Archive from luglio, 2010
Lug 15, 2010 - musica    Commenti disabilitati su Fiumi di milioni e PIRATERIA musicale- Ma QUALI SONO I VERI DISONESTI?

Fiumi di milioni e PIRATERIA musicale- Ma QUALI SONO I VERI DISONESTI?

MoneySe una Band musicale firma con una Grande Major, DOVE va il denaro guadagnato?

Mi sono permesso di tradurre (ed interpretare) un articolo trovato QUI’.

Certo, i coglioni ce li hanno ben ben gonfiati con le questioni per “COMBATTERE LA PIRATERIA” e personalmente, pur non essendo a favore, mi fanno venire semplicemente il VOMITO Lorsignori che (forse non lo sanno che ci sono MILIONI di persone che non arrivano a fine mese) si lamentano per il forte calo delle vendite e che “Suggeriscono” di attuare PIANI DI DISCONNESSIONE a chi utilizza il P2P perchè è pratica diffusa scaricare Musica e Film (ma anche Software) dalla Rete.

NIENTEMENO!

Stelline, altrimenti la pomatina da culo in pasta di rubini, come potrà comprarsela più??

Se leggete questo articolo, vi si aprirà anche un nuovo scenario e capirete che gli “Artisti” piangono anche un po con motivo, ma a mio avviso, dovrebbero abbandonare le “Etichette” che drenano IL GROSSO dei proventi ed anzi, si scopre che, prodighe per il rispetto della legalità, spendono MOLTO PIU’ IN AVVOCATI che in rimborsi di diritti.


Vi è senz’altro capitato di seguire vari dibattiti sul copyright anche solo qualche volta, è probabile che quindi abbiate sentito i rappresentanti delle Major discutere più e più volte del fatto che gli artisti meritano di essere pagati. In realtà, però, se si guardano i le quote di assegnazione dei proventi quando si tratta di vendite di album (perchè i concerti sono completo appannaggio della Band), forse il problem principale è che le “Etichette”dovrebbero prendere e pagare i loro artisti in maniera differente per ottenere un cambiamento.

E ‘stato il sogno di molti artisti negli anni ’90 e precedenti – ottenere la grande rottura in modo da poter firmare per una major e renderlo grande. Ci immaginiamo che gli artisti che firmano con una Major discografica stanno vivendo la vita di lusso (e questo è anche vero nei casi più noti). A tutt’oggi, ci sono ancora un gran numero di artisti che credono ancora che il mondo della musica funzioni così anche dopo un gran numero di fallimenti avvenuti anche poco dopo la firma con una major e che sono emersi nel corso degli anni .

Purtroppo, la storia molto più comune sembra essere che quando una band firma con una major, tour per alcuni anni, poi finisce in fallimento. Come può avvenire? L’artista sembra vendere decine o addirittura centinaia di migliaia di album. E’ perchè quell’artista è vincolato con la major. L’artista , nonostante venga proposto anche in radio apparentemente tutto il giorno, ma purtroppo, per la stragrande maggioranza degli artisti, quando sono vincolati ad una major non hanno esattamente una strada lastricata d’oro.

Ci sono alcuni numeri nuovi che ci raccontano la vera storia di dove vada in realtà il denaro speso da un consumatore che acquista un CD da un artista, ed il quadro non è poi così roseo. Storie come questa non sono nuove del tutto. CIPPIC (Canadian Internet Policy and Public Interest Clinic) forniva numeri simili solo pochi anni fa. Negli Stati Uniti, Courtney Love aveva diffuso una storia simile sulla ripartizione del denaro per i CD.

Il problema di pagare gli artisti non è esattamente uno dei principali argomenti di discussione delle etichette discografiche. L’argomento a loro più congeniale è quello di pagare gli artisti quando questi aderiscono attivamente alle campagne anti-file sharing, ma per il resto, l’argomento sembra cadere dalla visuale. Un motivo potrebbe essere che le etichette intendano veramente pagare l’artista il meno possibile. Basti guardare il 2008, quando le etichette sono state in tribunale per ridurre i canoni che devono pagare agli artisti, per citare un esempio.

