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Ago 13, 2012 - Economia, Informazione, Lavoro    Commenti disabilitati su Crisi: -23mila giovani imprenditori in un anno Scomparsi anche 9mila ristoranti

Crisi: -23mila giovani imprenditori in un anno Scomparsi anche 9mila ristoranti

ROMA – La crisi non risparmia i giovani, non solo quelli che tentano di fare il loro ingresso nel mondo del lavoro, ma anche quelli che provano a fare impresa da sé. Le aziende ‘giovanili’, cioè quelle guidate da un under 35, sono oggi 642.000, il 3% in meno rispetto a dodici mesi fa. Tra giugno 2011 e giugno 2012, infatti, in base ai dati elaborati da InfoCamere, tra quelle iscritte al Registro Imprese delle Camere di commercio italiane ne mancano all’appello 22.709. Allarme di Confcommercio: scomparsi in un anno anche 9mila ristoranti. Ma se i negozi diminuiscono, aumentano di 5.000 unità i venditori ambulanti.

Sempre meno giovani. Lo stock di giovani imprenditori sotto la soglia dei 35 anni è diminuito del 3,4%, a fronte di una riduzione più contenuta (-2,5%) del solo universo al femminile, che ha subito una contrazione di poco più di 4mila unità. Tutti negativi i saldi regionali per il totale delle imprese giovanili del periodo esaminato: in termini assoluti, le maggiori perdite vengono da Lombardia (-3.654 imprese), Campania (-2.676) e Veneto (-2.476) che, insieme, realizzano il 39% di tutto il saldo negativo. In termini relativi, le regioni che hanno fatto registrare la contrazione maggiore sono invece la Valle d’Aosta (-8,3% la diminuzione registrata), seguita dalla Sardegna (-6,3%) e dal Veneto (-5,5%). Anche per le imprese giovanili in ”rosa” i saldi fanno registrare una serie quasi ininterrotta di flessioni: ad eccezione della Valle d’Aosta (+7 unità) e del Friuli Venezia Giulia (bilancio in pareggio nei dodici mesi), le restanti regioni inanellano diminuzioni che vanno dalla più contenuta del Trentino Alto Adige (-15 unità) a quella più evidente della Campania (-1.150 imprese).

Le imprese degli ”under 35” si concentrano soprattutto nei settori più tradizionali. Al 30 giugno scorso, infatti, i settori con la maggior presenza di imprenditori giovani sono quelli del commercio (178mila unità per un peso percentuale sul totale superiore al 27%) e delle costruzioni (oltre 121mila imprese con peso che sfiora il 19%).
 
Anno nero per tempo libero e comunicazioni. Nel 2011 sono scomparsi quasi 9 mila ristoranti [ma non erano tutti pieni? ndr],  rivela l’ultimo rapporto della Confcommercio sulle economie territoriali e il terziario di mercato. Lo scorso anno è stato negativo per tutto il settore che raggruppa le attività del turismo, del tempo libero e delle comunicazioni. Nel complesso il comparto ha fatto registrare, tra iscrizioni d’imprese e cancellazioni, un saldo negativo per oltre 13 mila aziende, praticamente sparite. “Il numero delle cessazioni è stato elevato in tutte le componenti del settore, ma è nei servizi di ristorazione – si legge nello studio – che ha raggiunto valori preoccupanti, rappresentando oltre il 67% del totale delle cancellazioni dell’aggregato”, ovvero 8.857 su 13.199. Estendendo lo sguardo, secondo Confcommercio nel totale dell’economia le aziende andate in fumo nel 2011 sono oltre 2 mila. L’associazione rileva per il commercio la perdita di più di 30 mila esercizi, per il trasporto e la logistica di quasi 7.900 imprese e per gli altri servizi (dagli studi professionali alle agenzie immobiliari) il saldo negativo risulta essere di 9.400.

Meno negozi, più bancarelle
. La crisi impone acquisti più oculati e favorisce i venditori ambulanti: nel 2011 il numero delle imprese itineranti (che vanno dai mercati quotidiani e settimanali, ai posteggi a rotazione) è aumentato di oltre 5 mila unità. Gli incrementi si sono registrati soprattutto nel Centro-sud, (+4.111 imprese). A rivelarlo sono i dati sul commercio ambulante pubblicati nel Rapporto sulle economie territoriali e il terziario di mercato dell’Ufficio studi di Confcommercio. Nonostante il rallentamento dei consumi, dunque, il commercio itinerante, in controtendenza, cresce. A dicembre 2011 il numero delle imprese ambulanti è di 175.913 di cui la quota più rilevante, oltre il 45%, è al Sud. Una percentuale del 35,2% si trova invece al Nord, mentre al Centro risiedono solo il 19,5% dei venditori itineranti. La maggior concentrazione di ambulanti, dunque, è nel mezzoggiorno: la Campania è in testa per numero di unità (22.171), seguita da Sicilia (20.115) e Puglia (15.828). Per quanto riguarda le regioni del centro-nord, invece, troviamo al primo posto la Lombardia con 19.962 unità, il Lazio (14.223) e il Piemonte (13.466).

Per quanto riguarda la specializzazione merceologica del commercio itinerante, i dati di Confcommercio indicano che la maggior parte degli esercizi vende abbigliamento, calzature e prodotti tessili: la percentuale è del 43%. I venditori di prodotti alimentari coprono il 22% del totale, mentre la restante quota è rappresentata da operatori generici che vendono merce non specificata (33,3%).

