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Mag 28, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Informazione, InGiustizia, Truffe    Commenti disabilitati su La Distanza dalla vita normale di LORSIGNORI…

La Distanza dalla vita normale di LORSIGNORI…

MONTI E CHI GUADAGNA 5 EURO ALL’ORA

DI MARCELLO FOA
blog.ilgiornale.it

Ci sono immagini che non richiedono commenti. Guardatevi lo stralcio dell’intervista concessa dal premier Mario Monti alla Sette (vedi più sotto, ndr). Formigli gli chiede: se lei avesse un figlio ventenne, laureato che guadagna 5 euro all’ora con un contratto da precario che cosa gli direbbe: vai via dall’Italia? Come lo convincerebbe a restare?

Mario Monti resta in silenzio per 17 secondi, poi farfuglia una risposta sconclusionata, evasiva; tipica dell’accademico che non sa cosa sia la realtà, che non ha mai visto, né frequentato, né pensato a chi lavora umilmente; perché quel mondo non gli appartiene, esce dal suo radar mentale se non per ripetere le stesse regole astratte sulla flessibilità, sulla necessità di cambiare.


O meglio: cambino gli altri, lui no di certo. Quanto a suo figlio, è giovanissimo ma ha già fatto una carriera brillante a Goldman Sachs, Morgan Stanley, Citigroup, Parmalat. Per meriti personali, non dubitiamo

Marcello Foa
Fonte: http://blog.ilgiornale.it
Link: http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/05/26/monti-e-che-guadagna-5-euro-allora/ 26.05.2012

Tratto da: comedonchisciotte.org
Mag 2, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Equitalia, Finanza, Fisco, Giustizia, InGiustizia, Lavoro, opinioni, Politica, sfoghi, Truffe    Commenti disabilitati su Volete la VERA lotta all’evasione?

Volete la VERA lotta all’evasione?

Anti EquitaliaEquitalia? No, a Calalzo di Cadore recupero crediti gestito dalla comunità montana

Il progetto, in vigore dal primo marzo, è un’iniziativa del sindaco (con il sì unanime del consiglio comunale). Esclusi rischi di pignoramento. “Se qualcuno – dice il primo cittadino – non ce la fa a pagare noi rateizziamo. Non mandiamo sul lastrico una famiglia” 

Equitalia? No, grazie. La decisione presa dal sindaco di Calalzo di Cadore (piccolo centro montano in provincia di Belluno) inizia a fare proseliti tra altri comuni. Lo scorso novembre, il primo cittadino Luca De Carlo – eletto con una lista civica sostenuta dal centrodestra – applicando le legge 166/2011, che prevede che ogni amministrazione possa non servirsi di Equitalia per incassare dai cittadini i soldi di multe e tributi non pagati, ha infatti scelto di dare la riscossione dei crediti insoluti in gestione alla Comunità montana Valbelluna.

Per il giovane sindaco veneto, il servizio adottato dalla società pubblica di riscossione presieduta da Attilio Befera, con la sua applicazione di more e interessi, è “disumano e da sceriffo di Nottingham”. A chiedere ai cittadini di pagare le temutissime cartelle esattoriali, per conto del Comune, dal primo marzo ci penserà l’ente territoriale locale. “In questo modo – spiega il primo cittadino – riusciamo a monitorare costantemente i furbetti, quelli cioè che non pagano perché credono che le tasse le debbano pagare solo i poveracci, e quei cittadini che invece sono in oggettive difficoltà. Proprio su questi ultimi interveniamo subito, magari con la rateizzazione. Abbiamo cercato insomma di umanizzare e avvicinare ai cittadini un servizio che resta comunque antipatico. Perché non è vero che le tasse sono belle da pagare, come diceva Padoa Schioppa