Allora, cosa ci dicono le ultime cifre sui soldi guadagnati con le vendite musicali? Secondo le statistiche, il 63% del denaro guadagnato sulla vendita di album va dritto al marchio. Un altro 24% è destinato ai distributori. Il restante 13% viene effettivamente suddiviso tra gli artisti, la gestione band, produttori, avvocati, manager personale e tutte le altre spese sostenute lungo i rivoli non menzionabili nel grafico quì appresso:

Great Divide


L’amministrazione evidenzia anche una relazione Nielson Soundscan, che ha suggerito che “solo 2.050 del 2009 Nuovi album venduti su oltre 5.000 unità”. Purtroppo, senza dirla tutta e fornire i dati sulle vendite on-line di musica digitale che sono in deciso aumento. Se si analizzano i dati sulle vendite digitali, però, il risultato è probabilmente lo stesso delle vendite di album fisici.

C’è poi l’argomento ricorrente che vorrebbe la musica di qualità in declino a causa di file-sharing. In qualche maniera, non è perché che gli artisti vedono tutti i loro sudati quattrini andare diritti nelle casse delle etichette. In realtà, una serie di accordi esige dall’artista la realizzazione album aggiuntivi. Ed è questo uno dei motivi principali, che è anche un affare per gli artisti, è che se il primo album dell’artista risulta di enorme successo, la casa discografica fa un enorme profitto e forza l’artista a fare un numero aggiuntivo di album (per cavalcare l’onda propizia). L’etichetta può quindi corteggiare un artista sventagliando i quattrini davanti ai loro occhi, mentre sono invece intenti a scalpellare i profitti fatti a prescindere dall’ultimo “affare”.

Possiamo illustrare quanto sia dannoso questo accordo per esempio su un contratto per sei album. Il primo album va bene e l’artista e la sua musica viene proposta in radio 24 ore al giorno 7giorni su 7. Dopo un po ‘, gli appassionati di musica magari anche oramai stanchi di quella musica, fino al punto di stancarsi addirittura di quello stile. Così l’artista fa un secondo album dopo un anno o giù di lì e rastrelle i residui di quei fan che comprano quell’album. La musica fa brevi apparizioni alla radio, ma le cose muoiono rapidamente. Al terzo album solo i fan più fanatici sono in grado di insistere con l’acquisto a causa della saturazione del mercato. Se c’è abbastanza denaro ed una prospettiva di vendita, un quarto album potrebbe essere fatto, ma dopo di che, la maggior parte degli artisti a questo punto sono belli e spremuti. Anche quando un artista riesca ad arrivare a quel famigerato sesto album, è fortemente probabile che non ptrà sostenere gli eventuali utili e si troverà ad operare in perdita. L’artista va in fallimento, e l’etichetta lo getta investendo già i soldi col prossimo nuovo artista mentre si gode tutti i profitti realizzati dal precedente accordo. Si potrebbe facilmente sostenere che le etichette siano addirittura parassitare per gli artisti. Ironia della sorte, queste etichette hanno il coraggio di chiamare ladri gli utilizzatori di file-sharing.

Credo dobbiamo trarre una lezioni da questo. Per quanti consumatori che credono di sostenere l’artista se si compra l’album di un importante etichetta discografica pensando che questa stia sostenendo l’artista, sono in errore. State sostenendo un sistema imperniato su centinaia o migliaia di artisti e consentendo a questo sistema di continuare. Per gli artisti, il contratto con una major non è un biglietto di sola andata per il successo, in realtà è più che probabile si tratti di un biglietto di sola andata a gettare la loro carriera al cesso, perché il sistema ha già scontato l’insuccesso che avverrà immediatamente o in qualche momento lungo strada.

Vi è, tuttavia, un buon passo che dovrà essere fatto ed è stato il sentimento che ho provato quando si è passati alle radio indipendenti. Sì, le grandi major si comportano così, ma le etichette indipendenti e più piccole, di solito hanno un rapporto più onesto con i loro artisti. Tra l’altro, un gran numero di etichette indipendenti in Canada si oppongono al posizionamento delle grandi etichette discografiche (cioè quelle più grandi lasciano CRIA a causa di differenze di opinione in materia di leggi sul copyright fino a pochi anni fa per esempio)

Così, mentre il messaggio viene fatto passare attraverso questi numeri non è del tutto nuovo, ed è bene ricordarlo ogni tanto.


Chiedendo venia a quanti riscontreranno errori o malintendimenti linguistici in questa traduzione, e con la speranza che questi, oltre al perdono, vogliano onorarmi inviando un messaggio che me ne indichi i punti onde permettermi di apporre le opportune modifiche e correzioni, cito ovviamente la FONTE: zeropaid.com

Lug 14, 2010 - Economia    Commenti disabilitati su Credit Crunch delle Banche?

