo vedere le tabelle comparate del PIL/PPA.(qui va un pochino meglio, il mondo e’ a 68 mila miliardi di dollari). Non che cambi molto, eh.

Ora, confrontate le due cifre: la speculazione ha prodotto cartaccia finta per 203 mila miliardi di dollari. Ma il PIL del mondo e’ di soli 60.

 

E’ chiaro che se esplodesse la bolla dei derivati, e si trovasse anche il modo di devolvere al “buco” generato il 5% del PIL del mondo ogni anno, occorrerebbero ancora 60 anni e rotti per pagare il buco. “Sessant’anni di crisi”. Non esiste nessuno al mondo che possa immaginare gli effetti di un botto simile.

Da qui, il problema: se la Tobin Tax fermasse la speculazione, questa massa si ridurrebbe nell’ordine di unfattore 30, che e’ la cosiddetta “leva” media. Significa che questi 203 mila miliardi di “valore” ovviamente non esistono. Del resto, tutto il PIL del mondo NON basterebbe a produrli, quindi si tratta di una evidenza fisica. Il motivo per cui non esistono e’ che sono prodotti attraverso la cosiddetta “leva”, cioe’ un’azienda che ha emesso derivati per 30 miliardi di dollari in cassa (a garanzia) ne ha solo uno.

Morale: non possiamo sgonfiare questa bolla. Non possiamo perche’ non riusciamo ad immaginare le conseguenze di una cosa simile. La perdita improvvisa di 196 mila miliardi di dollari dal circolo finanziario mondiale e’ qualcosa i cui effetti NON riusciamo ad immaginare. Si puo’ fare gradualmente, questa cosa, con un processo controllato?

Secondo me si, anche se non si tratta di una tassa, ma di agire su un altro parametro. Per capirlo bisogna guardare come avviene, di solito il guadagno in questo mondo di speculazione.

Potete vedere un andamento che non e’ rettilineo o curvilineo, bensi’ presenta una serie di cuspidi ed una serie di selle. Ci sono quindi dei momenti in cui l’andamendo si “inverte”, prima il titolo va a scendere e quindi va a salire, o viceversa.

Ho usato l’andamento del NASDAQ composite ma potrei usarne uno qualsiasi, il principio vale per tutti. Compresi i titoli cosiddetti “derivati”.

Ora, quel grafico spiega l’andamento nel tempo, e ovviamente se lo ingrandissi otterreni ancora la stessa cosa, con le stesse “seghette”. E’ su queste “seghette” che si fonda la crescita continua di questo mostro. Disponendo infatti di un sistema informativo di velocita’ adeguata possiamo sforzarci di individuare le cuspidi piu’ “appuntite”. Immaginate di essere piu’ veloci di un fulmine: potreste davvero girargli attorno mentre lui attraversa l’atmosfera, fare come facevano in Matrix schivando i proiettili. Insomma, con un buon sistema informativo ed una velocita’ pazzesca nelle transazioni potete giocare al “ribasso” ad ogni microribasso, e approfttare del rialzo ad ogni microrialzo.

Oggi i sistemi informativi del mondo finanziario fanno una transazione in 0.02 secondi. Capite che di fatto l’equilibrio dei prezzi e’ fatto di calcolatori che duellano, di algoritmi cosi’ veloci che ormai la mente umana non segue piu’ il loro comportamento (2) e di fatto quel blob mostruoso non puo’ che crescere: la sua stessa crescita produce, infatti, altra crescita.