Continua su: ilfattoquotidiano.it
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Eppure, continuo ad essere del mio avviso: il PROBLEMA NON E’ EQUITALIA, che invece stà dimostrando efficacia nell’azione.
Il problema è LO STRUMENTO LEGISLATIVO che ne LEGALIZZA e regolamenta L’AZIONE!
In definitiva, con l’abolizione di Equitalia si farebbe un gran favore a chi E’ UN’EVASORE DI PROFESSIONE e poi conduce una vita al di sopra del dichiarato. In realtà bisognerebbe entrare nel merito DI OGNI SINGOLO CASO.
    Mi direte, ma com’è possibile, se uno dichiara poco, non ci si può fare gran ché. Ebbene no, si tratta di investire qualche decina di milioni in strumenti per la Guardia di Finanza ed impiegarli in questa maniera:
– la comunicazione e l’emissione dei ruoi può avvenire come ora, non è necessaria alcuna modifica;
– il contribuente che ritenga di essere vessato, potrà presentare istanza circostanziata in autotutela o assistito da un CAF o da società certificate dall’Agenzia delle Entrate (ed ecco un fiorire di nuova occupazione);
– Equitalia esamina la pratica e, dopo un’analisi in concerto con tre membri del Comune di Residenza del contribuente, che potrebbero essere nominati a rotazione tra una lista di cittadini volontari incensurati ed in ordine con i pagamenti, stabilisce di accettare e rimodulare l’emissione in ragione dell’effettivo stato patrimoniale/economico/familiare del contribuente;
– potrà quindi, non solo valutare con maggiore attenzione le modalità per le rateizzazioni, ma addirittura rinegoziarne gli importi (come invece accade VERGOGNOSAMENTE SOLO CON I GRANDI EVASORI) fino alla REMISSIONE DEL DEBITO per i casi più disperati!

Eh già, perchè questo paese dimmerda è cattolico solo per fare i pompini ai preti, ma quandoi si tratta di REMISSIONI, le si applicano solo a chi sappiamo tutti.

Vi chiederete: e la Guardia di Finanza?
Sì, la Guardia di Finanza e l’investimento summenzionato centra eccome! A mo avviso, tutta la procedura avrebbe una pecca: LE FALSE DICHIARAZIONI, FALSE AUTOCERTIFICAZIONI, FALSE FATTURAZIONI, FALSE DOCUMENTAZIONI che ovviamente inficierebbero l’equità dell’azione. Come ovviare? Il Comitato di Valutazione potrà, a maggioranza dei componenti, vincolati da giuramento di segretezza, incaricare la GdF di svolgere indagini nei confronti di QUEL contribuente, la sua Famiglia, la sua Azienda, ecc. e VERIFICARE il tenore di vita ed i movimenti se congrui a quanto dichiarato.
ALTRO CHE STUDI DI SETTORE DEL CAZZO che sono solo un PIZZO e che costringe milioni di partite IVA all’Adeguamento con lo spauracchio della Verifica Fiscale che già i Commercialisti demonizzano (anche a loro vantaggio) con il refrain “alla fine qualcosa te lo troverebbero sempre”!
STOCAZZO!
SE TI PAGO PER UN SERVIZIO, MI FAI IL SERVIZIO E SE SBAGLI PAGHI TU!

Ho già scritto cosa ne penso degli Avvocati e Commercialisti che fatturano anche quando PERDONO!
Che bella vita. Continuo ad affermare che dovrebbero SEGUIRE LE SORTI DELL’ASSISTITO, quando ottengono il risultato vengono regolarmente pagati, quando PERDONO, dividono le perdite E LE CONDANNE col loro cliente.
Il vantaggio è di una evidenza sconcertante: il furfante e l’evasore non troverebbero facilmente Commercialisti ed Avvocati disponibili e comunque costerebbero un botto (quasi da trovare maggior convenienza nel pagare le tasse regolarmente).

Apr 25, 2012 - 11 Settembre 2001, Bancocrazia, Economia, Finanza, Giustizia, Informazione, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Petrodollari e petro€uro….

Petrodollari e petro€uro….