Fonte: repubblica.it

Lug 20, 2012 - Abuso di Potere, Economia, Informazione, Politica    Commenti disabilitati su Ecco come la Cina fa la “guerra” economica al mondo

Ecco come la Cina fa la “guerra” economica al mondo

La storia contemporanea sta scorrendo sotto i nostri occhi, ma al contrario di quanto accadeva in passato, molti episodi che lasceranno la loro traccia sui libri, si svolgono ben lontani dalla vecchia Europa e non attirano l’attenzione dei mass-media nostrani. Quello che segue è il resoconto di una contesa internazionale che, prima o poi, potrebbe arrivare all’attenzione mondiale in circostanze ancora più drammatiche.

7 settembre 2010, isole di Senkaku nel Mar Cinese Orientale. Un peschereccio cinese entra in collisione con due imbarcazioni della guardia costiera giapponese. Dopo la collisione, i militari giapponesi salgono a bordo del peschereccio e arrestano l’equipaggio e il capitano Qixiong Zhan che, come dimostrarono successivamente i filmati, aveva deliberatamente speronato la barca giapponese.

Le isole di Senkaku (per i cinesi isole Diaoyutai), disabitate e sconosciute al resto del mondo, sono da lungo tempo oggetto di contesa tra Cina e Giappone. Furono annesse al Giappone nel 1895, dopo la vittoria della guerra con la Cina. La disputa sulle isole è una bomba a orologeria, data l’enormità della posta in gioco. Nonostante le dichiarazioni giapponesi che gli interessi cinesi sarebbero legati ai potenziali giacimenti di petrolio, non c’è mai stato dialogo tra i due paesi sulla questione, che rimane al centro di una più ampia tensione tra Cina e Giappone, risalente al massacro di Nanjing (Nanchino) del 1937, quando furono assassinati circa 300.000 cinesi dall’esercito giapponese.

La Cina per ritorsione all’arresto del capitano, cancella un viaggio di ben 10.000 turisti cinesi in Giappone e minaccia ulteriori ritorsioni se il capitano del peschereccio non verrà rilasciato immediatamente e senza condizioni. Il 21 settembre la crisi arriva all’apice: il tribunale giapponese di Okinawa conferma l’arresto del capitano del peschereccio e a quel punto la Cina effettua un gesto clamoroso e sorprendente:  blocca totalmente l’esportazione di terre rare verso il Giappone. Il  Giappone importa dalla Cina il 90% dei propri fabbisogni di terre rare e questi metalli rari sono indispensabili all’industria giapponese.

Per dare un’idea dell’importanza della disputa, basta considerare che il trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra Stati Uniti e Giappone, obbliga gli Stati Uniti ad un intervento militare per difendere il terrirorio giapponese. In quei giorni il segretario di stato americano dichiarava che Washington avrebbe onorato il suo impegno militare in caso di conflitto militare sulle isole Senkaku. Due giorni dopo il blocco delle esportazioni di terre rare da parte della Cina, il tribunale giapponese di Okinawa dichiara le accuse verso il capitano del peschereccio inesistenti e ordina il rilascio immediato del capitano.  Il giorno 29 settembre la Cina riattiva le procedure di esportazione, ma chiede le scuse ufficiali del Giappone e il risarcimento dei danni. Il capitano del peschereccio viene accolto in Cina come un eroe nazionale.

La marina militare cinese è solita utilizzare imbarcazioni civili per difendere la sovranità delle coste nazionali e delle acque territoriali, come parte cruciale della dottrina che gli ufficiali cinesi chiamano guerra popolare. Spesso sui pescherecci cinesi vi sono militari, in uniforme o in borghese, sempre armati. Nel novembre 2010, le riprese della collisione vengono pubblicate su internet, suscitando grande imbarazzo nel governo giapponese, che aveva fatto di tutto per mantenerlo segreto. Infatti dal video emerge la responsabilità cinese e di conseguenza dimostra come il Giappone sia stato in balia della pressione economica cinese.

L’episodio la dice lunga sull’importanza e sulla carenza mondiale di terre rare anche perchè da allora, a detta di moltissimi osservatori, la Cina ha usato questo incidente con il Giappone per iniziare una diplomazia che viene chiamata la “diplomazia del bastone” (big stick) per affermare la propria potenza sia verso il Giappone che verso i paesi occidentali. Sembra che l’episodio sia anche servito a Pechino come test, per avvisare Vietnam, Malesia, e Brunei che la contesa per le isole di Spratly (arcipelago ricco di petrolio) potrebbe seguire la stessa strada.

La super-potenza cinese ha dimostrato di non sentirsi minimamente responsabile nel ricorrere alla guerra economica pur di far valere le proprie ragioni. In Giappone anche i militari sono preoccupati, poichè la stessa spregiudicatezza potrebbe portare i cinesi all’intervento militare. Gli equilibri geopolitici ed economici del mondo, non sono più gli stessi dopo l’episodio delle isole di Senkaku.