Ne ha parlato anche Maurizio Blondet in un suo eccellente articolo Goldman: truffa con destrezza purtroppo disponibile SOLO per gli abbonati, vi riporto solo un passo:
questi algoritmi predatorii, e perchè hanno bisogno di operare in microsecondi. E si intuisce anche come Goldman riesca a fare i profitti enormi in tempo di crisi, e a danno di chi.
Essenzialmente, questi  «programmi automatici ad altissima frequenza» (HF Program Trading) in mano ai grandissimi gruppi speculativi possono comprare e vendere azioni allo stesso prezzo, e tuttavia fare un guadagno di 0,5 centesimi. Ciò perchè, per attrarre volumi, le Borse offrono uno sconticino di un quarto di centesimo ad azione agli operatori che postano l’ordine presso di loro, sia vendita o acquisto non importa
Ed ancora: “Un Fondo-Pensione  (o meglio, il suo programma automatico) che vede scambiare 10 milioni di azioni al giorno, può credere di poter prendere un milione di quelle azioni con la ragionevole convinzione di poter uscire facilmente, rivendendole. Invece, il 70% di quegli scambi è apparente,   i volumi implodono e le azioni che parevano altamente liquide diventano invece difficili da scambiare, con cadute convulsive  delle quotazioni.

Infatti anche la volatilità (i mutamenti di quotazione in brevi periodi) è fortemente aumentata; i programmi computerizzati, ovviamente, la amplificano. Dagli anni ‘80, alla Borsa di New York (NYSE), vigeva una regola che chiudeva i trading automatici quando il mercato si muoveva oltre il 2% in su o in giù. Dall’ottobre 2007, guarda caso, la regola è stata cancellata. Ciò perchè ufficialmente  il NYSE, società privata, non voleva subire la concorrenza di altri centri di scambio, in cui la limitazione non esisteva e perciò si accaparravano questo tipo di scambi. Ma il sospetto di una complicità con Goldman è evidente. Essa e gli altri predators ad alta velocità commettono, letteralmente, «insider trading»: da dentro il NYSE.”

Beh, basta così, apprezzo troppo Fabio de Fina e Maurizio Blondet per metterli nelle condizioni di denunciarmi per violazione del Copyright.
Anzi, vi esorto a sottoscrivere COPIOSI l’abbonamento ad un lettura VERA ed istruttiva (quella autonoma, autofinanziata e non dei “Boiardi di Stato” stile Prodi & Co.)

Potrete vedere qualcosa di illuminante anche su: zerohedge. Inquitante?
No, se arrivate a paragonare le coglionate dell’Istituto LUCE con quello che ci attende.

Bene.
Torniamo al raffronto tra le TRUFFE LEGALIZZATE DALLA BANCOCRAZIA, e la realtà dei fatti.

Quello che si puo’ fare, secondo Uriel Fanelli, e’ di “sgonfiarlo” lentamente, (impiegando qualcosa come un secolo) , semplicemente imponendo per legge transazioni sempre piu’ lente, fino a tornare agli anni ‘70, quando occorrevano minuti e gli operatori le facevano materialmente decidendole.

Ovviamente occorre molta cautela, e occorre farlo MOLTO lentamente. Bisogna rallentare gradualmente la velocita’, imponendo dei limiti sempre piu’ alti alla brevita’ della transazione stessa. In questo modo, lentamente , il gioco si dovra’ basare su oscillazioni casuali sempre piu’ lunghe, le quali nel lungo termine avranno, essendo solo oscillazioni casuali, una media nulla mano a mano che l’intervallo diventa piu’ ampio.

Ovviamente ipotizzare una politica cosi’ duratura e’ arduo, quasi utopistico. Pero’ una cosa si puo’ fare subito: bloccare la velocita’ degli scambi a quella attuale. Vietare, cioe’, che cresca ancora. Occorre cioe’ che i tempi delle decisioni tornino ad essere umani, e non i tempi di  un mainframe.

Questo e’ l’unico modo , a mio avviso, di fermare la crescita del blob. Una tassa e’ un evento traumatico che inizia da subito e costringe le banche d’affari a capitalizzare parte di queste astrazioni per darle agli stati. Ma il problema e’ che questo : supponiamo di piazzare una tassa dell’ 1% su questo mondo, come propone Tobin.

