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Ott 15, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su BCE e Bankitalia

BCE e Bankitalia

BCEPotevo NON parlare della Crisi Economica?
E della previsione di RIDUZIONE DEL PIL con un’inflazione prevista 
al 3,1 %??
Quando smetteranno di dire coglionate?
Chi di voi crede ancora ad un’inflazione al 3%? Avete notato il calo del Petrolio da quasi 120 dollari agli attuali 78? Un ribasso del 35%. Bene! E la benzina? Un ribasso del: …
.. un bel cazzo nel culo% da 1,5187 a 1,3732  BEN lo 0,09% !
QUASI LA STESSA RAPIDITA’ CHE ABBIAMO VISTO QUANDO IL TREND PETROLIFERO ANDAVA AL CONTRARIO! (aumenti a vista d’occhio giorno per giorno).

Così è la Storia. Ciò che si è verificato 80 anni fà, si ripete oggi con un’aumento NON PRECISATO!
Tutti i politici ed i giornalisti ciucciacalze si affrettano, ovviamente, a “tranquillizzare” la popolazione. Senza che ci dicano l’ammontare dell’impegno; Tremonti infatti non ha avuto il coraggio di menzionare cifre perchè le persone “tranquillizzate” smetterebbero di esserlo. E già, perchè hanno PROCLAMATO: “i Nessuna Banca fallirà, lo Stato si farà carico delle perdite” e, alla domanda “a quanto ammonta l’impegno economico?” la risposta non c’è stata, o meglio, hanno risposto, lui ed il Drago, “quello che sarà necessario”!
Si sono BEN guardati dal dirci che questi soldi, verranno a mancare per la realizzazione delle infrastrutture, delle scuole, della sanità (quella per NOI, perchè quella per lorsignori NON nancherà certo, visto gli auguroni di cuore di tanti).
E già!
Perchè per le pensioni, Giuliano Amato e seguenti ci hanno SPIEGATO che NON può continuare così, i soldi NON ci sono e bisogna fare i sacrifici.
Per adesso mi fermo quà perchè devo acquistarmi un estintore su eBay perchè ho i coglioni che mi fumano!

Elio aveva già fatto una canzone adatta al momento:

Meditate, ed immaginatevi fino a che punto possono arrivare le STRONZATE CHE CI RACCONTANO GIORNALI E TV!
E… si salvi chi può!!

Set 19, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su Benvenuti nel nuovo 1929

Benvenuti nel nuovo 1929

WTC7Crack 1929

Crack Wall Street

In alcuni forum ne ho parlato già da tempo, il crollo delle borse dell’11 Settembre 2001 ci farà venire nostalgia al confronto di cosa si prepara nel futuro prossimo.
La politica ultraliberista che ci hanno PROPAGANDATO fin dal governo Craxi, tutti rampanti, tutti arrivisti, tutti inculati.
Però con una variante: questa volta ci lasciano il culo anche i miliardari (in euro).
La considerazione? Benvenuti nel nuovo 1929. Con l’aggravnte della finanza MOLTO più “globalizzata” che allora. Come se nel 1929 a crollare fosse il conto del condominio.

AVREMO DI CHE LECCARCI I BAFFI!

Prepariamoci, perchè la carta straccia che ci rifilano le banche servirà meno delle tenderly!

Il documento è tratto da: Repubblica

"Serve una terapia d'urto o le Borse rischiano la chiusura"Il racconto di un trader: ormai il sistema è al collasso
“Sta accadendo qualcosa di inimmaginabile, mai visto prima”

“Serve una terapia d’urto
o le Borse rischiano la chiusura”

di MASSIMO GIANNINI

“FORSE non avete capito cosa sta succedendo. Qui il problema non è Wall Street che perde il 4%. Qui siamo a un passo dal collasso totale dei mercati, dalla crisi del sistema finanziario globale”.
Il noto trader milanese consulta le carte, snocciola le cifre, riordina i fatti, e in cima alla giornata più drammatica e indecifrabile di questo Settembre Nero dei mercati avanza l’ipotesi più funesta: “Non si può escludere nulla. Nemmeno che da un momento all’altro si decida la chiusura delle principali Borse mondiali…”.