Credit Crunch delle Banche?

eurodebiti_per_anno.jpgI maxi debiti in scadenza in Europa, l’incognita tassi e il nuovo rischio credit crunch

 

Da oggi al 2013 le società europee dovranno rimborsare più di 3mila miliardi di dollari di debiti in scadenza. La stima è di Standard & Poor’s che in un recente report ha passato al setaccio la situazione di centinaia di società in un’area che, oltre alla Ue, comprende Svizzera, Russia, Ucraina e Kazakistan. Sono state prese in considerazione tutte le tipologie di indebitamento: dai bond ai semplici prestiti bancari.

Come evidenzia il grafico, il picco sarà nel 2011 quando andranno a scadenza 903 miliardi di dollari di prestiti. La cifra cala gradualmente nel 2012 (883 miliardi) e nel 2013 (618 miliardi).

Questa situazione è un effetto del credit crunch. Tra il 2008 e il 2009, con il crollo dei mercati seguito alla crisi finanziaria e il raffreddamento del mercato interbancario, per molte società in tutto il mondo, il mercato obbligazionario rappresentò l’unica via per raccogliere fondi. Soprattutto per banche e assicurazioni, le più colpite dall’emergenza liquidità. Non è un caso quindi se il 71% dei debiti in scadenza da oggi al 2013 faccia capo al settore finanziario.

Tra gli altri settori, il più indebitato è sicuramente quello delle telecomunicazioni, anche per i grossi investimenti che le aziende di questo comparto hanno dovuto sostenere in questi anni. Nei prossimi tre anni dovranno rimborsare oltre 186 miliardi di dollari di debiti. Telecom Italia, da qui al 2013, ha scadenze per oltre 15 miliardi di dollari. Altro comparto da tenere d’occhio è l’automotive (74,9 miliardi).

Come accennato però, la spada di Damocle pende soprattutto sul settore creditizio. Secondo un calcolo del Sole 24 Ore, nei prossimi due anni le prime dieci banche europee per capitalizzazione dovranno rimborsare oltre 900 miliardi di dollari al mercato. Nel 2012, solo Bnp Paribas, terza banca in Europa, dovrà sborsare una cifra gigantesca: 270 miliardi e 471 milioni di dollari. Non fanno eccezione peraltro le big italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit che, l’anno prossimo, dovranno rimborsare rispettivamente 24 e 30 miliardi di dollari. Cifre comunque più contenute rispetto ad altri giganti del credito (consulta i grafici delle scadenze banca per banca)

Se sei consulta il grafico delle scadenze paese per paese emerge che il totale dei debiti delle società italiane da qui alla fine del 2013 è pari a 200 miliardi di dollari. Meno della metà di Gran Bretagna Francia e Germania che guidano la classifica del debito corporate in Europa, con scadenze vicine ai 500 miliardi di dollari. Sulle americane peraltro, pende una spada di Damocle da 2 mila e 400 miliardi di dollari.

Quali rischi pone questa situazione? Innanzitutto, scrive Standard & Poors’, quello dell’aumento dei costi di rifinanziamento. Le banche, ma anche gli ultraindebitati governi dell’Eurozona, dovranno raccogliere enormi cifre nei prossimi anni. Una domanda di liquidità che potrà essere soddisfatta solo offrendo rendimenti appetibili in caso si puntasse sull’emissione di bond.

Quanto al mercato interbancario, decisive saranno le scelte della Bce sui tassi d’interesse, tenuti forzatamente bassi in questi anni per far fronte alla crisi. Se dovessero salire, il contraccolpo sui costi di rifinanziamento sarebbe inevitabili. Così come quello sull’economia reale, se le banche fossero costrette a mettere in ordine i propri bilanci piuttosto piuttosto che fare credito a famiglie e imprese. Sono abbastanza corazzate per affrontare questa situazione? Il mercato attende lumi dagli stress test che saranno pubblicati il prossimo 23 luglio.