Bene. A quel punto, chi ha una leva finanziaria di 30 passera’ a 30,3. Punto. Vogliamo una Tobin tax del 10%. Nessun problema: aumenteranno la leva e la porteranno al 33%. E allora? I soldi di tasse verranno pagati con denaro tossico, e non cambiera’ nulla di una virgola nel rischio tremendo che sta correndo il mondo: 60 anni di carestia.

 

Fonte principale: wolfstep.cc

Ago 8, 2009 - Economia    Commenti disabilitati su Banche e TRAFFICO D’ARMI!!

Banche e TRAFFICO D’ARMI!!

Google

Triplicati per le banche italiane i compensi di intermediazione sulla vendita di armi all’estero. Abbiamo letto in esclusiva la relazione. Ed ecco i dati


Banca nazionale del Lavoro, Intesa-San Paolo e Unicredit: sono le principali banche italiane coinvolte nel commercio di armi. Nulla di illegale – intervengono in operazioni regolarmente autorizzate – ma si tratta evidentemente di attività da non pubblicizzare troppo, tanto che sono stati gli stessi istituti di credito a chiedere al governo di non rendere pubblica la Relazione del ministero dell’Economia e delle Finanze su esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, che invece la Voce ha potuto leggere. E le “banche armate”, sulla scia del grande aumento dell’export di armi made in Italy e sfruttando l’onda lunga dell’aumento delle spese militari sostenuto dal governo di centro-sinistra di Prodi (+ 22%, in due anni), hanno fatto grandi affari, triplicando i «compensi di intermediazione» che hanno incassato dai fabbricanti di armi.

Nel corso del 2008, infatti, sono state autorizzate 1.612 «transazioni bancarie» per conto delle aziende armiere, per un valore complessivo di 4.285 milioni di euro (nel 2007 erano state la metà, 882, per 1.329 milioni). A questi vanno poi aggiunti 1.266 milioni per «programmi intergovernativi» di riarmo (cioè i grandi sistemi d’arma costruiti in collaborazione con altri Paesi, come ad esempio il cacciabombardiere Joint Strike Fighter – Jsf – per cui l’Italia spenderà almeno 14 miliardi nei prossimi 15 anni), quasi il doppio del 2007, quando la cifra si era fermata a 738 milioni. Un volume totale di “movimenti” di oltre 5.500 milioni di euro, per i quali le banche hanno ottenuto compensi di intermediazione attorno al 3-5%, in base al valore e al tipo di commessa.

La regina delle “banche armate” è la Banca Nazionale del Lavoro (del gruppo francese Bnp Paribas) con 1.461 milioni di euro. Al secondo posto si piazza Intesa-San Paolo di Corrado Passera, già braccio destro di Carlo De Benedetti ed ex amministratore delegato di Poste Italiane, con 851 milioni (a cui andrebbero aggiunti anche gli 87 milioni della Cassa di Risparmio di La Spezia , parte del gruppo), per lo più relativi a «programmi intergovernativi»: il cacciabombardiere Eurofighter, le navi da guerra Fremm e Orizzonte, gli elicotteri da combattimento Nh90 e diversi sistemi missilistici.
Eppure due anni fa il gruppo aveva dichiarato che, proprio per «dare una risposta significativa a una richiesta espressa da ampi e diversificati settori dell’opinione pubblica che fanno riferimento a istanze etiche», cioè la campagna di pressione alle banche armate, avrebbe sospeso «la partecipazione a operazioni finanziarie che riguardano il commercio e la produzione di armi e di sistemi d’arma pur consentite dalla legge».