Fonte: lindipendenza.com

Lug 10, 2012 - Economia, InGiustizia, Politica    Commenti disabilitati su Caos Grecia, ammalati senza cibo in ospedale ad Atene

Caos Grecia, ammalati senza cibo in ospedale ad Atene

Già da marzo, nel nosocomio Elpis non vengono più forniti colazione pranzo e cena ai ricoverati. A rischio anche i degenti con diete speciali, come i post-operatori. Il comparto dei fornitori, che aspetta gli arretrati almeno di un anno, accusa una flessione attorno al 50%. E dopo il fallimento nel recupero delle tasse, per l’autunno si profilano nuovi tagli

grecia elezioni interna

 

Emergenza umanitaria in Grecia? Poco ci manca. Insieme con l’ospedale Elpis inizia a svanire la speranza per il salvataggio di un comparto delicatissimo come la salute. Dopo il caso dei malati di cancro costretti a pagare le cure chemioterapiche di tasca propria, per via delle casse dello stato drammaticamente vuote e dopo le lunghissime file di pazienti a cui le farmacie non potevano dare medicinali (in quanto in credito con lo stato per svariati milioni di euro) nella Grecia tecnicamente fallita il nosocomio Elpis non può più garantire i pasti ai propri ricoverati: le ditte fornitrici devono ancora ricevere i pagamenti relativi al 2011.

Un dato sconcertante che si aggiunge ad una criticità oggettiva sostanziale come quella dei materiali sanitari stessi che scarseggiano nelle strutture del paese. Alcune hanno chiesto in prestito addirittura le lenzuola ad altri ospedali. Nello specifico, l’Elpis dallo scorso mese di marzo non provvede a colazioni, pranzi e cene per i propri pazienti. E a questo punto rischia di non poter disporre neanche di alimenti basilari come l’olio d’oliva, la pasta e il semplice pane tostato. Dal Dipartimento di Nutrizione fanno sapere che le ditte fornitrici hanno lanciato un vero e proprio ultimatum: nessun nuovo ordine di alimenti se prima non verranno onorate le fatture dello scorso anno. Inoltre non sarà neanche possibile provvedere a soddisfare quei pazienti che devono seguire diete specifiche, per particolari patologie o perché in regime post operatorio, a cui neanche i parenti potrebbero far fronte, vista la peculiarità dei soggetti e delle relative esigenze.

Un panorama che non potrà che aggravarsi, considerata da un lato la non disponibilità della troika ad andare oltre uno sconto temporale (la ventilata concessione di spalmare l’impegno greco nel prossimo biennio, osteggiata dalla Finlandia) e l’allarmante crollo delle entrate per lo Stato. Infatti, a seguito delle misure proposte da Fmi, Ue e Bce, tra nuove tasse, (i cosiddetti karadzi), controlli anti evasione e lotta agli sprechi, il flop è stato nell’ordine del 70%. Ovvero su cento euro preventivati che l’erario ellenico avrebbe dovuto ricavare da queste prime iniziative legate al memorandum, ne sono entrati solo trenta. Significa che andrebbero riformati soprattutto quei dipartimenti fiscali che semplicemente non hanno accertato quante e quali tasse si sarebbero dovute pagare, specialmente nel settore privato. Mentre invece dipendenti pubblici, pensionati e salariati hanno subito senza se e senza ma un taglio verticale delle proprie buste paga nell’ordine del 25%, con l’iva schizzata al 23% e la benzina verde a due euro al litro. La stessa sanità, che sta offrendo esempi della levatura del nosocomio Elpis, è uno dei settori con le più grosse deficienze strutturali e materiali, dal momento che già si tratta di un settore che da sempre è stato in crisi nel paese. E che oggi, a maggior ragione dopo il memorandum, soffre tremendamente i minori trasferimenti economici da parte dello Stato. Con un intero indotto, quello dei fornitori, che accusa un 50% di flessione; i pazienti che subiscono un servizio non adeguato, e il personale medico e paramedico in agitazione.

Inoltre fonti del ministero dell’Economia ellenico riferiscono che secondo la troika il “buco nero” delle mancate entrate ammonterebbe a due miliardi di euro, ragion per cui i rappresentanti europei in pianta stabile ad Atene avrebbero avanzato forti preoccupazioni su questi risultati negativi oltre che sulle mancate privatizzazioni. Ormai le urne sono chiuse e l’attuale premier Samaras, dopo il forfait a Bruxelles, suo e del ministro Rapanos sostituito da Stournaras (componente della speciale commissione che curò il passaggio dalla dracma all’euro) dovrebbe dar seguito alle promesse elettorali.

Ritardi ci sono nell’abolizione del Codice di libri e dischi (una specie di Siae), nella fusione o soppressione della autorità doganali e fiscali annunciate ormai da tempo. Il governo replica che verrà istituita una task force per eliminare le esenzioni fiscali e i regimi speciali. Ma serve fare presto e farlo bene. E soprattutto portare risultati accettabile al prossimo Eurogruppo. Sempre sperando che premier e ministro preposto riescano ad essere presenti. Mentre per settembre già si prepara una nuova ventata di scioperi e manifestazioni anti memorandum e antigoverno.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Lug 7, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Truffe    Commenti disabilitati su Le banche boicottano i giovani

Le banche boicottano i giovani

Un’indagine di Altroconsumo rivela che allo sportello la grande maggioranza degli istituti non rivela ai precari che esiste un fondo di garanzia governativo per i loro mutui. In compenso, cercano di vendergli le proprie polizze assicurative (anche se è vietato)

Fonte: Altroconsumo, luglio 2012 (premi massimi richiesti per polizza vita per un mutuo di 100mila euro) Fonte: Altroconsumo, luglio 2012 (premi massimi richiesti per polizza vita per un mutuo di 100mila euro)Un mutuo all’1,2% anziché al 4? Cari precari, continuate a sognare. Eppure nel giugno del 2011 l’ex ministro Meloni e molti istituti di credito avevano siglato un accordo che prevedeva proprio questo: grazie a un fondo garantito dal governo le banche avrebbe potuto offrire mutui a prezzi agevolati alle giovani coppie di precari. Un’opzione di cui sembra si siano dimenticati tutti. Come dimostra un’inchiesta di Altroconsumo, a un anno dall’attivazione del fondo, le banche si guardano bene dall’offrire questa soluzione, anzi. Solo nove agenzie sulle 71 visitate dall’associazione lo hanno proposto: tutte le altre si son limitate a proporre prestiti con tassi d’interesse due o tre volte superiori.