Benvenuti nel Nuovo ?29. Evocata, temuta, ma in fondo mai presa sul serio, la “crisi di sistema” del capitalismo finanziario globale si materializza nelle parole dell’operatore che la sta vivendo in presa diretta, minuto per minuto. È anonimo, e non può essere diversamente, perché quello che dice è talmente preoccupante da non poter essere “firmato” da chi, ogni giorno, compra e vende titoli per milioni di euro. “In questo momento – spiega – ogni parola può creare altro panico, ed è meglio evitare…”.

Ma se quello che racconta è vero – e a giudicare dall’andamento degli scambi sui mercati e dalle mosse delle autorità politiche e monetarie non possiamo dubitarne – il panico è già abbondantemente giustificato. “Sta accadendo qualcosa di inedito, che non abbiamo mai visto prima. Dall’America si sta diffondendo una crisi di fiducia senza precedenti, tra banche e banche e tra banche e clienti. Una crisi che colpisce in prima battuta quelle che un tempo avremmo chiamato le “Big Five”, cioè le grandi “investment banks” : Bear Stearns, Lehman Brothers, Merrill Lynch, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Le prime due ce le siamo già giocate, la terza prova a salvarla Bank of America, ma ora il punto è che stanno finendo nel mirino anche le altre due”.

Non a caso, i titoli Morgan e Goldman, a New York, sono letteralmente crollati, lasciando sul campo oltre il 40% del proprio valore. “Ma quello è solo il sintomo, la febbre – spiega l’operatore – perché la malattia è molto più grave. E la malattia è questa: dopo il crac della Lehman gli investitori istituzionali, e soprattutto gli hedge funds, stanno chiudendo le proprie posizioni presso le grandi banche d’investimento americane, perché non si fidano più della loro solvibilità. Questo sa cosa significa? Significa il collasso dei mercati azionari e obbligazionari mondiali, il “meltdown” totale di tutti gli scambi finanziari del pianeta”.

Non è un’esagerazione. È la pura realtà, che deriva da un dato di fatto che ci porta a riflettere sulle distorsioni del modello capitalistico “drogato” da Greenspan e cavalcato da Bush: “Queste grandi “investment banks” muovono ogni giorno trilioni di miliardi di dollari. Hanno in custodia, in regime di sostanziale monopolio, la quasi totalità dei titoli posseduti dagli investitori istituzionali e dagli hedge funds di tutto il mondo.

Ora, se questi ultimi cominciano a ritirarli, perché temono il default delle stesse banche d’affari, non si rischia solo qualche altro “fallimento eccellente”, ma si blocca tutto il meccanismo che regge i mercati finanziari. Glielo spiego con un esempio: le banche d’affari sono il “motore” del sistema finanziario globale. I loro clienti, investitori istituzionali ed hedge funds, sono l’olio che fa girare quel motore. Nel momento in cui l’olio viene a mancare, perché i clienti smettono di versarlo, il motore fonde, e la macchina è da buttare”.

Questa è la posta in gioco. “Con un’aggravante. Investitori ed hedge funds chiudono le loro posizioni, e per esempio sulla piazza di Londra stanno cercando di dirottare i propri investimenti sulle grandi banche “retail”, che al momento sembrano più sicure: Deutsche Bank, Santander, Bnp. Ma ormai non funziona più neanche questo, perché i mercati, terrorizzati dal fantasma del crac globale, sono totalmente illiquidi. Non si riesce né a comprare né a vendere, perché mancano le controparti.

Per questo la crisi è di sistema, e rischia di travolgere tutto. Non c’è più fiducia. Le mosse di Paulson non convincono nessuno, la gente non crede al salvataggio di Aig, che infatti continua a perdere a rotta di collo, e i “Treasury bond” americani hanno raggiunto un rendimento dello 0,23%, una cosa che non si vedeva da mezzo secolo. Le stesse banche centrali, la Fed e la Bce, non sanno che pesci prendere, perché hanno capito che questo non è un “trend” classico dei cicli borsistici: rialzi e crolli non sono mai stati un problema, figuriamoci, ci siamo abituati, fanno parte del gioco. Il guaio, stavolta, è che è proprio il gioco in sé che si sta rompendo”.