«Si tratta di transazioni relative a operazioni sottoscritte e avviate prima dell’entrata in vigore del nostro codice di comportamento e che dureranno ancora a lungo», è la spiegazione che fornisce Valter Serrentino, responsabile dell’Unità Corporate Social Responsibility di Intesa-San Paolo. Anche Unicredit negli anni passati aveva ripetutamente annunciato di voler rinunciare ad appoggiare le industrie armiere, eppure nel 2008 è stata la terza “banca armata” italiana, con 606 milioni di euro. Nessuna dichiarazione di disimpegno invece da parte della Banca Antonveneta, che lo scorso anno ha movimentato 217 milioni. Mentre piuttosto ambigua è la situazione del Banco di Brescia: nel 2008 ha gestito per conto delle industrie armiere 208 milioni di euro benché il gruppo di cui fa parte dal 1 aprile 2007, Ubi (Unione Banche Italiane), nel suo codice di comportamento abbia stabilito che «ogni banca del gruppo dovrà astenersi dall’intrattenere rapporti relativi all’export di armi con soggetti che siano residenti in Paesi non appartenenti all’Unione Europea o alla Nato» e che «siano direttamente o indirettamente coinvolti nella produzione e/o commercializzazione di armi di distruzione di massa e di altri armamenti quali bombe, mine, razzi, missili e siluri».

«La policy del gruppo non vieta le operazioni di commercio internazionale – spiega Damiano Carrara, responsabile Corporate Social Responsibility di Ubi – ma le disciplina prevedendo che il cliente della banca», cioè l’industria armiera, non si trovi «in Paesi che non appartengano alla Ue o alla Nato, e questo divieto è pienamente rispettato».
Ma i dubbi restano. «Da quando, lo scorso anno, è sparito dalla Relazione il lungo e dettagliato elenco delle singole operazioni effettuate dagli istituti di credito – spiega Giorgio Beretta, analista della Rete italiano Dísarmo – è impossibile giudicare l’operato delle singole banche. Senza quell’elenco, infatti, i loro codici di comportamento non sono comprovati dal riscontro ufficiale che solo la Relazione del governo può fornire».

Fonte: Disinformazione.it
Dic 2, 2008 - Economia    1 Comment

L’IDOLATRIA DEL DENARO E DEL POTERE SONO FALSE “PROMESSE DI VITA”

Benedetto XVI in auto
 

Lo dice il Capo della burocrazia eclesiastica, ma non ci racconta però l’altra faccia della “VIL” moneta: quando si tratta di IOR, pecunia non olet??

“La ricchezza, il potere, il prestigio, la vita comoda. Alture che sono tentazioni perché appaiono realmente come la promessa della vita, ma noi nella nostra fede vediamo che non è vero, che queste alture non sono la vita. La vera vita, il vero aiuto viene dal Signore e il nostro sguardo nel nostro pellegrinaggio è diretto verso la vera altura, verso il vero monte: Cristo!” 

Tratto dal sito ufficiale


Quello che non capisco è come ancora oggi TROPPA gente vede solo quello che intendono mostrare le gerarchie eclesistiche: un business che ha un PIL superiore a MOLTI stati del globo. Da millenni, l’uomo ha capito di avere la necessità di un Dio, fin dalla notte dei tempi qualcuno ha sfruttato questa necessità ed altri l’hanno subita. Chi si poneva dalla parte del Dio, aveva ovvii benefici, lussi e privilegi.
Fino alla venute di un Signore che, un giorno si incazzò al punto di sfasciare i “banchetti dei mercanti nel Tempio”!!
Quella lezione non pare servita a gran che.
Certo, le Missioni sono un cosa positiva, raccolgono denaro in aree più fortunate per avvantaggiare popoli veramente messi malissimo.
Ma a mio avviso, nonostante le Missioni siano parecchie decine, si tratta sempre di una GOCCIA nell’oceano che serve sempre come ALIBI per giustificare i drenaggi di denaro.
E le dichiarazioni ufficiali con la crisi economico-finanziaria in arrivo non lasciano spazio ad interpretazioni erronee:
Papa: ”No ai moderni idoli del denaro e del potere”
Non ci spiega però alcune cosette:
Un interessante articolo del CORRIERE, mette in risalto:  Il denaro non ha valore ma i lingotti del Vaticano sì.
E’ cosa sempre MOLTO rara che si parli di queste cose in quanto, dopo i secoli di predominio dei papi  e 60 anni di Democrazia Cristiana, gli attivisti laici sono a milioni e diffusi come metastasi nella società ed in tutti i gangli vitali dello Stato e dei Media.
Suggerisco di leggere l’articolo davvero interessante che riporto di seguito:

I soldi non contano nulla, solo la parola di Dio è importante. Non ha mezze misure Benedetto XVI (nella foto sotto) nel condannare la corsa al denaro facile degli ultimi anni, culminata nell’ attuale débacle delle Borse. Del resto, sono gli stessi Vangeli a ricordare la cacciata dei mercanti dal Tempio da parte di Gesù. E tanto nobile distacco dalle cose terrene è certamente giustificato anche dalla missione trascendente, per definizione, del Santo Padre e della Chiesa romana. Ma non solo. Nonostante qualche difficoltà negli ultimi bilanci, come segnalato dalla Prefettura per gli Affari economici (il ministero dell’ Economia del Vaticano), si può dire che il piccolo Stato sovrano risulta essere uno degli investitori più accorti degli ultimi tempi. Secondo il settimanale cattolico inglese The Tablet, la Santa Sede già dalle prime avvisaglie della crisi immobiliare e finanziaria partita nell’ estate del 2007 ha velocemente riorganizzato il suo portafogli di investimenti. Nella ricostruzione del magazine britannico, il Vaticano ha venduto progressivamente azioni, per acquistare valuta, obbligazioni sicure e soprattutto il bene rifugio per eccellenza, l’ oro. Oltre Tevere avrebbe così accumulato 340 milioni di euro in valuta, 520 milioni in bond e 19 milioni in lingotti. Non male per uno Stato che conta su una popolazione di 824 residenti su un territorio di 0,4 chilometri quadrati. Tanto che sempre il cattolicissimo The Tablet ha ironizzato: “Più che sulla pietra, la Chiesa romana è ormai saldamente fondata sul lingotto”. Quello che è certo è che l’ infallibilità papale proclamata da Pio IX si rivela ancora una volta esatta, almeno in materia finanziaria. Anche se il denaro “non ha valore”. (www.enricocisnetto.it)

Bene!
Non solo!
A parte i commenti  e le tesi di “strana morte” di Giovanni Paolo I (il Papa del sorriso, al secolo Albino Luciani)  in quanto “parecchie persone non erano contente dell’elezione di Luciani al soglio pontificio ma, forse, il più scontento di tutti era monsignor Marcinkus che fino all’ultimo istante aveva sperato nell’elezione del candidato Giuseppe Siri”, sarebbe curioso vedere i BILANCI della Banca Vaticana: lo IOR l’ Istituto Opere Religiose (leggete questo artilo di Repubblica) sul quale si sono SEMPRE addensate nubi di malaffare e sul quale Albino Luciani intendeva mettere ordine probabilmente epurando Marcinkus e reidirizzando gli “Investimenti” alle Opere Relifiose e non Finanziarie come poi si è saputo ad esempio nella vicenda Calvi-Banco Ambrosiano.

E quindi: Il denaro non è importante, ma …
Cei: 8 per mille in calo, è allarme
Documento dei vescovi italiani: bisogna rafforzare le campagne pubblicitarie

AZZ!!
NIENTEMENO!
Addirittura si parla di rafforzamento di campagne pubblicitarie!
Boh 🙁
Riflettete e trerrete le Vostre conclusioni.


Fonte: corriere.it

Nov 22, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su desidero chiedervi d’alzare la mano se state progettando di vender il vostro jet…e di rientrare con un aereo di linea

desidero chiedervi d’alzare la mano se state progettando di vender il vostro jet…e di rientrare con un aereo di linea

CEO GM Crysler Ford
 
Calci nel CULO AI MILIARDARI spendaccioni.
 