«Dicevano sempre di non sapere nemmeno dell’esistenza del fondo, o che la loro banca non vi aveva aderito – racconta Anna Vizzari, una dei membri di Altroconsumo che ha seguito l’inchiesta – quando sappiamo non è vero: erano tutte agenzie di istituti che hanno firmato il protocollo d’intesa». Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Banca Popolare di Milano, tanto per citarne alcune (potete trovare qui la lista completa http://www.diamoglifuturo.it/fondo-casa/Soggetti%20Finanziatori).

Secondo il protocollo, intitolato “Diamogli futuro”, il governo metteva a disposizione un fondo di garanzia di 50 milioni di euro perché le banche concedessero mutui agevolati alle coppie di precari: un tasso dell’1,20% o dell’1,50% per mutui superiori ai 20 anni. «Praticamente nessuno ce l’ha proposto, e sì che spesso, soprattutto nelle agenzie più piccole, parlavamo direttamente con i direttori. E se non sono loro a offrire questa soluzione ai clienti chi dovrebbe informare i precari di questo diritto?». Nessuno. Nemmeno sul sito “Patti Chiari”, fondato dall’associazione bancaria italiana per “migliorare la relazione banca-cliente”, se ne trova il minimo cenno.

Per le coppie di precari under 35, insomma, le barriere per l’accesso al credito rimangono le stesse, nonostante gli impegni di banche e governo. Non che per i lavoratori “stabili” le cose vadano meglio: «La banche stanno proponendo tassi insostentibili per il reddito medio – continua Anna Vizzari – oltre a richiedere ormai anche un terzo garante. Per mutui, poi, che non coprono più del 50, 60% del valore di perizia della casa: tutto questo impedisce di accedere al credito a milioni di persone che lo potrebbero sostenere».

Ma l’inchiesta di Altroconsumo ha verificato anche altro. Secondo l’ultimo regolamento Isvap (Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e d’interesse collettivo), le banche non possono vendere polizze legate al mutuo di cui sono beneficiarie. Bene, su 185 agenzie visitate da Altroconsumo, il 68% ha offerto ai finti clienti dell’associazione delle polizze di incendio e scoppio: «Dicevamo di voler aprire un mutuo da 100.000 euro – racconta la Vizzari – poi chiedevamo se si potessero legare al mutuo delle polizze assicurative, e chi ne fosse il beneficiario. Ce le offrivano subito, infischiandosene del regolamento. Abbiamo denunciato tutto all’Isvap». Cigliegina sulla torta: tra le 12 città visitate non sono mancate le banche che queste polizze le offrivano a prezzi esorbitanti. Come se non bastasse già tutto il resto.

Fonte: espresso.repubblica.it

Mag 28, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Informazione, InGiustizia, Truffe    Commenti disabilitati su La Distanza dalla vita normale di LORSIGNORI…

La Distanza dalla vita normale di LORSIGNORI…

MONTI E CHI GUADAGNA 5 EURO ALL’ORA

DI MARCELLO FOA
blog.ilgiornale.it

Ci sono immagini che non richiedono commenti. Guardatevi lo stralcio dell’intervista concessa dal premier Mario Monti alla Sette (vedi più sotto, ndr). Formigli gli chiede: se lei avesse un figlio ventenne, laureato che guadagna 5 euro all’ora con un contratto da precario che cosa gli direbbe: vai via dall’Italia? Come lo convincerebbe a restare?

Mario Monti resta in silenzio per 17 secondi, poi farfuglia una risposta sconclusionata, evasiva; tipica dell’accademico che non sa cosa sia la realtà, che non ha mai visto, né frequentato, né pensato a chi lavora umilmente; perché quel mondo non gli appartiene, esce dal suo radar mentale se non per ripetere le stesse regole astratte sulla flessibilità, sulla necessità di cambiare.


O meglio: cambino gli altri, lui no di certo. Quanto a suo figlio, è giovanissimo ma ha già fatto una carriera brillante a Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup, Parmalat. Per meriti personali, non dubitiamo

Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/05/26/monti-e-che-guadagna-5-euro-allora/ 26.05.2012

Tratto da: comedonchisciotte.org
Mag 2, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Equitalia, Finanza, Fisco, Giustizia, InGiustizia, Lavoro, opinioni, Politica, sfoghi, Truffe    Commenti disabilitati su Volete la VERA lotta all’evasione?

Volete la VERA lotta all’evasione?