Ci sono comunque dei segnali rassicuranti. Innanzitutto il fatto che circa un quarto dei debiti in scadenza del settore finanziario sia rappresentato da covered bond, emissioni obbligazionarie ad alto rating con solide garanzie. Questa tipologia di obbligazione è l’unica ad aver avuto un trend positivo nella prima parte del 2010 (i volumi sono aumentati del 60% ndr.) anche per via del programma di acquisto deciso dalla Banca centrale europea per sostenere il mercato in questa fase difficile. L’Eurotower lo interromperà il 30 di giugno.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore on line

 

Lug 13, 2010 - Economia    Commenti disabilitati su BoT: deserta l’asta sugli annuali dedicata agli specialisti

BoT: deserta l’asta sugli annuali dedicata agli specialisti

logo_Sole24Ore.gifMARTEDI’ 13 LUGLIO 2010

Roma, 13 lug – E’ andata deserta l’asta di BoT annuali dedicata agli operatori specialisti. In particolare, il Tesoro offriva BoT scadenza 15/7/2011 per 750 milioni di euro ma l’asta non ha registrato richieste.

Mlp (RADIOCOR) 13-07-10 16:17:13 (0278) 5 NNNN

Fonte: Il Sole 24 Ore on Line

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E ancora:

BoT-people in fuga dai bassi rendimenti

La più nota e scontata fuga nei mercati è quella «per la qualità», l’intramontabile flight to quality. I BoT-people invece nel 2009, pur privilegiando «gli investimenti in attività finanziarie poco rischiose», sono fuggiti dai rendimenti bassi dei Buoni ordinari del Tesoro e hanno «quasi azzerato» la quota di titoli di Stato a breve scadenza nel portafoglio, dando luogo una “fuga” da 63 miliardi.
Lo rivela la Banca d’Italia nella relazione annuale presentata ieri. Nella vasta gamma degli strumenti d’investimento prescelti dai risparmiatori, il primato del meno gradito per il 2009 spetta al titolo di Stato con durata molto corta, principalmente il BoT. Come nota Palazzo Koch, «gran parte dei titoli di Stato a breve termine in scadenza non sono stati rinnovati a causa dei bassi rendimenti, dando luogo a un flusso netto negativo per 63,365 miliardi che ha quasi azzerato la quota di questo strumento nel portafoglio» mentre «gli investimenti in titoli di Stato hanno riguardato soltanto quelli a medio e a lungo termine». Questo per il 2009.

Il 2010 è iniziato all’insegna dei rendimenti netti negativi per l’investitore privato, con le aste dei BoT a gennaio: la crisi della Grecia, aggravatasi lo scorso aprile, ha fatto lievitare i rendimenti dei BoT che nell’ultima asta dei semestrali la scorsa settimana hanno offerto al risparmiatore lo 0,77% al netto di commissioni massime e ritenuta alla fonte. Resta da vedere se questo ritocco basterà per attrarre i BoT-people. «Scoraggiate dal basso livello dei rendimenti a breve termine, le famiglie e le imprese hanno effettuato cospicue cessioni nette di BoT e CcT (per 65 e 9 miliardi rispettivamente), solo in parte compensate da nuovi investimenti in BTp e CTz», commenta la Banca d’Italia sottolineando che gli acquisti netti di titoli di Stato nel 2009 sono stati effettuati da banche (31 miliardi), fondi, investitori esteri (69 miliardi) concentrati in BoT e BTp. «Nel 2009 la quota di titoli pubblici detenuta all’estero sul totale è salita di circa due punti percentuali al 51%», rileva Palazzo Koch.
Al secondo posto dei flussi netti negativi nel portafoglio delle famiglie spiccano i depositi esteri per oltre 23 miliardi, per effetto dello scudo fiscale.

Il flusso netto positivo nel portafoglio delle famiglie per il 2009 è stato dominato dagli strumenti provenienti dal sistema bancario. «Gli acquisti netti di strumenti emessi dalle banche (47 miliardi), sebbene in calo rispetto al valore eccezionalmente alto del 2008 (95 miliardi), sono risultati ancora elevati». Le obbligazioni bancarie in particolar modo hanno attratto 21 miliardi nel 2009 rispetto al boom degli acquisti 2008 da 50 miliardi. Un altro trend evidenziato dalla Banca d’Italia è quello della raccolta postale netta, che è raddoppiata nel 2009, «esclusivamente nella componente dei libretti e dei buoni postali che offrono un rendimento più elevato rispetto al deposito in conto corrente».