Degli americani si può dire di tutto (io non sono per nulla filo-) però ci sono delle cose che continuano a stupirmi per l’esempio che MOLTI paesi dovrebbero semplicemente copiare.
E’ di questi giorni la notizia che I leader delle tre maggiori case automobilistiche premono sul Congresso per avere entro pochi giorni un nuovo prestito di 25 miliardi di dollari (fonte).
SOLO RaiNews24 ha avuto il coraggio di raccontare un retroscena (di non poco conto) accaduto durante l’audizione dei CEO di GM, Crysler e Ford.

Giornali e TV si accapigniano sui Cucù e le abbronzature, ma di notizie SERIE, neppure l’ombra!
Ho appreso la notizia seguendo il TG24 a RaiNews24 (unica TV che ne fatto menzione seppur breve).

Riporto integralmente l’articolo DEL QUALE NON SE NE E’ VISTA TRACCIA IN NESSUN TG !!

All’audizione interparlamentare si chiede di parlare dei jet delle compagnie.
HOUSTON, Texas–Sembra proprio che con l’elezione di Barack Obama alla presidenza in America sia iniziata a soffiare un’aria diversa e poco propizia ai papaveri dell’industria americana. E’ successo ieri davanti al comitato interparlamentare che si preparava ad affrontare l’argomento diventato pressante della concessione di un costoso salvagente di venticinque miliardi di dollari all’industria automobilistica americana, che gli amministratori delegati delle tre grandi di Detroit: General Motors, Crysler e Ford si sono trovati improvvisamente seduti su poltrone molto scomode ed addirittura scottanti. L’incidente tragicomico, che aveva tutti i contorni dell’agguato inaspettato, s’e’ verificato nel momento in cui il Congressman Democratico dello Stato di New YorkGary L. Ackerman rivolgendosi ai tre alti rappresentanti dell’industria dell’auto commentava “ C’e’ un’ironia deliziosa nel vedere arrivare in volo a Washington D.C. lussuosi jet privati e vederne uscire gente con tazze di stagno in mano “ e poi continuava “ E’ quasi come vedere un tizio che si presenta ad una cucina per la zuppa calda dei poveri con il cappello a cilindro e lo smoking…voglio dire, non avreste potuto abbassarvi a volare in prima classe o a volare sullo stesso jet o a qualcosa di simile per arrivare qua?” L’allusione alle scene tipiche della grande depressione, note tramite le foto e gli spezzoni di documentari in bianco e nero, con le file di poveri in attesa di una scodella di minestra calda, riferita ai tre superfunzionari milionari, deve aver assunto subito la connotazione inequivocabile della micidiale presa per i fondelli per Richard Wagoner della General Motors, per Robert Nardelli della Chrysler e per Alan Mulally della Ford che s’erano recati col cappello in mano al Campidoglio a perorare la causa delle sovvenzioni a favore del malato grave di Detroit. I tre erano rimasti come folgorati più che interdetti ed a quel punto, senza nessuna pietà il Rappresentante Democratico dello Stato della California Brad Sherman si buttava subito nella mischia per rigirare il pugnale nella ferita con un intervento ancora più spettacolare e quasi scaturito dalla nota serie televisiva Perry Mason. Il Congressman, infatti, aggiungeva a sua volta: “ Desidero chiedere ai tre funzionari che si trovano qui d’alzare la mano se sono arrivati con un volo di linea, ” e continuava “ Al tavolo dei testimoni tutti