Anti EquitaliaEquitalia? No, a Calalzo di Cadore recupero crediti gestito dalla comunità montana

Il progetto, in vigore dal primo marzo, è un’iniziativa del sindaco (con il sì unanime del consiglio comunale). Esclusi rischi di pignoramento. “Se qualcuno – dice il primo cittadino – non ce la fa a pagare noi rateizziamo. Non mandiamo sul lastrico una famiglia” 

Equitalia? No, grazie. La decisione presa dal sindaco di Calalzo di Cadore (piccolo centro montano in provincia di Belluno) inizia a fare proseliti tra altri comuni. Lo scorso novembre, il primo cittadino Luca De Carlo – eletto con una lista civica sostenuta dal centrodestra – applicando le legge 166/2011, che prevede che ogni amministrazione possa non servirsi di Equitalia per incassare dai cittadini i soldi di multe e tributi non pagati, ha infatti scelto di dare la riscossione dei crediti insoluti in gestione alla Comunità montana Valbelluna.

Per il giovane sindaco veneto, il servizio adottato dalla società pubblica di riscossione presieduta da Attilio Befera, con la sua applicazione di more e interessi, è “disumano e da sceriffo di Nottingham”. A chiedere ai cittadini di pagare le temutissime cartelle esattoriali, per conto del Comune, dal primo marzo ci penserà l’ente territoriale locale. “In questo modo – spiega il primo cittadino – riusciamo a monitorare costantemente i furbetti, quelli cioè che non pagano perché credono che le tasse le debbano pagare solo i poveracci, e quei cittadini che invece sono in oggettive difficoltà. Proprio su questi ultimi interveniamo subito, magari con la rateizzazione. Abbiamo cercato insomma di umanizzare e avvicinare ai cittadini un servizio che resta comunque antipatico. Perché non è vero che le tasse sono belle da pagare, come diceva Padoa Schioppa

Continua su: ilfattoquotidiano.it
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Eppure, continuo ad essere del mio avviso: il PROBLEMA NON E’ EQUITALIA, che invece stà dimostrando efficacia nell’azione.
Il problema è LO STRUMENTO LEGISLATIVO che ne LEGALIZZA e regolamenta L’AZIONE!
In definitiva, con l’abolizione di Equitalia si farebbe un gran favore a chi E’ UN’EVASORE DI PROFESSIONE e poi conduce una vita al di sopra del dichiarato. In realtà bisognerebbe entrare nel merito DI OGNI SINGOLO CASO.
    Mi direte, ma com’è possibile, se uno dichiara poco, non ci si può fare gran ché. Ebbene no, si tratta di investire qualche decina di milioni in strumenti per la Guardia di Finanza ed impiegarli in questa maniera:
– la comunicazione e l’emissione dei ruoi può avvenire come ora, non è necessaria alcuna modifica;
– il contribuente che ritenga di essere vessato, potrà presentare istanza circostanziata in autotutela o assistito da un CAF o da società certificate dall’Agenzia delle Entrate (ed ecco un fiorire di nuova occupazione);
– Equitalia esamina la pratica e, dopo un’analisi in concerto con tre membri del Comune di Residenza del contribuente, che potrebbero essere nominati a rotazione tra una lista di cittadini volontari incensurati ed in ordine con i pagamenti, stabilisce di accettare e rimodulare l’emissione in ragione dell’effettivo stato patrimoniale/economico/familiare del contribuente;
– potrà quindi, non solo valutare con maggiore attenzione le modalità per le rateizzazioni, ma addirittura rinegoziarne gli importi (come invece accade VERGOGNOSAMENTE SOLO CON I GRANDI EVASORI) fino alla REMISSIONE DEL DEBITO per i casi più disperati!

Eh già, perchè questo paese dimmerda è cattolico solo per fare i pompini ai preti, ma quandoi si tratta di REMISSIONI, le si applicano solo a chi sappiamo tutti.

Vi chiederete: e la Guardia di Finanza?
Sì, la Guardia di Finanza e l’investimento summenzionato centra eccome! A mo avviso, tutta la procedura avrebbe una pecca: LE FALSE DICHIARAZIONI, FALSE AUTOCERTIFICAZIONI, FALSE FATTURAZIONI, FALSE DOCUMENTAZIONI che ovviamente inficierebbero l’equità dell’azione. Come ovviare? Il Comitato di Valutazione potrà, a maggioranza dei componenti, vincolati da giuramento di segretezza, incaricare la GdF di svolgere indagini nei confronti di QUEL contribuente, la sua Famiglia, la sua Azienda, ecc. e VERIFICARE il tenore di vita ed i movimenti se congrui a quanto dichiarato.
ALTRO CHE STUDI DI SETTORE DEL CAZZO che sono solo un PIZZO e che costringe milioni di partite IVA all’Adeguamento con lo spauracchio della Verifica Fiscale che già i Commercialisti demonizzano (anche a loro vantaggio) con il refrain “alla fine qualcosa te lo troverebbero sempre”!
STOCAZZO!
SE TI PAGO PER UN SERVIZIO, MI FAI IL SERVIZIO E SE SBAGLI PAGHI TU!

Ho già scritto cosa ne penso degli Avvocati e Commercialisti che fatturano anche quando PERDONO!
Che bella vita. Continuo ad affermare che dovrebbero SEGUIRE LE SORTI DELL’ASSISTITO, quando ottengono il risultato vengono regolarmente pagati, quando PERDONO, dividono le perdite E LE CONDANNE col loro cliente.
Il vantaggio è di una evidenza sconcertante: il furfante e l’evasore non troverebbero facilmente Commercialisti ed Avvocati disponibili e comunque costerebbero un botto (quasi da trovare maggior convenienza nel pagare le tasse regolarmente).

Apr 25, 2012 - 11 Settembre 2001, Bancocrazia, Economia, Finanza, Giustizia, Informazione, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Petrodollari e petro€uro….