Lo stock delle attività finanziarie delle famiglie l’anno scorso ha mantenuto una cifra da capogiro, pari a 3.595 miliardi. La ripartizione delle consistenze ha confermato le banche al primo posto per gradimento, che si sono aggiudicate oltre 1.000 miliardi ripartiti tra depositi e obbligazioni, quasi il 30% della ricchezza degli italiani. Elevata anche la quota affidata ad assicurazioni vita e fondi pensione, per 630 miliardi di consistenze e flussi netti positivi nel 2009 per quasi 29 miliardi. I titoli di Stato pesano per 199 miliardi sul totale, mentre la quota dei fondi comuni pari a 188 miliardi è lievitata nel 2009 in virtù della raccolta netta positiva dei fondi di diritto estero per 8 miliardi «interrompendo il forte deflusso a partire dal 2006». In quanto alle azioni e alle partecipazioni, la fetta delle consistenze è sicuramente importante (853 miliardi) e in crescita (flussi netti delle azioni italiane nel 2009 per 50 miliardi): anche se in questa statistica viene sommato il possesso delle azioni come strumenti d’investimento alle quote azionarie in società non quotate possedute nelle aziende di famiglia.

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E poi dite che non eravate stati avvisati!!

Fonte: Il Sole 24 Ore on Line

Lug 12, 2010 - opinioni    Commenti disabilitati su Rompicoglioni al Telefono? Vita un po più dura!

Rompicoglioni al Telefono? Vita un po più dura!

telemarketing.jpgRiporto una notizia interessante tratta da Repubblica on line:

Un registro anti-telemarketing
stop a telefonate indesiderate

 

Sarà operativo fra tre mesi. Ci si iscriverà per non ricevere più chiamate commerciali non volute. Per il Garante e per alcune associazioni dei consumatori è uno strumento ancora incompleto. Ma è solo il primo passo

di ALESSANDRO LONGO

Tra 90 giorni arriverà un’arma per evitare di ricevere alle telefonate pubblicitarie: si chiama “registro pubblico delle opposizioni”, appena approvato con decreto del presidente della Repubblica, circa due mesi in ritardo rispetto al previsto. Alcuni esperti e addetti ai lavori (tra cui il Garante della Privacy) dubitano che il registro risolverà il problema che assilla milioni di italiani, alle prese con agenzie di telemarketing invadenti e insistenti (e in certi casi pure truffaldine, perché attivano servizi non richiesti). Val la pena però provarci: non a caso l’iscrizione al registro sarà gratis. In sostanza, l’utente potrà iscrivere il proprio numero, al registro, tramite e-mail, modulo via internet, telefonata al numero verde o raccomandata (solo in quest’ultimo caso si paga: le normali spese postali). Quel numero non potrà più essere chiamato a scopi pubblicitari o per vendere prodotti.

Gli indirizzi dove potersi iscrivere devono essere ancora pubblicati. Non è ancora chiaro, inoltre, chi dovrà gestire il registro. Si sa solo che sarà un soggetto terzo rispetto al ministero dello Sviluppo Economico (che ha emanato il decreto). “Un’ipotesi è che a gestirlo sia un consorzio di operatori e di associazioni dei consumatori”, dice Guido Scorza, avvocato massimo esperto di diritto e privacy.

Certo è che questa novità pone fine a due anni di Far West, durante il quale il governo, con il decreto “mille proroghe”, ha permesso alle aziende di telefonare agli utenti anche senza il loro consenso. La situazione era tale che a gennaio la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per violazione delle norme comunitarie sulla privacy.

Il registro almeno darà agli utenti, fra tre mesi, un modo per opporsi alle telefonate. Resta da vedere quanto sarà efficace. Aduc critica, tra le altre cose, le tempistiche poco certe nel decreto, laddove si legge che l’iscrizione al registro avverrà “nel più breve tempo possibile” dal momento della richiesta dell’utente. Aduc lamenta anche che il decreto autorizzi le chiamate indesiderate fino a due mesi dopo la nascita del registro.

È dubbio anche il potere deterrente delle sanzioni, indicate nel codice della privacy, per le aziende che telefonano a numeri iscritti nel registro“, aggiunge Scorza. Sono cifre che normalmente vanno da diecimila a 120mila euro, triplicabili in base alle condizioni economiche del contravventore. Infine, il registro non può niente se l’utente distratto autorizza le telefonate pubblicitarie su contratti dove per esempio gli viene attivata una sim o una carta fedeltà. “In questo caso, anche se l’utente si è iscritto al registro, riceverà comunque le telefonate. È uno dei limiti del decreto”, dice Scorza. Sono tutti motivi che hanno spinto il Garante della Privacy a criticare il registro, durante la recente relazione annuale al Parlamento.