fermi “. A questo punto incalzava “ Secondo, desidero chiedervi d’alzare la mano se state progettando di vender il vostro jet…e di rientrare con un aereo di linea.” Ancora nessun movimento da parte dei tre e Sherman concludeva ” Si metta agli atti che non s’e’ alzata alcuna mano . “ Questa la parte più scioccante di un incontro-scontro più che rovente tra i politici ed i CEO di Detroit accusati d’eccessi incredibili in un periodo di passione come quello attuale per l’economia americana, nel bel mezzo del quale, mentre cittadini comuni perdono la casa, perdono il posto di lavoro si chiede loro di sovvenzionare con i soldi delle proprie tasse amministratori dei quali si commenta che non debbano essere eccessivamente preparati se hanno ridotto l’industria dell’auto americana a brandelli. Sono gli stessi che, nonostante tutto, hanno continuato ad incassare nel 2007 una retribuzione totale di $15.7 milioni (Wagoner), di $21.7 milioni (Mulally) ed una cifra altrettanto astronomica Nardelli il quale, in un momento di grande generosità, si era persino lasciato andare a dichiarare che avrebbe continuato a lavorare anche per un solo dollaro l’anno. Il colpo di grazia al terzetto milionario veniva pero’ inferto dal Congressman Repubblicano della North Carolina Patrick T. McHenry il quale nonostante lo schieramento conservatore commentava: “ Non sono per nulla contrario ai voli privati, ma il fatto che siete arrivati con i vostri jet privati dal costo di decine di migliaia di dollari solo per venire a Washington e’ un po’ arrogante alla vigilia della vostra richiesta di danaro dei contribuenti.” E’ stato uno spettacolo dei capi dei costruttori d’auto di sordità fredda come la pietra. Secondo quanto asseriscono, non sono responsabili dell’attuale disastro dell’industria automobilistica. Hanno passato la maggior parte della seduta minacciando la nazione di un Armageddon economico se non si da loro l’aiuto del governo e dichiarando d’aver fatto a Detroit un ottimo lavoro.” La seduta, comunque, s’e’ conclusa dopo bordate pesanti come questa e configurandosi come una solenne “strigliata” da parte dei politici all’incommensurabile sfrontatezza del trio del jet set che s’e’ ritirato dopo aver incassato una più che meritata figuraccia. Se si considera che persino i Repubblicani, che ora sanno come McCain fu affondato dal suo sostegno al primo intervento di settecento miliardi, stanno dando segni di nervosismo, perdendo le staffe, sembra di dover constatare che le cose per i ricchi e famosi stanno prendendo una brutta piega. Quello che irrita di più e’ che ci si trova davanti a persone poco coerenti e poco serie che, prima dichiarano la loro fede cieca nel sistema privato e poi, quando le cose si mettono male, passano con la mano protesa per chieder l’obolo del tanto odiato sistema statale che , a sentire loro, sarebbe all’origine di tutti i mali del mondo.
Fonte
Vi immaginate?
Il congressman li ha messi davanti alla intenzione di “fare un sacrificio” per limitare le spese dell’azienda e non ha sortito risposte.
Vi immaginate una roba del genere alla dirigenza FIAT?
“desidero chiedervi d’alzare la mano se state progettando di smettere di pipparvi i soldi che guadagnate ed investirli in innovazione tecnologica e ammortizzatori sociali”