Petrodollari e petro€uro….

Il Valore reale dei DollariDa anni tengo a ricordare che l‘evento scatenante dell’11 Settembre e dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo sia partito dal fatto che nel 2000, a Novembre, Saddam Hussein iniziò a richiedere che il petrolio iracheno fosse pagato in euro anziché in dollari, forse perché gran parte delle importazioni irachene avvenivano dai paesi europei, ma più probabilmente per tentare di indebolire la moneta statunitense: infatti secondo alcuni la domanda di dollari sarebbe dovuta soprattutto alla compravendita del greggio in quella valuta, il che sosterrebbe il suo cambio, proteggendolo dalla svalutazione.
L’embargo proclamato dalle Nazioni Unite a seguito della guerra (il primo Desert Storm”) ha pesato fortemente sull’economia irachena, vista la difficoltà per l’apposito Ufficio dell’ONU incaricato di vagliare la rilevanza militare di ogni componente elettronico e ad alto contenuto tecnologico la cui importazione veniva sollecitata dall’Iraq e che, tra l’altro, ha a lungo impedito al Paese di sfruttare appieno la sua potenzialità energetica e idrica che in forte misura dipendevano proprio da un corretto impiego e da un’utilizzazione appropriata di tali apparecchiature. (fonte: wikipedia)
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In seguito, anche su disinformazione.it ritrovo le medesime tesi: http://disinformazione.it/cauaaconflittoiraq.htm.
Che addirittura riporta:
“Francia e Germania che con Saddam stanno facendo affari sono naturalmente contrarie all’intervento militare.Trovano quindi un alleato nella Gran Bretagna che guarda caso  l’1 gennaio 1999,. non ha adottato l’euro ed è uno dei grandi produttori Europei di petrolio inoltre Tony Blair ha diversi motivi urgenti per supportare un’invasione. Appoggiando George Bush, egli appoggia l’ala destra della stampa britannica. Restando al fianco di Bush, può vantarsi di una leadership globale più credibile rispetto a quella di altri leader europei, continuando a difendere la posizione anomala della Gran Bretagna come membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Occupato l’Iraq gli Usa smantellano il programma ONU  “Oil for Food” riconvertono in dollari le riserve irachene e varano il loro Fondo per la Assistenza all’Iraq naturalmente in dollari USA. Washington elabora una lista di imprese con lo scopo di eliminarle dal business della ricostruzione Irachena. Tra queste vi è l’ENI, prendendo come motivo il pretesto che hanno trasgredito la legge sulle sanzioni imposte a Iran e Libia del 1996 e classificandole come complici del terrorismo. L’Italia per non predere i pozzi dell’ENI a Nassiriya aderisce  a guerra conclusa (?) all’operazione Antica Babilonia  l’inviando truppe militari come missione di pace o umanitaria. Invece proprio in questi giorni il il presidente della commissione esteri della camera Gustavo Selva dichiara: “Basta con l’ipocrisia dell’intervento umanitario. (…) Abbiamo dovuto mascherare come operazione umanitaria perché altrimenti dal Colle non sarebbe mai arrivato il via libera”.
Nel dicembre 2003, gli USA (il Pentagono) annunciano che per le compagnie petrolifere e di altra natura, Francesi, Tedesche e Russe è chiusa la porta per ottenere commesse per la ricostruzione in Iraq. “Grazie alla guerra al’Iraq L’Unione Europa non esiste più” può affermare  soddisfatto Bush in un incontro con il premier turco Erdogan.
IRAQ invaso OPEC impaurita. Europa spaccata.
Missione compiuta COMMANDER IN CHEEF: abbiamo il petrolio e il dollaro è salvo!


Ebbene, in questi giorni ho trovato un articolo molto interessante sulle motivazioni che, da qualche anno a questa parte ed in particolar modo dopo aver tolto di mezzo l’Hussein ribell, hanno spostato l’attenzione sull’IRAN. Pubblicato su italia.pravda.ru il 30 Aprile del 2007, agli albori DELLA NUOVA CRISI EPOCALE CHE CI STA’ TRAVOLGENDO TUTTI!


L’Iran guida l’attacco contro il dollaro Usa

30.04.2007
 

Mentre la stampa mondiale si è concentrata sui piani dell’Iran di continuare l’arricchimento dell’uranio, Teheran continua dietro le quinte a muovere una guerra economica contro il dollaro Usa.