Il Valore reale dei DollariDa anni tengo a ricordare che l‘evento scatenante dell’11 Settembre e dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo sia partito dal fatto che nel 2000, a Novembre, Saddam Hussein iniziò a richiedere che il petrolio iracheno fosse pagato in euro anziché in dollari, forse perché gran parte delle importazioni irachene avvenivano dai paesi europei, ma più probabilmente per tentare di indebolire la moneta statunitense: infatti secondo alcuni la domanda di dollari sarebbe dovuta soprattutto alla compravendita del greggio in quella valuta, il che sosterrebbe il suo cambio, proteggendolo dalla svalutazione.
L’embargo proclamato dalle Nazioni Unite a seguito della guerra (il primo Desert Storm”) ha pesato fortemente sull’economia irachena, vista la difficoltà per l’apposito Ufficio dell’ONU incaricato di vagliare la rilevanza militare di ogni componente elettronico e ad alto contenuto tecnologico la cui importazione veniva sollecitata dall’Iraq e che, tra l’altro, ha a lungo impedito al Paese di sfruttare appieno la sua potenzialità energetica e idrica che in forte misura dipendevano proprio da un corretto impiego e da un’utilizzazione appropriata di tali apparecchiature. (fonte: wikipedia)
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In seguito, anche su disinformazione.it ritrovo le medesime tesi: http://disinformazione.it/cauaaconflittoiraq.htm.
Che addirittura riporta:
“Francia e Germania che con Saddam stanno facendo affari sono naturalmente contrarie all’intervento militare.Trovano quindi un alleato nella Gran Bretagna che guarda caso  l’1 gennaio 1999,. non ha adottato l’euro ed è uno dei grandi produttori Europei di petrolio inoltre Tony Blair ha diversi motivi urgenti per supportare un’invasione. Appoggiando George Bush, egli appoggia l’ala destra della stampa britannica. Restando al fianco di Bush, può vantarsi di una leadership globale più credibile rispetto a quella di altri leader europei, continuando a difendere la posizione anomala della Gran Bretagna come membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Occupato l’Iraq gli Usa smantellano il programma ONU  “Oil for Food” riconvertono in dollari le riserve irachene e varano il loro Fondo per la Assistenza all’Iraq naturalmente in dollari USA. Washington elabora una lista di imprese con lo scopo di eliminarle dal business della ricostruzione Irachena. Tra queste vi è l’ENI, prendendo come motivo il pretesto che hanno trasgredito la legge sulle sanzioni imposte a Iran e Libia del 1996 e classificandole come complici del terrorismo. L’Italia per non predere i pozzi dell’ENI a Nassiriya aderisce  a guerra conclusa (?) all’operazione Antica Babilonia  l’inviando truppe militari come missione di pace o umanitaria. Invece proprio in questi giorni il il presidente della commissione esteri della camera Gustavo Selva dichiara: “Basta con l’ipocrisia dell’intervento umanitario. (…) Abbiamo dovuto mascherare come operazione umanitaria perché altrimenti dal Colle non sarebbe mai arrivato il via libera”.
Nel dicembre 2003, gli USA (il Pentagono) annunciano che per le compagnie petrolifere e di altra natura, Francesi, Tedesche e Russe è chiusa la porta per ottenere commesse per la ricostruzione in Iraq. “Grazie alla guerra al’Iraq L’Unione Europa non esiste più” può affermare  soddisfatto Bush in un incontro con il premier turco Erdogan.
IRAQ invaso OPEC impaurita. Europa spaccata.
Missione compiuta COMMANDER IN CHEEF: abbiamo il petrolio e il dollaro è salvo!


Ebbene, in questi giorni ho trovato un articolo molto interessante sulle motivazioni che, da qualche anno a questa parte ed in particolar modo dopo aver tolto di mezzo l’Hussein ribell, hanno spostato l’attenzione sull’IRAN. Pubblicato su italia.pravda.ru il 30 Aprile del 2007, agli albori DELLA NUOVA CRISI EPOCALE CHE CI STA’ TRAVOLGENDO TUTTI!


L’Iran guida l’attacco contro il dollaro Usa

30.04.2007
 

Mentre la stampa mondiale si è concentrata sui piani dell’Iran di continuare l’arricchimento dell’uranio, Teheran continua dietro le quinte a muovere una guerra economica contro il dollaro Usa.