Siamo sempre più vicini alle condizioni di Bokassa con la differenza che la fustigazione viene auto-inflitta da sado-maso come Riotta&Co. blink.gif
Intanto, secondo il report di RSF, siamo al 44° posto ed in CALO!! mad.gif

 


Nov 20, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su SCEC: l’invenzione dell’economia reale che si ribella ai Banchieri.

SCEC: l’invenzione dell’economia reale che si ribella ai Banchieri.

SCEC
 
SCEC: l’invenzione dell’economia reale che si ribella ai Banchieri.
 

SCEC, cos’è?

I Buoni locali sono delle “cartonote” molto semplici e si usano insieme agli Euro. Il funzionamento è intuitivo. I Buoni (SCEC) vengono stampati dalle Associazioni locali e consegnati gratuitamente agli iscritti e alle famiglie. Questi Buoni Locali danno diritto ad una riduzione sui prezzi di listino. Arcipelago Veneto coordina questa fase.

Emissione:

Viene fatta dall’associazione senza scopo di lucro costituita ad hoc in cui parteciperanno tutte le associazioni di categoria coinvolte, gli Enti Locali ecc. ove questo non sia possibile ogni commerciante e imprenditore aderirà a titolo personale.Questi buoni danno diritto ad uno sconto medio del 20% (dal 10% fino al 30%) sui prezzi di listino, ma ogni esercente e chiunque sia in grado di offrire una prestazione o un servizio sceglie la percentuale da applicare. I buoni non sono convertibili in euro e hanno la particolarità di ancorare sul territorio, arricchendolo, anche la parte di spesa pagata in euro.Distribuiti direttamente alle famiglie del territorio, oltre che tra gli aderenti, attireranno nel circuito anche coloro che di solito fanno la spesa nella grande distribuzione o in altri paesi.

Distribuzione agli aderenti:

Come detto in precedenza i Buoni vengono distribuiti gratuitamente alle famiglie e agli iscritti. La quantità iniziale sarà di 100 Buoni locali ad iscritto, con la possibiltà da parte della associazione di distribuirne quote aggiuntive per attività benemerite per il territorio (raccolta differenziata, assistenza a domicilio..) e per attività divulgative del progetto Buoni, o per donazioni nei confronti di enti locali che ne facciano richiesta o che operino in partnership con Arcipelago Veneto.I  tagli sono sei: 0,50 – 1 – 2 – 5 – 10 – 50 SCEC.

Scec, i tagli

Il Buono locale, distribuito gratuitamente, viene accettato per l’acquisto di beni e servizi all’interno del circuito. Sono semplici da usare e aiuteranno imprese e privati a superare questo periodo di estrema difficoltà. Utilizziamo questi metodi per ridare potere di acquisto a famiglie, piccole imprese, pensionati. Con i Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina), chiunque offra un servizio alla comunità la arricchisce, contribuendo alla fine dell’incubo della quarta settimana.

Ad esempio 100 Buoni Locali aumentano il potere di acquisto delle pensioni di 500 euro del 20%

 

Accettazione del Buono

Come vediamo nell’esempio sotto, il cliente che ha i Buoni, invece di (circa) 36 euro pagherà (circa) 29 in euro e 7 in Buoni.

In questo caso il negoziante batterà uno scontrino di 36 euro con 7 di abbuono. Il negoziante pagherà le tasse e le imposte ovviamente sui 29 euro effettivamente incassati. A questo puntoil negoziante potrà riutilizzare i 7 SCEC presso ogni altro aderente al circuito, per soddisfare i suoi bisogni in termini sia di beni che di servizi.

Allo stato attuale i buoni soddisfano pienamente tutte le richieste di rivitalizzare il commercio locale, arricchire il territorio e favorire in chi li usa la nascita della consapevolezza sui meccanismi monetari e delle multinazionali.

Il negoziante in possesso di molti Buoni vorrà dire che ha avuto anche un proporzionale incremento di euro e comunque non avrà mai superato il rapporto di 20 SCEC contro 80 Euro. L’importante è che si faccia un’opera di informazione per cui per i negozianti diventi automatico dare e ricevere Buoni e per i clienti diventi un’abitudine portare Buoni in tasca. Il Buono è reale potere di acquisto per chi lo usa.

E’ di fondamentale importanza capire che questo schema di funzionamento, in modo similare, è utilizzato da molti anni nella grande distribuzione. Come ? Con i buoni sconto. I supermercati hanno infatti al loro interno una larghissima gamma di prodotti, raggruppando l’offerta di molti negozi. Possono quindi beneficiare, grazie ai buoni sconto cartacei e alle fidelity card, solo della loro funzione di fidelizzazione della clientela: una volta spesi muoiono li. Nel nostro caso il Buono viene riutilizzato ad ogni acquisto, (nell’esempio il 20% dell’importo), e circolando nel circuito porta ricchezza e clientela a chi ne fa uso. Per capire bene che è veramente semplice vedete cosa fa un qualunque supermercato; il circuito dei Buoni Locali SCEC si comporta in maniera similare.

Scontrino

 


Fonte: http://veneto.arcipelagoscec.net/

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