In base alle affermazioni del governatore della Banca centrale dell’Iran, Ehrabhim Sheibany, a Kuala Lumpur alla fine del mese scorso, Tehran ha raggiunto la decisione di terminare tutte le vendite di petrolio in dollari.
La Zhuhai Zhenrong Trading, una compagnia statale cinese che compra 240.000 barili di petrolio al giorno dall’Iran, approssimativamente il 10% della produzione totale iraniana di 2, 2 milioni di barili al giorno, ha confermato il passaggio all’euro per i suoi acquisti di petrolio iraniano.
Circa il 60% degli introiti iraniani derivati dal petrolio sono attualmente in valute diverse dal dollaro secondo Hojjatollah Ghanimifard, che è responsabile degli affari internazionali per la National Iranian Oil. Persino le raffinerie giapponesi, che comprano qualcosa come 550.000 barili di petrolio al giorno dall’Iran, hanno indicato la loro volontà di comprare il petrolio iraniano in yen.
La Cina, che compra circa il 12% delle sue forniture di greggio dall’Iran, ha firmato lo scorso anno un accordo a lungo termine da $ 100 miliardi con l’Iran per sviluppare l’enorme giacimento iraniano di Yadvaran. Stime indicano che la Cina potrebbe ricavare 150.000 barili di petrolio dal giacimento di Yadvaran per tutti i prossimi 25 anni, assicurando la posizione dell’Iran per i decenni futuri come uno dei maggiori fornitori di petrolio alla Cina.
Una possibilità è che la Cina possa iniziare a pagare il petrolio iraniano in yuans.
Nel frattempo la Cina, che possiede ora depositi da mille miliardi di dollari in valuta straniera, ha annunciato il 20 marzo che non accumulerà più riserve in valute straniere. Questa è un’ulteriore cattiva notizia per il dollaro, dal momento che circa il 70% dei mille miliardi cinesi in valute estere sono in dollari Usa.
Circa la metà dei fondi cinesi in valuta Usa sono investiti in buoni del Tesoro statunitense, che sono vitali per il finanziamento dei continui deficit del budget federale Usa.
La recente spinta dell’Iran di richiedere pagamenti per il petrolio iraniano in valute diverse dal dollaro segna un allontanamento da un precedente annuncio in cui Tehran dichiarava di star pianificando di aprire una borsa petrolifera iraniana nel marzo 2006 destinata a quotare i prezzi del petrolio in euro.
L’Iran deve ancora aprire una borsa petrolifera iraniana, ma chiedere il pagamento del petrolio in valute diverse dal dollaro è visto da molti esperti come un più diretto attacco contro il dollaro, specialmente se la decisione iraniana appoggia un allontanamento mondiale dall’uso del dollaro come base delle riserve mondiali in valuta estera.
Il governatore della Banca centrale dell’Iran Sheibany ha anche confermato che l’Iran sta tagliando le riserve in dollari a meno del 20% di suoi depositi totali in valuta estera. L’Iran progetta di gestire le sue riserve di valuta estera provenienti dalle vendite del petrolio in un paniere di 20 differenti monete.
La mossa, da parte sia dell’Iran che della Cina, di detenere meno dollari nelle loro riserve di valuta estera riflette un desiderio di diversificare il portafoglio di valute estere nel timore che il dollaro continui a perdere valore nei confronti dell’euro. Nello scorso anno il dollaro ha perso il 9% del suo valore contro l’euro, ed è sceso del 35% contro l’euro negli scorsi cinque anni.
WorldNetDaily ha precedentemente riferito del fatto che il defunto dittatore iracheno Saddam Hussein aveva virtualmente firmato la sua condanna a morte quando aveva ottenuto il permesso delle Nazioni Unite per detenere in euro le sue riserve di valuta estera derivata dal programma Oil for Food.


Alla luce di questi fatti, è più chiaro CHI stia attentando all’Unione Europea, oltre i Bancocrati che sono evidentemente in combutta con i detentori della Stampante di Dollari non più collegati ad alcun controvalore aurifero già dal 1971 grazie a Richard Nixon, che con questo atto dichiara implicitamente il reale FALLIMENTO DELL’ECONOMIA USA e del Dollaro:

Sotto Bretton Woods, era d’obbligo tenere i dollari a riserva e dunque era nota la somma di dollari in possesso delle banche straniere, quantità prevalente della massa di dollari esistente fuori dagli USA. Inoltre, i dollari circolanti in USA (come ogni moneta circolante dentro uno Stato) erano un dato disponibile poiché la massa monetaria era ed è decisa dalla FED. Al tempo di Roosevelt era già risaputo che le once d’oro dichiarate nella riserva della FED non erano sufficienti né a convertire il totale dei dollari esistente (dentro e fuori USA), né quelli in possesso di stranieri. Nemmeno una forte svalutazione da 30 a 300 dollari/oncia avrebbe reso Bretton Woods un sistema di cambi sostenibile. Era chiaro che prima o poi la convertibilità sarebbe finita; l’aumento successivo dell’emissione di dollari (da convertire) accelerò questo processo.
Il provvedimento di Roosevelt parlò, infatti, di Gold Window (chiusa da Nixon 40 anni dopo) come periodo di transizione per il ripagamento di una parte dei dollari in possesso di investitori stranieri (quelli che l’oro disponibile poteva ripagare).

  • Con la guerra in Vietnam e la crescita economica di Germania e Giappone, gli USA necessitano di finanziamenti eccezionali; l’indebitamento a causa delle guerre costrinse a coniare ingenti quantità di dollari e a svalutare la moneta, fissando un cambio inferiore rispetto all’oncia d’oro (e quindi alle altre valute) perché la riserva d’oro doveva bastare per una massa circolante di moneta molto più alta.

Per tentare di mantenere il sistema creato a Bretton Woods, si organizza un pool di banche centrali che mantengono il corso del cambio del dollaro sull’oro a 35 $ l’oncia, comprando titoli di Stato USA in caso di perdita e vendendoli in caso di risalita. La Francia si ritira dal pool nel 1967.

  • 15 agosto 1971: il presidente statunitense Richard Nixon annuncia che nemmeno i dollari degli stranieri sono più convertibili in oro. La soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro è per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta.