Fonte: Repubblica.it

Lug 11, 2010 - Internet    Commenti disabilitati su eBayabuse VS antieBayabuse

eBayabuse VS antieBayabuse

In riferimento ai commenti pubblicati sul post: E alla fine ebayabuse ha dovuto chiudere

Gentili Signori, NON INTENDO CENSURARE i vostri commenti, pertanto vi prego di inserire i commenti ma evitare conflitti già ampiamente in atto presso i vostri siti.
Ciò premesso, chi ci legge avrà capito lo spirito del mio post che è alla base della Conoscenza e dell’Informazione: mettere al corrente quanti, ignari di quanto accade ed accaduto, potrebbero cascare nella rete di truffatori e farabutti di ogni genere.
Personalmente seguo eBayabuse da anni ed ho avuto modo di APPREZZARNE IL LAVORO; e pertanto ho ritenuto di elencarlo tra i siti suggeriti (nonostante non abbiano ricambiato la cortesia 😉 ).
E’ chiaro che poi, i punti di vista differenti vanno tenuti in considerazione, seguiti e con questi ciascuno di noi si formerà un suo proprio giudizio, senza peraltro scordare che sarà SEMPRE LIBERO di navigare su altri siti. La libertà di scelta propria della rete è MOLTO PIÙ vasta di un semplice telecomando (a parte che tratterò l’argomento separatamente) e conseguentemente, nessuno più di un Blogger ha la necessità di acquisire CREDIBILITÀ per fidelizzare i lettori che (è bene ricordarlo) NON PAGANO NULLA PER IL SERVIZIO.

Mi preme però pare un commento ai due contendenti, senza che questo dia il la a malumori o altro; prendetelo come un commento costruttivo:
– i toni dei due siti sono MOLTO differenti e sebbene nel primo si tratti una gran mole di dati personali, nel secondo traspare (mi si passi l’eufemismo) un certo astio che rasenta pratiche, a mio avviso, quantomeno discutibili.
– la CENSURA posta in atto dal sig. Terrazzano non mi stupisce affatto in quanto OGNI titolare di sito o blogger è PADRONISSIMO di concedere il proprio spazio a CHICCHE E SIA, anzi, mi stupisce che qualcuno lo ponga come problema (con la AUTOCENSURA che viviamo tutti i giorni sul Mainstrem…);
– la frase: “Quindi invito anche Lei gentile webmaster di non scrivere ulteriormente di antieBayabuse, altrimenti verrà definito un TRUFFATOREla ritengo completamente INACCETTABILE in quanto, parimenti, potrei dire che se è vero che Terrazzano è un truffatore e se è vero che antieBayabuse scrive di Terrazzano, l’equazione imporrebbe che antieBayabuse è un TRUFFATORE.

Ad ogni buon conto, auguro una buona giornata tutti e ringrazio per i commenti.

Lug 10, 2010 - Politica    1 Comment

Desiderio del giorno: Impalamento dei Politici.

Imp.gifDai, se c’è qualcuno che è daccordo con me, pubblicate un messaggio.

L’impalatura era un antica e terribile tortura, consistente nel preparare un palo con la punta acuminata e ricoperta di miele ed inserirlo attraverso l’ano o la vagina, oppure nel corpo, fino alla bocca od a una scapola.

Se non si ledevano organi vitali il supplizio poteva durare giorni e la morte era atroce e tutt’altro che rapida. Uno dei piu grandi usufruitori di tale efferatezze fu Vlad III, meglio conosciuto come Vlad Tepes (impalatore, in rumeno) Draculea, voivoda di Valacchia, regione della Romania, vissuto nel XV secolo.