In base alle affermazioni del governatore della Banca centrale dell’Iran, Ehrabhim Sheibany, a Kuala Lumpur alla fine del mese scorso, Tehran ha raggiunto la decisione di terminare tutte le vendite di petrolio in dollari.
La Zhuhai Zhenrong Trading, una compagnia statale cinese che compra 240.000 barili di petrolio al giorno dall’Iran, approssimativamente il 10% della produzione totale iraniana di 2, 2 milioni di barili al giorno, ha confermato il passaggio all’euro per i suoi acquisti di petrolio iraniano.
Circa il 60% degli introiti iraniani derivati dal petrolio sono attualmente in valute diverse dal dollaro secondo Hojjatollah Ghanimifard, che è responsabile degli affari internazionali per la National Iranian Oil. Persino le raffinerie giapponesi, che comprano qualcosa come 550.000 barili di petrolio al giorno dall’Iran, hanno indicato la loro volontà di comprare il petrolio iraniano in yen.
La Cina, che compra circa il 12% delle sue forniture di greggio dall’Iran, ha firmato lo scorso anno un accordo a lungo termine da $ 100 miliardi con l’Iran per sviluppare l’enorme giacimento iraniano di Yadvaran. Stime indicano che la Cina potrebbe ricavare 150.000 barili di petrolio dal giacimento di Yadvaran per tutti i prossimi 25 anni, assicurando la posizione dell’Iran per i decenni futuri come uno dei maggiori fornitori di petrolio alla Cina.
Una possibilità è che la Cina possa iniziare a pagare il petrolio iraniano in yuans.
Nel frattempo la Cina, che possiede ora depositi da mille miliardi di dollari in valuta straniera, ha annunciato il 20 marzo che non accumulerà più riserve in valute straniere. Questa è un’ulteriore cattiva notizia per il dollaro, dal momento che circa il 70% dei mille miliardi cinesi in valute estere sono in dollari Usa.
Circa la metà dei fondi cinesi in valuta Usa sono investiti in buoni del Tesoro statunitense, che sono vitali per il finanziamento dei continui deficit del budget federale Usa.
La recente spinta dell’Iran di richiedere pagamenti per il petrolio iraniano in valute diverse dal dollaro segna un allontanamento da un precedente annuncio in cui Tehran dichiarava di star pianificando di aprire una borsa petrolifera iraniana nel marzo 2006 destinata a quotare i prezzi del petrolio in euro.
L’Iran deve ancora aprire una borsa petrolifera iraniana, ma chiedere il pagamento del petrolio in valute diverse dal dollaro è visto da molti esperti come un più diretto attacco contro il dollaro, specialmente se la decisione iraniana appoggia un allontanamento mondiale dall’uso del dollaro come base delle riserve mondiali in valuta estera.
Il governatore della Banca centrale dell’Iran Sheibany ha anche confermato che l’Iran sta tagliando le riserve in dollari a meno del 20% di suoi depositi totali in valuta estera. L’Iran progetta di gestire le sue riserve di valuta estera provenienti dalle vendite del petrolio in un paniere di 20 differenti monete.
La mossa, da parte sia dell’Iran che della Cina, di detenere meno dollari nelle loro riserve di valuta estera riflette un desiderio di diversificare il portafoglio di valute estere nel timore che il dollaro continui a perdere valore nei confronti dell’euro. Nello scorso anno il dollaro ha perso il 9% del suo valore contro l’euro, ed è sceso del 35% contro l’euro negli scorsi cinque anni.
WorldNetDaily ha precedentemente riferito del fatto che il defunto dittatore iracheno Saddam Hussein aveva virtualmente firmato la sua condanna a morte quando aveva ottenuto il permesso delle Nazioni Unite per detenere in euro le sue riserve di valuta estera derivata dal programma Oil for Food.


Alla luce di questi fatti, è più chiaro CHI stia attentando all’Unione Europea, oltre i Bancocrati che sono evidentemente in combutta con i detentori della Stampante di Dollari non più collegati ad alcun controvalore aurifero già dal 1971 grazie a Richard Nixon, che con questo atto dichiara implicitamente il reale FALLIMENTO DELL’ECONOMIA USA e del Dollaro:

Sotto Bretton Woods, era d’obbligo tenere i dollari a riserva e dunque era nota la somma di dollari in possesso delle banche straniere, quantità prevalente della massa di dollari esistente fuori dagli USA. Inoltre, i dollari circolanti in USA (come ogni moneta circolante dentro uno Stato) erano un dato disponibile poiché la massa monetaria era ed è decisa dalla FED. Al tempo di Roosevelt era già risaputo che le once d’oro dichiarate nella riserva della FED non erano sufficienti né a convertire il totale dei dollari esistente (dentro e fuori USA), né quelli in possesso di stranieri. Nemmeno una forte svalutazione da 30 a 300 dollari/oncia avrebbe reso Bretton Woods un sistema di cambi sostenibile. Era chiaro che prima o poi la convertibilità sarebbe finita; l’aumento successivo dell’emissione di dollari (da convertire) accelerò questo processo.
Il provvedimento di Roosevelt parlò, infatti, di Gold Window (chiusa da Nixon 40 anni dopo) come periodo di transizione per il ripagamento di una parte dei dollari in possesso di investitori stranieri (quelli che l’oro disponibile poteva ripagare).

  • Con la guerra in Vietnam e la crescita economica di Germania e Giappone, gli USA necessitano di finanziamenti eccezionali; l’indebitamento a causa delle guerre costrinse a coniare ingenti quantità di dollari e a svalutare la moneta, fissando un cambio inferiore rispetto all’oncia d’oro (e quindi alle altre valute) perché la riserva d’oro doveva bastare per una massa circolante di moneta molto più alta.

Per tentare di mantenere il sistema creato a Bretton Woods, si organizza un pool di banche centrali che mantengono il corso del cambio del dollaro sull’oro a 35 $ l’oncia, comprando titoli di Stato USA in caso di perdita e vendendoli in caso di risalita. La Francia si ritira dal pool nel 1967.

  • 15 agosto 1971: il presidente statunitense Richard Nixon annuncia che nemmeno i dollari degli stranieri sono più convertibili in oro. La soppressione della convertibilità totale del dollaro in oro è per alcuni una dichiarazione implicita di bancarotta.