A completamento del danno ci si è poi messo quel bel pezzo di Democratico amante delle scrivanie popolate del Clinton:
Con l’Abolizione del Glass-Steagall Act, che fu revocato negli Stati Uniti, mentre era presidente Bill Clinton e Ministro del Tesoro Robert Rubin. Alla distinzione cioè fra banca commerciale e banca di investimenti si è progressivamente sostituito il modello di banca universale, che tende a includere l’attività assicurativa. Il Gramm-Leach-Bliley Act del 1999 abrogava il Glass-Steagall Act. La legge passò al Senato con un voto di 90 contro 8, col contributo di 38 Democratici, inclusi: Joe Biden, John Kerry, Tom Daschle, Dick Durbin e (perfino) John Edwards. Nei primi del Novecento, il Glass-Steagall Act aveva introdotto una distinzione giuridica tra banche di commercio pubblico e banche d’investimento pubblico, attività che non potevano essere svolte dallo stesso soggetto giuridico per il conflitto di interessi esistente fra le due. Il Glass-Steagall Act proibiva alle banche commerciali, o a società da esse controllate, di sottoscrivere, detenere, vendere o comprare titoli emessi da imprese private. Questa separazione fu decisa dopo che un comitato d’inchiesta (noto come Pecora Committee), promosso dal Senato americano in seguito ai numerosi fallimenti conseguenza della crisi del ’29, verificò che alcune banche avevano collocato presso i propri clienti titoli emessi da imprese loro affidate e che queste avevano successivamente utilizzato i fondi così raccolti per rimborsare i prestiti precedentemente concessi dalla banca. In sostanza, le banche avrebbero trasformato potenziali sofferenze in emissioni collocate presso i propri clienti. in altri casi, gli istituti di credito emettono dei prestiti con la cosiddetta “opzione convertendo”, che permette al debitore, in presenza di determinate condizioni economiche, di non rimborsare il prestito e cedere alla banca altrettante azioni di proprietà.

Pertanto, attendiamoci il temuto atto finale nei confronti dell’Iran in quanto, oltre alle evidenze suesposte, è FORTEMENTE VOLUTO DA QUELLA TEOCRAZIA paradossalmente definita come l’unica Democrazia del Medio Oriente (detentrice di oltre 200 testate nucleari E DEI MISSILI che ne consentono l’utilizzo a lunga gittata) che è ISRAELE.

Beh, se credete in qualche dio, attaccatevi alle preghiere, perché tra poco assisteremo ad uno scenario da INCUBO!

Feb 28, 2012 - Economia, Finanza, Fisco, Informazione, Politica, sfoghi    Commenti disabilitati su Lotta agli evasori, la GdF ed i suoi BLITZ.

Lotta agli evasori, la GdF ed i suoi BLITZ.

Questa mattina a apprendo di un nuovo Blitz della GdF a Bologna. Pare abbiano addirittura beccato un evasore totale proprietario di 200 case.

Cerco in rete e trovo anche questa:

Fisco, maxi evasione da 150 milioni
blitz all’alba, sette persone arrestate

L’operazione ‘Prima Lux’ ha impegnato 200 uomini della guardia di finanza
tra la Lombardia e altre città. Sequestrati anche immobili di pregio e società

    Hanno evaso l’Iva e le imposte dirette per complessivi 150 milioni di euro. Una vera e propria organizzazione criminale, dedita all’evasione fiscale e all’utilizzo di false fatture, scoperta dalla guardia di finanza di Pavia. Sette le persone arrestate, alle quali è stata contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale oltre ad altri reati tributari. In carcere sono finiti il capo dell’organizzazione, un quarantaquattrenne di Usmate Velate (Milano); una 42enne di Missaglia (Lecco), socia e commercialista delle società implicate, e un 47enne di Binasco (Milano). Agli arresti domiciliari altri soci: un 51enne di Cormano (Milano), un 69enne e  un 54enne entrambi di Milano e un 56enne di Sapri (Salerno).
DOSSIER Quei 546 lombardi sconosciuti al Fisco
    I finanzieri pavesi hanno controllato 13 società operative che facevano capo a un consorzio, con sede a Monza, che lavorava nel settore della logistica e del facchinaggio. Le indagini hanno permesso di appurare che venivano emesse fatture per operazioni inesistenti, con la produzione di costi fittizi privi di regolare documentazione. Gli accertamenti di carattere tributario, alcuni dei quali devono essere ancora completati, hanno consentito di scoprire sette evasori totali (completamente sconosciuti al fisco) e due evasori paratotali (che non denunciavano cioè più del 50 per cento del loro fatturato). La guardia di finanza ha accertato la produzione e la ricezione di fatture false, oltre alla registrazione di costi fittizi per oltre 30 milioni di euro e Iva evasa per oltre 10 milioni.
Le verifiche fiscali, ancora da completare, dovrebbero portare all’effettivo riscontro di ricavi non dichiarati e non sottoposti a tassazione per circa 120 milioni. Le indagini, coordinate prima dalla Procura di Pavia e poi da quella di Monza, hanno consentito di denunciare 20 persone per associazione per delinquere e reati fiscali. Sono inoltre stati sequestrati 23 immobili in Lombardia, Toscana, Emilia Romagna e Sicilia. Sequestrate anche quattro società immobiliari e le quote sociali di altre nove società, tutte inesistenti. L’attività ha impegnato 200 finanzieri in tutto il territorio nazionale.

(09 febbraio 2012)


Bene!
E dopo Cortina, Courmayeur, Milano, le movide di Roma e Modena…
… si sommano i “RAID” della Guardia di Finanza.

Davvero bene, però, mi chiedo: DOVE CAZZO ERANO FINO A DUE MESI FA???

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