Tratto da: Esopedia

Lug 9, 2010 - Eccitante    Commenti disabilitati su Pornostar, sesso orale e mondiali FIFA

Pornostar, sesso orale e mondiali FIFA

bobbi eden(IAMM) LOS ANGELES 9 luglio 2010 – Larissa Riquelme rischia di diventare solo un ricordo dopo l’annuncio su Twitter della pornostar Bobbi Eden, 30 anni e una carriera di tutto rispetto nei film e video porno amatoriali e professionali: l’attrice hard ha promesso ai 25 mila fans su twitter che se l’Olanda vince la finale di Coppa del Mondo FIFA 2010 contro la Spagna, concederà sesso orale a gogo a tutti i suoi followers donne o uomini che siano. La notizia ovviamente sta facendo il giro del mondo e il profilo twitter della pornodiva sta registrando ogni minuto nuovi prenotati per la scommessa dell’anno. Immaginiamo che anche i follower spagnoli su twitter stiano ripensando alla loro fede calcistica a favore di Snejder e compagni. Non per essere moralisti, per carità, si tratta della classica “marketta”, notizia che non dice nulla e che serve solo a fare pubblicità. Certo è che la moda di farsi pubblicità con proclami a sfondo sessuale sta diventando fenomeno diffuso che spesso viene propinato ad un pubblico di lettori che magari ci credono pure. Il calcio e le belle donne sono una costante che vede il suo nucleo fondativo nel rapporto velina-calciatore diventato una costante nel panorama dell’informazione gossip che sempre più prende il posto dell’informazione intesa come ricerca e comunicazione di fatti veri e non solo di prodotti. La pornostar continui a fare film porno e i followers nel caso vinca l’Olanda evitino di fare una fila inutile davanti alla villa della bella Bobbi.

E poi se vince la Spagna la bella e procace pornostar Bobbi Eden cosa farà? I suoi followers da chi si rivolgeranno per un rapporto orale promesso? Dal Polpo Paul?

In attesa di trovare un senso a tutto questo ci godiamo questi ultimi scampoli di Mondiali in Sudafrica, felici per un continente spesso dimenticato, infelice per noi tifosi azzurri, ma significativo per il profondo messaggio di no al razzismo che ha connotato tutta la competizione sportiva. E questo messaggio vale certamente più di qualsiasi altro messaggio più o meno markettaro per fini di visibilità personale.

Fonte: iammepress.it

Lug 9, 2010 - Informatica    Commenti disabilitati su Ricerca Drivers

Ricerca Drivers

file.action?oid=172021097200116600217890600070&name=photoQualche giorno fa, mi sono imbattuto in questa scheda PCI Wi-Fi della CAMEO.

Leggo la sigla sul retro WLG-1203 e cerco i drivers per windows XP.

Azz, un po più complicato del solito, ma sopratutto riscopro la SELVA di siti che con L’ABBOCCO DEI DRIVER…

…cercano di scaricarti qualunque cosa o comunque ti chiedono registrazioni, abbonamenti, SOLDI!!


GRRRRRR!!!
CAZZO!!

A me, queste cose fanno girare i coglioni per due motivi:
1) – i Driver li DEVE produrre il produttore dell’Hardware che cuccherà i SOLDI dalla vendita dello stesso;
2) – Li DEVE mettere a disposizione di chi utilizza l’Hardware da LUI prodotto.

Pertanto, siccome gli AVVOLTOI non mi piacciono, e chi mi ha letto in altre occasioni lo sa.
E tantomeno i produttori del Driveragent (che non è ancora ben chiaro che tutto faccia ed a CHI lo comunichi).

Pertanto, intanto metto a disposizione per il DOWNLOAD GRATUITO i Driver di questa scheda, personalmente testati con XP Home SP3, in seguito, conto di attivare un servizio GRATUITO di reperimento Drivers A DISPOSIZIONE DI CHIUNQUE NE FACCIA RICHIESTA ATTRAVERSO IL BLOG.

Chiedo solo una cortesia: chi dovesse scaricarli ed incontrare problemi con altre versioni del sistema operativo o necessitasse di quelli per altri Sistemi, inserisca un messaggio nel Blog o mandi una mail.

Grazie

Lug 8, 2010 - sfoghi    Commenti disabilitati su I Furbetti del Parcheggino che fanno i furbi a DANNO DEI DISABILI!!

I Furbetti del Parcheggino che fanno i furbi a DANNO DEI DISABILI!!

Il Governo pensa di combattere la crisi ABBASSANDO LA PERCENTUALE DI INVALIDITA’ che permette di percepire la pensione e l’accompagnamento relativi, ANDANDO IN CULO A PERSONE GIA’ SFORTUNATE!!