A completamento del danno ci si è poi messo quel bel pezzo di Democratico amante delle scrivanie popolate del Clinton:
Con l’Abolizione del Glass-Steagall Act, che fu revocato negli Stati Uniti, mentre era presidente Bill Clinton e Ministro del Tesoro Robert Rubin. Alla distinzione cioè fra banca commerciale e banca di investimenti si è progressivamente sostituito il modello di banca universale, che tende a includere l’attività assicurativa. Il Gramm-Leach-Bliley Act del 1999 abrogava il Glass-Steagall Act. La legge passò al Senato con un voto di 90 contro 8, col contributo di 38 Democratici, inclusi: Joe Biden, John Kerry, Tom Daschle, Dick Durbin e (perfino) John Edwards. Nei primi del Novecento, il Glass-Steagall Act aveva introdotto una distinzione giuridica tra banche di commercio pubblico e banche d’investimento pubblico, attività che non potevano essere svolte dallo stesso soggetto giuridico per il conflitto di interessi esistente fra le due. Il Glass-Steagall Act proibiva alle banche commerciali, o a società da esse controllate, di sottoscrivere, detenere, vendere o comprare titoli emessi da imprese private. Questa separazione fu decisa dopo che un comitato d’inchiesta (noto come Pecora Committee), promosso dal Senato americano in seguito ai numerosi fallimenti conseguenza della crisi del ’29, verificò che alcune banche avevano collocato presso i propri clienti titoli emessi da imprese loro affidate e che queste avevano successivamente utilizzato i fondi così raccolti per rimborsare i prestiti precedentemente concessi dalla banca. In sostanza, le banche avrebbero trasformato potenziali sofferenze in emissioni collocate presso i propri clienti. in altri casi, gli istituti di credito emettono dei prestiti con la cosiddetta “opzione convertendo”, che permette al debitore, in presenza di determinate condizioni economiche, di non rimborsare il prestito e cedere alla banca altrettante azioni di proprietà.

Pertanto, attendiamoci il temuto atto finale nei confronti dell’Iran in quanto, oltre alle evidenze suesposte, è FORTEMENTE VOLUTO DA QUELLA TEOCRAZIA paradossalmente definita come l’unica Democrazia del Medio Oriente (detentrice di oltre 200 testate nucleari E DEI MISSILI che ne consentono l’utilizzo a lunga gittata) che è ISRAELE.

Beh, se credete in qualche dio, attaccatevi alle preghiere, perché tra poco assisteremo ad uno scenario da INCUBO!

Feb 4, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Giustizia, Politica, sfoghi, Truffe    Commenti disabilitati su Un taglio alle COGLIONATE no?

Un taglio alle COGLIONATE no?

Tempo fa, Padoa Schioppa disse che “pagare le tasse è una cosa bellissima”….

Adesso quest’altro consulente di Goldman Sachs, come Prodi, Draghi, Letta (tutti benefattori attenti alla giustizia sociale) se ne esce con la monotonia del Posto fisso.

Qualcuno potrà mai spiegargli che se devo uscire da casa dei miei a fare famiglia ho bisogno di un mutuo?
Ha per caso idea che per avere un cazzo mutuo E’ NECESSARIO ESSERE MOLTO BEN ANNOIATI???

“Che monotonia il posto fisso tutta la vita!”. Ieri Mario Monti, dagli schermi di Canale 5, ci ha reso partecipi della sua prima esternazione alla maniera di un Brunetta qualsiasi. Secondo il presidente del Consiglio, avere un lavoro sicuro che dura tutta la vita sarebbe un’opprimente palla al piede, un pericolo da scongiurare.

Da che pulpito viene la predica. Per Monti, infatti il posto fisso non è mai stato un problema. Una vita nel gotha economico-finanziario a livello mondiale, una confortevole poltrona da senatore a vita, e uno scranno di notevole importanza nel gruppo Bildelberg, tema quest’ultimo su cui il buon “SuperMario” non ha voluto ancora fornirci alcun tipo di spiegazione.

Cosa intende poi l’ex advisor di Goldman Sachs quando afferma che sarebbe opportuno “tutelare un po’ di più chi oggi è quasi schiavo nel mercato del lavoro”, e con quali misure vuole dare seguito a questo suo auspicio? Cancellando per caso l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori?

Fonte: Andrea Demontis su poverapatria.com
Gen 23, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Economia, Finanza, InGiustizia, Truffe    Commenti disabilitati su Siamo TUTTI in LUTTO con i fratelli Argentini.

Siamo TUTTI in LUTTO con i fratelli Argentini.

Ivan HeynL’Argentina è in lutto. 
Il sottosegretario al commercio, all’uscita da una riunione con il Fondo Monetario, si impicca all’età di 33 anni.