Il trader italiano, di stanza a Piazza Affari, vive ai margini del ciclone finanziario americano. Ma cita altri due indizi, che danno la misura del livello di allarme scattato anche nelle “province” dell’impero del capitale globale: “Primo: stamattina la Banca d’Italia ci ha chiesto di fornirgli entro mezz’ora, e dico entro mezz’ora, le posizioni aperte con Lehman da tutti noi operatori nazionali: una roba mai successa. Secondo: nel pomeriggio abbiamo vissuto momenti di forte tensione, perché neanche la Cassa di compensazione aveva più liquidità sufficiente. Cioè: la Cassa non paga, noi non paghiamo, e così tutto l’ingranaggio va in tilt da un momento all’altro”. Il tema vero è: ci si può ancora salvare da questo Nuovo ’29 che incombe?

L’operatore spera, ma non si avventura: “Parliamoci chiaro: qui, se siamo ancora in tempo, ci sono solo due possibilità per non far fondere tutta la macchina. La prima possibilità è che almeno un paio di grandissime banche commerciali di dimensione mondiale, che so, Hsbc tanto per fare un nome, si comprino le banche d’affari americane a un passo dal tracollo: operazione possibile, anche se molto complicata, che richiederebbe comunque una fortissima “moral suasion” da parte del potere politico. La seconda possibilità è che invece sia proprio la politica americana a fare il passo più estremo, nazionalizzando Morgan e Goldman prima che sia troppo tardi. Operazione complicata e forse impossibile, se non al prezzo di addossare ai contribuenti i costi enormi del doppio salvataggio e snaturare per sempre il modello liberale del capitalismo Usa”.

Altre soluzioni, per il trader milanese, non ne esistono. E oltre tutto bisogna fare presto, perché la velocità con cui questa crisi si sta avvitando su se stessa è impressionante. Per questo, in attesa che qualcuno decida qualcosa, l’operatore ipotizza addirittura il ricorso all’arma fine di mondo: “Se questo è il clima, ci può stare anche che le autorità decidano, da un giorno all’altro di chiudere le Borse. È un’ipotesi estrema, è chiaro, che in Italia è successa solo nel luglio ’81 dopo lo scandalo P2, e in America dopo l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre. Ma ora come ora non mi sento di escludere niente. Qualcosa bisogna pur fare. Bisogna prendere il toro per le corna. Anzi, stavolta bisogna prendere l’orso per la coda, visto che sul mercato, di tori, non ce ne sono più”.

(18 settembre 2008)

Set 16, 2008 - Economia    3 Comments

CHI provoca l’Inflazione??

Parlamento

Chi provoca inflazione?

Vediamo: chi ha troppi soldi da spendere, in confronto a ciò che produce? Non certo il 90% dei lavoratori italiani, malpagati e precari. Anzi, gli operai – i produttori di merci – sono i meno pagati d’Europa e non arrivano a fine mese (e sul loro magro salario lordo subiscono prelievi tributari del 43% direttamente, ma del 60% se vi aggiungete l’IVA, le accise, gli infiniti balzelli che gravano sul reddito fisso, e sul consumatore finale: il fisco italiano è arrivato a tassare tanto i poveri, da renderli miseri).

Anche tra i dipendenti pubblici, quelli utili – ossia che forniscono servizi – sono i meno pagati:
i guidatori municipali di autobus e tram, per esempio, o i poliziotti, o gli insegnanti. Costoro non producono inflazione, per il fatto che quel che il denaro che percepiscono è corrispettivo a cose o servizi che essi producono, anzi sono pagati meno di quel che vale ciò che producono o forniscono.

Evidentemente, a produrre la specifica inflazione italiana sono i redditi «non guadagnati», ossia quelli pagati per produrre servizi che non forniscono. Quelli che hanno i soldi, con cui comprano cose che non hanno contribuito a fare. E tanti soldi, da potersi permettere prezzi alti, sì da «spiazzare» i produttori con redditi modesti. Non è difficile identificare questa classe.

Tratto da Logo EFFEDIEFFE(tutti i diritti riservati)

Set 10, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su Il Banco Vince sempre

Il Banco Vince sempre

RAI Report
Tratto dal sito RAI, suggerisco di INVESTIRE qualche minuto del Vostro preziosissimo tempo per vedervi questa importante puntata di Report.