In compenso, a parte la scarsa lotta ai FALSI invalidi, c’è la BEFFA dei Furbetti del Parcheggio per quelli VERI!!

Che troppo spesso, passano ORE dentro la macchina attendendo che si liberi un parcheggio al QUALE HANNO DIRITTO SACROSANTO e che MOLTO probabilmente è occupato ABUSIVAMENTE DA UNO STRONZODOTATO.

Che dire, NON SO VOI, ma io mi sento di AUGURARGLI DI AVERNE DIRITTO PRESTO!!!

A LORO E, A QUANTI, preposti al controllo, omettono di far rispettare quanto DOVUTO.

 

Lug 7, 2010 - Politica    Commenti disabilitati su 30 ANNI dopo, la strage di Ustica NON HA COLPEVOLI.

30 ANNI dopo, la strage di Ustica NON HA COLPEVOLI.

Museo_ustica-1024x768.jpgSfogliando il Sito ufficiale di Romano Prodi ho trovato questo:

Messaggio di Romano Prodi al Convegno sulla strage di Ustica tenutosi a Bologna il 25 giugno 2010

Cosa avremmo saputo della strage di Ustica senza di voi, senza la perseveranza e il coraggio, senza la vostra dedizione?

(Già, perché è con la dedizione delle Associazioni delle Vittime che si fa luce sulle stragi, mica con gli apparati dello Stato PROFUMATAMENTE PAGATI COL DENARO DEI CONTRIBUENTI ndr.)

Questi trent’anni di storia italiana esigono un tributo all’Associazione dei familiari delle vittime e a Daria Bonfietti, tenace Presidente. Ha saputo unire tante voci in una unica voce che ha tenuto viva per anni e anni l’attenzione su questa tragedia. Una richiesta di giustizia che riguarda la salvaguardia dei valori democratici.

Avreste potuto trasformare il vostro dolore in volontà di vendetta, in rancore. Al contrario, avete cercato di migliorare il tessuto civile della comunità nazionale promuovendo verità, conoscenze e valori: ci avete costretto a riflettere sulla democrazia e sulla sua messa in pratica. Avete perciò svolto una obiettiva funzione civile contro l’oblio, grazie alla forza della memoria, valore fondante di ogni società, aspetto irrinunciabile per tornare a dare vita a un ideale di comunità violato, quell’ideale di comunità che per vivere ha bisogno anche di azioni concrete da parte di chi si occupa di amministrare la cosa pubblica.

La storia non può essere scritta solo nelle aule giudiziarie, la politica deve fare la sua parte. Di fianco ai magistrati ci sia allora anche la politica. Quella politica che deve mettere la magistratura nelle condizioni di poter agire, quella politica che deve lasciare libera la stampa di scavare e approfondire perché possa contribuire a chiarire gli avvenimenti, a tenere viva la coscienza a formare una opinione pubblica capace di sentire la storia del Paese intero come storia condivisa.

Questo insegnamento rimarrà. La memoria vive in ognuno di noi, e fare memoria è soprattutto questo: continuare a chiedere che la verità si faccia strada. Tenere vivo il ricordo è infatti la condizione per continuare a cercare la verità nella sua interezza, e per difenderla da tentativi di violazione.

Quando chiedemmo alle autorità politico-militari della Nato che i tracciati radar venissero messi a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana facemmo semplicemente il nostro dovere. “Intrecci eversivi” e “forse anche intrighi internazionali”, “opacità di comportamenti da parte di corpi dello Stato e inefficienze di apparati” hanno allontanato la verità sulla strage del Dc9 affondato a Ustica, ha detto di recente il Presidente Giorgio Napolitano. Voglio proprio concludere con queste parole del Capo dello Stato perché essi ci aiutano a perseguire ogni sforzo per giungere a una veritiera ricostruzione della tragedia di Ustica.

Non è solo un atto dovuto a vittime innocenti, ma anche un atto dovuto alla coscienza democratica del nostro Paese.

Grazie a voi tutti.

Romano Prodi


Come NON RINGRAZIARLO PER IL RISULTATO OTTENUTO?

Mi è piaciuto sopratutto il passaggio: “Quando chiedemmo alle autorità politico-militari della Nato che i tracciati radar venissero messi a disposizione dell’autorità giudiziaria italiana facemmo semplicemente il nostro dovere.”

Già, ed il risultato è SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, un pò meno le ginocchiere mai dismesse.

 

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