Tempi duri per i puri, non vi è dubbio.
A Montevideo, Uruguay, il 22 Dicembre 2011, il sottosegretario alla presidenza e al commercio nonché l’uomo che sarebbe dovuto essere il prossimo ministro dell’economia della Repubblica Argentina, Ivan Heyn si è impiccato nella sua stanza d’albergo, all’Hotel Radisson.
La notizia, indifferente per noi europei, viene vissuta come una enorme tragedia per tutta l’America Latina e anche in Usa l’evento ha suscitato un forte impatto.
Per diversi motivi. Tra cui, non ultimo, la giovane età dell’economista: 33 anni.

Considerato il padre dell’attuale rivoluzione economica argentina, Ivan Heyn si trovava a Montevideo per una riunione allargata del Mercosur (sarebbe il corrispondente in America Latina della Unione Europea) alla quale erano stati invitati anche i responsabili di Usa e Gran Bretagna. Uscendo da una riunione ristretta con i delegati del Fondo Monetario Internazionale, l’economista ha pronunciato la frase “io questo non lo posso proprio fare”. Da quel momento è sparito e nessuno l’ha più visto.

Dieci ore dopo è stato trovato impiccato nella sua suite dell’albergo.
In Argentina gli stanno tributando un enorme cordoglio. Veniva soprannominato “el economista callejero”, l’economista di strada, perché proveniva da una famiglia povera, e nonostante la sua prestigiosa carriera, aveva scelto di rimanere a vivere nel suo quartiere natìo di Constituciòn, tra i più popolari e poveri della capitale Buenos Aires, dove era riverito e amato dalla gente. Si era laureato in economia a 24 anni e, per un caso fortuito, al bar dell’università, il giorno della laurea, aveva incontrato Maximo, il figlio primogenito della presidenta Christina Kirchner, con il quale condivideva il fatto di essere fidanzati con due gemelle. Attivo militante del gruppo La Càmpora, la frazione più a sinistra del partito peronista al potere, si era specializzato in macro economia e aveva accettato una consulenza al ministero dell’economia, diventando poi consigliere personale della Kirchner.  In seguito, lei stessa aveva fortemente spinto per farlo accettare dagli anziani del partito dandogli il sottosegretariato al commercio e indicandolo chiaramente come la figura preminente a cui affidare nel 2012 il dicastero dell’economia.

Un anno e mezzo fa, nel corso di una riunione del Fondo Monetario Internazionale, si era scontrato con Strauss Kahn rifiutandosi di accettare e seguire le indicazioni del fondo che vedevano con preoccupazione l’alta inflazione in Argentina (circa il 30%). Post keynesiano tinto di marxismo, Ivan Heyn –il padre era un intellettuale libertario tedesco sfuggito alla persecuzione della Stasi nella Germania dell’est ed emigrato in Argentina nel 1966- aveva lanciato un ambizioso programma che si è rivelato vincente. “Abbiamo tre nemici: la povertà dei ceti disagiati, l’impoverimento dei ceti medi, e il rischio di conflitti sociali interni” aveva sostenuto, varando un piano economico (bocciato dal Fondo Monetario Internazionale) che ruotava intorno a un allargamento del welfare, a un massiccio impegno di sovvenzioni sociali per il rilancio del consumo interno, aumentando le tasse ai ceti ricchi e abbattendo le aliquote fino a zero a tutti i ceti imprenditoriali della fascia media a condizione che assumessero almeno dieci giovani tra i 18 e i 28 anni. In seguito alle sue idee applicate, l’Argentina è cresciuta nell’ultimo biennio a una velocità del 9,2% l’anno, seconda nel mondo soltanto alla Cina, con l’abbattimento della povertà, e la disoccupazione che dal 22% è scesa al 4%. Il prezzo da pagare è stato un incremento altissimo dell’inflazione, severamente condannato sia dal Fondo Monetario che dall’Europa. Celebre il suo scontro con il collega tedesco in visita ufficiale, quando, alla conferenza stampa in televisione, ebbe a dire “Che cosa me ne importa a me di avere una inflazione al 3% come avete voi in Europa essendo infelici tutti, se io posso dare felicità alla mia nazione con una inflazione al 30%? Lo so da me che va abbassata, ho studiato economia anch’io. Lo faremo. Ma lo faremo soltanto quando ci saremo ripresi tutti. Non prima. La felicità ha valore soltanto se può essere condivisa collettivamente, è una teoria economica, questa, e mi meraviglio che lei che viene dal Primo Mondo non lo sappia. La felicità per pochi privilegiati, non è vera felicità, è avidità bulimica. E’ un peccato mortale. Lo sa anche il papa. E noi siamo cattolici”.