IL BANCO VINCE SEMPRE
Gli Enti pubblici hanno sempre bisogno di soldi e li trovano facendo mutui e obbligazioni. Poi si fanno sistemare i debiti dalle banche che si inventano operazioni di finanza strutturata. E così si spostano i debiti in là nel tempo e il pacco se lo ritroveranno le giunte future. Questi scherzetti poi costano cari: le banche hanno un debole per le Regioni, le Province e i Comuni, perché di solito non capiscono i rischi che corrono e non si accorgono dei costi impliciti nelle operazioni “swap”. Gli “swap” fanno parte della famiglia dei derivati (la stessa dei derivati emessi sui mutui subprime che hanno messo in crisi le borse di mezzo mondo) e si chiamano così perché derivano il loro valore da variabili esterne. Sono strumenti complessi e rischiosi, dove chi ne sa di più lucra profitti abnormi, e chi ne sa di meno perde tutto. Pare che in Italia non si possa vivere senza i derivati perché non hanno lasciato fuori nessuno, dalla grande Regione al piccolo Comune di montagna, dalla lavanderia, al policlinico, all’istituto delle suore. Sono almeno 30 mila le imprese private coinvolte, e 900 gli enti pubblici che ci stanno rimettendo centinaia di milioni. Siccome però nel caso degli enti pubblici passano per perdite potenziali, non vengono scritte da nessuna parte, e rimangono debiti fantasma. Per esempio all’azienda dell’Acquedotto Pugliese, di proprietà della Regione, le banche hanno fatto assumere un rischio così elevato che i cittadini pugliesi rischiano un domani di restare senza i soldi per riparare le tubature.

Tratto da: Report
Tema: Inchieste
Durata: 01h 11′ 31”
Pubblicato: 15/10/2007
In onda: non in onda

Apr 7, 2008 - Economia    Commenti disabilitati su Padoa Schioppa & la Banda Bassotti si sono accorti che gli Italiani sono PIENI DI RATE.

Padoa Schioppa & la Banda Bassotti si sono accorti che gli Italiani sono PIENI DI RATE.

Fisco Oggi

E con la loro testolina distorta hanno probabilmente pensato che si trattasse di un VIZIO piacevole.
Hanno pertanto ben pensato di sottoporre all’Italico debitore, una nuova modalità di pagamento delle Imposte.

Finanziaria e milleproroghe
Cartelle “a rate”. Più vantaggi dalle nuove regole
Pagamenti alleggeriti per il contribuente. Maggiore sicurezza per l’Amministrazione

Il decreto “milleproroghe” ha messo mano, tra le altre, alle regole applicabili alla rateazione delle cartelle di pagamento. Tra le novità di maggior rilievo spiccano l’estensione del periodo di dilazione (da 60 a 72 rate) e il trasferimento della competenza a valutare i presupposti della domanda dall’ente creditore all’agente della riscossione.
A queste vanno aggiunte le modifiche apportate, al quadro normativo, dalla Finanziaria 2008. Così, il limite dell’importo iscritto a ruolo oltre il quale, per poter beneficiare della dilazione di pagamento, è necessario presentare idonea garanzia fideiussoria (bancaria o assicurativa) è passato da 50 milioni di lire a 50mila euro. Altri soggetti, inoltre, sono stati individuati, in aggiunta a banche e assicurazione, quali autorizzati a poter prestare la relativa garanzia (si fa riferimento ai consorzi di garanzia collettiva dei fidi – Confidi). Dal 1° gennaio 2008, inoltre, il credito iscritto a ruolo potrà essere garantito ai sensi dell’articolo 77 del Dpr 602/1973 ovvero dall’ipoteca volontaria iscritta su un immobile di proprietà esclusiva del debitore.
Tale quadro viene ulteriormente delineato da nuovi e importanti indirizzi comportamentali forniti dalla direttiva Equitalia 2070/2008, con cui la procedura amministrativa dell’istituto trova maggiore trasparenza e chiarezza.

La rateazione
L’istituto, così come disciplinato dall’articolo 19 del Dpr 602/73, regola le modalità con cui l’ufficio, su richiesta del contribuente, può concedere che il pagamento delle somme iscritte a ruolo venga effettuato ratealmente. Questo a condizione che il contribuente versi in una situazione di temporanea e obiettiva difficoltà a provvedere al pagamento dell’intero importo richiesto.

Tratto da www.fiscooggi.it (tutti i diritti riservati)

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