E’ molto probabile che non sapremo mai perché si è ucciso.
La sua ultima riunione era relativa al fatto che l’Argentina aveva denunciato per protezionismo sia gli Usa che la Gran Bretagna sei mesi fa. Il governo Usa e quello britannico, infatti, hanno bloccato l’importazione di limoni argentini con la scusa che non rispettavano i parametri sanitari della Unione Europea. L’Argentina è il primo paese al mondo produttore di limoni. Gli argentini avevano protestato sostenendo che si trattava di un trucco dato che la Coca Cola e la Lipton acquistano in Argentina il 90% dei loro limoni, perché il rapporto prezzo/qualità è il più competitivo in assoluto al mondo.

E’ in atto, in questi mesi, un furioso scontro tra il Mercosur (Cile, Bolivia, Argentina, Brasile, Paraguay, Venezuela, Perù, Uruguay, Ecuador) e l’Europa. I sudamericani hanno apertamente accusato l’Unione Europea “di essersi venduta ai cinesi facendo passare un discorso sulla quantità a scapito della qualità” e gli argentini si sono dichiarati orgogliosi di essere l’unico paese al mondo che in Cina esporta senza importare nulla. L’Argentina, infatti, vende il 95% della propria soja (è il primo produttore al mondo) alla Cina. Inoltre, in Argentina, la Cina viene presentata al pubblico come un paese fascista,.

Una gigantesca campagna pubblicitaria progresso voluta proprio da Heyn, nel 2009, verteva proprio su quest’aspetto, contestata dagli Usa e dalla Germania che sostenevano violasse i principii democratici della convivenza esaltando il razzismo. Gli argentini se ne sono fregati. La campagna ruotava tutta intorno allo slogan “i cinesi sono tanti ma le loro merci valgono davvero molto poco: meglio acquistare merci argentine. Siamo pochi ma ciò che produciamo vale molto”.
In tutto il Sudamerica hanno deciso una giornata di lutto nazionale, per ricordare il più giovane economista mai assurto al rango di ministro dell’economia nella martoriata storia del territorio latino del continente americano.
Che riposi in pace

Un ringraziamento particolare al FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE per i motivi che potete immaginare.


Chau Ivan, un Tano aficionado a tu Pais.

Fonti: sergiodicorimodiglianji.blogspot.com disinformazione.it
Gen 19, 2012 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Truffe    Commenti disabilitati su A proposito di BANCOCRAZIA

A proposito di BANCOCRAZIA

iran rialAl di là delle preoccupazioni nucleari

Il Governo USA vuole chiudere la Banca Centrale dell’Iran 


WASHINGTON L’ultimo round di sanzioni americane mirano a chiudere la banca centrale dell’Iran, lo ha riferito un alto funzionario americano giovedi, esprimendo tale intenzione apertamente per la prima volta.

Abbiamo bisogno di chiudere la Banca Centrale dell’Iran (CBI),” ha detto il funzionario ai giornalisti in forma anonima, aggiungendo che gli Stati Uniti si stanno muovendo rapidamente per attuare le sanzioni, e che a tal proposito hanno già firmato la legge il mese scorso.

Le sanzioni, in generale per costringere Teheran a spostare il corso del suo programma nucleare, mirano al settore cruciale del petrolio iraniano e all’obbligo per le imprese straniere a fare una scelta tra il fare affari con l’Iran o con gli Stati Uniti.

Le banche centrali straniere che svolgono con la banca centrale iraniana transazioni relative agli scambi petroliferi, con questa nuova legge potrebbero anche affrontare restrizioni simili; ciò ha scatenato i timori di danneggiamento dei legami degli Stati Uniti con nazioni come Russia e Cina.

Se una banca corrispondente di una banca statunitense vuole fare affari con noi e stanno facendo affari con CBI o altre banche iraniane,  avranno seri problemicon noi, ha detto il funzionario americano.

Le misure erano contenute in un gigante da 662-miliardi di dollari in difesa disegno di legge, che il presidente Barak Obama ha firmato il 31 dicembre in un momento di crescente tensione con Teheran, che ha minacciato di bloccare lo stretto di Hormuz attraverso il quale transita più di un terzo della produzione mondiale di petrolio.

Gli Stati Uniti hanno avvertito che “non sarà tollerarabile tale interruzione.

Si teme che l’aumento delle sanzioni verso la banca centrale iraniana possano far impennare improvvisamente il prezzo mondiale del petrolio, dando in realtà una manna finanziaria alle vendite di petrolio esistenti a Teheran.

In conseguenza al prezzo del petrolio si potrebbe anche bloccare la fragile ripresa economica negli Stati Uniti e infliggere sofferenze agli elettori americani in distributori di carburante in un momento in cui Obama è in corsa per la rielezione il prossimo anno.

AFP

Tradotto dalla Fonte: news.nationalpost.com
Nov 28, 2011 - Abuso di Potere, Bancocrazia, Finanza, Giustizia, Politica, Truffe    Commenti disabilitati su Ad ulteriore conferma di “come” CI SALVERANNO questi Signori….

Ad ulteriore conferma di “come” CI SALVERANNO questi Signori….

vittorio grilli

Grilli, il possibile viceministro che sogna il doppio stipendio
Il direttore del Tesoro passerebbe da 500 mila euro a “soli” 150 mila.
La soluzione che si prospetta è disarmante: concedergli il doppio incarico.
Mentre si discute di sacrifici pesanti per tutti i cittadini in vista della prossima manovra, nel dibattito politico spunta un «nodo» piuttosto aggrovigliato: lo stipendio di Vittorio Grilli.
Il direttore generale del Tesoro potrebbe diventare viceministro, ma – sostengono alcuni – passerebbe da 500mila a «soli» 150mila euro annui.
Questo è l’ostacolo che si ritrova sul cammino il governo Monti, nel mezzo della bufera finanziaria planetaria.

La soluzione che si prospetta è altrettanto disarmante: concedergli il doppio incarico. La Repubblica non può fare a meno di lui, e lui non può fare a meno dei 350mila euro annui di differenza. Ma le tesi non convince affatto. Innanzitutto perché dubitiamo che sia davvero possibile fare bene il viceministro e il direttore generale. L’amministrazione deve pure avere un presidio di autonomia funzionale.
Ma ancora più discutibile è che la questione stia diventando dirimente, mentre le famiglie italiane fanno i conti con l’inflazione, il prezzo della benzina e l’età pensionabile.

Fonte: unita.it
Nov 26, 2011 - Bancocrazia, Economia, Informatica, Truffe    Commenti disabilitati su Non sapete dove mettere i risparmi? FRANCHI SVIZZERI!!

Non sapete dove mettere i risparmi? FRANCHI SVIZZERI!!

Credit Swiss UBSAvete capito che l’€uro è destinato alla scomparsa?

In questi giorni ci hanno preso in giro anche con lo spread! Non è sceso perchè il CaiNano si è tolto dai coglioni, ma perchè è AUMENTATO IL TASSO DI INTERESSE PAGATO DAI BUND! Riducendo così il differenziale.


La Svizzera testimonia che si possono moderare le grandi banche
La Banca Centrale Svizzera ha imposto a UBS e Credit Suisse (i suoi colossi troppo grandi per fallire) una severa cura dimagrante, obbligandoli a liberarsi di attività ad alto rischio e a restringersi, concentrandosi sulla normale attività di credito commerciale e gestione del risparmio.

L’occasione dell’intervento è stato il salvataggio della UBS, che nel 2008 ha ricevuto 6 miliardi di franchi svizzeri (5,2 miliardi di dollari) dallo Stato, e ha messo 60 miliardi di dollari di attivi a rischio presso un fondo garantito dalla Banca Centrale (il Credit Suisse aveva rifiutato l’aiuto pubblico, ed è stata obbligata a cercare capitale fresco, essenzialmente fornito dal fondo sovrano del Qatar).

Al contrario delle altre Banche Centrali (vedi Federal Reserve e BCE) che hanno finanziato a pié di lista le perdite incorse dalle loro banche in speculazioni azzardate senza porre condizioni, la Swiss National Bank ha obbligato UBS e Crédit Suisse a rivolgersi a revisori dei conti indipendenti, che hanno intervistato il personale per capire in che pasticci si erano cacciati per perseguire i loro bonus miliardari. S’è visto che la UBS s’era buttata a corpo morto nei derivati, non solo mantenendo i suoi CDO (Collateralized Debt Obligations, insomma tranches di mutui sub-prime cartolarizzati) con il rating AAA, ma comprandone da altre banche, per poi coprirli con Credit Default Swap.

I revisori indipendenti (che però le banche sotto esame hanno dovuto compensare a loro spese) hanno stilato un rapporto rivelando i dettagli più sanguinosi della speculazione. Questa informazione è stata resa pubblica.

Dopo ciò, la Banca Centrale svizzera ha dato la prima bastonata: forzando le due banche ad alzare la riserva obbligatoria (il cuscinetto di capitale proprio) al 19%, misura senza precedenti che da sola costa alle due banche un 18 miliardi di dollari ciascuna.

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